È l’Anal Wake. Spendere 120-fottute-mila-lire per la cartuccia di Superman su Nintendo 64, spinto da una serie animata in onda su Game Boat la sera su Rete 4. Ritrovarsi tra le mani una delle più grandi fregature nella Storia dei Videogiochi, prendendola in culo così forte che chissà se ti fiderai mai più di qualcuno o qualcosa. Per fortuna, sì. Altrimenti non saresti qui 25 anni dopo.
È un altro tipo di Anal Wake, come quando durante un amplesso ti infilano due dita nel culo. Non avresti mai creduto che una pratica del genere ti potesse piacere. Esattamente come quando non credevi che ti sarebbe mai potuto piacere quel giochino stealth di Ubisoft così diverso da come lo stealth lo intendeva l’Unico Vero HiDio. Eppure Sam Fisher adesso è una cosa che piangi e rimpiangi, pensando alla Ubisoft che era e che forse non sarà mai.
E lo stesso risveglio anale che potresti sentire mettendo su quel giochino pubblicato da Devolver tutto filosofia e Pier Paolo Puzzleini. Sei scettico. Al liceo la materia ti faceva cacare. E dai, non sei mai stato un asso con gli enigmi di logica. Eppure più giochi e più ti senti intelligente, ti fai domande e scopri risposte.
Solo che questa newsletter disgraziatamente non vuole parlare di quello. Ne è solo stata inspirata, l’ennesima domanda che ti suggerisce che passi troppo tempo a pensare ai videogiochi rispetto a, beh, qualunque altra attività non sia ritenuta un crimine nell’Italia del 2023. Ti direi che sul Sacro Blog™ c’è una rece che assolve il suo scopo e ti parla effettivamente di The Talos Principle 2. Mentirei. C’è un pezzo, ma non parla di quello. Parla di me e di Fra. Di libero arbitrio. Ti fa delle domande a cui devi rispondere, ma le risposte sono parole che ti mettiamo in bocca noi. Perché il punto in fondo non sono le risposte, ma l’interazione con l’articolo.
Ti becchi questo spammino così, a tradimento, fuori dalla sezione in cui dovrebbe essere. Perché in una certa misura quella rece è gemella di questa newsletter. E dovresti leggere tutte e due. E dovresti davvero giocare a The Talos Principle 2. È il gioco che nell’anno in cui ogni volta che è uscito un sequel ci siamo ripetuti ossessivamente “è solo un grande DLC” risponde perfettamente a quel sentimento. Sei tu stesso il primo giorno del resto della tua vita, quando giochi un sequel. Però ci arriviamo. Con calma. Prima il resto delle cosine per cui sei qui.
Un frawscista entra in caffè. Splash. Solo che il caffè è Reddit e “splash” è il suono della merda
Di Richard “Amaterasu” Sintoni
Che succede quando Reddit scopre l'esistenza del Sensitivity Reading? Che la fogna si apre ed i fasci escono.
Succede che nel sopracitato social per nulla tossico e che mai nel passato ci ha deliziato della merda che ne fuoriesce, Sweet Baby Inc, azienda che si è già occupata in passato di titoli come GoW: Ragnarok ed adesso di Alan Wake 2, è finita nel mirino del lancio di sterco delle bertucce che popolano i thread.
Si legge infatti che, secondo questi luminari del mondo videoludico, Sweet Baby sia responsabile dell'infilare "messaggi woke all'interno dei giochini per portare avanti la loro agenda". A toni talmente brutti che parte degli account Twitter dellə dipendentə sono già stati chiusi preventivamente, perché è un attimo che 'ste bestie trasformino questa roba in un ennesimo caso Zöe Quinn.
È un 2014 all over again, un Gamergate mai risolto, un'incrostazione di merda nel water mai pulita e che si è espansa a macchia d'olio.
Chiamatela come cazzo volete ma è questo. E non se ne esce.
E meno male che noi gamers siamo persone sensibili. Non oso immaginare cosa succederebbe se la caccia alle streghe fosse ancora all'ordine del giorno.
