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Israele non è una newsletter legittima
L'ennesima puntata di "fuori la politica da". Che è anche l'ennesima puntata di "fuori i coglioni che vogliono fuori la politica da"
Piero Angela non aveva i Game Studies. Eppure nessuno gli ha mai rotto i coglioni.
Il problema principe della Game Culture a queste latitudini è questo: abbiamo un sacco di intrattenitorə e pure qualche pisquanə che scrive libri e saggi sulla Game Culture, ma manca quasi completamente la fascia di mezzo. Quella figura di raccordo che non parla come un Bittanti ma prova a portare allə stronzə che lo seguono un po’ più di valore rispetto al bestemmiare giocando a FIFA — che va benissimo, eh, il content™ deve essere soprattutto spettacolo. E questo succede perché da qualche parte ad una certa abbiamo deciso che nei videogiochi ci dobbiamo prendere così maledettamente sul serio e fare ‘sti discorsoni da vernissage col mignolino alzato che se il pubblico decide di non seguirlo i cani sono loro, mica noialtri a cui interessa solo parlarci addosso tanto siamo innamoratə del suono della nostra voce.
A Piero Angela i Games Studies non sarebbero serviti a un cazzo. La sua più grande qualità era saper parlare al grande pubblico anche portando tematiche culturali, e infatti Superquark faceva gli stessi numeri del Grande Fratello nonostante c’avesse solo lauree ad honorem. A fare la differenza non è quello che hai studiato, ma quello che riesci a trasmettere.
E in Italia abbiamo un enorme problema con la Game Culture proprio perché a noi di trasmettere non interessa, a meno che non possiamo sfruttare la cosa per scrivere qualche libro che se vende 50 copie poi è grasso che cola (e colpa del pubblico, ça va sans dire).
Zerocalcare prende posizione sul patrocinio dell’ambasciata israeliana a Lucca Comics e il dibattito diventa immediatamente trend. Non tanto perché è partito il gioco a chi delegittima nel modo più idiota la posizione dell’autore a botte di “se lo può permettere”, “tutta pubblicità” e variazioni sul tema, quanto per l’effetto domino tra addettə ai lavori e non che ne è scaturito.
Non è casuale che in prima fila tra chi vuole la politica fuori da Lucca Comics ci sia Matteo Salvini.
È il solito gioco della destra di cui s’è parlato anche la settimana scorsa: è facile e comodo sussurrare alla pancia delle persone un’idea semplice come “giù le mani da Lucca” adducendo un tentativo di boitocottaggio da parte “degli autori di sinistra” che poi nei fatti non esiste. Basta agitare uno spauracchio ed ecco che come un branco di gattini ci riversiamo sull’Internet ad introiare il discorso: Zerocalcare a questo punto diventa una merda, perché s’è permesso di danneggiare una manifestazione da cui da bravə stronzə vai ogni anno dal 2007 in spregio a tutto quello che succede attorno a ‘sta cazzo di fiera. Si tratti della speculazione sugli affitti o di missili lanciati contro gli ospedali non cambia nulla: non ce ne frega un cazzo. Giù le mani da Lucca. Fuori la politica dai videogiochi fumetti.
Ovviamente fuori solo certa politica, perché oh, Salvini in fiera tutto sommato ce lo rivendichiamo pure e Giorgia Meloni in fondo sta al governo anche perché s’è fatta fotografare al Romics mentre cavalcava un drago e perché è andata su Rai 2 in cosplay di Game of Thrones ripetendo il discorso di Daenerys quando libera gli schiavi. Quella però mica è politica, oh. Mica il sottotesto con cui questo governo ha fatto e sta facendo campagna elettorale è che siamo tutti schiavi dell’Europa/delle banche/delle accise/del politicamente corretto. Tutte cazzate.
E allora di cazzate questa settimana si parla. Dopo i soliti spammini.
Dovremmo abolire il cazzo di viaggio rapido.
Di Pietro “Phatejoker” Iacullo
Se una mappa è enorme per ragioni di marketing e poi navigarla è una palla al cazzo, allora tanto vale che non ci sia su disco. Il senso dell'Open World dovrebbe essere il piacere di andare in giro, che poi si raggiunga perché il sistema di guida è una ficata o perché essere l'omoragno a New York è pazzesco poco importa.
