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Non sapevo che fare, sicuramente non so cos’è una monografia, quindi ho preso Stefano Calzati, l’ho messo sotto una lampada molto gialla e gli ho chiesto il segreto dietro i suoi magici racconti.
Dopo qualche lieve tortura e una collana di denti vera mi ha rivelato che basta parlare di un gioco che ti ha segnato, nel bene o nel male. E quindi perché non parlare di The Stanley Parable: l’essenza stessa del DAMS, la più grande pippa mentale che il mondo dei videogiochi abbia mai partorito e, allo stesso tempo, il videogioco che più di tutti segna uno spartiacque nella vita videoludica di chiunque lo accenda.
The Stanley Parable non può essere considerato solo un videogioco, perché se ci fermiamo alle sue meccaniche rimaniamo in un loop di passeggiate in stanze prefabbricate. Come non possiamo fermarci alle sue dinamiche, perché tutto ciò che il videogiocatore può fare è pura illusione: la libertà è solo fittizia, è tutto un gioco delle parti dove il predestinato non esiste e il destino è già scritto. The Stanley Parable vive soprattutto per mandare un messaggio ad un medium tanto vario ma che puzza di stantio. The Stanley Parable vive dei racconti di chi lo ha provato e ha così tanta difficoltà a spiegare cosa ha vissuto che si limita a dire “giocalo e capirai anche tu”.
Per me, poi, significa parlare dell’unico amore vero e incondizionato. L’unico bisogno, oltre a Pokémon, annuale.
Certo che io sono anche stronzo eh, se vi racconto tutto qui che cazzo ho registrato a fare la puntata. Dopotutto il DAMS è anche questo: studiare ‘na cifra e non guadagnare mai un cazzo. Quindi, se non avete giocato TSP fatelo, se non avete ascoltato la puntata… Fatelo.
I motivi della DAMSomination
In realtà questa puntata della newsletter doveva essere fortemente tematica, tipo che abbiamo scritto un botto di roba sul mondo PC e su quanto stupri gli utenti quasi come i lupi di Giambruno. Però questa è la DAMSomination e il caos regna sovrano, quindi la puntata del podcast c’entra poco e un cazzo con il tema e per quanto i post siano gli stessi perché sono un pesaculo e non mi va di scriverne altri, saranno scelti a caso da me medesimo.
Inoltre, io vi consiglio di rimanere fino alla fine. Perché? Beh, perché il motivo per il quale sono io oggi a condurre la newsletter è perché Pietro sta male. Nulla di grave eh, quell’uomo non muore neanche sotto le bombe, ma abbastanza per inchiodarlo a letto senza la forza di scrivere alcunché. Quindi praticamente lo step successivo al già infimo livello che raggiunge con la sua retorica spicciola e le battute scontate.
Voglio però fare una sorta di mossa DAMS al quadrato e raccontarvi come mi sento io oggi a scrivere su questo spazio. Diciamo, una sorta di retroscena fortemente sentimentale del rapporto creativo che abbiamo io e Pietro.
Insomma, leggetevi i post che sono una bomba e rimanete fino alla fine con qualche fazzoletto a portata di mano. Non posso assicurarvi che li userete per le lacrime.
Caro pres. Meloni, lei pensa davvero che noi non facciamo attenzione?
Di Maura “Mewra” Saccà
Pensa davvero che abbiamo bisogno di Giambruni che ci dica "Poiché gli stupratori esistono VOI dovete stare attente"? Pensa davvero che mettere ancora la responsabilità su di noi sia la soluzione per evitare che la cultura dello stupro continui a cancellarci? Pensa davvero che chiamare "mostri, subumani, animali" gli uomini che hanno compiuto tali gesti sia la strada giusta per responsabilizzarli? Per far capire al genere maschile che ci sono dentro con tutte le scarpe?
Noi stiamo attente. Stiamo attente sempre.
Se usciamo ci portiamo le amiche. Non possiamo farlo da sole. Se torniamo a casa ci facciamo accompagnare. Non possiamo farlo da sole. Se beviamo lo facciamo in compagnia. Non possiamo farlo da sole. Se ci ubriachiamo preferiamo farlo a casa. Perché fuori l'alcool è consenso. Tutti questi accorgimenti caro presidente Meloni, li prendiamo già. E sono tutto carico mentale che gli uomini non avranno mai.
