Cosa sta succedendo allə influencer del videogiuoco
Sì, per una volta mi concedo l'ebrezza di un titolo dritto pe' dritto
Quello che chiamiamo Games Journalism non è praticamente mai stato giornalismo. Non che nel giornalismo-quello-vero il conflitto di interessi non esista (ti voglio vedere a parlare male di Silvio Berlusconi su un canale informativo posseduto da Silvio Berlusconi, e infatti), ma il punto è che nei videogiochi non s’è direttamente mai fatto giornalismo.
Le recensioni non sono giornalismo. Le news riportate ogni giorno sui portali o nei post sui social sono traduzioni da fonte estera o comunicati stampa mandati dai publisher, copincollati da gente pagata una roba tipo 80 centesimi ogni 1500 caratteri. Che a quanto mi hanno raccontato è il tariffario su Everyeye.
Da questo punto di vista cambia poco. Chiarito che quello che siamo abituati a suggere dalle tette di qualche editore o Content Creator non è giornalismo ma critica (buona o cattiva, vediamo poi) non è che basta dire che “faccio le live su Twitch quindi vale tutto”. Il concetto di conflitto di interessi rimane. La necessità di poter pagare casa, bollette, Ballantine’s e quant’altro pure. Il che non vuol dire che chi si fa mandare i giochini dai PR/organizza eventi in collaborazione col publisher/va ad un press tour e fa un sacco di fotine per Instagram è un colluso di merda e deve morire. Vuol dire che esiste un conflitto di interessi e va saputo gestire.
Il come dipende dall’unica cosa ad essere più soggettiva dei videogiochi: l’etica personale.
Non è per un cazzo facile gestire questa cosa. Anche io sono spesso stato in conflitto di interessi. A volte penso di averlo gestito bene, per esempio rifiutandomi di coprire io su TGM videogiochi di gente che ha bazzicato Gameromancer come ospite. Altre volte non sono stato così consapevole. L’unico modo per non sbagliare d’altronde è non fare un cazzo: questo non giustifica né assolve, ma bisognerebbe riconoscere l’impegno e la paranoia sul tema quando c’è. E in Gameromancer c’è. Ed è per questo che oggi mi permetto di dare una (mia) spiega di che cazzo sta succedendo a chi parla di giochini “per mestiere”.
Prima però parlo io di giochini “per mestiere” e ti ciucci il podcast.
Dragon’s Dog-mah…
I videogiochi non sono più sostenibili, salgono i costi per produrli ma li vendi giusto a 10€ in più, la concorrenza, la bolla post-covid, i clorofluorocarburi e tutto quello che vuoi. Ma le microtransazioni rimangono una risposta del cazzo ad un problema di sostenibilità vero che, guarda un po’, manco lo risolve. Perché magari ci rientri a livello economico, ma intanto stai fottendo a sangue l’opera e secondo poi tutto quel cazzo di contenuto a pagamento ha dei costi.
Una volta arrivare in fase gold voleva dire la fine di tutto il male che implica lavorare ad un videogioco. Adesso vuol dire mettersi a fare i DLC.
Per noi vuol dire che tocca fare i comunisti in podcast.
Adpocalypse Now
L’editoria sta una merda. Inclusa quella dei giochini. Ma ne ho già parlato e che due coglioni ripetersi, soprattutto quando puoi embeddare la newsletter a tema e se c’hai voglia ci clicchi se no amici come prima.
Non è un mistero che le aziende stiano spostando il grosso degli investimenti su quelle figure che definiamo influencer (come se poi il “giornalista videoludico” non avesse fatto esattamente la stessa cosa per anni, solo che in quanto stronzo ha ingrassato le tasche dell’editore). Ora, quando fai l’influencer la tua redditualità ha sostazialmente due fonti: le piattaforme su cui crei i contenuti e le aziende che ti pagano per le ad.
