Il "Git Gud" se lo può permettere solo Miyazaki
From Software è più autoriale, meno avida o semplicemente più giapponese dei competitor?
La notizia della settimana è che Lies of P., a ridosso dell’uscita dell’espansione Overture, verrà aggiornato per aggiungere i livelli di difficoltà “facile” e “normale” (mantenendo quello attuale come “difficile”).
L’argomento era stato mezzo-sfiorato tempo fa all’annuncio della difficoltà Unbound in Dragon Age: The Veilguard. Qui la questione però è un po’ diversa.
Perché è così difficile parlare di difficoltà senza sembrare Salvini?
È solo una semplice e fottuta questione di soldi, perché se tuttə possono giocarlo allora tuttə possono comprarlo.
Laddove Bioware aveva concepito la difficoltà già durante lo sviluppo, qui Neowiz l’ha aggiunta in modo posticcio e con l’obiettivo (dichiarato esplicitamente) di raggiungere più giocatori. Leggasi: di vendere più copie.
L’argomento, ad ogni modo, è stato affrontato da un Davide “Celens” Celentano che questa settimana ha fatto i numeroni perché contestualmente a Neowiz che fa cose ha finito pure lui Clair Obscur: Expedition 33 e ho bellamente approfittato delle sue parole per vendere il podcastino che abbiamo registrato a tema…
[podcast] Clair Obscure: Expedition 33 spiegato bene
Nota: dopo una mezz’ora dall’inizio della puntata si inizia a spoilerare pesante. La cosa viene esplicitata in tutti i modi possibili, ma ribadisco: quando senti le parole “Corinne Cléry“ continua a tuo rischio e pericolo.
Quando sei giovane stai con Maelle, è quando diventi adulto che inizi a vedere le ragioni di Renoir.
Il finale di Clair Obscur è uno dei più impattanti che io ricordi e mi ha fatto rivalutare ancora più in positivo un videogioco che fino a quel momento mi stava piacendo molto ma non mi aveva emozionato particolarmente.
E invece i ragazzi di Sandfall hanno deciso di andare all in fino in fondo con questo progetto e sono stati coraggiosissimi in tutte le loro scelte fino alla fine.
Dopotutto la vita è una merda e quando accadono cose davvero tragiche non ci può essere lieto fine che non comprenda estrema sofferenza prima.
Il mondo che vorresti nella tua fantasia non potrebbe esistere nemmeno se potessi letteralmente fargli prendere vita tu stesso. Qualcosa o qualcuno deve essere sacrificato nel processo.
E quindi no, tu giocatore che stai aspettando da almeno 20 ore di rivedere QUEL personaggio perché ti stava simpatico, non potrai averlo.
Non senza strapparti qualcosa da dentro. Non senza guardarlo e pensare che non sei contento lo stesso.
Perché quel che è successo ormai è successo. E bisogna per forza farci i conti prima o poi.
[segamentale] Lies of M.(arketing)
di Davide “Collodi” Celentano
Nell'industria videoludica il Git Gud te lo puoi permettere solo se ti chiami Miyazaki.
Almeno, questo è quello che si evince dalla decisione degli sviluppatori di Lies of P, che aggiungeranno al DLC in uscita a fine anno la selezione di 3 livelli di difficoltà. Poi però vai ad approfondire e scopri la motivazione dietro questa scelta, che è sempre la stessa un po' per tutti: raggiungere un pubblico più ampio.
Che i più maliziosi di noi finiscono sempre per leggere: apprezziamo molto i soldi e ci piacerebbe averne di più.
Potrebbe sembrare il solito discorso elitista di chi si misura il membro in spade lunghe, ma in realtà è solo il semplice ragionamento di una persona che pensa che i videogiochi siano arte e non debbano rispondere a fredde logiche di mercato ma a calde visioni artistiche. Almeno quando hai una fanbase già bella grossa e non rischi di scomparire al prossimo flop di vendite.
Chi ricorre alla selezione della difficoltà sembra sempre non volere o non sapere bilanciare bene i giochi, e questo è un problema di design. E infatti, secondo la modesta opinione di chi scrive, Lies of P ha dei problemi di bilanciamento, soprattutto considerando che non è un'esperienza aperta ma lineare.
Sembrava comunque una buona base da cui partire per migliorare. Solo che noi pensavamo potesse crescere la qualità.
Loro evidentemente si sono concentrati più sul conto in banca.
Altre cose successe nel mondo dei giochini
Da oggi comprare i giochini di Microsoft è un atto politico.
di Pietro “Phatejoker” Iacullo
Microsoft ha deciso di bloccare l'accesso all'account email di Karim Khan, il procuratore capo della Corte Penale Internazionale. Il blocco è una rappresaglia che arriva dopo che lo scorso febbraio il presidente Trump aveva colpito Khan con una serie di sanzioni.