Eppure veniamo violentate ugualmente.
E lo urliamo da sempre, lo scriviamo da sempre, lo cantiamo da sempre. E continuiamo a non essere ascoltate. A questo punto non è neanche più una questione di responsabilità. A questo punto è una questione di colpa. Gli stupri e i femminicidi sono colpa vostra. E del Governo intero che continua a inasprire le pene di stupratori che non vengono condannati, piuttosto che prevenirli.
Un saluto,
Firmato: qualunque cittadinə che abbia capito il minimo indispensabile sulle questioni di genere italiane.
Steam è la Germania degli anni ’30 e secondo 3/4 dei dev c’hai la Stella di David cucita sulla tua 4080.
Di Pietro “Phatejoker” Iacullo
Non riguarda solo i giochini giapponesi. Non sono solo Dark Souls e Nier:Automata ad essere stati portati di cazzo su PC. Succede anche con diversi titoli occidentali e poco importa se poi puoi sfottere i sonari perché tu Cyberpunk 2077 al lancio te lo puoi giocare tranquillo.
Loro The Last of Us se lo sono giocati tranquillamente nel 2013 su una carretta che è meno performante del tuo telefonino, a te Parte 1 ha incendiato la 4080 dopo due ore di caricamento degli shader.
Master Race un cazzo, per il mercato il PC è la Bastard Race.
Figli illegittimi di cui quasi ci si vergogna. Sbandati a cui se non ficchi un DRM su per il culo non fai giocare nemmeno Pac Man e le avventure mostruose. C’è la pirateria e quindi tocca inventarsi sistemi anti-stronzi che vanno a colpevolizzare chi paga, invece che punire gli habitué di KickAssTorrent. Eh ma dai, DSfix e problema risolto. E le mod. E il mouse e tastiera. E gli 8k a 240 frame per secondo granitici. Seghe davanti allo specchio.
Se un gioco fa schifo lo fa a prescindere, stai solo glassando la merda.
Non sarà giocando Redfall tutto ad Ultra che lo renderai anche solo vagamente degno del logo di Arkane che viene fuori nella schermata iniziale. Non è il Ray Tracing a fare la differenza tra Control e Jedi Fallen Order, anzi, diventa un problema se non si può manco disattivare in modalità performance.
Ma si, tu continua pure a giocare sul tuo PCino pagato troppo per quello che vali secondo i publisher.
Intanto loro contano i soldi e tu stai in dialisi per un hardware che tra un anno sarà vecchio quanto il tuo unico rene rimasto.
Se ti dà fastidio la possibilità di scegliere il pronome in un giochino facci e fatti un favore: smetti di giocare.
Di Richard “Amaterasu” Sintoni
Succede che in Starfield Bethesda ha implementato la possibilità di scegliere il pronome col quale il gioco si rivolgerà a chi regge il pad, e manco a dirlo si è scatenato l'inferno. Caso strano proprio alimentato dai soliti noti, tra cui il simpaticone che aveva alimentato la shitstorm ai danni di una designer del nuovo Fable.
Mentre le compagnie cercano di sensibilizzarsi e sensibilizzarci al rispetto altrui (mai abbastanza in orario) c'è sempre chi vuole remare contro, chi vuole difendere questa cazzo di mentalità chiusa, bigotta, fobica e intollerante.
Tipo chi rompe il cazzo quando gli chiedono il pronome all'ingresso in fiera, per capirci.
E allora che si levino dai coglioni, che smettano di streammare e diffondere odio tramite i loro canali.
Che si sentano loro esclusi.
Dispiace solo per il mondo DEV, che si è perso anni di lavoro a star dietro a ticket di segnalazioni, mentre bastava loro aprire dieci minuti di stream o il Twitter di certə soggettə.
Prima di passare ad altro, vi ricordo che stiamo preparando I3 e QUE3R, due eventi dedicati ai videogiochi. Roba indipendente, veramente indipendente, con due filosofie distinte: I3 è il mondo commerciale, numerini, vendite, target e promozione; QUE3R sputa in faccia al capitalismo e sventaglia temi sociali, emozioni e racconti.
