#PlayYourCreepyPasta
Di come l'ennesimo stunt pubblicitario di PlayStation sia diventato Ben Drowned ma coi bucatini
Il problema di fondo è che è trent’anni che parliamo di giornalismo e giornalisti e poi le riviste le scrivevano quegli Alberto Belli che nella stagione ‘98-’99 facevano i portieri nella Nocerina. E come lui un sacco di altri ragazzini che il mestiere se lo sono improvvisato e trovavano perfettamente normale cose che con la deontologia che vorrebbe la professione non c’entrano un cazzo. E ci sta, erano gli inizi del settore, eri giovane, capisco che non ti rendi conto che Microsoft che ti porta a Cannes tutto spesato per il lancio di Xbox è male.
Solo che poi quello nella testa dei “giornalisti di videogiochi” diventa un privilegio dovuto e oggi è assolutamente legittimo flexare la qualunque. Dalla Collector’s Edition di Cyberpunk 2077 ricevuta al day one dalla Polonia mentre il gioco è un disastro e fai finta di non vederlo, fino ai cazzo di pacchi di pasta Garofalo a forma di tastini PlayStation. Che sono una bestialità di per sé perché se Hideo Iddio avesse voluto che mischiassimo la pasta avrebbe fatto in modo che questa avesse un tempo di cottura uniforme che prescinde dalla sua forma, ma è un altro discorso. Foodromancer lo facciamo un’altra volta, va. Comunque, in podcast questa settimana s’è parlato di #adv, deontologia e della differenza sempre più fumosa tra influencer e “giornalisti” (quantomeno nel giro dei giochini). Parallelamente è successo che
Nel mio mondo ideale, chiunque faccia del contenuto ha un manifesto di questo genere. Che io lo condivida o no, l’importante è che ci sia scritto nero su bianco chi sei, cosa fai, quali patti col diavolo sei disposto a firmare. È da un bel po’ che da queste parti si parla delle prospettive che ha il settore (tl;dr: in 5 anni ce ne andiamo tutti a casina). Facciamo in modo che dopo l’ineluttabile collasso si sposi la trasparenza abbandonando gli atteggiamenti da wannabe casta.
E adesso daje col content™. Questa settimana qui di seguito c’è addirittura un’esclusiva scritta per la newsletter.
Per la legge italiana i caricamenti di Bloodborne sono molestia sessuale.
Di Pietro “Phatejoker” Iacullo
Già, perché il giochino di From Software al lancio faceva passare altro che 10 secondi tra una schermata YOU DIED e l'altra, e visto che s'è appena deciso che sotto i 10 secondi non sono molestie sopra questo intervallo di tempo logica vuole che lo siano.
“Ma scusa, io me li sono fatti andar bene quei caricamenti, che cazzo vuoi?”. Allora vedi che se ti applichi ci arrivi anche tu? Hai dato IL CONSENSO, alle molestie di Miyazaki. E quindi non sono molestie.
Sai chi invece non ha dato nessun tipo di consenso? Esatto, la ragazza che è stata palpata a scuola da quel bidello.
Non c’è intervallo temporale che tenga, non esiste una regola dei 10 secondi più di quanto non esista quella dei 5 per mangiare qualcosa che ti è caduto a terra. È una fregnaccia: c'è stato un contatto fisico volontario da parte del carnefice subito da una vittima. È una violenza, esattamente come essere palpeggiata sui mezzi pubblici – che non mi risulta siano una terra magica in cui vale tutto.
Peraltro nessuno è manco mai riuscito a scopare così, a meno che di cognome non facesse La Russa, per cui perché farlo?
Io so solo che la prossima volta che mi lamenterò per un caricamento di troppo non potrò fare a meno di pensare a quanto sia ridicola questa vicenda.
Per la legge italiana sopra i 10 secondi potrei fare causa allo sviluppatore.
E qualche giudice mi prenderebbe pure sul serio.
Neanche a Andrea Abodi piace The Last of Us Parte II.
Di Davide “Celens” Celentano
Il Ministro per lo Sport e i Giovani del governo Meloni, guarda un po', rilascia dichiarazioni ̶d̶e̶l̶ ̶c̶a̶z̶z̶o̶ ambigue sul ritorno in Serie A del calciatore Jakub Jankto, fresco fresco di coming out. Che si sa, nel mondo del calcio non equivale proprio a bere un bicchiere d'acqua.
