Switch 2 Switch: la rinascita delle console portatili
La guerra da vincere non era mica quella delle console, ma quella dell'attenzione
La vita è quella cosa che succede tra un lancio di una console e l'altro.
E di vita ne abbiamo vissuta e giocata parecchio, tra l’annuncio di Switch e quello di Switch 2. Due capitoloni di Zelda. Il ritorno di Metroid. L’evoluzione dell’indie in Tripla-I, Microsoft che diventa uno dei più grandi publisher sulla piazza e proprio per questo, forse, smette di ragionare da platform holder e abbraccia le terze parti.
Però prima di entrare nel vivo del discorso questa settimana i podcastini™ tornano al primo posto. E anzi, vedi di mettere il follow su Spotify che siam quasi a 2000 stronzə che ci seguono.
[podcast] Pato of Exile
Quante serie videoludiche sembravano il prossimo Pallone d’Oro e poi han fatto la fine di Alexandre Pato? No, non copulare con la figlia di B., ma non riuscire ad essere all’altezza delle aspettative che avevano costruito.
Dopo Borderlands 2 – e anche la parentesi Telltale della serie – pensavamo che Gearbox fosse sul punto di consacrarsi come uno degli sviluppatori capaci di confezionare un classico ad ogni release. Poi è successo The Presequel, e nemmeno Borderlands 3 è riuscito a farcelo dimenticare. Men che meno il film sfigatissimo uscito da Hollywood fuori tempo massimo.
Un po’ com’è successo a Prince of Persia, morto male dopo la trilogia delle sabbie e arrivato in sala con 10 anni di lag, e pure ad Assassin’s Creed, che però poi è riuscito ad aprire un nuovo ciclo andando a copiare di peso The Witcher 3.
Chi non c’è l’ha fatta è Final Fantasy. Quand’è che la serie ha iniziato a diventare irrilevante? C’è chi dice con Tre Uomini e una Gamba Final Fantasy XV, chi invece ricorda la delusione dei corridoi di XIII dopo il quasi open-world di XII. C’è qualche stronzo che ti dirà già con Final Fantasy 7 perché non è il 6 ed era più fica la pixel art.
Nei videogiochi abbiamo avuto Maradona e abbiamo avuto anche i Pato, gli Adriano, i Recoba. Serie che avevano i numeri e si sono perse lungo la strada. Serie che forse proprio per questo ci portiamo dentro.
Perché è facile amare i Grand Theft Auto e i God of War, ma non ci emozioneranno mai quanto l’annuncio di un nuovo Metroid che arriva all’improvviso.
[checkpoint] Le Nintendo Virtual Card sono un’inculata?
In un Checkpoint fortemente voluto da Scibetta dopo la visione dell’ultimo Nintendo Direct di Switch, ci siamo chiesti che cazzo vogliono dire le Virtual Game Card che Nintendo ha annunciato tutta fiera. Spoiler: potenziali brutte cose. E non parlo necessariamente di Scibetta che mangia lo yogurt.
[segamentale] Switchare l’idea di portatile
di Pietro “Phatejoker” Iacullo
Nel 2016 delle console portatili non fregava più un cazzo a nessuno.
Lo ha detto l’anno prima il CEO di Sony Worldwide Studio Shuhei Yoshida, che parla di un clima ormai non più salutare per le handheld. Gli smartphone hanno cannibalizzato il segmento: che senso ha un device dedicato con cui puoi giocare e basta quando il telefono è sempre con te? Il mobile gaming ha un grande futuro davanti, ma prodotti come PSP sono diventati obsoleti quanto un Walkman.
Lo dicono i numeri di vendita di 3DS. Avrà pure scopato a sangue il culo di PS Vita, ma più che una console war è stata una guerra tra poveri: combinate le due non fanno i numeri di PlayStation 3, e li raggiungono a malapena oggi che 3DS si è fermato a 75 milioni di pezzi da dividere su 5 modelli e 12 anni di commercializzazione (Vita, per la cronaca, balla tra i 10 e 15 milioni di unità vendute).