Trovate tutte le informazioni sul sacro blog della ribellione. Condividetelo, raccontatelo ai vostri amici, iscrivete il vostro gioco in una delle categorie (in caso di disguidi saremo noi a spostarvi) e rimanete aggiornati seguendoci su Instagram, Facebook, Telegram ma soprattutto Twitch dove faremo tutte le dirette. Vi ricordo, tra l’altro, che è il SUBtember, a voi costa veramente un cazzo e ci dareste un supporto enorme per questi ed altri progetti. In più, con la sub avrete accesso al gruppo Patreon della ribellione. Quindi, cioè, potete parlare con me, il sommo DAMS in persona, a tu per tu. Meglio di così.
Spammini Tattici Nucleari™
Sinceramente io non so cosa spammare. Di solito quello che sta dietro a tutti gli eventi è Pietro. Io mi occupo al massimo di dare un giudizio sommario alle cose che mi manda o a intasare la chat di meme presi da IG e TikTok; ma non ho le capacità organizzative per gestire una sezione di questo tipo. Proprio per la mia natura fortemente DAMS preferisco gettarvi informazioni addosso durante i discorsi. Articoli che mi sono piaciuti, libri, fumetti, video, senza un ordine schematico tipico di chi fa informatica come Pietro. Quindi non vi elencherò roba qui decidendo arbitrariamente cosa è più importante, anche perché so che starete tutti con questa newsletter sullo smartphone, una mano sui genitali e l’altra su Starfield. Vi spammo l’unica cosa mezza ordinata della mia vita, e cioè il topic Spammini del gruppo Telegram. Poi comunque lì dentro chiedete e vi sarà dato. Ci sono quasi 800 persone e tanta gente che fa roba fighissima, avoja a spammare.
L’angolo del finto DAMS
Di Filippo “Whitesmith” Tagliaferri
Le scorse settimane sono state all’insegna dei recuperi obbligatori: ho spuntato, finalmente, dalla mia personale check-list Limbo ed Inside di Playdead.
Un nome e una garanzia quello dell’azienda di sviluppatori danesi, vista la natura molto trial-and-error dei loro giochini e, soprattutto, la mia predisposizione al morire malissimo che mi ha accompagnato, sorella, nei miei walkthrough.
Tralasciando il malessere terapeutico che mi hanno causato entrambi i titoli, ciò che più mi ha toccato di queste avventure è stata il dovere ricostruirle da solə. Giocarli fuori dal tempo, senza il solito sovraccarico aprioristico di dettagli che inevitabilmente ti raggiungono quando la stessa cosa la gioca chiunque nella tua bolla.
Proprio come i loro protagonisti senza nome, ho dovuto andare avanti con le mie sole forze nella mia opera di dissezione di queste complesse esperienze, finché ho realizzato quanto tutto questo sia figo.
Che è bello essere parte della chiacchiera del momento, e condividere pareri, esperienze, sensazioni con chi gioca la stessa cosa nello stesso momento: Final Fantasy XVI docet, che ve lo dico a fare…
Però è anche bello, ogni tanto, pescare dal cesto del backlog qualche vecchia gloria mai giocata, e farci cullare per qualche ora da una roba che nuova non è, ma che è nuova per noi. E lasciarsi divertire, deprimere, meravigliare.
Non saprei dire quale delle due situazioni preferisco. So che non rinuncerei a nessuna di esse. Del resto, l’essere videgiocator3 significa anche questo: l’adattamento a diversi ambienti di fruizione.
Dentro e fuori dall’acqua, come i pinguini.
Dentro e fuori dall’hype, come i Pinguini.
La intro di Twitch ancora più DAMS
Prima di concludere, vorrei farvi vedere la nuova intro di Twitch. Ha richiesto mesi di lavoro e l’aiuto di tuttə per la realizzazione. Forse è l’animazione più complessa e lunga che abbia mai fatto. In più, abbiamo deciso di fare un gioco: prima del logo ci saranno 32 immagini di videogiochi in sequenza. Essendo molto veloci non tutti saranno ben visibili alla prima visione, altri, invece, rimarranno stampati a fuoco nella testa. Sono e siamo assolutamente convinti che questo dipenda da quanto un titolo c’è rimasto nel cuore e quindi quanto il nostro occhio sia abituato a quelle forme. Vorrei che guardaste la sigla e che poi ci scriveste qui o su qualsiasi altro social quali e quanti videogiochi vi sono rimasti impressi.