Il nazionale Ceco sarà il primo atleta dichiaratamente omosessuale a giocare nel campionato italiano e, a stagione nemmeno iniziata, i vertici del movimento hanno già omologato la prima figura di merda. In caso il nostro vecchio amico si fosse dimenticato delle proverbiali accoglienze del Bel Paese.
"Non amo le ostentazioni" ha detto il Ministro, che una volta tacciato di omofobia (incredibile ve'?) ha provato a farfugliare il classico "sono stato frainteso", peggiorando sostanzialmente ancora di più la situazione.
Vien da chiedersi cosa pensi il Ministro di tutti i giovani che partecipano al Pride. Chissà quanti ci vanno, mentre praticano o sognano di praticare uno sport a livello professionistico.
Ma da un Paese che da decenni, domenica dopo domenica, tollera cori e ululati razzisti verso città e calciatori mentre al contempo squalifica quegli stessi calciatori per aver semplicemente risposto a tono, francamente non ci aspettavamo nulla di diverso.
Che si sa, che il pesce puzza sempre dalla testa.
🐦🐦🐦 ESCLUSIVA 🐦🐦🐦
La preservazione del videogioco è un diritto e un dovere, un po' come andare a votare.
Di Francesco “TheLawyer” Alteri
Si susseguono i governi ma il mantra è sempre lo stesso: si impara dalla storia e per questo bisogna conservarla. Poi c'è chi della storia se ne fotte e nascono governi di leggi ad hoc, inventate e spalleggiamenti ai nostalgici retrofili e al capitalismo di merda. Frasi leggere come "lasciamoli lavorare" "Dopotutto l'IP è la loro a morte chiunque pirati" "Aiutiamoli a casa loro però se non parlano in italiano è giusto farli fuori".
Stati di diritto in cui la giustizia è in mano al popolo senza che il popolo abbia alcun vero potere. Emanazione e eco della fascinazione del ricco che ce l'ha fatta. Popolo che è giudice contro chi è suo pari, ma che quel potere non lo esercita contro chi ne abusa scendendo in piazza e uscendo dalla propria zona di comfort.
La preservazione è fondamentale perché dalla storia passa anche la nostra società, le nostre conquiste, i cambiamenti. Diritti acquisiti che possono essere annullati anche solo da qualcuno che dice che le micro transazioni non sono molestia, purché la transizione duri meno di 10 secondi.
Non preservando si mette a rischio anche chi viene dopo di noi che la storia l'abbiamo vissuta. Chi potrebbe studiare e diventare anche meglio di noi, ma che seguendo gli esempi di qualcheduno, potrebbe fermarsi alla copertina del gioco e poi votare ai The Games Awards promettendo approfondimenti prossimi più falsi di un bootleg su PS1.
Ed è quando l'illusione dell'attesa o la scusa del meno peggio si fa avanti che si vede la vera voglia di cambiamento.
"Dopotutto Nintendo non è così male. Sì, ha tipo rubato tutto a Emuparadise, ma sai il prossimo gioco emulato male su switch glielo compro, alla fine sono brave persone" "Ma sì, io pirato anche gli indie perché oh, già ho comprato God Of War nel 2018, quanto devo spendere. Alla fine lo faccio per la preservazione, è un dovere, e poi se mi piace lo compro pure" "La preservazione è un diritto e come tale pretendo che qualcuno faccia qualcosa per conservare quel gioco che voglio giocare per 10 minuti, anche a costo di farlo finire in galera. Ma almeno io il gioco ce l'ho anche se guardo a debita distanza".
La preservazione del videogioco è come andare a votare insomma: tanta gente che parla, poca che combatte davvero e a chi vorrebbe cambiare le cose ma non ha i fondi per farlo non è neanche permesso di parlare.
La talassofobia è una delle paure più profonde dell'essere umano. Profonda come l'oscurità che inghiotte umani (e sottomarini) che osano scendere negli abissi sfidando la loro natura di creature terrene. Ma non può essere solo l'evoluzione a tenerci alla larga dai fondali oceanici. Deve esserci qualcosa di più. Deve, perché questa sensazione che sento non è solo la paura della morte. È follia. Sento un dolore nella testa come di mille aghi conficcati nel cervello. Vorrei urlare ma quando provo a farlo la voce si ferma in gola e mi sento soffocare. Devo mettermi in viaggio. Devo scoprire cosa si nasconde sotto quel pavimento d'acqua apparentemente invalicabile. Zaino in spalla, libro degli incantesimi e si va... Spero non verso la morte.
ISOLE DEL SUD - TERZO ANNO DELLA QUINTA ERA.
