Pronto, Tonopolizia?
È giusto abbassare il tono delle altre persone con la pretesa di allinearlo al tuo? Spoiler: no. Stronzə.
Io non capisco che mi fai, quando arrivi in mezzo a noi: tutti i miei Codici Amico si dileguano. E vengo lì. Prendo posto accanto a te. Accanto ai tuoi controller che hanno quella forma… È il balsamo o sei tu che mi fai alzare le mani? Tutti qui ti comprano. Aspettano un tuo segno e intanto sperano che dal tuo aver preso ‘sti soldi nasca cosa.
Però non si ricordano il principio naturale che la regola dell’amiibo non sbaglia mai.
Se sei amico di Nintendo bestemmierai sempre per niente, dai. Non vorrai rovinare un così bel rapporto abusivo?
Ebbene sì, dopo Uomini Sony è il momento di un altro doppio episodio storiografico in cui dimostriamo che quando parliamo di giochini non si piscia dal ginocchio da queste parti. Cioè, circa, ad una certa ci siamo fatti prendere un po’ la Ultra-Hand (ma la capirai quando ascolti l’episodio). In questa Parte 1 come The Last of Us si bypassa il discorso Hanafuda/Love Hotel/riso istantaneo (che cazzo è il riso istantaneo?) e si parla delle prime console Nintendo, da NES fino al Virtual Boy. Con accenni alla roba che poi approfondiremo alla prossima tipo Nintendo 64 e l’idea idiota di usare i cartuccioni in piena epoca CD (e dopo aver avvallato CD-i).
Questa settimana c’abbiamo avuto voglia di parlare di toni e Tone Policing. E uso il plurale perché metà del discorso è da imputare a Maura “Mewra” Saccà, che l’argomento lo conosce sicuramente meglio di me essendo parte di una categoria che c’ha tutto il diritto di avere le ovaie girate e rivendicare con rabbia il proprio spazio, visto che il mondo non ha intenzione di farlo. Io mi limito a parlare dell’unica cosa che mi fregio di conoscere meglio di chiunque altro: Gameromancer. Perché è il momento di chiarire una volta per tutte che il tono non serve per i likes — e cazzo, basterebbe pensare ai risultati che ha raggiunto Arcadia Cafè scegliendo un taglio wholesome per smentire questo mito della edgyness per fare i numeri. È un grido di terrore. E indovina un po’: tutto quello di cui abbiamo paura da che siamo entrati in partita sta succedendo.
Prima di tutto però spoilerini dei post di settimana prossima e soprattutto del BIG CONTENT™ di mercoledì su GameromancerLive.
I'm a gamer not because I don't have a life, but ‘cause I choose to ruin many
Di Pietro “Phatejoker” Iacullo
Oggi coi videogiochi possiamo davvero vivere mille vite. Solo che l'idea che non siano tutte come maschio bianco etero basic ci sta sul cazzo.
Non vogliamo essere quella ragazzina che abbandona una casa dove non è voluta per cercare il suo posto nel mondo scoprendo poi che deve salvarlo, perché ci hanno insegnato che se proprio devi essere donna allora la minigonna è d'ordinanza. Mica vorrai passare 40 ore senza sessualizzarti, no?
Non vogliamo essere quel padre vedovo che adesso ha bisogno di essere migliore per suo figlio, perché dai, era molto più divertente pigiare cerchio e fottersi a sangue Afrodite. Poco importa non abbia un decimo del significato delle 20 ore passate a conoscere Atreus.
Non vogliamo nemmeno essere Sam perché Sam è Medio Man, è il corriere di Bartolini, è uno stronzo senza nessun potere e nessuna abilità e quanto cazzo ci manca Snake che invece sì che era uno tosto, con tutto quel male gaze a favore di telecamera poi.
Oggi possiamo essere chiunque, ma la verità è che vogliamo continuare ad essere chi siamo sempre stati.
E spoiler alert: siamo sempre stati merda.
Una volta ero un avventuriero come te, poi mi sono buscato la vita nel ginocchio.
Di Richard “Amaterasu” Sintoni
Da ragazzino amavo gli open world alla follia. Tra le scorribande sulla carcassa del mondo distrutto di Fallout e le ruberie nelle case di Skyrim ci ho perso centinaia di ore che nessuno mi ridarà mai.
E oh, mica le rivoglio indietro. Me le sono godute forte.
Adesso invece dove c'erano lande sterminate da esplorare vedo solo segnalini, bandierine, dungeon tutti uguali da esplorare e ansia, cazzo quanta ansia.