I sentimenti della DAMSomination
Per me gestire questa newsletter non è stato facile. Mi distraggo facilmente, quando scrivo sintetizzo fino all’estremo cacando fuori frasi che sembrano uscite dall’oracolo di Delfi e, ancor di più, è difficile organizzare un contenuto partendo da una base così fortemente identitaria.
Perché sì, la newsletter è disegnata a immagine e somiglianza di Pietro, come i podcast e il loro ritmo sono disegnati a mia immagine e somiglianza. Riuscire a prendere il posto dell’uno e dell’altro è come un abuso, un qualcosa di sbagliato, un vaso rotto che non può essere aggiustato neanche con l’oro.
Io e Pietro ormai abbiamo raggiunto un equilibrio tale da essere dipendenti nella vita e non l’uno dall’altro. Per me non sentire la sua smania di controllo sul collo (in senso buono) è straniante, mi fa sentire disperso e solo e finisco per accollarmi tutto il peso senza chiedere aiuto o al massimo scrivendo monosillabi nelle chat.
Pietro sta male, ma già quando questa newsletter sarà uscita sicuramente sarà bello bello a casa a fare casini come al solito. In questi giorni, però, io ho vissuto l’inferno. Tutte lə altrə c’erano e hanno continuato a scrivermi messaggi chiedendomi se serviva una mano. Io però sono uno stronzo e tutto ciò che sono riuscito a dire è “non vi preoccupate, ci penso io”. Invece il cazzo, dovevo scontrarmi con una mentalità che conosco così bene ma che allo stesso tempo è così distante da me. Creare un contenuto aprendo mille schede per capire come incastrare i vari frammenti delle vecchie puntate per non rompere l’idea identitaria che c’è alla base. Cercare per una volta di dare un ordine a me stesso senza riuscirci perché quando creo qualcosa io lo faccio a impulso, mettendo le mani in pasta e per qualche miracolo o intuito mi riesce pure bene il 70% delle volte.
Pietro è da sempre il mio punto. Se io sono un enorme paragrafo di Joycesiana memoria, Pietro è la conclusione che ti fa dire “ok, basta così, per ora facciamo una pausa”.
Senza questa dualità io vedo lo schermo vuoto e osservo l’horror vacui. Io vado in tilt e non sono sicuro neanche che tutta questa newsletter abbia un senso. Il benché minimo senso.
Quindi eccoci qua, dalle stelle alle stalle. Alla conclusione di una newsletter che è l’espressione di un bozzolo di ansie e paure, ma soprattutto di preoccupazione per un amico che sta male, anche se faccio di tutto per non farlo vedere.
Infine, noi ci salutiamo con qualche ansia in più e spero anche un minimo arricchiti. Io come al solito vi lascerò i miei testi sconclusionati e sporadici e questo spazio tornerà al suo legittimo proprietario.
The Rise of the DAMSomination
Oh, io Ve lo dico: secondo me Steam non è la Germania degli anni '30.
I veri nazi si nascondono tra chi gestisce le tempistiche di release dei videogiochi, che non lasciano tempo ai Dev di ottimizzare: oggi poi, con dlss e FSR che cazzo gli frega di ottimizzare per benino, tanto ci sono le schede AMD e Nvidia che fanno tutto loro.
E invece non è così.
La cosa bella del pc è che ha una tecnologia scalare: a me personalmente non interessa giocare sopra i 60fps e pure in 1080p va bene.
La mia 2080 sul fisso e il mio portatile con la 2060 svolgono ancora un lavoro egregio, per come ci gioco io.
Steamdeck inoltre ha settato uno standard di limite e credo e spero che sempre più giochi vengano ottimizzati per girare al minimo su questa macchina.
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Per quanto riguarda la lettera alla Meloni, mi imbarazza sentire certe parole da politici o da persone vicino a essi.
Da uomo, ogni volta che sento una notizia di stupro mi vergogno un po', come se una parte di colpa di quella violenza fosse colpa mia.
Mi fanno stare male certe notizie.
Mi spiace che c'è parte di popolazione che deve sentirsi costantemente una preda, che deve stare attenta a tutto, altrimenti a chissà cosa va incontro.
Mi dispiace.
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Per il resto degli articoli nulla da dire.
Vi si vuole bene. ♥️