Firmato
Xori
Ci siamo. È la settimana di DAMSgeons & Dragons, aka quella cacata invereconda cui mi (ci) avete costretto durante la run di Skyrim di qualche mese fa. Maledetti obiettivi delle sub di Twitch.
Comunque, abbiamo approntato tutto, c’è anche un’idea fichissima proprio a livello di layout che avvicinerà quanto più possibile l’esperienza ai giochini elettronici con cui balocchi abitualmente nel tuo tempo libero. Alteri è on fire, gli avevo chiesto di poter condividere con voi tipo l’intro della storia che ha scritto. La sua modestissima risposta è stata la seguente:
E questo spiega pure perché l’intro di questa sezione non abusasse della parola sborra. E si, nello screen ci sono degli spoilerini delle prossime puntate del podcast.
Spammini Tattici Nuclerari™
Sul Sacro Blog™ Gennaro Sariano parla di Passage e di come ci si sente alla soglia dei 30. Io ci sono passato da relativamente poco, e peraltro pure durante la pandemia quindi giocandomi l’opportunità di passare quella settimana ubriaco. Cioè, di farlo in modo socialmente accettabile. Per cui condivido moltissimo il pezzo;
Ho un amore feticistico per Max Pezzali e gli 883 mai nascosto. Ho infilato di straforo citazioni, omaggi, riferimenti e easter egg a tema un miliardo di volte, pure su un pezzo di The Games Machine. Per cui Amaterasu che mi fa la stessa mossa usando Gli Anni per parlare di retrofilia è (anche) un mio personale momento dura legge del gol™: gli altri segneranno però / che spettacolo quando giochiamo noi;
Su Google Trend e negli intenti di ricerca Final Fantasy XVI va ancora una spada. Per cui figurati se i very giornalisty si fanno scappare la polemichetta gonfiata ad arte sul fatto che nel giochino non ci siano personaggi, come dire, cromaticamente svantaggiati. Sarà perché il gioco parla di schiavismo? Perché le catene davano un bonus sui danni ghiaccio e da design si era deciso di eliminare queste meccaniche? Sarà per quello che ve pare, ma su StayNerd Giuseppe Guerra la spiegava bene già il 9 novembre scorso. Non fate i salami e non cascate nel trappolone del signora mia;
A proposito di StayNerd, Mewra per qualche motivo ha deciso che fosse il caso di fare il content™ su Final Fantasy lì. Nonostante glielo abbiamo pagato noi. Potete insultarla dopo aver ascoltato l’ultima puntata di Gaming Wildlife;
Settimana magra. Come al solito, per favore, se avete del content che ritenete meritevole fatemelo sapere in qualunque modo. Mandate un messaggino alla pagina su Facebook, scrivete in direct su Instagram — anche se volete sottoporre qualche post, eh — entrate su Telegram e spammate come dellə bastardə.
Io, se mi è concesso, mi giocherei così il mio momento auto-promozione con tanto di tag #adv:
The Truth of Us
Tempo fa ero finito invischiato nell’ennesimo caso di bullismo dentro questo settore di merda. Nello specifico dopo l’entusiasmo per le recensioni della serie TV di The Last of Us mi ero permesso sul mio profilo Facebook un commento — con privacy solo amici — dove dicevo grossomodo che dire “funziona anche senza il gameplay” è un’ammissione manco troppo indiretta del fatto che The Last of Us non fosse un bel videogioco.
Sottolineo: “videogioco”.
Non sto parlando di cos’è come opera o esperienza. Io stesso da questo punto di vista qui lo ritengo solido. Si sta parlando di videogioco. Dell’usare il linguaggio del medium per raccontare qualcosa. The Last of Us lo fa male, definirlo “Il Quarto Potere dei giochini” è una cosa che poteva andare bene per il medium così com’era nel 2013, con la fisima di seguire Hollywood e di nobilitarsi in mimesi col Cinema. Nel 2023 è una fesseria anacronistica che denota un sacco di incompetenza.
Manco a dirlo, quello stato privato è stato screenshottato e diventato pubblico, facendo il giro dei gruppi privati redazionali dove lontano dalla luce del sole si indulge ai piaceri del circlejerking. So che è successo nei gruppi di Game-Experience, e infatti quella settimana lì mi son trovato 3/4 della loro redazione a taggarmi in giro per sfottere (poi però live mica ci vengono). Posso immaginare sia successo pure altrove.
