Dissonanza ludocorporativa
La storia di come Sony non abbia capito un gran cazzo di Horizon: Zero Dawn
Di giochi le cui vicende IRL sono dissonanti rispetto a quello che volevano raccontare ce ne sono una marea. È inevitabile: dove noi vediamo un’opera (vediamo davvero un’opera? Non ci metterei la mano sul fuoco) loro vedono un prodotto, e le tematiche e i messaggi che ci sono dentro sono soltanto cose da cui spremere qualche moneta per permettere agli azionisti di comprarsi la bamba che poi li induce a comprare altre azioni.
Solo che ad Horizon ‘sta cosa succede ad ogni release, e si passa dal Plusvalore al Plusvaloy.
Prima di fare per l’ennesima volta i comunisti del videoludo ti becchi lo spam dei podcastini dove… Effettivamente facciamo anche qua i comunisti del videoludo. Però prima ancora…
VINCI B-HUMAN!
Fino al 31 ottobre è possibile vincere una copia di B-Human: vite di seconda classe nell’industria dei videogiochi compilando questo Google Form.
Cos’è B-Human? Il libro che io e Alteri abbiamo scritto dove si parla di un po’ di schifo che circonda i videogiochi. Puoi ordinarlo in libreria o comprarlo sull’Amazon.
Perché dovrei leggerlo? Rubo le parole di Claudio Magistrelli su PoteriArcani La Rivista Ufficiale™ per spiegartelo.
Nota: sia io che Fra scriviamo anche su TGM e non è un mistero. Claudio cura da tipo sempre la rubrica “Antica Libreria TGM” e ha deciso lui di sua sponte di coprire il libro. Cosa che chiaramente ci fa un sacco piacere
e ci renderà incommensurabilmente ricchi LOL CREDICI. In ogni caso è doveroso segnalare che la copia a TGM è stata inviata dall’editore.
I podcastini clickbait™
La prima volta non si scorda mai
Che gioco faresti giocare ad un amicə che ti arriva in casa all’improvviso, ti chiede “mettiamo su un giochino?” MA non è assolutamente avvezzə ai videogiochi? Ce lo ha chiesto Briefcade sul gruppo per i Patreon “Adotta un DAMS a distanza” (puoi entrare con 1€ solo!) e ci abbiamo ragionato un po’. Ed effettivamente era materiale da puntata del podcast dove oltre a tirare fuori un elenco di videogiochi adatti allo scopo e discuterne si potevano fare tantissimi ragionamenti sull’accessibilità del medium e sul suo linguaggio, che ormai è pieno di convenzioni che diamo per assodate ma non lo sono.
Si poteva, però Alteri era nella sua modalità EvilFra e ha aperto il discorso parlando della masturbazione dei suoi genitori. Poi peggiora pure, eh.
La crisi di Ubisoft e gli affitti a Milano
C’è chi mette in correlazione l’uscita di Neva con le leggi sulla maternità surrogata, io invece preferisco parlare di problemi che esistono piuttosto che andarmeli ad inventare (per parlare male di giochi che non si è manco capito, poi).
Ubisoft sta revocando lo smart working per alcune sedi europee. Queste sedi europee sono accomunate da una cosa: il costo della vita folle. E infatti dentro c’è finita pure Milano. In puntata si parla di com’è vivere nella city (chiamando in causa due stronzi che ci han vissuto per anni), di che problema sia che non esista un CCNL specifico per chi fa programmazione e insomma, livelli di comunismo ragguardevoli.
Horizon: Zero Dawn, ma tanti paradossi
C’è un momento preciso in cui mi sono innamorato di Horizon: Zero Dawn.
Non è nemmeno un momento giocabile, è uno di quegli odiosissimi log testuali che odio quando mettono nei videogiochi perché leggerli sulla televisione è scomodo in culo. Eppure è li che mi sono innamorato di Horizon.