Sono stufo di questi free roaming dove la mia unica libertà è decidere in che modo frantumarmi i coglioni.
La cosa importante in un videogioco è che se c'è una mappa esplorarla deve essere un'esperienza. Lo faceva già il fottuto Age of Empires nel lontano '97, perché ogni passo mosso svelava qualcosa e potenzialmente potevi imbatterti in qualche civiltà ostile più sviluppata e fare la stessa fine dei Navajo.
Lo faceva GTA 3 e ok, forse lo faceva perché era tipo la prima volta che potevamo andare a scopare prostitute a bordo di una cadillac in un ambiente 3D, però Liberty City sembrava così viva che se ci contiamo chi ha effettivamente seguito la storyline principale è una minoranza. ̶C̶o̶m̶e̶ ̶i̶ ̶N̶a̶v̶a̶j̶o̶.
Se l'esplorazione è skippabile, tanto vale che mi fai partire direttamente la prossima missione principale, no?
Altrimenti tu sviluppatorə non stai dando valore al mio tempo.
E di conseguenza non capisco perché io giocatorə dovrei dare valore al tuo giochino.
L'educazione sessuale nelle scuole è come un crocefisso, e la Lega è sempre Ponzio Pilato.
Di Richard “Amaterasu” Sintoni
Giorni fa l'opposizione ha presentato un emendamento atto a introdurre l'educazione sessuale e affettiva nelle scuole, e manco a dirlo dai banchi della Lega è partita la scarica di pietre.
Apostrofato come "una nefandezza", un tabù, una roba sporca del quale non si deve parlare allə studentə, qualcosa che nessun genitore accetterebbe. Che vogliono fare questi, portare il televisore in classe e mettere su PornHub?
No, vogliono cercare di rimediare a delle politiche di istruzione che definire tragiche è minimizzante.
Perché porca puttana il mondo è cambiato, non serve più l'edicolante di fiducia che non ti chiede il documento quando vai a comprare Postalmarket per sfogliarlo nel cesso quando hai un accesso a Internet che al massimo ti chiede "se hai 18 anni entra QUI". Non hanno bisogno di qualcunə che dica loro che se mentono al display del sito nero e oro la polizia delle raspe gli swatta la camera da letto, SANNO BENISSIMO che non è così.
Quello che non sanno sono i cazzo di danni che la pornografia può causare loro se utilizzata senza cognizione, che il sesso non è quello dei porno e che quellə attorə stanno interpretando un ruolo.
Abbiamo schiere di ragazzə totalmente ignoranti riguardo ai loro istinti e che non sanno come gestirli, e che a volte purtroppo esplodono con le conseguenze più tragiche dei casi. E se sono così non è colpa loro, ma di un sistema che non funziona e che non gli spiega le cose.
E intanto loro sono lì, a strapparsi i capelli per questo emendamento, mentre con l'altra mano si strappano il cazzo a suon di seghe per il DASPO allə manifestantə che protestano per il cambiamento climatico.
Guai a parlare di sesso nelle scuole, che poi i crocefissi che tanto ci stanno cari si scandalizzano.
Dobbiamo smettere di esagerare su ogni cazzo di giudizio.
Di Davide “Celens” Celentano
Un po' di tempo fa scrivevo che nel mondo dei giochini manca completamente l'equilibrio. Quindi ogni cosa o è merda fumante o è capolavoro da museo, non sono ammesse mezze misure. Tranne quando il nuovo capitolo della tua saga preferita non è all'altezza delle aspettative, si intende.
Il fatto è che questo modo di porsi ci porta a pompare in maniera spropositata qualsiasi cosa ci sia piaciuta più della media. Iniziamo a parlarne come fosse il Messia sceso in terra, il non plus ultra, bro se non l'hai giocato non sei degnə, ti giuro è una roba assurda.
E però la nostra capoccia quasi sempre tende a dimenticare il brutto e amplificare il bello. E più passa il tempo, più il brutto scompare, qualsiasi difetto disperso nell'oblio, e più il bello diventa stupendo, meraviglioso, perfetto.