Per Nintendo si mette male perché la strada di provare a giocarsela alla pari con la concorrenza non ha davvero mai funzionato. Nintendo 64 e GameCube erano più prestanti di PS1 e PS2, eppure il mercato si è buttato in massa su queste ultime – non senza colpe da parte di Nintendo, che nell’era dei CD se ne esce con una console a cartucce e per evitare di farsi piratare i giochi finisce che perde Final Fantasy. Le terze parti sono volubili e votate al capitalismo: dei Capcom Five che Osaka aveva promesso a Kyoto alla fine solo P.N.03 è rimasto effettivamente su GameCube, il resto è uscito anche su PS2, esattamente come sta facendo ZombiU in quel momento, come ha fatto quel Rayman Legends palesemente pensato per il GamePad di Wii U ma poi arrivato perfino sulla sfigatissima Vita.
Sembra la fine dei giochi. Poi però l’ultimo azzardo, un ultima volta in cui lasciare la sorte al cielo:
e se a cambiare fosse l’idea di portatile?
Non si può competere con gli smartphone, e allora non facciamolo. Creiamo una macchina che sia eventualmente anche portatile, ma più che per essere portata in giro serva per giocare a casa ma dove cazzo vuoi. Quando la TV è occupata, quando ti scappa da cagare e devi andare al cesso, quando sei in pigiama nel letto e vuoi giochicchiare prima di prendere sonno.
È una frontiera. Non è un’idea completamente nuova, ci sono già diversi dispositivi cinesi con su Android e finanche qualcuno con su Windows che hanno una destinazione d’uso simile. Ma non hanno dietro Nintendo, non c’è un grosso produttore che può imporre delle specifiche e tirare fuori dei titoli First Party che quando butta vendono 20 o 30 milioni di copie ciascuno. È un nuovo segmento di mercato, e otto anni dopo possiamo dire che vale quasi quanto Nintendo DS e rischia addirittura di superare il record di PS2, perché ok, mercoledì vedremo finalmente per bene Switch 2, ma Switch ha ancora almeno un altro paio d’anni di commercializzazione attiva davanti. DS può essere superato, PS2 probabilmente alla fine dista ancora troppo – 10 milioni di pezzi –, ma il punto non è quello.
Il punto è che questo nuovo segmento di mercato è una nuova vena d’oro in una miniera che sembrava esaurita. E chiunque adesso sta tirando fuori il piccone.
Valve ha trovato una sua dimensione a SteamOS, nato per venderci degli ibridi tra PC e console da salotto che nel 2014 non avremmo comprato manco per sbaglio ma che invece reinventati “alla Switch” piazzano 6 milioni di pezzi. Poca roba in 3 anni di commercio? Mica tanto, considerando che Steam Deck si compra solo sul sito di Valve (disertando la grande distribuzione) e che è comunque un device da smanettoni, pesante, costoso e “complicato” per un’utente più casual. Altri produttori hanno seguito con ROG Ally, MSI Claw, Legion GO. Qui il limite – oltre al costo – è Windows, che non ha ancora un’interfaccia sulla falsariga del Big Picture di Steam pensata per essere navigata con un controller. Paradossalmente un po’ si rimpiangono le piastrelle di Windows 8 e Windows Phone, e chissà che non tornino in auge viste le speculazioni che vogliono Microsoft sul punto di lanciare la sua Xbox portatile, soprattutto adesso che “tutto è un’Xbox” grazie al Cloud. PlayStation ha tirato fuori Portal, che da qualche mese oltre a permettere di giocare in streaming e a distanza sulla propria PS5 supporta anche lei il Cloud.
La più grande differenza rispetto ad 8 anni fa, forse, è questa. Si è sdoganata l’idea di portabilità domestica.
Gli altri produttori di hardware 8 anni fa si accontentavano di essere il dispositivo da cui la gente guardava Netflix, quando non lo usava per giocare ai giochini. Nintendo ha deciso di non combattere né la console war (che ok, non combatte in realtà dai tempi di Wii) né la ben più importante guerra per la nostra attenzione, tirando fuori dal cilindro un device che si può usare quando la TV è occupata da qualcun altrə. I primi commercial ci mostravano gruppi di amici che giocavano a Mario Kart al bar, e magari qualche volta siamo stati anche noi quel gruppo di amici. Ma statisticamente sono più le volte che la sera vuoi giocare ma l’altra persona della coppia vuole vedere una serie, e allora vi mettete tutti e due sul divano facendo insieme due attività diverse.
È qui che Nintendo ha fatto la difference. E probabilmente continuerà a farla, perché i competitor partono in ritardo e zavorrati dalla necessità di flexare risoluzioni, frame rate e performance che a Nintendo semplicemente non interessano.