Ritrovarmi sopra le quaranta ore a trovare nuove aree da razziare mi mette l'angoscia, ancora peggio se accompagnate da una checklist di merda che s'allunga di due voci per ogni mezz'ora di trama principale che faccio.
Io non ce l'ho più il tempo di farle 'ste cose, ma chi cazzo ce l'ha il tempo? Chi cazzo ha ancora 100 ore da investire su un giochino senza bruciarsi mesi e mesi e senza rompersi i coglioni? O la voglia di pulire un dungeon con reward che hanno mezzo punto in più in difesa di quello che aveva già trovato altrove?
Ma soprattutto, che cazzo ce ne si fa di tutto 'sto spazio vuoto, brullo e morto?
Quando a qualcunə disegnando otto pianeti della dimensione di pochi Giga è uscito fuori Outer Wilds?
Calzati of Sennaar
Il Cummenda va inseguito, ma quando lo raggiungi poi parla di giochini bellini. E anche piccini. È la volta di Chants of Sennaar, una roba che se ti è piaciuto il mai troppo osannato Heaven's Vault probabilmente ti ci chiudi peccato che devi dare i dindi a Focus Home ma va beh.
16 minuti di mini-monografia sul giochino (i primi 5 so aggratis, come al solito) droppati lì per chiunque versi 5€ nelle ca$$e della ribellione. La tier “Gameromancer col Rolex” ha anche una trial (sempre aggratis) di 7 giorni, che dà accesso a tutti i 111 podcastini non poi così clickbait che abbiamo registrato dietro paywall. C’è roba discretamente fica. E se ti abboni puoi usare anche l’app di Spotify per sentire Calzati che parla di indie finti.
Che cazzo mi ascolti parlare di Dio se puoi vederlo in faccia?
Di Punished “Venom” Iacullo
C'è talmente tanta letteratura che su Metal Gear è stato detto tutto. E pure il contrario di tutto, visto quantə infedeli si ostinino ancora oggi a non riconoscere il valore del Vangelo secondo Hideo, gli indubbi meriti di un uomo che si è fatto Verbo cambiando per sempre la lingua che parlano i videogiochi.
Davanti a Il ritratto di Dorian Gray non ti chiedi se vale la pena leggerlo. Lo leggi. Cercando di capire se questa volta sei invecchiatə tu o il quadro.
Vale la stessa cosa per Metal Gear Solid. La camera fissa, la grafica cubettosa, Snake che dice che nei film l'eroe salva sempre la ragazza senza capire di essere inconsapevolmente vittima del patriarcato, sono cose che ha senso giocare con 25 anni di input lag? Psycho Mantis senza la Memory Card di PlayStation 1 e senza switchare fisicamente la porta a cui è attaccato il controller è ancora Psycho Mantis?
Sons of Liberty è ancora una gigantesca profezia, ora che s'è avverata? Snake Eater tiene il confronto con il Bond di Daniel Craig?
Non posso rispondere per te. Per me è stato sì, per l'ennesima volta sì. Ma io sono di parte e questo "sì" è fondamentalmente inutile. Ti posso solo dire che per un attimo rigiocandoli mi sono dimenticato che Konami dispensa pachinko e dispiaceri dal 2014, l'anno di The Phantom Pain.
Però davanti a quello che è il volto di Dio non posso dirti di non provare almeno a guardarlo.
PALINSESTO (SAN GIOVANNI) DELLA SETTIMANA
La live di mercoledì non vuole essere un dissing o il solito discorso di “critica alla Critica” (che in questo caso non so nemmeno se definirei Critica).
Vuole essere un discorso complementare a quello di “Never Fade Away: la sfida di Cyberpunk 2077” che tratta tutto quello che è rimasto fuori dal documentario. La genesi del progetto, i problemi di crunch, il lancio del gioco e soprattutto il gioco così com’era e così com’è, cercando di capire se davvero sotto i bug c’era qualcosa di incompreso o parliamo di un’esperienza tuttalpiù mediocre.
Fade Away: la sfida di non dimenticare Cyberpunk 2077 è un tentativo di non dimenticare, appunto, Cyberpunk 2077.
Quello che nell’accademia si chiama paratesto, una testimonianza per chi inevitabilmente arriverà dopo e non potrà vivere il momento come l’abbiamo vissuto noi, ma tramite questa testimonianza potrà quantomeno ricostruirlo.