Sto raccontando tutto questo 1) per il gusto della sbirrata e 2) perché l’altro giorno ho trovato una quarantina di minuti per cui sono finalmente riuscito a fare un rolex™ metodico, puntuale e abbastanza approfondito su questo discorso. Tutta la verità su The Last of Us, parlando anche di cos’è successo in questi dieci anni tra remake, sequel e appunto il cambio di medium per arrivare su HBO.
È spoilerissimo. Pure su Parte 2. Ascolta a tuo rischio e pericolo.
Ricordo che peraltro se non vuoi uscire 5€ perché hai paura di rimanere scammato ma ti interessa comunque, la tier “Gameromancer col Rolex” ha una trial gratuita di 7 giorni. Non c’è di che. Pigia il bottone.
Avere le mani in pasta
A rileggere la discussione di settimana scorsa sulla pasta — che è paro paro quella di qualche anno fa sui Red Ringo of Death — mi sale il Gesù Cristo. Nell’ordine sono stato prima definito un pagliaccio, poi lo squadrismo come al solito s’è spostato sul mio profilo dove sono stato accusato anche di sessismo per aver osato rispondere a tono alla Social Media Manager della redazione interessata e poi del bullo perché boh, non l’ho ancora capito.
La redazione è quella di Player.it, ed è già la seconda volta che fanno la stessa identica mossa.
Mi spiace constatare che stanno vivendo malissimo il loro essersi svenduti a livello editoriale. E mi spiace davvero. Ma la mia solidarietà finisce dove inizia il loro comportarsi da pezzi di merda. Il loro sminuire, attaccare sul personale, atteggiarsi a bulletti di quartiere. Dopo mezza giornata in cui avevano ammesso l’errore e che sì in effetti quel tag #adv ci andava insistevano ancora a dirmi di “prenderla a ridere”. Dopo 108 commenti uno più disgustoso dell’altro. Rido su ‘stocazzo.
La live qui su è di quasi due anni fa. Tristissimo vedere come non sia cambiato nulla, anzi. Adesso si inizia a introiare pure i progetti editoriali e a reinventarsi saltimbanchi pretendendo di dissimulare una verginità persa nel momento in cui il cazzo di Sony c’è entrato tutto nel culo.
Io in tutto questo vorrei potermi occupare di videogioco. Perché al netto delle questioni deontologiche/morali/etiche/come ti pare nel settore c’è un gigantesco problema di incompetenza. Un problema che ti porta a dare i votoni a Hogwarts Legacy al grido di “pensa al target di riferimento” quando dopo settimane in cui invochi la separazione tra opera e autore mi aspetterei almeno un’analisi sull’opera in quanto tale, senza presunte analisi di mercato inventate dalla cameretta di casa dei tuoi genitori. Un problema che porta a definire Tears of the Kingdom una masterclass di game design ignorando che trattandosi di qualcosa che punta tutto sul gameplay emergente stai dicendo un Niagara di stronzate.
Io in tutto questo vorrei occuparmi di videogioco e fare contenuti tipo quello che ho fatto su The Last of Us qui sopra.
Lo posso fare solo a tempo perso perché qualcunə dovrà pure occuparsi di educare le persone e sbirrare tutte le ipocrisie di un settore tossico come una relazione poliamorosa con Erika e Omar. Lo posso fare solo dietro paywall, non perché mi senta stocazzo e allora devi pagare per suggere dalle mie tette, ma perché farlo in chiaro implicherebbe discutere con dellə idiotə che intervengono solo per odiare e delegittimare, perché accettare che esista una persona capace di argomentare il contrario di quello che sostengono nelle loro recensioni sarebbe un’ammissione di colpa.
La settimana scorsa rivendicavo la nostra rabbia. Oggi rivendico l’odio. Ma la differenza tra noi e loro è che il nostro odio non è indirizzato alle persone.
Non sono una brava persona. Sono consapevole di essere una merda e di comportarmi come lo stronzo che sono. Ma perfino io ho un mio codice, un segno oltre il quale non ho intenzione di andare perché è importante conservare quel poco di umanità e rispetto per me stesso che ho ancora. Non me la prendo mai con la persona. Non odio gli Andrea Riviera, i Daniele D’Egidio, il nome che te pare a te. Mi sta solo profondamente sul cazzo il modo in cui giorno dopo giorno dopo giorno avvelenano il pozzo per poi lamentarsi che la gente non legge più. Cosa dovremmo leggere, di grazia? I vostri contenuti di affiliate marketing pieni di link ad Amazon o gli approfondimenti del cazzo pieni di storture ed inesattezze che spacciate per Game Culture?