Compreresti una “PlayStation Switch” dovendoti accontentare di giocare i giochi per PS5 ma in 720p, laddove il marketing vorrebbe venderti PS5 Pro per il 4K e i 60 frame al secondo (che comunque non arrivano)?
[le notizie più piccantelle del videoludo]
Alla fine Tencent s'è comprata un pezzo di Ubisoft.
di Richard “Amaterasu” Sintoni
O almeno della "nuova" Ubisoft, quella che è nata come sussidiaria dell'azienda madre per raccogliere i tre brand più di successo della casa francese (ovvero Assassin's Creed, Far Cry e Rainbow Six) e che vale quasi quattro volte il valore di mercato di quella vecchia.
Un valore di mercato stimato a più o meno 4 miliardi di euro, dei quali 1,16 sono di Tencent.
Di fatto quindi la holding di Shenzhen possiede un quarto di tutto ciò che sarà Assassin's Creed con tutte le posizioni del caso che potrà prendere per il prossimi anni, almeno finché non si esauriranno gli obblighi contrattuali.
Ma che vuol dire tutto questo? Beh, punto uno c'è il rischio che la "vecchia" Ubisoft possa diventare un deposito per i rami secchi, ovvero tutte quelle IP sulle quali non si vuole più investire e che verranno lasciate lì a morire.
Punto due che mo' Tencent potrà battere i pugni con quello che vuole e soprattutto NON vuole nei nuovi videogiochi dei tre franchise in questione. E visto che questa di fatto si comporta come una emanazione della Repubblica Democratica Cinese un po' di paura c'è.
La paura che lə dev si ritrovino con le mani legate, a dover lavorare solo come e a quello che vorrebbe un'azienda di regime che di democratico c'ha ben poco, che pure gli americani hanno messo in lista nera.
C'è chi si dice felice per sta roba perché la vecchia Ubisoft si meritava il fallimento.
Addirittura c'è chi pensa questa possa essere una nuova rinascita grazie a Tencent.
Sinceramente, l'unica cosa che ci vedo è l'ennesima operazione di taglio. Dove a farne le spese saranno quelle persone che hanno già pagato troppo per la miopia della classe dirigenziale.
Spilled! in due ore ti ripulisce l'anima.
di Pietro “Phatejoker” Iacullo
Nel 2022 Lente, una giovane dev dei Paesi Bassi, fa una scelta radicale: lascia gli studi e compra una barchetta, con l'idea di vivere lì sopra.
Decide di farlo perché il suo sogno, da anni ormai, è quello di fare videogiochi. Vivere su quella barca le permette di abbassare il suo costo di vita e di concentrarsi al 100% su questa passione. Di concentrarsi al 100% su Spilled!, il gioco a cui inizia a lavorare mentre restaura la barca assieme a sua madre.
In Spilled! bisogna ripulire 8 zone marine. Petrolio, bottiglie, barili sul fondale. Bisogna spegnere qualche incendio e più avanti usare la lancia antincendio della barca – ovviamente siamo una barca – per ripristinare la neve sparita sulle coste.
È un cozy game, uno di quei giochini dove non si spara e non si ammazza. Ci si rilassa e basta. Si ripulisce il mare per ripulire la propria anima, perché la sensazione di vedere quella melma in pixel art diventare cristallina ti fa stare bene, non può che farti star bene.
Spilled! si finisce in un paio d'ore, che ti sembreranno molte meno. Costa 5€ (su Steam c'è anche la demo) e ne vale probabilmente pure qualcuno in più. Anche solo per la bellissima storia che c'è dietro.
Di chi sono davvero i videogiochi?
di Davide “Celens” Celentano
È assurdo che Kojima non possegga nominalmente niente della sua stessa proprietà intellettuale più importante. E su questo penso che siamo più o meno tutti d'accordo.
Però mi è capitato di leggere addirittura che dobbiamo (noi?) trovare il modo di restituirgli ciò che è legittimamente suo. E mi sembra ugualmente assurdo.
Non fraintendete, fa schifo anche a me tutto quello che ha fatto Konami dal 2015 a oggi, compreso quel progetto Delta che con due trailer in 4k vi ha già fatto dimenticare tutto quello che è successo in questi 10 anni.
Però il signor Hideo Kojima è quello che è oggi anche (e soprattutto?) grazie a chi gli ha dato fiducia e messo in mano i soldi per realizzare le sue idee, anche se sembravano da pazzi.
Quindi Metal Gear in qualche percentuale, anche se è difficile determinare quale, è anche loro, che ci piaccia o no.