Fade Away è anche la beta di un format che io e Mario Cortese abbiamo in mente da un po’. Non la solita live “alla Gameromancer” col nostro taglio videoludicamente scorretto, ma manco troppo “DLC del podcast che si prende sul serio”. Una roba scalettata, ma con spazi per l’improv e il recupero della chat alla fine.
Quindi mercoledì alle 21:30 troverai live i faccioni di Pietro Iacullo (che schifo parlare di me in terza persona, quanto cazzo fa PSM?), del già citato Mario Cortese, dell’Avvocato Francesco Alteri e di Andrea Scibetta.
Vedi di vedere. Ovviamente su GameromancerLive.
Spammini Tattici Nuclerari™
Allora. Questa settimana La Voce della Ribellione ha raggiunto lə 300 iscrittə. Parte del merito è di
e di , le newsletter di Massimiliano Di Marco e di Francesco “Pacione” Stella che sono le uniche due newsletter che ci han messo nei consigliati. Incidentalmente sia Insert Coin che Storto domenica hanno tirato fuori due uscite che vale un sacco la pena spammare:Quella di Max è propedeutica a Fade Away, perché racconta di come Cyberpunk 2077 forse adesso sia “salvo” nella percezione che ha il pubblico, ma CD Projekt Red mica tanto — e forse per questo spende un sacco di soldi dal punto di vista dell’immagine per darsi una ripulita;
Quella di Pacione invece tocca un discorso che mi è molto caro su videogiochi e animali domestici. È una roba che mi è davvero cara come tematica, oserei dire che se Gameromancer esiste è anche per cosa mi è successo giocando a The Last Guardian mentre Loki se ne andava e non poterne parlare per linea editoriale, all’epoca.
Ti consiglio pesantemente di iscriverti a entrambe le newsletter. Max è l’unica persona nel settore giochini che chiamo “giornalista” senza intenderlo come insulto, e spesso e volentieri penso che faccia un lavoro complementare al nostro — sgravandoci dall’incombenza di fare informazione perché lui la fa meglio e in modo più credibile, così che noi ci si possa occupare di Critica e di temi sociali. Pacione è tipo uno dei pochi retrogamer che non è malato di retrofilia e anzi, racconta il vecchio senza cadere nella cosiddetta retrospettiva rosea. Esiste eh. Cercala su Wikipedia.
Leccate di culo a parte, nel resto del mondo:
Andrea Baiano Svizzero — da non confondere con Andrea Baiano Novi — ha scritto una recensione di Cocoon su Medium. Fuori tempo massimo, senza voto e presumo senza incularsi di pezza le regole che l’Algoritmo impone per essere vistə. Mi è piaciuta di brutto;
Gabriele Carollo s’è un po’ tiltato perché Calzati nello scorso episodio paragonava Breath of the Wild e Red Dead Redemption 2. Ne è seguita una discussione molto fica sul gruppo telegram JoinTheRebellion, per cui mi pareva giusto riproporre l’articolo sulla questione di Gabriele. Anche se è su Everyeye;
Zona Warpa ritorna in formato “light” a Bologna dal 18 novembre. Vedi di vedere;
Last but not of Us, Amaterasu sul blog ha tirato fuori una riflessione sull’Internet, l’odio e su come spesso usiamo a cazzo di cane ambedue le cose;
Polizia pulizia del tono
Pietro “Phatejoker” Iacullo
È in pratica da quando Gameromancer ha smesso di essere “un podcast di I Love Videogames” per diventare “il podcast videoludicamente scorretto” che qualcuno o qualcosa prova a farmi sentire sbagliato per il linguaggio che viene usato. Forse anche da prima, perché ho un netto ricordo di Calzati che in uno speciale di Ilovevg inserisce un “al cazzo” gratuito dopo la parola “grazie” e chi revisionava i pezzi all’epoca viene a lamentarsi con me perché quella cosa non andava bene.
Oggi in realtà non ho problemi ad ammettere che quasi tutto quello che abbiamo fatto su Ilovevg negli ultimi anni fosse provocazione gratuita. Sfidavamo i limiti che ci venivano imposti, scrivevamo recensioni che assomigliavano più a “speciali con il voto” e speciali così personali da essere definiti “supercazzole”. C’eravamo inventati i “racconti ludici”, de facto fan-fiction ambientate nei videogiochi di cui avevamo voglia di parlare. Tipo questo a tema Metal Gear.
Sognavamo una libertà che ci veniva negata, e questo alimentava la nostra rabbia. Che poi è esplosa a Natale 2018 quando abbiamo lanciato Gameromancer.com.
