Viva la ̶F̶I̶F̶A̶ ̶ EA FC
Storie sui giochini di calcio che si intersecano con la nostra storia
Alteri c’ha preso gusto con questa cosa dei privilegi della casta e s’è fatto mandare #adv #gifted A Tale of Two Halves: The History Of Football Video Games, di Bitmap Books. Il libro è chiaramente molto fico e non contiene nessuna feature scritta direttamente da aziende dei giochini, che sarò old fashoned ma ritengo essere un pro.
Quindi questa settimana La Voce della Ribellione™ è quella di Fra e io mi dissocio, ci sto mettendo solo questa intro e forse ci infilo un outro non lo so dipende da quanto spazio avanza.
Podcastini clickbait™
Giochini che ti imparano il Game Design
Questa puntata farà girare particolarmente il cazzo a Luca Wright, però penso che siam tuttə d’accordo che se hai lavorato ad Alaloth dovresti perdere ogni diritto di parlare di videogiochi. Tranne su Parliamo di Videogiochi, ironicamente. Comunque in realtà abbiamo scammato brutalmente il format di un video di Game Maker’s Toolkit che aveva fatto la stessa cosa (pure su Substack peraltro) e c’abbiamo messo i giochini che avevamo in mente noi, cercando di non andare troppo sul trito.
Cioè io ho cercato di non andare troppo sul trito, Scibetta invece nonostante abbia proposto lui la puntata s’è messo a parlare di Hollow Knight.
CoDfortevole (ovvero Scibbie fa il Normie)
Perché la gente normale gioca a Call of Duty? Perché in certi casi ci continua a giocare anche sposat3 e con figli, perdendo ore la sera a intossicarsi? L'unica spiegazione che so dare, parlando per me, è che in fondo in qualche modo è defaticante.
Solite regole di ingaggio.
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I ringraziamenti a chi scuce il grano sono impliciti. Abbiamo speso dei soldi per comprare Neva a Scibetta e Mario & Luigi Fraternauti Balilla (o come si chiama) a Calzati. Quindi seguirà content™.
La storia dei videogiochi di calcio è anche la mia storia
di Francesco “TheLawyer” Alteri
I lavori di Bitmap Books sono eccezionali come sempre e non fa eccezione A Tale of Two Halves: The History of Football Video Games.
Non solo per la manifattura: con questo verde che ricorda un po’ il campo di calcio un po’ i tessuti delle maglie indossate dai giocatori, o anche il titolo incastonato in questo logo stile stemma ricamato sulla copertina, o ancora la geniale idea di usare come segnalibro dei lacci di scarpe; ma soprattutto per come hanno gestito quello che è un sottogenere di un genere (gli sportivi) difficile da incasellare.
È ovvio: calcio = FIFA, ormai è stampato nel cervello di qualsiasi giocatore e sembra quasi che il videogioco sul calcio si riduca tutto lì, in un gioco un po’ simulativo un po’ arcade dove o fai carriere allenatore con compravendite e compagnia bella, o scendi in campo con la tua squadra online o offline.
Certo, fa capolino tra gli hardcore gamer il nome di Football Manager, ma rimane quasi relegato nella società a un modo di intendere il videogioco complesso, difficile, non all’altezza dei grandi nomi come FIFA o PES.
Capita a volte che Football Manager venga trattato un po’ come la versione ridotta di FIFA e vi porto anche un esempio:
Mio padre appassionato di calcio più volte nell’arco della mia infanzia/adolescenza ha provato ad avvicinarmi alla sua squadra del cuore: La Roma, e lo ha fatto usando una mia evidente passione: i videogiochi. Capitava quindi che all’uscita del nuovo FIFA si andasse al centro commerciale per comprarlo e spesso i due titoli erano affiancati sullo scaffale. Mentre lui andava diretto verso l'obiettivo io mi soffermavo spesso a leggere il retro delle scatole di Football Manager (forse in questo caso conviene specificare che la saga di Football Manager è più giovane rispetto a FIFA essendo il primo capitolo del 2004, ma io nato nel ‘96 non ho questa percezione essendo in quegli anni in piena età infantile/adolescenziale).