Devo confessare un segreto inconfessabile: ho superato i 30 e gioco ancora ai videogiochi.
Di Pietro “Phatejoker” Iacullo
È ancora uno stigma, in questa società dove a prendere le decisioni sono vecchie cariatidi che hanno costruito i loro sarcofagi d'oro sulla nostra pelle. Da quando ero bambino ad oggi l'unica cosa che è cambiata è che adesso videogiocare è una colpa condivisa, la scusa con cui la generazione dei baby-pensionati ci chiama bamboccioni.
Non sto di certo vivendo la vita che sognavano i miei per me.
Ho superato i 30 e gioco ancora i videogiochi. Non sono sposato, non ho figli, ho una casa comprata per sbaglio umiliandomi chiedendo al mio vecchio di fare da garante per il mutuo. Lui mi sognava ammogliato e con un paio di marmocchi già sborrati nella vagina della mia compagna. Facile, quando la tua normalità ti permette di sposarti a 20 anni e di far carriera con una licenza media che vale più della mia laurea.
Non sto vivendo la vita che volevano i miei. Però sto vivendo la mia. E quindi gioco, anche se ho superato i 30.
Anche se la società mi vorrebbe triste e incastrato in qualche attività ricreativa del cazzo più normale. Come se normale avesse qualche significato. Come se fosse una cosa bella.
Devo confessare un altro segreto inconfessabile: non me ne frega un cazzo di quello che pensa la società. A me i videogiochi piacciono. Anche di più di quando ero bambino.
Quindi mi spiace, mamma e papà, ma continuerò a vivere mi vida loca controller alla mano. Fatevi bastare il fatto che io sia felice così.
Alla fine della giornata è quello che conta davvero.
È il momento della squallida inserzione pubblicitaria!
Doveva essere un rolexino tranquillo, 10 minuti di elenchino di giochi per farti sentire vecchiə e tutti a casa. È diventata una riflessione su quanto è cambiato il mercato dei videogiochi nell'ultima decade. A braccio, senza scaletta, in modo confusionario ma oh, that's Gameromancer.
E oh, cazzo quanto è cambiato il mercato negli ultimi 10 anni. Siamo passati da EA che pubblica Plants vs Zombies 2 a EA che scamma il mondo con FUT e le carte virtuali di Cristiano Ronaldo Big Pisellone Edition, da avere fiducia in cose come OUYA a non credere più in Kickstarter, dal tie-in pezzente di Deadpool senza manco fosse uscito un suo film a Deadpool 3 featuring Wolvie aka Hugh Jackman.
Doveva essere robina. Invece. 25 minuti di riflessioni generate proceduralmente (che è un modo per non dire “a cazzo di cane”). On air adesso su Patreon, i primi 5 minuti sono omaggio della casa. Oppure puoi attivare la trial gratuita di 7 giorni.
Se hai uscito il ca$h, puoi ascoltare anche su Spotify.
I videogiochi sono più ecologisti di ARPA e Fratelli d'Italia.
Di Pietro “Phatejoker” Iacullo
Lucia Lo Palo, nuova presidente dell'Agenzia Regionale Protezione dell'Ambiente Lombardia, è una negazionista del climate change.
È paradossale come una cosa che l'anno scorso un ex-senatore in quell'area politica ritenesse essere come la cocaina parli di ambiente in modo molto più lucido di quanto faccia il partito di governo, e soprattutto di quanto faccia un ente che dovrebbe occuparsene come l'ARPA.
Leggo di questa cosa mentre sto giocando The Talos Principle 2, un videogioco che non fa che chiedermi insistentemente se sia giusto che l'umanità si comporti così nei confronti del Pianeta, se non sia il caso di mettere da parte addirittura la nostra sete di sapere in nome di una vita più in equlibrio con la Natura.
Lo leggo con ancora negli occhi Horizon Zero Dawn e l'esempio di una Elisabet Sobeck che ha fatto di tutto per mostrarci il probabile prezzo della nostra avidità come specie.
Lo leggo e ripenso al fatto che Endling: Extinction is Forever è stato sviluppato grazie a dei fondi europei, mentre qui le mie cazzo di tasse diventano lo stipendio di gente così.