Me la prendo coi contenuti di merda. Con l’impossibilità di farne di buoni a mia volta con la frequenza che sarebbe necessaria, perché ogni mattone messo giù costa salute mentale sprecata in discussioni inutili. Non mi arrendo. Non ci arrendiamo. Ma è per questo che dico sempre che ogni like, ogni cuore, ogni fottuto rinforzo positivo che arriva ha un valore incalcolabile: a volte fa la differenza tra il postare o il non postare qualcosa, perché le volte che vince lo sconforto ti chiedi se non sia meglio spendere qualche ora su Final Fantasy XVI piuttosto che su Facebook.
Questi sono alcuni motivi spiccioli per cui dovresti considerare di unirti alla ribellione, se non l’hai ancora fatto. Soprattutto a scrocco, entrando sul gruppo telegram. Ad oggi è la cosa più di valore che abbiamo creato. 700 persone che discutono di giochini, politica, cultura o anche solo dei cazzi loro. A volte pure incazzandosi, ma sapendo che in un modo o nell’altro poi la discussione rimane quello che è: una discussione del cazzo che nel grande ordine delle cose non cambia la bellezza dell’essere parte di questa cosa straordinaria che siamo tuttə assieme.
Grazie ♥️, ma poi sai qual è il vero problema? Non è accettare viaggi da Microsoft, è pretendere di fare passare quell'anteprima come onesta.
Che magari lo è pure, ma parlando di cose che vanno dette, andrebbe pure descritto dove e come si è provato il gioco.
Io sinceramente se Microsoft mi pagasse un viaggio ci andrei, ben conscio che lo riporterei in una determinata maniera perché si sta parlando di un qualcosa atto a soddisfare in primis me e non chi mi segue.
Che poi, è proprio un discorso di onestà: nessuno dice di non accettare certe golose proposte, ma di parlare onestamente, di cercare di fare giudicare quello che scrivi/fai al pubblico con più armi possibili.
Penso che se si è trasparenti al 100% tutto è concesso, ma bisogna esserlo.
Trovo che un codice etico sia assolutamente necessario, perché si parla sempre di videogiochi ma quasi mai di come se ne parla.
Ed è giusto in realtà affronrare l'argomento, che è un po' un elefante in un negozio di cristalleria: avere un codice etico ti mette nella condizione di non poterlo infrangere, pena il giocarsi tutta la credibilità acquisita.
Ma è giusto ci sia, perché è altrettanto giusto che chi ti segue sappia come intendi portare avanti a livello etico, parlando di creazioni di contenuti
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Parlando di preservazione, è un qualcosa che dovrebbe essere affrontato in maniera importante: perché non è né in mano ai creatori né alle istituzioni, ma agli appassionati.
Restando nel circolo della legalità, nel nostro bel paese c'è una realtà, Elettroludica ad Avezzano che è profondamente interessante.
Sicuramente hanno bisogno di una mano, è un museo con un sacco di macchine ed è complicato mantenerle tutte allo stato dell'arte, ma ci provano, proponendo un qualcosa di unico dal panorama italiano.
Potete ben immaginare quanti fondi riceve e quanto invece gravi sulle spalle di chi ha deciso di mettere parte della sua collezione privata a disposizione per tutti.
La preservazione "folk", quella fatta per il popolo, passa tutto attraverso il grigiume della pirateria: anche qui, appassionati che si sono premurati di diffondere i loro giochi con metodi e canali illeciti.
Anche perché siamo arrivati al poter potenzialmente replicare ogni singola funzione dell'hardware originale grazie ai chip FPGA.
Non mi dilungo sul funzionamento, ma si può fare (cosa che fa anche analogue con le sue console, peraltro).
Dunque ecco: trovo che si dovrebbero adeguare le leggi del copyright un po' in tutti i paesi, per poi dare la possibilità alle mediateche di scaricare e preservare copie fisiche e copie dump su supporti ottici in modo tale da rendere disponibili a tutti, anche per scopi di ricerca, quei determinati giochi.
È che internet e la tecnologia si è evoluta, anche il nostro modo di scrivere è andato avanti (in peggio, probabilmente), ma non c'è stato un adeguamento tecnologico per lo storage di materiale multimediale tale da poter essere consultato sempre.
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Chiudo riagganciandomi all'inizio: il problema non è che a scrivere siano ragazzini senza codice deontologico.
Il problema è che vengono fatti marcire grazie a un sistema che li premia se scrivono merda asservita ai motori di ricerca.
Perché penso proprio che tutti avremo la possibilità di crescere.
Sia a livello deontologico, sia a livello di scrittura.
Io in primis.