Ma rappresaglia per cosa? Per dei mandati d'arresto emessi dalla Corte Penale Internazionale, che riguardavano tra gli altri Netanyahu, il Primo Ministro israeliano.
La cosa peggiore non è che Microsoft abbia preso una parte (che è pure quella sbagliata), ma che si possa permettere di farlo perché tutta la società occidentale dipende da Microsoft.
Usiamo i suoi sistemi operativi, scriviamo nei nostri curricula che sappiamo usare il loro pacchetto Office, ci appoggiamo ad Azure per i nostri cloud e sì, giochiamo i loro videogiochi nel tempo libero. Giusto l'altro giorno è uscito Doom The Dark Ages.
Mentre siamo qui a balbettare stronzate sul separare opera e autore per addormentare le nostre coscienze succede che abbiamo ceduto grossi pezzi della nostra libertà ad un'azienda che ci ha appena dimostrato che quando Trump chiede di saltare non chiede nemmeno quanto in alto, salta e basta. Un po' come gli ospedali sulla Striscia.
Non sono io che ho reso questo discorso politico, è Microsoft che s'è messa su questa strada. Oggi è la Corte Penale dell'Aia, domani potrebbe essere un qualunque Stato sovrano e a noi toccherà scegliere se rinunciare a Call of Duty o finanziare un golpe.
E per questo dovresti essere incazzato con Microsoft a prescindere dalla console che hai sotto al televisore e dalla casella che spunti sulla scheda elettorale.
Ed anche il PlayStation Stars si unisce alla lista delle robe "4 the players" accoppate da Sony.
di Richard “Amaterasu” Sintoni
Non mi soprenderebbe se tu in questo momento ti stessi chiedendo di che cazzo sto parlando, visto che Sony 'sta cosa l'ha pubblicizzata una merda.
Per fartela breve, il PlayStation Stars era un programma di fedeltà che ti sganciava dei crediti quando facevi cose tipo aggiungere fondi al portafoglio, comprare giochi Digital, pure sbloccare determinati trofei eccetera. Crediti che poi potevi usare per riscattare cazzatine tipo collezionabili da mettere in bacheca oppure ricariche per il portafoglio. Pure giochi completi.
E nonostante l'app PlayStation sia una merda che spesso ti costringe a farti fare più volte il login manco stessi entrando a Fort Knox lo Stars era una figata.
Era pure un incentivo a comprare i giochini digital (roba che agli studi piccoli fa molto comodo) per reinvestire i crediti in altri contenuti. Fossero anche i cazzi di crediti di Destiny 2.
Sony però a quanto pare non ha intenzione di proseguire, perciò dopo appena 2 anni il programma fedeltà andrà in rottamazione questo novembre. Con la promessa paraculissima di rilasciare presto qualcosa di fresco e vantaggioso per l'utenza.
Peccato per quel caro vecchio "4 the players" sempre più nella bara, che per una volta che avevano fatto qualcosa di figo hanno deciso di trasformarlo nell'ennesimo chiodo per chiuderla.
Ne darà il triste annuncio "4 the buyers".
Iniziarono dicendogli di giocare online solo 3 ore.
di Pietro “Phatejoker” Iacullo
"È giusto così", risposero i nostri genitori, "alla tua età andavo a juca' a 'o pallon o al suo equivalente in mandarino". Se ci pensa lo stato a controllare che cazzo fai non ci devo pensare io e posso tornare a impiegare il tempo sprecato a fare il genitore per fottermene. Magari iddio lo facesse pure Mario Draghi, così posso sputtanarmi il reddito di cittadinanza alle macchinette in santa pace.
Continuarono togliendogli i gay dai giochini.
"Giusto pure questo", risposero quelli che è già tanto se i giochini li giocano, figuriamoci capire che vuole dirti quel pirla dell'autore. "La politica la vogliamo fuori, questi hanno già pure troppo spazio e non si può più dire niente per strada o allo stadio, figurati se li rappresentiamo pure nell'intrattenimento". Perché la politica è sempre meglio lasciarla fuori, soprattutto fuori di casa che se no poi a Natale litighi con lo zio che salutava sempre, ma col braccio destro alzato.
Il prossimo passo sarà togliergli direttamente le parole, perché voglio vedere come esprimi il concetto di libertà se nel vocabolario al suo posto c'abbiamo scritto "suca".
A quel punto, forse e dico forse, pure voi vi accorgerete che il problema non sono i cazzo di videogiochi, ma le stronzate che ci raccontiamo pur di girarci dall'altra parte.
Questo post era stato pubblicato originariamente il 7/10/2021. Ho pensato di riproporlo perché ci vedo un inqietante collegamento col discorso Microsoft & Israele che si faceva poco sopra.
Come rimango informato?