Così sconnessa dalla realtà, così fuori dal mondo, così menefreghista nei confronti di futuro che tanto loro vivranno sotto tre metri di terra e quindi sticazzi se a noi invece toccheranno tre metri d'acqua per lo scioglimento dei ghiacciai.
Gente che forse se avesse avuto più videogiochi nella sua vita adesso sarebbe più umana.
E invece al massimo hanno avuto quell'altra coca, non quella di cui aveva paura l'ex senatore Cangini.
PALINSESTO (SAN GIOVANNI) DELLA SETTIMANA
Presente il post qui sopra su Alan Wake troppo woke? Ecco. Non era un discorso che si poteva esaurire in 2000 battute massimo (fottuto limite di caratteri per Instagram). È un discorso di cui Dobbiamo Parlare *emoticon dell’occhiolino*. E ne parliamo mercoledì su GameromancerLive, facendo un discorso che parte da cosa sta succedendo a Sweet Baby Inc. e arriva, e come ti sbagli, al Gamergate.
Perché quello che stiamo vivendo oggi è il proseguo dei fatti del 2014. Il Gamergate non si è mai fermato, perché non siamo mai statə in grado di fermarlo noi. Per questo ne dobbiamo parlare. Per questo non perderti il Dobbiamo Parlare di mercoledì alle 21:30 su GameromancerLive.
Spammini Tattici Nuclerari™
La scorsa settimana è successa una cosa che mi ha mezzo svoltato la giornata. Lunedì esce come al solito il podcastino clickbait™. Si parla di critica e come la critica parla al pubblico e bla bla bla te lo vai a recuperare se ti interessa. Succede che però la puntata smuove un po’ Gabriele Carollo, che tira fuori sul suo Medium una cosa a metà tra l’auto-j’accuse e il post mortem del suo lavoro come scribacchino di giochini. È un gran pezzo, leggitelo;
La scorsa settimana è anche successo che la new entry della ribellione Yachan abbia scritto una cosa su quanto si senta poco rappresentata come lettrice di manga dagli annunci di Lucca Comics. Il post è diventato virale. È arrivato un sacco di odio, ma anche un sacco di supporto. Abbiam spottato questo video di qualche anno fa che dice le stesse cose. Al solito, non pisciamo dal ginocchio. In culo agli hater del cazzo;
People Make Games ha tirato fuori il cazzo e ce l’ha sbattuto in faccia. Non posso fare altro che sponsorizzare fortissimamente questo video;
Hai presente quella rivista di giochini con le recensioni più oneste? Ecco. Le recensioni magari lo sono, gli speciali LOL NOPE;
Il deserto ‘sta settimana. Ricordati che puoi segnalarci cose fiche (non necessariamente uscite adesso, non necessariamente tue) sull’apposito topic del gruppone telegram pubblico.
Tears of the Kingdom era “solo un grande DLC di Breath of the Wild”. God of War Ragnarok era “solo un grande DLC di God of War”. Abbiamo arbitrariamente deciso che “more of the same” è un male e a dirla tutta manco siamo più in grado di riconoscere cosa effettivamente lo sia. Perché anche The Talos Principle 2 di base è “more of the same”: vai in giro, risolvi i tuoi puzzleini, c’è qualche twistone nuovo ma poi de facto quello è e quello fai. Solo che lo fai in un contesto di più ampio respiro (nel senso che ci sono 12 aree pseudo-open world, più New Jerusalem) e i devs ci hanno aggiunto le scelte.
C’è più roba, quindi non è “more of the same”. Peccato che anche se tutta ‘sta roba non ci fosse The Talos Principle 2 non sarebbe comunque “Talos e Qualos” al primo.
Quello che fa la differenza in un sequel — quello che fa la differenza in ogni maledettissimo giochino, che cazzo — è quello che provi giocandolo. Non sono le meccaniche, ma il loro contesto e la loro interpretazione. Sparare in Call of Duty è una roba meccanica e anzi, tutto il multiplayer e il 95% delle missioni della campagna (qualcuno la gioca ancora?) si basano sull’assunto che devi sparare. Sei dalla parte dei buoni. Nessuno ti giudicherà male per quante vite prendi, anzi, in deathmatch vieni premiato più gente ammazzi.