In uno dei punti dati dove si racconta la storia del progetto Zero Dawn c’è questa email mandata da Samina Ebadji a Travis Tate. È un passaggio in particolare di questa email che mi ha fatto impazzire:
Mi scalda davvero il cuore sapere che ho salvato l’umanità del futuro dall’ordalia di dover guardare non solo uno, ma tutti e sedici (!) i capitoli di “Costruire un millepiedi” [è una reference a The Human Centipede, n.d.r.]. Non si preoccupi, il materiale su Pasolini è già stato preservato. Estremo, forse, ma arte.
Samina Ebadji è la persona che si sta occupando di APOLLO, l’archivio con cui il progetto Zero Dawn vuole tramandare all’umanità del futuro il sapere raccolto, ben sapendo che la vita sta per estinguersi e rischia di essere perduto.
Come si decide però cosa preservare e cosa no? Dove si fissa il limite tra l’osceno e l’arte estrema, qual è la differenza tra Pasolini e The Human Centipede?
Non sono domande banali per un cazzo. Soprattutto se a porsele è un videogioco costato un centinaio di milioni che deve per forza vendere delle milionate se vuole preservare se stesso. E infatti è qui che mi sono innamorato di Horizon. Della sua lore, dei suoi messaggi politici che valgono molto più della struttura ludica copincollata da The Witcher 3 o dei dialoghi gestiti tutti come campo e contro-campo con una pigrizia da matita rossa visto che parliamo di un Tripla-A milionario. Delle domande che mi ha portato a pormi mentre giocavo, dell’abisso che c’è tra la caratura umana di Ted Faro – impossibile non rivederci il delirio di onnipotenza dei vari Bezos e Musk, ed è un gioco del 2017 – e quella di Elisabet Sobeck.
Sony di tutto questo se ne è bellamente battuta i coglioni portando avanti l’operazione Horizon: Zero Dawn Remastered.
Non voglio lamentarmi del fatto che stiano rimasterizzando l’ennesimo videogioco di ottava generazione proponendolo per una nona che a parte Returnal per il momento ci ha dato ben poco. Non voglio lamentarmi del fatto che siano passati solo 7 anni da Zero Dawn e che per quanto siano abbastanza per capire cosa voleva dire Guerrilla attraverso Ted Faro il gioco sia ancora giocabilissimo e godibilissimo in versione originale, tanto più che PS5 è pure retrocompatibile con PS4 e dovrebbe far girare il gioco in modalità PS4 Pro.
La cosa che mi fa incazzare è che Horizon Zero Dawn in versione originale non sia più acquistabile su Steam.
Horizon Zero Dawn Complete edition esiste ancora, ma è venduta solo in bundle con il suo remastered upgrade. Per ora è ancora possibile comprare questa versione su PlayStation Store, perché PS4 è in effetti ancora in produzione e quindi si sa mai se ne venda comunque qualche copia lì, ma per il resto ormai la nuova versione ufficiale di Horizon è quella rimasterizzata. PlayStation ha deciso che tutto sommato non è importante preservare l’originale di quel gioco che si preoccupava della preservazione.
È ancora peggio dell’Uncanny Valley [sto usando il termine in modo improprio, stacce] di The Last of Us Parte 1, che aggiornava alla grafica del 2022 un gioco del 2013 lasciandone lì tutti i difetti relativi all’IA col risultato straniante di star giocando qualcosa di vecchio ma con la grafica nuova: nel caso del primo The Last of Us c’era un oggettivo scoglio tecnologico che impediva alla versione per PS3 di essere giocata su PS4 (e quindi PS5) e PC – al netto di ricorrere a qualche emulatore nell’ultimo caso. Horizon invece non aveva bisogno di questo tipo di operazione, visto che oltre ad essere ancora compatibile con l’ultima PlayStation è uscito anche su PC. O per meglio dire, era.
In tutto questo PlayStation in questo momento è diretta da Hermen Hulst, che di Guerrilla è stato il co-fondatore.