Io e Calzati avevamo capito una cosa. Era perfettamente inutile provare a fare il clone di Multiplayer.it. Non potevi competere sulle notizie, e l’unico modo che conoscevamo per avvicinare le persone era fare una cosa che mi permetto di pensare facciamo piuttosto bene: scrivere. Scrivere qualcosa che suonasse fresco, anti-convenzionale, che paradossalmente ridesse dignità alla parola scritta anche quando quella parola era sborra. Hai mai cliccato sul link in fondo alle rece™ che dice “guida ai voti su Gameromancer”? Rimanda ad una SegaMentale dove in effetti c’è una sorta di traduzione della scala di voti che utilizziamo. Ma più in generale è una storia di finzione che funge anche da meta-manifesto per chi eravamo alla fine di quel 2018. È grezzissima, addirittura le parolacce sono pure censurate. Ma ricordo ancora quanto cazzo è stato liberatorio poter fare questa cosa inutile e senza senso senza che qualcuno mi dicesse che era inutile e senza senso.
Strada facendo c’è successa una cosa che non pensavo potesse mai succederci: siamo cresciutə. È arrivata gente in community che ha cambiato la nostra sensibilità, altra gente che si è affiancata a noi “fondatori”. Altra gente è andata via creando spazi che le nuove leve hanno scoperto di saper riempire. Le parolacce, la sborra, hanno cambiato di significato. Non eravamo più ragazzini arrabbiati, ma attivistə che urlavano le loro preoccupazioni per la direzione di merda che ha preso questo mondo usando i videogiochi come pretesto per farlo.
Ora so quanto è importante che il tuo contenuto, qualunque forma abbia, sia prima di tutto intrattenimento. Stile anche al di sopra della sostanza, se vuoi. Questa cosa l’ho sempre pensata, ma è grazie a Fra che è diventato un pensiero formalizzato dalla vaga idea senza forma che era. Il podcast deve parlare di temi importanti — a volte anche di temi complessi — senza risultare una palla al cazzo. Deve riuscire là dove l’accademia e i suoi emuli hanno fallito. Anni fa abbiamo registrato una sorta di post-mortem del progetto Deeplay, che proprio su questo aspetto si era schiantato contro la spietata e banale realtà dei fatti non riuscendo a diventare economicamente sostenibile. Lungi da me dire che Gameromancer lo sia, ma più di qualcosa ogni mese entra in cassa.
Se il podcast ha quasi 1600 follower su Spotify il motivo è che per qualche motivo riusciamo a dire cose interessanti con un linguaggio che intrattiene per un’ora.
In un settore dove anche i giganti stanno fallendo, vedi tutti i siti generalisti esteri che hanno chiuso le loro game division e dove anche nella stampa di settore si taglia e si ridimensiona, penso che non sia per un cazzo poco. La bolla del videogioco in Italia è abituata a fare questa riduzione all’influencer bruttə e cattivə che può dire le cose e risultare piacente anche se nella descrizione c’è l’hashtag #adv, mentre lə giornalistə di turno si prende dellə corrottə a prescindere dal voto che dà a qualcosa che la gente manco ha ancora giocato. La verità è che molto banalmente l’influencer è più bravə a fare spettacolo. Per anni abbiamo pubblicato comunicati stampa col voto in fondo, e adesso l’unica cosa che tiene un minimo attaccata la spina è proprio quel numerino. Peccato che sia come un buco nero che fagocita tutto il dibattito. In questo contesto la sborra non mi serve per fare più likes. Magari è anche funzionale ad attirare certe attenzioni, ma il punto del discorso è fare qualcosa che lasci un seme — pun intended — in chi ne viene a contatto. Magari gli farà cacare. Magari invece gli renderà più digeribile una riflessione che parla di ludologia vs narratologia. Accettiamo tutto quello che ne viene fuori.
Sei liberə di dire che non ti piace. Sappi che però è trent’anni che le cose si fanno come dici di volerle te, e oggi siamo nella merda.
Quindi forse a nessunə frega un gran cazzo di un dialogo sui giochini fatto così?
“Se usi quel linguaggio te le cerchi”. Come le tipe in stazione con la gonna
Maura “Mewra” Saccà
Pietro ha parlato della sua esperienza su GR e cosa lo ha spinto a creare Gameromancer. La rabbia. La rabbia trasformativa. Quella rabbia che noi de sinistra non utilizziamo per massacrare i gay in metropolitana o mettere i neri in carcere, ma per *creare spazi collettivi in cui tutte le persone che finora sono state silenziate hanno diritto di parola* (No, i fasci no perché hanno parlato e parlano abbastanza).