Mio padre, quindi, una volta capito che ero più interessato a quel gioco che quello che lui voleva acquistare, veniva da me e mi proponeva il ragionamento più semplice e genuino che si potesse mai fare: anche in FIFA puoi avere la tua squadra, fare le tattiche, il mercato e tutte quelle cose che ti piacciono e in più puoi giocare la partita e il tutto allo stesso prezzo.
E questo ragionamento è frutto di quello che vi ho scritto prima, di questo fortissimo bombardamento di marketing fatto da EA rispetto a SEGA & co. e di come insieme all’ignoranza (in senso buono) nei confronti del linguaggio proprio del medium, porti a cancellare tutti i titoli che non siano FIFA o PES dalla memoria globale. E ci sta perché papà non poteva avere gli strumenti che ho io oggi per capire il motivo che mi fa ancora avere Football Manager sullo smartphone, e mi immagino solo quanto possa essere complesso riuscire a fare una cernita e una raccolta sensata di titoli che potrebbero tranquillamente fare la stessa fine di Keats: avere il loro nome scritto sull’acqua.
Bitmap Books c’è riuscita e lo ha fatto mettendo dei paletti ben precisi e uno fra tutti: deve aver portato un cambiamento importante nel genere e nella storia del medium.
E non bastano cambiamenti come EA che perde i diritti e cambia il nome di FIFA in EA FC, perché quello è sì un cambiamento importante ma riguarda più il branding dell’azienda e le sue implicazioni sul mercato che la storia stessa del medium. E quindi paradossalmente FIFA c’è perché è importante eccome nella storia, ma è circondato da un museo di titoli famosi e sconosciuti, addirittura italiani visto che ci sta Football Drama di Open Lab S.R.L. E io sono troppo contento di aver potuto mettere le mani su questo oggetto che preserva la memoria di una di quelle passioni che non ammetterò mai di avere.
Perché io i giochi di calcio li ho giocati da sempre anche se il calcio mi ha fatto sempre schifo.
Li giocavo al bar sugli arcade, li giocavo sul Nintendo DS in spiaggia, li giocavo sul mio primo computer assemblato con i miei. FIFA è stato uno dei motivi per il quale ho legato così tanto con mio fratello anche se mio fratello di sangue non è essendo il figlio del compagno di mia madre. Intere giornate passate con lui a cercare giocatori per l’unica squadra che piaceva a entrambi perché ci giocava Antonio Di Natale: l’Udinese. E io adesso con EA FC in qualche modo ci lavoro visto che sono colui che insieme al team di grafici di Infront Italy si occupa delle grafiche del circuito eSport della Serie A: eSerieA. E non potete immaginare gli occhi lucidi di mio fratello quando gli ho detto che sì, ero proprio io ad aver fatto quelle grafiche che lui aveva visto e apprezzato su Twitch.
Vuoi o non vuoi avere tra le mani questo libro è stato per me come vivere parte della mia storia fino ad oggi e per osmosi, pagina dopo pagina, quelle di mille giocatori appassionati o meno del calcio reale che hanno vissuto sulla loro pelle le emozioni di uno sport, digitale o meno, che, purtroppo mi tocca ammetterlo, nella sua semplicità ha cuore, grinta e riesce con un pallone e qualche colpo al momento giusto a fare goal nel cuore di milioni di spettatori/videogiocatori.
Aggiornamenti su cosa sta succedendo nei videogiochi
Se Giorgia Meloni non ha tutele sindacali beh, può farsi un’idea di come sia fare i videogiochi.
di Pietro “Phatejoker” Iacullo
Alla Premier anzi tutto sommato va anche bene, alla fine deve solo presenziare al Consiglio Europeo a Budapest (dopo aver schivato un confronto coi sindacati sulla manovra che evidentemente non era una priorità).