Il problema con le piattaforme è che non stai creando a casa tua. Negli anni è successo un miliardo di volte che ora Google, ora Meta, ora Amazon cambiassero arbitrariamente le regole di ingaggio e gli algoritmi e in sostanza tu Content Creator ti trovassi a doverla sucare male. Chi monetizzava la sua pagina Facebook perché ci spammava sopra i linkini al suo sito e poi convertiva quegli accessi in cash tramite banner pubblicitari l’ha presa in culo quando Zuckerberg ha deciso che gli conveniva tenere la gente su Facebook e quindi ha penalizzato i link (ti è mai capitato che qualche tuo contatto scribacchino scrivesse “link nel primo commento” alla fine di un post? Ora sai perché). Su Instagram ad una certa s’è deciso che il contenuto alpha sono i Reel perché bisognava assolutamente inseguire TikTok, a costo di snaturare Instagram. Su YouTube oltre ad essere successa la stessa cosa con l’avvento degli Shorts c’è già stata una Adpocalypse che ha tagliato i guadagni tramite le visualizzazioni ai video. Non è andata meglio su Twitch, dove Amazon ad una certa ha deciso che la sub “gratis” per chi ha Amazon Prime dovesse valere sempre meno. Se domani Bezos decidesse di toglierla ci sarebbe veramente da ridere per non piangere. Twitch è in realtà stata l’apripista di una terza via di monetizzazione, legata alle donazioni che lə follower elargiscono allə creator. Non che prima il concetto non esistesse, eh, ma Twitch l’ha spettacolarizzato a botte di bit, hype train, sub regalate e insomma YouTube qua può pure inseguire e Patreon esiste da eoni, ma non ti danno la stessa esperienza e lo stesso coinvolgimento nel supporto. Cosa che è ovviamente una merda perché stiamo giocando a casa di Bezos.
E a questo proposito i rolex di Gameromancer tornano. Promesso. Te intanto attiva la trial di 7 giorni.
Patreon/Ko-Fi/PayPal/tutte queste menate dal basso hanno comunque i loro problemi, eh. Il principale è la volubilità del pubblico. Basta veramente poco per far sì che qualcunə decida che non vali più anche solo quell’euro che ti sta dando, perché hai dissato il suo giochino del cuore o perché per qualche motivo è cambiata la sua situa economica. Anche le donazioni ricorrenti non sono mai davvero ricorrenti: nessunə è costretto a finanziarti a vita, non sei una rata del mutuo, sei un lusso. Non credo alla narrativa per cui col crowdfunding sei schiavə di chi dona, anche perché le relazioni che si instaurano (quantomeno, questo è il mio caso) sono molto più simili ad un rapporto di stima/amicizia che tra cliente e fornitorə. Però appunto anche le amicizie possono finire, e spesso lo fanno proprio per i motivi più futili. C’è una persona ex-ilovevg con cui sostanzialmente non parlo dall’uscita di The Phantom Pain perché abbiamo avuto una discussione idiota su quanti giorni avrei dovuto impiegare per mettere online la recensione. Prima del fattaccio ci si sentiva tutti i giorni in gruppi e chat, e la sera si faceva nottata su Skype a cazzeggiare anche per ore. Non avrei mai pensato che bastasse così poco per cancellare anni di rapporto dove addirittura ad un certo punto s’era fatto un mezzo golpe che poi ha portato all’apertura di Ilovevg.it. Eppure. In più oltre alle problematiche umane qui bisogna aggiungerci che in Italia c’è in generale una scarsa propensione allo spendere, soprattutto allo spendere per la cultura.
Si vendono pochissimi videogiochi, per cui quantə potenziali Patreon ha unə Creator?
L’altra fonte di guadagni sono a questo punto le adv. Anche qui, non si gioca propriamente in casa. Al netto del fatto che comunque per il mercato italiano bisogna sempre capire quanto un’azienda vuole investire sul territorio per la promozione, il nodo è sul come. Ci sono delle regolamentazioni, però tendenzialmente ci si comporta in modo molto fumoso (vedi il caso #PlayYourCreepyPasta, o anche quello che all’epoca avevo battezzato “Red Ringo of Death”).