Quello di Gameromancer viene definito spesso un “taglio”. Gameromancer ha “quel taglio lì”. E “quel taglio lì” richiama “quegli atteggiamenti lì”.
Quante volte l’abbiamo sentita la frase “Beh se usi quel linguaggio, ti devi aspettare che arrivino quelle persone che fanno commenti tossici”.
Allora iniziamo da qui, dal fatto che questa frase è victim blaming. Questo è il ragionamento per colpa della quale le manifestazioni in piazza vengono represse nella violenza. Anche manifestazioni non violente, e sapete perchè? Perché il problema non è dire le cose con calma o urlando, il problema è dirle e basta. Questa frase lascia sottintendere il fatto che “Se quella stessa cosa l’avessi detta pacatamente, forse ti avrebbero ascoltato.” SPOILER: IL CAZZO CHE NO. Questa è una balla che ci rifilano sin da piccol3, da quanto la maestra poteva urlarci in faccia, ma noi non potevamo parlare a voce alta. Chi è messo in posizione d’ascolto è ricettivo sia verso chi parla con calma e pacatezza, sia verso chi usa un tono incalzante, grezzo, talvolta aggressivo nel fare comunicazione. Puoi avere una preferenza? Ma certo. C’è, tra le due, una comunicazione più GIUSTA DIVINA DECLAMATA DAL SIGNORE DEI PROFESSORONI? No.
Tra l’altro, non ho mai sentito nessuno all’interno di GR che si lamentasse di risposte adeguate ai nostri toni, nessuno in Gameromancer ha mai pensato che gli altri non si possano incazzare, o non possano essere in disaccordo con quanto detto. ANZI. Rispondiamo anche noi a tono? MA CERTO. E’ quello che ci infervora. Io la furia cieca di 15 anni di discriminazioni nell’ambiente videoludico devo pur sfogarla da qualche parte. O no?
E’ proprio questa la differenza, noi non invalidiamo chi utilizza toni pacati e soprattutto noi non invalidiamo la rabbia degli altri - fintanto che non insulta personalmente o dice fascistate OVVIAMENTE.
Al contrario, con noi viene fatto costantemente. Anche, e soprattutto oserei dire, da chi la pensa come noi.
“Molto spesso condivido il contenuto, però il tono non mi piace”. “Non condivido i toni, però quello che c’è scritto è interessante”. “Che ne pensate di scrivere la stessa cosa, ma con dei toni più normali?”. Avete mai sentito dire “Condivido il contenuto, però la prossima volta infilaci più rabbia dentro”?. E, quindi, ve lo dico io. Adesso. INCAZZATEVI PORCO IL CLERO.
Incazzatevi perché se continuiamo a pigiare educatamente l’indice sulla spalla di chi ha tutti i cazzo di privilegi di questo mondo, veniamo scrollati via con ancora più facilità. “Salve governo, potrebbe smetterla di negare la crisi climatica e fare qualcosa per il pianeta se no moriremo tutti? Con affetto, Ultima Generazione.” “Ma assolutamente belle signorine, come siete giovani, prego forniteci le vostre proposte.”
E dopo aver parlato degli “alleati” privilegiati, parliamo dei veri fautori del Tone Policing. Le teste di cazzo che non riescono a sostenere una discussione basata su ragionamenti e argomentazioni, e proprio per questo motivo, invece di ribattere a ciò che è stato portato sul piatto, invalidano il tono.
E’ la classica fallacia logica che si utilizza nei confronti delle persone che hanno dato un’argomentazione valida a un problema, magari sistemico, dicendo “Innanzitutto, abbassa i toni”, dicendo “Stai calma”, dicendo “Possiamo parlarne da adulti invece di urlare?”. Perché cazzo non mi rispondi invece di infantilizzarmi? Perchè cazzo l’unica argomentazione valida che riesci a trovare è attaccare i miei toni piuttosto che ciò che ho detto? Forse mi incazzo perchè tutte le altre volte che ti ho fatto notare una cosa pacatamente, l’hai sminuita e invisibilizzata?
E sì, ci incazziamo ancora di più se ci rispondete così, ma ormai noi abbiamo imparato che la rabbia è valida, che la rabbia è fuoco, che la rabbia trasformativa è quella che vi fa più paura. Piccoli cuccioli fragilini senza argomentazioni.