Avere presente come funziona l'industria e denunciarne le storture e le ingiustizie è sacrosanto. Come anche godere quando qualcuno riesce ad aggirarle e a riprendersi il suo personaggio in maniera creativa.
Però non bisogna perdere il contatto con la realtà, che altrimenti si fa solo la fine dei bimbi capricciosi che nel 2001 piangevano perché Raiden non era abbastanza chad.
[come rimango sul pezzo?]
Sono convinto che le grafichine su X – che è un covo di fasci e andrebbe abbandonato a prescindere – e i caroselli di Instagram non possano e non debbano sostituire le notizie. Bisogna scegliere bene dove informarsi, però.
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[spammini] Unity era davvero così terribile?
I ragazzi di LevelArt sono un appuntamento quasi fisso nella sezione spammini di questa newsletter. Soprattutto quando parlano la lingua del vero e fanno un lavoro di rivalutazione storica di un gran bell’Assassin’s Creed fottuto essenzialmente dai problemi tecnici che aveva al lancio, dove dentro Notre Dame il gioco si muoveva peggio della salma di Mike Buongiorno.
Mercoledì finirà un’era e ne inizierà un’altra. È inevitabile che sia così, dopo 8 anni a lamentarci di quanto Nintendo Switch avesse un hardware del cazzo già al lancio. Ma nonostante questo hardware del cazzo è riuscita a tirare fuori un bel pacco di giochini mica da ridere, e probabilmente di qualcuno di questi parleremo anche per i prossimi 8 anni.
Abbiamo in canna un contenuto a questo proposito, che probabilmente uscirà la prossima settimana. Questa, se tutto va bene, dovrebbero tornare anche i DLC del podcast.
Se sei arrivatə fin qui con la newsletter, come si vede che non c’hai un cazzo di meglio da fare, ve? Speriamo che le cose rimangano così, perché vuol dire che queste parole sono abbastanza meglio di quelle proferite da chi vive il videogioco a scopo di lucro da essere lette settimana dopo settimana. Grazie.
Rimani arrabbiatə. Rimani ribelle.
Hill Valley, California, 1985. ha costruito una macchina del tempo e per qualche motivo ha deciso di metterla dentro una macchina fatta di lamiera che oggi non potrebbe circolare tipo mai per le strade. Lo ha fatto perché deve revisionare ‘sta cazzo di newsletter prima che tu la legga per mantenere l’illusione che quelli di Gameromancer sappiano scrivere.
Recuperata con un po' di ritardo questa newsletter, giusto in tempo per sorriderr al fatto che la chiusa sul pezzo riguardante la switch sia invecchiato davvero malissimo dopo il direct di Switch 2
Le console portatili secondo me hanno smesso di dire qualcosa di "concreto" con PSP.
la console Sony era straricca di esperienze che scimmiottavano le console grandi e il gioco portatile non era più quell'attività che potevi fare in un paio di minuti, complici anche mi prolissi tempi di caricamento degli UMD.
gli smartphone hanno preso quello spot anche perché più adatti a esperienze mordi e fuggi.
La cosa strana è che secondo me per celebrare la morte delle console portatili bisognerebbe tirare una riga sull'anno in cui gli smartphone sono entrati in possesso di tuttɜ, e secondo me non è per niente facile.
Primo iPhone? Forse troppo presto.
Samsung Galaxy S2? Oppure l'uscita di Angry Birds? Fruit Ninja?
Oggi il concetto di handheld si è evoluto e stranamente trovo le piccole console molto più democratiche di una volta: su steamdeck, ma anche su switch, il gioco me lo compro una volta e posso sia giocarci in TV, che portarmelo dietro.
Per le Virtual card direi di attendere ulteriori notizie Nintendo.
Perché messa giù come l'ha messa Nintendo sembra una roba distopica e che paradossalmente ostacoli proprietari di più di una switch 2, mandando a ramengo una delle innovazioni più volute dai giocatori dai tempi del 3DS: giochi non più legato alla console, ma agli account.
Spero rimanga opzionale anche sulla seconda console, o comunque un servizio integrato che non mi tolga la possibilità di giocare ai miei giochi su più di una switch.
Anche perché mi viene da pensare che sta roba potrebbe mandare a banane la portatilità della Switch 2, in quanto per dover funzionare e fare i check entrambe le console dovrebbero essere online.
Boh, vediamo.