L’abbiamo salutato come il CEO giocatore che avrebbe rimesso in carreggiata Sony Interactive Entertainment, ponendo fine all’era delle sceleratezze corporate di Jim Ryan dove tutto era orientato al profitto in spregio del motto “4 the Players”. È venuto fuori che anche il CEO giocatore, in fondo, è comunque un CEO, e davanti all’opportunità di rivenderci un pezzo del nostro passato recente rimasterizzato non si fa scrupoli. Nemmeno se questa è l’ennesima dissonanza ludocorporativa da infliggere all’IP che ha consacrato Guerrilla al grande pubblico.
Nemmeno se questo riguarda quello che probabilmente è uno dei giochi più significativi prodotti da un PlayStation Studio.
Notizie dal mondo dei giochini che ti faranno invocare il nome di HiDio invano
Neva è il gioco della tua vita.
di Pietro “Phatejoker” Iacullo
È un gioco sul tempo che passa, su come hai passato le tue primavere a giocare e adesso che sei arrivato all'autunno hai finito per diventare un tutorial per qualcun altro.
E va bene così, non senti nemmeno quella vocina in testa che si lamenta che ai tuoi tempi l'educazione era diversa e il game design era sostanzialmente una trappola per farti spendere tutta la paghetta in gettoni in sala giochi. La vita d'altronde è troppo corta per essere sprecata così, cercando di rendere miserabile quella di qualcun altro
Ad un certo punto vuoi solo che tutto quello che hai passato abbia un significato. Magari risparmi qualche sbattimento a qualcun altro.
Neva è essenzialmente uno specchio in cui vedi riflesso quello che ti è successo. Ci rivedi inevitabilmente qualche altro videogioco, perché funzioniamo così e guardando il rapporto tra Neva e Alba ripensi a Trico e al ragazzino, a Lana e Mui.
Ma pensi soprattutto alla tua famiglia e ai tuoi amici. Alle primavere che vi restano assieme. A quello che puoi fare con e per loro.
A quanto sarebbe figo fargli giocare Neva e parlarne davanti ad un fuoco in spiaggia la prossima estate.
Per un po’ di altre suggestioni sul giochino, c’è la rece sul Sacro Blog™
Comprare Sea of Thieves è stato il più grande errore della mia vita videoludica.
di Richard “Amaterasu” Sintoni
E non lo dico perché il giochino dei pirati non mi stia divertendo, anzi. Ci sono talmente sotto che senza rendermene conto ho iniziato a usare un gergo marinaresco degno di Hector Barbossa e il mio Spotify si è riempito di canzoni marinaresche di ogni tipo.
Non passa giorno senza che non dedichi un tot di tempo a rompere il cazzo alla ciurma che sta condividendo questi viaggi con me, che sia a radunarci sul ponte a suonare improbabili canti, a ubriacarci o andare a sfogare i peggio istinti per attaccare e razziare le altre barchette di gente come noi, che si stanno divertendo come noi.
È stato un errore perché Sea of Thieves sta cannibalizzando tutto il resto del mio backlog e non me ne frega assolutamente niente. Con buona pace pure per chi l'anno scorso s'è portato a casa il "Best Ongoing" meno sensato della storia dei cazzo di TGA.
Manco mi frega di essermi dovuto fare un account Xbox, con un sistema di associazione degli account che è scomodo come un chiodo nel culo per invitare gente in ciurma.
Sapete che c'è? Che comprare Sea of Thieves non è stato poi sto grande errore. L'errore è stato non prenderlo prima.
Posso avere della pecunia?
A proposito di Sea of Thieves, il Gameromancer Col Rolex™ di questa settimana è curato dal romano e dal francese e parla proprio del giochino dei pirati. Puoi ascoltarlo abbonandoti alla tier da 5€ del Patreon (o attivando la trial gratuita) cliccando qui o sulla grafichetta qua sopra.
Free to listen per tuttə e sempre a cura di Fra ci sono invece 45 minuti di rece di Card-en-Ciel, che parrebbe essere la versione weeb di Slay the Spire. E di Mega Man Battle Network.