Ci vediamo all’inferno.
Ci vediamo all’inferno, peccato che però ci siamo già. Questa settimana per esempio leggevo un post molto amaro di una persona che era nel giro della critica ai giochini fino a qualche mese fa, poi il portale ha chiuso e adesso non riesce a trovare spazio (e, lecitamente, vuole una platea più vasta di quella che avrebbe aprendosi un blog). Sotto quello stato c’erano diverse testimonianze simili.
Il settore non ha spazio per tuttə.
Anzi, leviamo dal cazzo quella schwa, perché siamo la sagra della salsiccia e se c’hai la vagina lo spazio non lo trovi di default. E se per qualche tiro di dadi lo trovi è perché appunto l’hai data in giro, lo dice un tipo che sta dove sta perché è amico del caporedattore di turno o è raccomandato a vario titolo. Pure io alla fine in TGM sono entrato perché cercavano gente e Calzati ha fatto il mio nome, eh, non per chissà quali meriti intrinsechi. Poi non mi hanno sfanculato nonostante sia una penna scomoda perché evidentemente checché se ne dica in giro non piscio dal ginocchio, però va riconosciuto che è stato un tiro di dadi. A volte esce 6, a volte esce 1.
Questo non giustifica in alcun modo il settore. Perché lo spazio una volta c’era, solo che poi hanno iniziato a chiudere le riviste, ad abbassarsi le paghe (mentre gli editori fatturano cifre a sei zeri, basta farsi un giro sul sito dell’Agenzia delle Entrate) e adesso stanno chiudendo pure i sitini. E i sitini stanno chiudendo anche perché chi adesso non trova spazio e ce l’aveva quando era dentro il sistema ne era al 100% asservito e se gli facevi notare delle criticità ti dava del rosicone invidioso della mancetta che gli amolla IGN.
Finché avevi un privilegio non te ne fotteva un cazzo di chi non lo aveva. Ora lo hai perso e fa male. E lo capisco. E mi dispiace, davvero, anche se sei in buona parte causa del tuo male.
Posso testimoniare con piacere che i Toni™ sono stati il fattore che mi ha portato dal "leggiamo sti tizi" a "joiniamo (silenziosamente nel mio piccolo) la ribellione".
La vita non è un pranzo di gala, cazzo
Il discorso su MGS è molto complesso e probabilmente bisognerebbe estenderlo un po' a tutti i giochi: quando un videogioco smette di essere attuale?
su MGS2 la cosa è evidente: essendo praticamente un qualcosa che ha analizzato il futuro in maniera incredibile e in tempi non sospetti, quando quelle cose di sono avverate e sono diventate realtà è diventato anacronistico.
Un po' come dicevamo tempo fa di Ocarina of Time: è la base dei giochi moderni.
Se affrontato oggi senza contestualizzarlo nel passato, si ha la sensazione che sia un gioco ignorabile perché fa quello che fa ogni gioco 3D uscito dopo.
Il videogioco smette di essere attuale quando quello che porta in grembo, sia esso il suo messaggio o il metodo che utilizza per comunicare, diventa uno standard.
Per questo quando si parla di retrogaming si dovrebbe iniziare a contestualizzare il periodo d'uscita e a studiarne anche il processo di sviluppo.
Credo che prodotti come quello del making of di karateka siano una manna dal cielo e aiutino a comprendere il motivo per cui i titoli soggetti a quella ripubblicazione siano importanti.
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La combo dei due pezzi finali è giusta e sacrosanta: per un periodo c'ero cascato anche io.
Ma poi sarà stato il fatto che sono cresciuto, o quello di essere andato a fondo alla questione e beh, la prospettiva è decisamente cambiata.
Anche perché ho trovato persone che si sbattono il cazzo per portare avanti la loro voce e che organizzano iniziative molto interessanti e che paradossalmente chi avrebbe più potere economico non ha nemmeno interesse a fare.
Poi vabè, sapete bene come la penso di chi si immagina Pietro come un mostro a tre teste pronto a incenerire le mamme delle penne più prezzolate.
Dite le cose come stanno e per me condannate ciò che fa schifo del settore editoriale videoludico.
Bene così: e facciamo tuttə merdate prima o poi, ma basta riconoscere un errore e correggerlo, sempre se si è in buona fede.
E nsomma via: anche stavolta la mia appendice l'ho aggiunta.
Devo sentire la monografia Nintendo, appena ho un attimo di tempo!