Ma al di là della questione etica (che è personale e ci arriviamo, per ora per quanto possibile mi sto tenendo sui fatti e/o su interpretazioni abbastanza inoppugnabili di questi) il nodo qui è a chi le aziende si rivolgono. E le aziende, da un po’ di tempo, si stanno iniziando a rivolgere allə influencer “meno influenti”, nel senso che se andiamo a guardare il numero di follower nudo e crudo ne hanno di meno. Penserai non abbia senso, #einvece. Lə influencer più piccolə avranno pure meno seguito, ma:
Tendenzialmente questo seguito è più fidelizzato. Noi abbiamo fatto una sola adv (per HelloFresh), ma viste le relazioni amicali con la community di cui sopra qualcunə di quellə stronzə aveva fatto un ordine. E più in generale per dire quando parliamo di giochini un Briefcade se li compra, anche solo per mandare a cacare me e Scibetta e dichiararsi accolito dell’Unico Vero Calzati™;
Muovendo meno numeri non è che possono pretendere cifroni o avanzare richiese di qualche tipo. In più metti che le cose van male i danni che (per esempio) può fare un ArcadiaCafé denunciandoti non sono quelli che potrebbe fare un Falconero (e anche qua ci arriviamo);
Sono al primo rodeo, o comunque non hanno alle spalle tantissime sponsorizzate. Quindi sono meno consapevoli del sistema e anche più propensi ad entrarci, perché per loro diventa validazione;
Qualche anno fa una persona che all’epoca collaborava con Game Division (la parte giochini di Tom’s Hardware) parallelamente aveva un contratto in essere di questo tipo con Sony stessa. Non era sicuramente nella top 10 dellə Influencer su suolo nazionale, e manco nella top 20 (tant’è che scriveva di giochini che è tipo la cosa meno redditizia che puoi fare nel giro). È solo un esempio di quanto sia diventato col tempo capillare il posizionamento delle aziende su queste cose, a scapito di realtà nominalmente più influenti – il recensire giochi PlayStation mentre si fa parte degli influencer PlayStation è peraltro un esempio abbastanza chiaro di conflitto di interessi, ma già che ci siamo sottolineo che all’epoca su Gameromancer non ci eravamo occupati della cosa. Anche se ce la affibbiano.
Su questo sistema poi si vanno ad innestare una serie di altre logiche. Alcune sono condivise con la stampa, per esempio gli NDA che ti dicono cosa puoi trattare o meno in una recensione e le date con le varie scadenze dell’embargo a partire dalle quali poi pubblicarla. Altre no, perché a differenza della stampa non c’è una vera e propria deontologia da seguire, e se sembra sbagliato (o quantomeno strano) che chi scrive la recensione di The Last of Us 5 su Multiplayer.it sia al soldo di Sony, lo stesso contenuto da parte di unə YouTuber che sul gioco ha fatto delle sponsorizzate è normalizzato. O almeno lo era fino ad adesso, quando a parlare di conflitto di interessi c’eravamo sostalziamente soltanto noialtri: conta come spammino ma Falconero in settimana ha comunicato un cambio di rotta abbastanza pesante, rinunciando appunto a questo tipo di sponsorizzate e a rapporti vari con le aziende per spingere maggiormente sul supporto dal basso. Questo comunque è un discorso che giocoforza si incastra anche con le revenue delle piattaforme sempre più basse (qualche settimana fa per esempio anche QDSS ha aperto un Patreon), ma penso – sarebbe più corretto dire “voglio sperare che” – sia un primo passo verso mosse del genere da parte di Creator più o meno rilevanti, in opposizione alle figure che invece stanno sposando e sposeranno sempre di più i deal con le aziende realizzando contenuti, eventi e iniziative.
Ribadisco: non è una posizione intrinsecamente sbagliata. Non è intrinsecamente giusta quella dell’indipendenza. L’unico modo per essere davvero indipendenti è essere persone ricche che non hanno necessità di monetizzare un cazzo, qualunque altra posizione è uno scenario in cui scegli di che compromesso morire.