Baldur's Gate 3 è più Kojima di Death Standing.
di Davide “Celens” Celentano
Ovviamente non intendo a livello di game design, che in quello a distanza di 26 anni da MGS (ma pure di 34 da Solid Snake) Hideo la insegna ancora praticamente a tutti, mentre Larian si è “limitata” a copiare DnD, e se fai notare che nel farlo se ne è portata dietro pure i difetti sei un coglione e devi stare zitto.
Intendo piuttosto nella scrittura, invece, e in particolare nel rapporto con i personaggi al di fuori del party. Tutti vogliono sfruttarti per i loro scopi e cercano di manipolarti in ogni modo possibile, non sai mai di chi cazzo fidarti e arrivi alla conclusione che semplicemente non puoi farlo con nessuno.
Arrivati al terzo atto qualsiasi prospettiva ti è stata ribaltata già più volte e capisci che non puoi fare affidamento realmente su nessuno.
Questo mood è alla base della scrittura della saga di Metal Gear, mentre viene quasi completamente perso in Death Stranding, che da un certo punto in poi è lineare come non si era praticamente mai visto prima.
Chissà che nel secondo capitolo non venga recuperato a sorpresa. Io nel frattempo ho parecchio su cui riflettere, che mi hanno appena proposto un patto demoniaco che potrebbe salvare il mondo.
E se ne volessi ancora?
Vieni a mettere il follow su Instagram e Tiktok. Vi risparmio lo spammino dell’altro trailer di B-Human perché che palle, ma tipo nel corso della settimana scorsa è nata l’esigenza di litigare con Elon Musk ed eccoci qui signor giudice.
Spammini Tattici Nucleari™
Se non vi piace God of War Ragnarök non moddatelo
Parrebbe essere partita la newsletter di
. Il primo argomento trattato è quella disgustosa mod per rendere Angrboda bianca in GoW Ragnarok per PC, su cui s’era già bestemmiato un paio di settimane fa ma quando si parla di fasci è sempre bene appropriarsi del motto latino repetita iuvant.Non si possono separare autore e opera. Dovremmo però evitare di fare una cosa che invece sta prendendo sempre più piede: rinnegare tutto quello che abbiamo visto in un’opera quando il suo autore (o nel caso dei videogiochi il suo publisher) si rivela essere una merda.
L’ex-CEO Sony invitava a posizioni democristiane sull’aborto nonostante in parallelo promuovesse Horizon Forbidden West sfruttando Aloy come placeholder per tutte le donne che avrebbero dovuto occupare un posto nella storia ma il patriarcato ha detto di no. Questo non cancella le cose che ho letto in Forbidden West.
Allo stesso modo oggi sono qui ad incazzarmi con PlayStation proprio perché Zero Dawn l’ho capito, e per quanto mi riguarda è roba mia. Non mi interessa se l’IP è la loro, quello che il disco mi ha trasmesso è e rimane mio. Com’è mia la scelta di condividerlo perché so che facendolo non mi sto privando di qualcosa, semmai sto restituendo qualcosa ad un’opera che ha provato a rendermi più consapevole.
Le aziende possono tenersi pure le Proprietà Intellettuali. La cultura rimane un bene pubblico.
Almeno finché avremo la forza di scrivere e di leggere queste stronzate ogni settimana.
Ogni tanto mi ricordo pure di ringraziare
che revisiona ogni settimana ‘sto casino e non lo fa pesare mai.
La Sony revisionista è quella che mi fa più schifo. Vuole cambiare la percezione dei suoi giochi sul lungo tempo.
"Quando è uscito Horizon: Zero Dawn, nel 2017, ammazza che graficone per l'epoca!"
È proprio tutto quello che non vorrei per il medium, perché ti impedisce, in un certo senso, di saggiare l'evoluzione, di vedere come il tempo che passa e la conoscenza levighino dei lati ruvidi dei giochi: siano essi un comparto grafico superato o un game design meno maturo.
Si appiattisce tutto, solo perché è bello essere ricordati come i migliori.