Il problema è che quando poi qualcunə ci ascolta sul serio, si scontra con la fredda realtà, e non con i nostri ricordi edulcorati.
E magari quell'Hollow Knight tanto decantato lə sembrerà nient'altro che un ottimo metroidvania, incredibile per certi versi. Ma niente di più. Purtroppo, niente di più.
E a quel punto non avremo fatto un favore a nessunə. Né a ləi, né a Hollow Knight.
PALINSESTO (SAN GIOVANNI) DELLA SETTIMANA
Questa newsletter la prende un po’ alla larga. Nel senso che Lucca è successa nel passato per te che stai leggendo, ma nel futuro per me che sto scrivendo. E quindi s’è fatto l’ennesimo discorso sul perché “fuori la politica da” sia una stronzata pure piuttosto pericolosa. Di Lucca in particolare però parliamo mercoledì in live, visto che ormai c’abbiamo preso gusto a invitare Cecilia Formicola e a constatare quanto nel giro del fumetto l’unico stronzo con un minimo di seguito ad avere coscienza civile sia Zero.
Lo stesso Zero di cui adesso invochi il boicottaggio per motivi politici, anche se fino a 10 minuti fa insistevi con la retorica del separare opera e autore. Quindi 21:30. GameromancerLive. Vedi di vedere.
Spammini Tattici Nuclerari™
È venuto fuori che The Talos Principle 2 non è Talos e Qualos al primo, anzi. Sembra una discreta ficata. O almeno così dice l’Alteri su PoteriArcani La Rivista Ufficiale™;
Ci sono stati gli IVIPRO Days a Trieste
merda. L’unica personalità di settore in loco era la solita Giulia Martino, che apparentemente ha deciso che se ‘ste cose non le segue lei non le segue nessun altrə. E dalle torto;Sempre a proposito sia degli IVIPRO Days sia di PoteriArcani La Rivista, l’Opinione di questa settimana è del sottoscritto e si chiede cosa possa fare la critica per i videogiochi. Servirebbe molto più spazio, mi sono limitato a lasciare delle bricioline di pane. Magari poi si torna sul discorso;
Sul Post in un pezzo non firmato (ma che ho il sospetto sia di Zampa, sì,
di Joypad) è uscita questa cosina qui sugli abbracci nei videogiochi che è un sacco interessante. Lui prima o poi lo incastriamo in podcast.Ovviamente per parlare male di Joypad;Wizard with a Gun mi ha un po’ scammato. Però ne è venuta fuori una riflessione sul problema del farsi mandare i giochini dai publisher;
È uscito anche il nuovo video-essai di un altro di quei creator che se non segui sei un po’ una merda, al secolo Razbuten. Agevolo l’embed:
Fuori chi vuole fuori la politica da
L’atto stesso di creare qualcosa è politico.
Se domani decidessi di organizzare un evento a tema Game Culture ad Arcade — provincia di Treviso — sarebbe politico. Lo sarebbe perché sceglierei Arcade alla luce del fatto che eventi del genere qui nel nord-est se ne fanno pochissimi. Lo sarebbe perché sarebbe coinvolta l’amministrazione comunale/provinciale/scammerei dei soldi alla regione veneto e quindi a Zaia. Lo sarebbe perché molto banalmente la organizzerei io, e quindi ci sarebbe la mia impronta e, guarda un po’, sarebbe un’impronta politica. Che sarebbe tale anche se scegliessi accuratamente di non parlare di politica nei giochini, perché anche quel mio stare zitto sarebbe un messaggio. Non si può escludere la politica da queste cose. Anche credendoci davvero non sarebbe fisicamente possibile lasciarla fuori, il massimo che si potrebbe fare sarebbe non prendere nessuna posizione.
In quel caso però bisognerebbe comunicare allə addettə alla sicurezza di fare attenzione alle Renault 4 rosse, visto quello che è successo ad Aldo Moro.
Ci hai mai fatto caso? Chi sostiene che la politica sia da lasciare fuori, chi invoca la separazione tra autore e opera, tendenzialmente tende da una parte. E quella parte è la stessa dove sta il cesso, ovvero in fondo a destra.