Quello che di questa storia dovrebbe davvero farci rodere il buco del culo è che la stampa, a questo punto, poteva cavarsela. Se avesse capito prima a che gioco si stava giocando invece che preferire giocarsi i giochi omaggio oggi ci sarebbe un canale più o meno validato, più o meno incorrotto e di conseguenza affidabile.
Adesso nel futuro vedo soltanto sempre più gente che proverà (giustamente, perché l’unica cosa vagamente democratica che c’è rimasta è la Rete) a convincere le poche persone disposte a pagare per sostenere un progetto di pagare per il suo. Poi ci sarà un’ecatombe, perché non ci può essere spazio per tuttə. Rimarrà in piedi o chi può permetterselo o chi è disposto ad andare a perderci.
Non so dire se sarà meglio o peggio. Ma sto nella bolla da una decina di anni e ho sempre visto le cose peggiorare, per cui...
Voglio essere come Max di Life is Strange
di Richard “Amaterasu” Sintoni
Dei tanti poteri che potrei scegliere presi dall'universo dei giochini l'unico del quale sento veramente il bisogno è quello di Max Caulfied. Quello di poter scegliere.
È strano forse, ma a volte nella vita sento di non avere una vera e propria scelta, se non quella di ascoltare i suggerimenti di chi è passato prima di me in quello specifico momento della vita e ascoltarlə, perché la vocina dentro di me dice che "ma si, avrà ragione".
D'altronde chi meglio di una persona più esperta può indicarmi la via più facile da percorrere, quella più indicata per me?
E quante volte senti di aver sbagliato a dar loro retta.
Quanti treni ho perso per colpa di questa cazzata che viene chiamata "esperienza diretta", quante volte non ho scelto per me ma per loro, perché convinto in cuore mio che fosse la decisione più saggia da seguire. E magari pure loro erano certə di indicarmi la scelta più giusta.
È un cazzo di calice amaro da bere ogni giorno, una croce che mi porto addosso e che oramai non me la posso più levare perché il checkpoint l'ho passato da troppo tempo e i punti di salvataggio sono sempre meno.
E oggi mi ritrovo qui, ad invidiare Max che di scelte ne aveva sempre due e che per ognuna di esse ne avrebbe pagato il prezzo, indipendentemente dal fatto che poteva tornare indietro con un semplice gesto della sua mano. Ma erano sue, nostre. E per quanto fossero difficili le compivamo sapendo che ciò che facevamo lo sceglievamo per forgiare un percorso nostro.
A Arcadia Bay ogni scelta aveva una conseguenza, ma almeno erano nostre.
Compiute e consumate nel silenzio delle nostre stanze, solə con la nostra coscienza.
Uccideresti per qualche frame al secondo?
di Pietro “Phatejoker” Iacullo
La risposta che ha dato la popolazione videogiocante è "cazzo, sì". Parte dei problemi di performance di Dragon's Dogma 2 sono legati alla gestione degli NPC: stando alle parole degi stessi dev quasi tutta la CPU allocata serve a calcolare l'impatto della presenza fisica dei personaggi nei vari ambienti. Più ce ne sono e peggio gira il gioco, quindi.
E dato che gli NPC morti rimangono morti, beh, il passo successivo è stato dar via ad un genocidio.
Su Internet si stanno anche pubblicando delle liste di PNG che è possibile uccidere senza nessuna conseguenza (quindi senza perdere funzioni, subquest o altra roba significativa). Cos'è una vita digitale rispetto ai 1800€ del prezzo di listino di una RTX 4090?
Dragon's Dogma 2 ha dato un nuovo significato alla genocide run. Senza nemmeno volerlo fare da design.
Questo ci dice tanto sulle capacità dei programmatori di Capcom. Ma forse ci dice qualcosa di più su chi siamo noi giocatori.