Sparare durante Niente Russo (Call of Duty: Modern Warfare 2 anno 2009, che gioco INCREDIBILE) ha completamente un altro significato. E non perché il gioco risponde diversamente rispetto a quanta gente ammazzi. A Vladimir Makarov non frega un cazzo: alla fine della missione ti sparerà in faccia lo stesso. Però Infinity Ward qui ha fatto una cosa pazzesca: ti ha donato il libero arbitrio. Puoi decidere se fare il terrorista o no. Se e quante vite prendere. Non cambia nulla dal punto di vista pratico, la storia è quella ed ha un unico binario. Però davanti allo schermo cambia tutto: sta a te chiederti cosa fare e prendere una decisione.
Questa cosa quellə che c’hanno i Game Studies la chiamano Agency. È un modo parruccone per dire che oh, puoi scegliere tu.
Anche se la scelta non ha nessuna ricaduta sul gioco, è lì. E avrà una ricaduta su di te. Mi è successo diverse altre volte, nella mia relazione di lungo corso con i videogiochi. Ricordo un momento in Life is Strange dove ero Max e dovevo decidere se staccare la spina a una Chloe di una timeline alternativa (da cui palesemente sarei scappato tornando nella timeline “principale” perché c’erano ancora troppi sospesi lì). Anche in questo caso la scelta è puramente fittizia.
Che tu decida di aiutare Chloe a fare il cosplay di Eluana Englaro o no non cambia nulla ai fini della partita. Nessun popup “questa scelta avrà delle conseguenze”. Eppure ricordo di essermi inchiodato lì per 10 minuti.
Cosa avrei fatto io? È facile dire di essere a favore del fine-vita finché non ti tocca. Prova un po’ ad essere quello che stacca la spina. Prova un po’ ad immaginare tutto il fottuto resto della tua vita con quella croce da portare costantemente sulle spalle. Manco Dio è stato così spietato nei confronti di Gesù Cristo, la sua Via Crucis è durata solo qualche ora e tre giorni dopo era già respawnato secondo le scritture. Ho giocato diversa altra roba che potresti definire “more of the same” di Life is Strange. Indovina un po’, nessuna è stata la stessa cosa di Life is Strange.
La differenza sta tutta in quello che provi. God of War Ragnarok per me non è stato “un grosso DLC” di God of War 2018. Per tutte le 30 ore di gioco ho sentito l’assenza della mano di Barlog. Ho giocato un gioco meno coeso, più stipato di roba che non serviva a un gran cazzo (se non per pompare un po’ le metriche su How Long to Beat) e meno centrato rispetto a quello che aveva da dire. Kratos non è più il Kratos che ho giocato su PS2 e PS3, e allora perché decidere di optare per un combat system più godurioso? Finisce per esaltare la violenza, salvo poi inserire delle linee di dialogo in cui Kratos pare Mahatma Gandhi. Come faccio a prendere sul serio uno stronzo che mi dice che prendere qualunque parte in una guerra è sbagliato e poi by design de facto prende una parte sterminando un sacco di elfi neri?
Tears of the Kingdom non è mai stato nella mia testa un more of the same di Breath of the Wild. Basta giocarci mezz’ora, sono diversissimi. L’unica cosa che li accomuna è l’impalcatura, ma poi per il resto laddove Breath of the Wild era molto più ostile e non ti prendeva per mano manco per sbaglio Tears of the Kingdom è più benevolo, elargisce più indizi nelle linee di dialogo, ogni tanto azzarda anche qualche localizzatore sulla mappa. Gli intenti sono completamente diversi. Il risultato pure. Non è che siccome la Hyrule è la stessa allora è un DLC. Che cazzo di discorso riduttivo è?