Lo abbiamo visto nei giorni pre-Lucca Comics, dove il primo a berciare “giù le mani da Lucca” è stato il già citato Matteo Salvini. Matteo Salvini che qualche mese fa a ridosso dell’uscita di Hogwarts Legacy — oh, mica male ‘sti videogiochi per fare propaganda. Se qualcuno l’avesse spiegato ad Andrea Cangini magari sarebbe ancora senatore — twittava “giù le mani da J. K. Rowling”. Chi se l’è presa con The Last of Us Parte 2 allo stesso modo lo accusava di essere “troppo di sinistra”, chi si lamenta del generale imbruttimento delle donne nei videogiochi tirando fuori la protagonista del nuovo Fable o le modifiche estetiche nel remake di Dead Space parla di “propaganda woke” e di “dittatura del politicamente corretto”. Tutta gente, peraltro, che sostiene sempre di essere “né di destra né di sinistra”. A loro la politica proprio non piace nell’intrattenimento. Però chissà come mai non hanno battuto ciglio quando in Call of Duty Modern Warfare (2019) si dava la colpa dei fatti dell’Autostrada della Morte ai russi invece che agli americani facendo revisionismo storico. Chissà come mai Six Days in Fallujah va benissimo, e se non c’è il fosforo bianco tanto meglio, like Israel with guns.
Chi dice “fuori la politica da” intende “fuori certa politica da”. Quella che non piace a ləi. Quella che fino all’altro ieri nei videogiochi/nel cinema/nei fumetti non c’era, o meglio, c’era ma — ironia della sorte — era ləi a non essere abbastanza woke da vedercela. La politica c’era pure nel fottuto Final Fantasy 7 quello-che-mi-ha-insegnato-l’inglese (e oggi svanghi il cazzo ogni qualvolta non ti doppiano i giochini in idioma littorio), che non si faceva nessun problema a mostrare quanto bestia fosse Hojo e quanto in basso potesse scendere dal punto di vista umano in nome di un progresso fine a sé stesso. La politica sta alla base del fumetto, perché guarda un po’ non è mica una coincidenza che il duo che s’e nè uscito con Superman fosse una coppia di ebrei e abbia chiamato il personaggio Kal-El, “voce di Dio”. Allo stesso modo Capitan America è sempre stato uno strumento di propaganda — in Ultimates era un cazzo di repubblicano che spompina pure Bush nella sua prima apparizione dopo lo scongelamento — e gli X Men sono sempre stati un modo di parlare di minoranze.
La politica è sempre stata dentro quella che chiamiamo “cultura”. Ci si aggiunga la parolina “pop” o no.
La cosa bella della cultura è che una volta che arriva alle masse poi le masse ne fanno quello che cazzo vogliono. Non è più dell’autorə, è roba nostra, e abbiamo tutto il diritto di vederci quello che ci pare. Killer Queen parla di una puttana. Freddie Mercury però nella sua circa-autobiografia l’ha detto: leggici un po’ quello che ti pare.
La canzone parla di una squillo di lusso. Volevo dire che anche le persone delle classi più alte possono essere stupide, è di questo che tratta la canzone, anche se preferirei che ognuno poi la interpretasse a modo suo - per leggerci ciò che più gli piace.
Allo stesso modo possiamo decidere di fregarcene del messaggio politico dietro un’opera. È un nostro diritto. Per me è come pretendere di leggere solo le pagine pari di un libro e andare in giro convintə di avere la verità in tasca, ma non ho intenzione di spiegare a nessunə come fruire del suo intrattenimento. È suo, non mio. Se c’hai voglia di giocare Final Fantasy 7 senza voler riconoscere che Barret è praticamente Greta Thumberg in versione giga-chad fai come ti pare, finché non vieni a rompere le palle a me e alle mie letture di Final Fantasy 7. Sei per il free speech, o almeno così dici, no? Il “politicamente corretto” è un problema perché non ti fa dire le cose come vorresti dirle. E allora inizia a lasciarmi dire le cose come vorrei dirle io.
La questione non è tenere fuori la politica da. È ammettere che ci si vuole limitare ad una lettura più superficiale della vita, l’universo e tutto quanto. Non c’è nulla di male in questo. Non sei tenutə ad approfondire quanto ho approfondito io o a vederci le stesse cose che ho visto io. Non sei manco obbligatə a guardare.