Un migliaio di chilometri più a nord a Varsavia fino a poco tempo fa dovevano lavorare anche nei weekend mentre il CEO dell'azienda raccontava agli investitori che la situa non era poi così male come la dicevano i giornali, salvo poi doversi scusare coi suoi dipendenti per aver minimizzato i loro problemi.
Senza manco dover andare all'estero qualche settimana fa a Milano i dipendenti di Ubisoft pur di poter scioperare hanno dovuto aderire al sindacato dei metalmeccanici, che per quanto sia la norma quando decidi di fare il programmatore in Italia rimane una stronzata perché io che scrivo codice ho bisogno di tutele diverse dei miei compagni che vanno in fabbrica.
E non ti dico nemmeno cosa succede dall'altra parte del mondo, dove il lavoro è meno tutelato di una specie in via di estinzione e le Rockstar e le Naughty Dog possiedono la tua vita, sono addirittura i tuoi stessi colleghi a farti pressione per rimanere a lavorare nei periodi peggiori perché se no rischi di bloccare il lavoro di tutti gli altri.
Giorgia Meloni magari adesso può iniziare a capire perché le stiamo rompendo il cazzo per la manovra.
Che ci piacerebbe non essere costretti a raggiungerla a Budapest, ma per rimanerci, perché ormai da noi il lavoro è un miraggio e dobbiamo cercarcelo in quello che era il lato sbagliato della Cortina di Ferro.
Giorgia Meloni in realtà ci sta trollando con quel messaggino letto in diretta ad "Un giorno da pecora" e non si renderà mai conto di un gran cazzo.
Però ogni tanto pure io ho bisogno di credere alle favole, e questa almeno è più credibile del taglio delle accise sulla benzina.
Nintendo sta effettivamente provando a scammare Palworld
di Richard “Amaterasu” Sintoni
Finalmente escono nuovi dettagli sulla questione dei tre "brevetti violati" da Palworld e, sorpresa delle sorprese, tutti e tre sono datati in tempi che definire sospetti è riduttivo.
Registrati tra il 26 febbraio e il 30 luglio del 2024 e approvati tra il 22 maggio e il 27 agosto, questi tre pezzi di carta partono dalle scrivanie ben dopo il lancio in early access di Palword, avvenuto il 19 gennaio di quest'anno, un filo fuori tempo massimo per dire "ma noi queste cose le facciamo da sempre!"
Insomma, poco sospetto iniziare a battere i pugni appena dopo un mese dal lancio del titolo che praticamente insegna loro come fare il giochino che la fanbase Pokémon chiedeva di avere da almeno una decade e mezza, no?
Le richieste di Nintendo e The Pokémon Company sono chiare: 5 milioni di yen (circa 30.000€) da sganciare subito più "altre sanzioni future". Quanto future lo sanno solo loro evidentemente, dipende quanti brevetti hanno ancora in lista e quanti non sono abbastanza ridicoli da essere respinti.
30.000€ che paiono noccioline rispetto a quanto potrebbero chiedere, ma che lanciano un messaggio chiaro: vi va bene che avete Sony alle spalle, perché se foste stati Indie vi si inculava col sale. Scoraggiando così chiunque a cercare di fare qualcosa di anche solo vagamente ispirato ai concetti dei Pokémon, condannando qualsiasi progetto con la paranoia del "se questi mi fanno causa imbastendo brevetti sono fottutə".
E a sto punto dovrebbe arrivare pure un altro messaggio, stavolta per noi: Nintendo e The Pokémon Company non hanno un cazzo bisogno di qualcunə che difenda il loro patrimonio. A loro basta alzare una cornetta per difendere l'indifendibile.
Discorso diverso per chi se li ritrova contro. Che Davide contro Golia ci piace tanto come storia da raccontarci, ma solo se le cose rotonde le tira chi vogliamo noi.
Se i videogiochi non ci hanno resi violenti perché i videogiochi woke dovrebbero renderci gay?
di Pietro “Phatejoker” Iacullo
Delle due l'una. O il mezzo videoludico è in grado di plasmare le menti di chi ne fruisce e allora bisogna assolutamente bandire GTA VI prima che tutte le nostre città diventino Vice City oppure chi decide di emulare Tommy Vercetti l'avrebbe fatto pure senza PlayStation 2.