Scherziamo sull'inverno nucleare in real life perché non siamo altro che dellə cagasotto.
di Richard “Amaterasu” Sintoni
Ci si è sprecatə un sacco da quando è scoppiato il conflitto in Ucraina, tra meme riguardanti I Simpson che ci avevano preso ancora e la Zona Contaminata di Fallout che ci pare uno scenario non poi così poco plausibile ultimamente.
Alcunə si sono spinti pure oltre, sostenendo che con tutte le ore passate a far saltare teste ai ghoul oramai la skill c'è, manca solo lo scenario.
Ma sapete che c'è? Che se domani iniziassero a piovere atomiche come nel mondo Bethesda la maggior parte di noi stirerebbe le gambe nel giro di una settimana.
E in cuor nostro lo sappiamo tuttə che non erediteremmo mai questa Terra, perché il massimo dell'esperienza di sopravvivenza che potremmo aver fatto è qualche gioco di ruolo simile al paintball ma con gli zombies.
A volte scherziamo sulla pelle dellə mortə perché abbiamo una paura fottuta di ciò che ci aspetta dietro l'angolo.
Altre perché questo mondo ci pare talmente fottuto che forse l'unica scappatoia che riusciamo a concepire è un ground zero, per ripartire da zero.
Spammini Tattici Nucleari™
Questa settimana un solo spammino. Non tanto per poter dire che io l’avevo detto, ma perché di mezzo ci sta finendo della gente e quando succede a gente che conosci, per quanto sia un pensiero sbagliato ed egoista, è molto diverso rispetto a quando è solo un fatto successo all’editoria estera da riportare.
Hollywood Reporter Roma ha indetto uno sciopero di 5 giorni a partire dal 27 marzo scorso. Il motivo è che banalmente chi lavora lì non sta venendo pagato. Non c’è molto altro da aggiungere. Solo da cliccare.
L’avevo detto che si sarebbe tornati a bomba col dialogo sopra ai massimi sistemi del videoludo. Tutti i momenti di crisi nascondono sempre delle opportunità, e questo è un momento dove Gameromancer può reinventarsi. Ci sono un sacco di idee, e almeno qualcuna di queste si tradurrà in qualche novità. Adesso c’è anche il tempo per metterle in pratica, sgombrata una scadenza di cui spero si possa parlare il prima possibile perché sto zitto da mesi e vorrei raccontarla a chiunque, interessatə o meno che sia.
Vorrei tornasse MemoryCard che è fermo da un sacco e rende poco, ma cazzo che soddisfazione è realizzarlo ogni volta. Lo prometto da un po’, ma col nuovo assetto ci siamo. Ormai il podcast “normale” lo posso montare io da solo e quindi Alteri non ha proprio scuse, specie se si decide di andare un po’ più slow sui social sempre più stagnanti.
Sto cazzeggiando un po’ con Reel e TikTok. Mi piace la direzione “alla Michael Moore dei giochini” di un paio di quelli realizzati. Potrebbe essere un format ricorrente. Vediamo.
Una cosa che penso non cambierà mai è il gruppone telegram pubblico. Era la base dal giorno 1, continua ad esserlo adesso che siamo all’anno 5.
A te che sei arrivato qui in fondo, al solito, grazie. Grazie perché questa newsletter è una risposta a diversi dei problemi che ho indicato qui sopra, ma soprattutto a quello di cui non ho parlato: il continuo decadimento della parola scritta perché si preferiscono altre forme mediali. A me piace scrivere, e le 400 persone che ricevono ‘sta cacata nella casella di posta ogni lunedì sono uno degli argini che mi fa ancora dire “ok, questa la scrivo invece che farci un podcast”.
Ci si rilegge lunedì. Ci si riascolta anche, spero, perché va bene tutto ma io mi identifico ancora come podcaster.
Non c'entra nulla con questa newsletter, ma grazie a voi ho cominciato a giocare a golf club wasteland/nostalgia (non capisco perchè c'ha due nomi) e mi sta piacendo molto. Mi piacerebbe un sacco che mettessero questo per educazione civica a scuola invece di quelle lezioni del cazzo.
Non vedo il commento di Pacione e sono un po' spaventato dalla cosa....