Però in nessun caso questo ti dà il diritto di obbligare anche me ad esser cieco.
Due parole al volissimo sugli IVIPRO Days. Non tanto sull’evento in sé che a) non c’ho voglia e b) ne ha già parlato la già spammata Giulia Martino, quanto sul fattore umano di quei giorni lì. Avrai visto che ‘sta settimana non s’è prodotto un cazzo. Cioè ok, è uscito il podcast, è uscita la newsletter, usciranno i soliti post sui social. Ma per il resto nada, niente live e niente cosine per chi paga su Patreon. Però rimediamo a breve, promesso.
È successo che sono stati due giorni in cui oltre ad aver beccato in presenza un po’ di gente che siamo abituatə a vedere solo in live (tipo Andrea Dresseno e Stefano Caselli) c’era pure una parte della community. Non dico che sia stato un mini-raduno Gameromancer Nordest, ma la vibra era un po’ quella e anche se un po’ mi vergogno lo devo dire, un paio di panel io e Fra ce li siam persi perché eravamo a fare i pagliacci con questa gente — sapendo che tanto Maura di cognome potrebbe tranquillamente fare Secchionà e ha preso appunti per tutto. Durante uno dei panel del sabato (sì, quello citato nell’Opinione su PoteriArcani™) ad un certo punto si è paventata l’idea di dover abbandonare le piattaforme digitali perché è solo IRL che si possono costruire relazioni non tossiche, più umane. Io nel mio piccolo dissento, perché le persone che abbiamo incontrato in quel weekend sono persone che per un motivo o per un altro ci hanno scoperto su Facebook/Instagram/Spotify. Chiaro, poi da lì sono entrate sul gruppone Telegram e s’è potuto coltivare un rapporto più diretto, ma le piattaforme digitali sono state la rete a strascico che ci hanno permesso di radunare attorno a noi un macello di gente che rende Gameromancer quello che è.
Ti andasse di fare la stessa cosa, sei ad un click di distanza da qualcosa che potrebbe cambiarti per sempre come persona. Io non ci penserei troppo, tutte le migliori decisioni della mia vita alla fine le ho prese alla leggera.
Detto questo, direi che posso tornare a vestire i panni del Cattivo Ragazzo della Game Critic™. La settimana prossima si parla di giochini, tranquillə.
Israele non è una newsletter legittima
Prima che facciate partire le risate registrate: io punto esattamente a quella fascia di mezzo. Che ci riesca o meno non lo so, ma schifo l'Accademia a tutti i costi e schifo i "ma si sono solo giochini". Senza nessun paragone con Piero Angela perché un po' di senso del ridicolo è meglio conservarlo.
Il problema grande di alcune persone che scrivono di videogiochi è che spesso e volentieri si dimenticano di parlare al loro target: se scrivo un approfondimento su un sito come everyeye come puoi pensare che sia una buona mossa perpetrare un linguaggio accademico?
Poi dopo è normale che la gente non legga gli approfondimenti e legga solo il votino sotto alle recensioni.
Per me il problema è anzitutto considerare un linguaggio semplice uno svilimento delle proprie capacità.
Per come la vedo io, anzi, è un pregio.
Perché staccarsi da certa terminologia vuol dire automaticamente sapersi spiegare meglio. E fare passare i concetti in modo chiaro per me è uno dei migliori pregi che qualcuno che scrive di videogiochi dovrebbe avere.
Che poi certo: possiamo entrare nel mondo accademico e scrivere pistolettate interessantissime per me ma pallosissime per i più e ci starebbe pure, ma di certo poi è logico che quella roba sarà letta da chi mastica già abbastanza la materia.
E siamo in pochi, contando pure che magari la maggior parte di noə preferisce spendere 30 euro per un videogioco e non per un libro che parla di essi.
Concordo sul discorso dell'educazione sessuale nelle scuole, così come che siamo animali politici e per forza di cosa ogni nostra singola azione, anche la più banale presa di posizione sia un atto politico.
Anche involontario magari.
E questo la destra lo sa bene, ma cerca subdolamente di nasconderlo.