Se hai paura che giocando a Dragon Age The Veilguard ti venga voglia di giocare alla cavallina col tuo migliore amico dovresti semplicemente fare pace con te stesso.
È il 2024, essere omosessuale è pericoloso perché potenzialmente ti possono menare in una stazione ferroviaria, ma non è una malattia o una roba di cui vergognarsi e non lo è mai stata. Esattamente come amare i videogiochi.
Anzi, se per sbaglio dovesse essere un videogioco a farti capire un po' meglio chi sei bisognerebbe solo auspicare che ne escano di più, e che sempre più gente inizi a trattarli per quello che sono (cioè cultura) e ne possa trarre lezioni che gli cambino la vita. Che la migliorino, addirittura.
Se non vuoi giocare questo tipo di esperienze non c'è nessun problema. La maggior parte del mercato è ancora etero e credo proprio che lo rimarrà per sempre. Non c'è nessun complotto che mira a penetrarti il culo. Beh, a parte il capitalismo.
Tutto quello che si sta chiedendo è uno spazietto in cui poter rappresentare anche questo tipo di umanità.
Che comunque sono sicuro preferirebbe poter prendere il treno senza il rischio di essere menata.
Ma se volessi rimanere informatə?
Ogni settimana su Instagram e Tiktok escono dai 3 ai 5 contenuti in formato Amanda Reel.
Se ti accontenti del solo audio in realtà vale la pena che ti iscrivi al feed Gameromancer col Rolex™ su Spotify: ci escono i contenuti per chi paga il Patreon, ma ogni tanto anche della roba free e ogni giorno carichiamo l’audio (e il testo) del reel della giornata.
Esempio del content™:
Spammini Tattici Nucleari™
Neva: il germoglio della vita
Elisabetta Giardi su SpicyNerd SpaceNerd ha tirato fuori questo pezzo, spoileroso e ragguardevole (probabilmente anche perché è spoileroso e non parliamo mai di giochini spoilerando) su Neva. Mi è piaciuto un sacco il giochino, mi è piaciuto un sacco l’articolo ed ecco che ti becchi lo spammino.
Odio flexare ‘ste cose e infatti non mi vedrete parlarne fuori da qui, dove dei ringraziamenti sono dovuti (e infatti queste parole provano ad essere un maldestro tentativo di dire “grazie”).
Pare che B-Human sia ufficialmente sold-out. Nel senso che manco Feltrinelli e Mondadori accettano altri ordini perché l’editore gli ha detto di accannare e devono stamparne altri.
[Se non sai cos’è B-Human: io e Alteri abbiamo scritto un libro su quanto le vite di chi sviluppa giochini vengano abusate. Anche in Italia.]
Tutto questo chiaramente è merito a) di Ledizioni che ha stampato un numero di copie sufficientemente ridotto da permetterci di b) ringraziare tuttə voi che le avete comprate tutte. Non abbiamo nessuna indicazione numerica di come stia andando – a parte che ad una certa eravamo settimi nella classifica Amazon dei libri di programmazione(?) – ma oh, semmai esisterà un C-Human (o qualunque altra pubblicazione più o meno collegata a Gameromancer) il merito è tutto vostro.
Però adesso lasciate le cazzo di recensioni su Amazon.
Oltre a ringraziare
per la revisione lampo – brutto quando la newsletter non la scrivo io e non è pronta di giovedì, ve? – il 14 novembre io e Fra saremo al Teatro Franco Parenti di Milano alle 19:30 per un talk dove cercheremo di vendere beceramente il libro. Se non c’hai di meglio da fare l’idea è che finito il talk andiamo a ubriacare Alteri, imperdibile.
Ubriacare Alteri, cioè una birra....
Aspetto la versione tascabile di B-Human per comprarlo, come i libri di Stephen King negli anni '90