Il meglio che possiamo fare, purtroppo, è giocare a casa delle multinazionali che finiranno per abusare del potere che gli regaliamo per fotterci a sangue nel culo. E quindi presidiamo Instagram, Tiktok e YouTube, sapendo che Zuckerberg è una banderuola che si ammaina nella direzione del vento che tira e che la Cina è un problema e TikTok ne è una delle armi più insidiose.
Non fare l’errore di credere che Substack sia libero e non sia l’ennesimo compromesso a cui il capitalismo ci costringe, visto che la piattaforma se ne strafotte dell’essere utilizzata da tantissimi creator neonazisti che però in questo periodo storico portano traffico e abbonamenti quindi soldi quindi tutto sommato noi ospitiamo solo i loro contenuti, che suona tanto come un “eseguivamo solo gli ordini” detto in un pomeriggio di ottobre a Norimberga.
Fa tutto schifo. Ma in qualche modo devo riuscire a raggiunerti per parlarne. E quindi metto le mani nella merda, sperando di preparare il terreno per quelli che verranno dopo.
[spammini] Ubisoft: storie di fallimenti con stile
Era un bel po’ che non spammavo qualcosa di mio scritto su TGM qua. Mi permetto di fare un’eccezione perché dietro questo speciale c’è un po’ più di effort del solito visto che beh, Ubisoft è stata una grossa parte del mio background da videogiocatore.
E ha fatto anche cose buone. Spesso quando non aveva senso farle. Tipo quelle raccontate qua →
Sto giocando Doom: The Dark Ages e, premesso che al momento in cui scrivo ho fatto solo i primi due livelli (ma se stai leggendo queste parole la sensazione è sopravvissuta ad un weekend di spari e smembramenti), mi sembra uno dei Doom più pacco mai usciti sugli scaffali. Eppure se ne è parlato coi soliti superlativi.
Ho giocato Clair Obscur ossessivamente e t’ho scremato le palle a furia di parlarne a questo punto – giuro che è finita. Per un po’ almeno. Capisco già di più l’entusiasmo in questo caso, perché Clair Obscur è un livellatore che parla di esperienze con cui è facile empatizzare, perché è molto probabile che siano le nostre esperienze di vita. Però ha una marea e mezza di difetti, e come dicevo in podcast è un bellissimo gioco nonostante questi limiti. Eppure, anche qui, solo superlativi assoluti. Nessuna analisi a fuoco. Nemmeno da parte dei sedicenti esperti Game Critic.
Sono uscite le anteprime di Death Stranding 2 e ormai lo sai, Kojima è l’Unico Vero HiDio e io sono il suo sacerdote, però anche lì solo superlativi assoluti da parte di gente che è andata in Giappone a provarlo e ha intervistato HiDio, e che quindi chiaramente ha un bias.
Nel 2015 ero alla Paris Games Week su invito di Sony, e finita la presentazione sul palco ricordo di aver scritto in chat a chi era rimasto a casa quanto fosse stato tutto molto più fico dell’E3 visto da casa. Penso che mi sarei limonato pure David Cage dopo l’annuncio di Detruà Become Humàn. Non ero lucido manco per il cazzo.
Ero un ragazzino che si stava facendo succhiare il cazzo dalla sua azienda preferita di giochini. Non dovremmo mai prestarci a queste stronzate.
Il comune denominatore di tutto questo e di un sacco di altri casi che potrei citare (la presa bene per l’uscita di Switch 2 venduta a 510 bombe, Metal Gear Solid Delta a 80 carte pure su PC e senza Kojima, la Collector’s Edition di Viva Pinata 5) è l’entusiasmo. Mi dirai che di per sè non è un male, e sarei anche d’accordo, se non fosse che l’entusiasmo in questo periodo storico è la cosa che ti impedisce di vedere chiaramente i problemi.
Non solo i problemi dell’industria del videogioco, più in generale i problemi che il mondo sta attraversando. E che decidiamo di non affrontare giorno dopo giorno, perchè è più facile litigare sulla sostenibilità del Game Pass, che discutere le conseguenze politiche delle politiche di Microsoft.
Soprattutto se magari speri che Microsoft ti paghi la prossima sponsorizzata.
Alla morte del Primo Cavaliere Jon Arryn viene scelto come sostituto da Re Robert. Indagando sulla dipartita del suo predecessore Pulciaro però scopre di una cospirazione degli errori grammaticali contro il trono.
La cosa preoccupante è che purtroppo Microsoft è una situazione di potere talmente grossa che non puoi rinunciare ai suoi servizi.
Anche se boicottassimo tutta la divisione gaming, Microsoft resta un problema.
Microsoft ormai è uno dei volti del capitalismo, purtroppo. (Azzarderei a dire che anche Israele, o meglio Nethaniyau e i pazzi sanguinari, lo siano)