Il discorso è questo: distruggiamo il giornalismo videoludico (va bene, facciamolo), per sostituirlo con? I vari influencer si sono dimostrati più proni di chiunque altro a scendere a compromessi economici, perché del resto è, letteralmente, il loro lavoro fare marketing. Sennò non si chiamerebbero influencer. Eliminiamo tutti i siti d'informazione per affidarci a cosa?
Non so quanta voce abbiamo in capitolo ormai sulla morte del giornalismo videoludico (cioè appunto all'estero si sta migrando su Patreon e Substack, qua la gente non compra i giochini, figurati pagare un abbonamento a gente che ne parla). Ce l'avrebbero forse gli editori ma implicherebbe un cambio di business model che sicuramente è meno redditizio overall e che nel breve vuol dire non fatturare un cazzo.
Il problema degli influencer è che oltre ad essere più che proni ad ogni tipo di compromesso non hanno nemmeno la foglia di fico della deontologia professionale. È tutta frontiera, è tutto scarsamente normato – e col pandoro-gate è cambiato tendenzialmente poco – e per di più non è detto nemmeno sia un modello "sostenibile" come si racconta su qualche divano, perché se a una certa le aziende si danno e devi campare solo sulle donazioni del pubblico non la vedo benissimo
Più che altro sono più vincolati all'engagement di quanto non lo sia una qualsiasi testata. Se guardiamo agli influencer più importanti d'Italia sembrano avere dei canali fotocopia, in cui parlano della stessa manciata di giochi e degli stessi argomenti, oltretutto dando spesso un taglio molto simile alle discussioni. Il caso Veilguard dovrebbe essere studiato da questo punto di vista, dato che è stato una corsa a chi la sparava più grossa per accattivarsi le simpatie del pubblico alt-right, evidentemente sotto la spinta di qualche agenzia. Non c'è stato il minimo dissenso: tutti con le stesse tesi e tutti con gli stessi argomenti, dai più grossi ai più piccoli (questi ultimi vanno sicuramente al traino e figurati se si permettono di dissentire).
Per me Simone però il punto non è "distruggiamo il giornalismo videoludico", anche perché si sta autodistruggendo da solo, sotto le regole capitaliste in cui se non c'è più bisogno di qualcosa, allora quel qualcosa va tagliato.
Con cosa può essere sostituito? Con nulla che esiste ancora.
Probabilmente non esisterà una vera e propria alternativa per anni (anche se io non vedo molta differenza tra content creator di videogiochi e ragazzino che scrive le recensioni) oppure ci si butterà su quel qualcosa di più pragmatico e visuale: non lo so, penso che soltanto il tempo ci darà una risposta.
Però è pur vero che secondo me abbiamo sembra parlato di giornalismo videoludico, quando giornalismo (perlomeno in Italia) non era forse il termine più adatto per indicare il settore.
---
Per quanto riguarda Clair Obscur: l'ho finito ieri mattina, e anche io sto ancora processando tutta la parte finale.
Alla fine penso di aver fatto quello che andava fatto e paradossalmente dopo quel finale mi va bene così, chiudere il gioco senza fare le sub Quest o un new game +.
Comunque, mando un abbraccio a Richard perché hanno fatto un Final Fantasy X scritto decisamente meglio. (Anche se Clair Obscur è molto di più)
Il discorso è questo: distruggiamo il giornalismo videoludico (va bene, facciamolo), per sostituirlo con? I vari influencer si sono dimostrati più proni di chiunque altro a scendere a compromessi economici, perché del resto è, letteralmente, il loro lavoro fare marketing. Sennò non si chiamerebbero influencer. Eliminiamo tutti i siti d'informazione per affidarci a cosa?
Non so quanta voce abbiamo in capitolo ormai sulla morte del giornalismo videoludico (cioè appunto all'estero si sta migrando su Patreon e Substack, qua la gente non compra i giochini, figurati pagare un abbonamento a gente che ne parla). Ce l'avrebbero forse gli editori ma implicherebbe un cambio di business model che sicuramente è meno redditizio overall e che nel breve vuol dire non fatturare un cazzo.
Il problema degli influencer è che oltre ad essere più che proni ad ogni tipo di compromesso non hanno nemmeno la foglia di fico della deontologia professionale. È tutta frontiera, è tutto scarsamente normato – e col pandoro-gate è cambiato tendenzialmente poco – e per di più non è detto nemmeno sia un modello "sostenibile" come si racconta su qualche divano, perché se a una certa le aziende si danno e devi campare solo sulle donazioni del pubblico non la vedo benissimo
Più che altro sono più vincolati all'engagement di quanto non lo sia una qualsiasi testata. Se guardiamo agli influencer più importanti d'Italia sembrano avere dei canali fotocopia, in cui parlano della stessa manciata di giochi e degli stessi argomenti, oltretutto dando spesso un taglio molto simile alle discussioni. Il caso Veilguard dovrebbe essere studiato da questo punto di vista, dato che è stato una corsa a chi la sparava più grossa per accattivarsi le simpatie del pubblico alt-right, evidentemente sotto la spinta di qualche agenzia. Non c'è stato il minimo dissenso: tutti con le stesse tesi e tutti con gli stessi argomenti, dai più grossi ai più piccoli (questi ultimi vanno sicuramente al traino e figurati se si permettono di dissentire).
Per me Simone però il punto non è "distruggiamo il giornalismo videoludico", anche perché si sta autodistruggendo da solo, sotto le regole capitaliste in cui se non c'è più bisogno di qualcosa, allora quel qualcosa va tagliato.
Con cosa può essere sostituito? Con nulla che esiste ancora.
Probabilmente non esisterà una vera e propria alternativa per anni (anche se io non vedo molta differenza tra content creator di videogiochi e ragazzino che scrive le recensioni) oppure ci si butterà su quel qualcosa di più pragmatico e visuale: non lo so, penso che soltanto il tempo ci darà una risposta.
Però è pur vero che secondo me abbiamo sembra parlato di giornalismo videoludico, quando giornalismo (perlomeno in Italia) non era forse il termine più adatto per indicare il settore.
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Per quanto riguarda Clair Obscur: l'ho finito ieri mattina, e anche io sto ancora processando tutta la parte finale.
Alla fine penso di aver fatto quello che andava fatto e paradossalmente dopo quel finale mi va bene così, chiudere il gioco senza fare le sub Quest o un new game +.
Comunque, mando un abbraccio a Richard perché hanno fatto un Final Fantasy X scritto decisamente meglio. (Anche se Clair Obscur è molto di più)