The Talos Principle 2 è un grandissimo sequel perché espande. Ma non “le meccaniche”, o “la lore”, o “qualche altra fregnaccia”. Espande il discorso iniziato con The Talos Principle, mettendoti alla prova non solo con i suoi puzzle che sfidano la tua intelligenza in modo diverso (perché magari riesci a fare easy quelli che riguardano lo spazio e la verticalità e ti perdi su quelli dove devi direzionare i laserini colorati), ma anche dal punto di vista morale. Ti spinge a chiederti chi sei, se sia giusto infrangere una legge sbagliata o no e in quale contesto. Anche se le risposte possibili in-game sono solo 4 dentro di te ce ne sono un’infinità, devi solo fare l’esercizio di trovare quella con cui sei d’accordo e approssimarla il più possibile a una di quelle proposte.
Da un sequel cerco questo. Più che sapere come va avanti la storia, più che quella meccanica che in uno scenario familiare ribalti la situazione come Stefano Calzati Alessandro Borghese. Partendo dal presupposto che non potrò mai più sentirmi come la prima volta che ho giocato Bayonetta, da Bayonetta 3 voglio potermi ricordare com’è stata la prima volta che ho giocato Bayonetta 3. È quello che forse mancava al secondo capitolo e che adesso a un sacco di anni di distanza me lo fa ricordare come più pulito del primo ma anche un po’ meno significativo. È l’emozione che fa la differenza. Qualunque videogioco senza di te a giocarlo non esisterebbe. Sarebbe un’anima senza corpo, un Ha senza Ka.
Tutto quello che ho da dare ai videogiochi è me stesso. Io posso metterci il corpo. Posso essere l’interazione. Ho bisogno che il videogioco le dia un significato.
Ho bisogno di quello che sento quando vibriamo all’unisono.
Non si fosse capito Talos & Qualos 2 te lo devi da giocà. Per principio. Io a questo punto però ti devo dire grazie, perché il senso di queste parole e della rece sul blog e di tutto quello che diremo o faremo in futuro a proposito esiste grazie a te. Grazie a te che magari sei già abbonatə su Patreon, o ci dai la sub su Twitch. Tu che banalmente tra poco mollerai un like qui sotto o ricondividerai questa uscita perché t’ha lasciato qualcosa, anche se non sapresti bene dire cosa.
Non creiamo per compiacere, creiamo per essere. Ma quando quello che siamo in un certo qual modo piace non possiamo fare a meno di provare sensazioni positive. È umano. È probabilmente il motivo per cui siamo scesi dagli alberi e abbiamo costruito città in cui vivere assieme. È il motivo per cui tanti anni fa quando qualcosa si è rotto e si è provato a toglierci quello che siamo è nata la ribellione.
I frawsci stanno ovunque. Basta usare una ə e escono allo scoperto: come tiltano loro comunque, non tilta nessuno.
Nel mondo penso combattano per "dilemmi" etici inesistenti, per conquiste di diritti che non tolgono un cazzo a nessuno e che anzi, sono degli obiettivi raggiunti che possono far comodo a tuttə: anche perché se il loro figlio fosse non-binary magari gli farebbe piacere sapere che la società li rispetta.
Per quanto riguarda Talos Principle 2: sì, lo vorrei giocare.
Peccato che mi è andata a puttane la 2080 e ora pure il processore.
Dunque prima o poi lo comprerò.
Ma prima devo finire Alan Wake 2.
Pietro, ti capisco: io ho avuto l'enorme culo di abitare nella casa di Debora e avere casa di mia madre che sta quasi estinguendo il mutuo.
Non ho bisogno di altre case e di accendere altri mutui.
Però capisco bene la sensazione di aspettativa da parte della società.
Io li ho mandati a fanculo più di una volta, specialmente mia madre quando inizia a farmi i conti in tasca perché spendo soldi in videogiochi.
L'altro giorno le ho detto che non volevamo fare figli io e Debora, né tantomeno sposarci e ci è rimasta male.
Per lei trovare il lavoro era un primo step verso i "grandi passi" che la società si aspetta che tu compia.
Ci sposeremo soltanto per usufruire delle ferie per andare in vacanza, prima o poi.