Raperyeye: tutti all’abbordaggio
Cosa succede quando la cultura dello stupro incontra il "giornalismo videoludico" italiano?
Acqua e videogiochi hanno un rapporto malato. Sarà perché l’acqua alla fine è la più grande paura inconscia della nostra specie, assieme al buio e alla homepage di Everyeye. Sarà perché i livelli d’acqua han sempre fatto mezzo cagare. Sarà che sto ancora bestemmiando tutti i santi del calendario per il Tempio dell’Acqua di quella merda di Twilight Princess, rimane il fatto che non riesco ad essere tranquillo quando in un videogioco devo avere a che fare con due parti di idrogeno e una di ossigeno. Soprattutto se mi ci devo immergere fino a non vedere più la luce del sole…
Quanti stupri ci sono stati sui siti di informazione videoludica?
Il 12 novembre nella sezione Anime di Everyeye viene pubblicata una news dal titolo “Quanti stupri ci sono stati in ONE PIECE? L'elenco dei personaggi certi e presunti“. All’interno dell’articolo c’è un passaggio estremamente problematico nel secondo paragrafo (che segue un preambolo per cui la morte non è la cosa peggiore che può succederti in un manga):
Per le donne, naturalmente, è da tenere in conto la possibilità di essere violentate, e questo accade anche in ONE PIECE. Nel corso del manga, Eiichiro Oda ha accennato più volte ad alcune situazioni al limite se non ben oltre, ma non sono mai state enunciate chiaramente. Quanti personaggi sono stati stuprati in ONE PIECE?
La discussione attorno al caso ha preso la piega sbagliata. Si è preferito infamare Everyeye e chi lo dirige – cosa per cui avete la mia spada quando volete, eh – invece che chiedersi perché si possa arrivare a scrivere certe cose senza percepirle come problematiche. Procediamo per punti.
1. Com’è che si è scritto un articolo del genere?
I capitoli di One Piece che stanno uscendo in questo periodo in Giappone riguardano un personaggio che ha subito violenza sessuale. È un caso più esplicito rispetto ad altre sottotrame del manga, dove lo stupro era ipotizzabile ma non così fortemente suggerito.
Questo ha generato in rete quello che si chiama “intento di ricerca”. Banalmente, c’è diversa gente che cerca su Google “one piece stupri” o formule del genere.
Everyeye, come qualunque altro portale del genere, ha tutto l’interesse a posizionare i suoi articoli su questi intenti di ricerca, di modo da intercettarli e convertire quelle visualizzazioni in denaro tramite i banner pubblicitari presenti sul sito. Non è infrequente che nelle redazioni infatti ci siano delle persone che analizzano le ricerche e suggeriscono gli argomenti da coprire. Non so se sia il caso di Everyeye – da quel poco che abbiamo saputo da ex collaboratorə di Everyeye Anime tempo fa le news da coprire venivano selezionate a monte, ma la metodologia potrebbe essere cambiata – ma in ogni caso per quanto mi riguarda dal punto di vista editoriale coprire adesso un argomento del genere ha un suo senso e una sua utilità. Se viene fatto bene. Se viene fatto normalizzando lo stupro diventa l’ennesimo caso in cui, beh, si normalizza lo stupro qua in Italia.
2. Come funzionano le news sui siti di giochini (e chi ne dovrebbe essere responsabile)?
Le news funzionano che vengono caricate senza nessun tipo di revisione, perché la chiave con le news è arrivare prima dei competitor. Questa cosa è stata sostanzialmente confermata sia dall’articolo di scuse firmato da Simone De Marzo (amministratore di Hidedesign, la società che possiede Everyeye) che su Facebook dal responsabile della sezione Anime del portale, Gabriele Laurino. Nel suo post su Facebook – che in questa circostanza è uno statement ufficiale, oltre che essere pubblicato con privacy pubblica – infatti Laurino dice:
NON ho approvato io quel contenuto, che è stato messo online a mia insaputa, e quindi senza alcuna revisione o controllo.
De Marzo nelle sue scuse fa riferimento ad un sistema di controllo automatico “non tarato correttamente sulla violenza sessuale” un po’ come la magistratura in Italia, e tanto lui quanto Laurino chiedono scusa ma scaricando nemmeno troppo velatamente la colpa sulla persona che ha scritto l’articolo. Ci si preoccupa di specificare non solo che il pezzo, a questo punto, sia stata una sua iniziativa, ma anche come questa persona sia stata prontamente “sospesa dalla scrittura di notizie su Everyeye”.
Questo è un problema in prima battuta perché ha avuto l’effetto di esporre il “colpevole” sulla pubblica piazza. E infatti non a caso tra membri della stampa di settore che si dicono contenti della sospensione (come se risolvesse il problema) e Content Creator come Marco Merrino (217mila follower solo su Instagram), ecco che il nome dellə autorə del pezzo fa il giro della bolla. È opportuno specificare a questo punto come chi si occupa di news sui vari portali sia un freelance – lo è anche in questo caso, come specificato nella nota di De Marzo – tendenzialmente pagato una merda per riportare 6 notizie al giorno. Dall’altra parte il responsabile di sezione in teoria dovrebbe percepire uno stipendio fisso (e più alto), e nel caso specifico sta andando ancora tranquillamente in diretta su Twitch dallo studio di Everyeye senza nessun tipo di conseguenze. Oltre a postare fotine dei fringe-benefit (gadget e Collector’s Edition) ricevuti dalle aziende che li inviano alla redazione.
La redazione in questi casi dovrebbe fungere da rete di sicurezza. Non sto dicendo che chi ha sbagliato non vada cazziato o rimosso, sto dicendo che sinceramente sono cazzi di Everyeye che tipo di provvedimenti prendere. Farlo in pubblico equivale a nascondersi dietro un capro espiatorio mentre nei fatti non è cambiato un gran cazzo. Se vogliamo parlare per bene di “cambiare il sistema” come si è fatto e si sta facendo all’interno di questa vicenda un buon punto di inizio sarebbe lo stato di salute di chi permette ogni giorno ai vari Everyeye di fare il suo milioncino di accessi, che al momento è poco più che un’utile idiota sacrificabile alla bisogna.
Un’altra cosa che a margine mi ha fatto un po’ girare i coglioni (perché fuori fuoco) è il dover puntualizzare che l’articolo rimosso sia stato scritto utilizzando ChatGPT. Anche in questo caso sono assolutamente cazzi e responsabilità di Everyeye. Per come la vedo io anzi chiunque venga pagato una miseria per scrivere news un tanto al chilo dovrebbe fottere il sistema e usare ChatGPT. Rientra nell’idea di riprendersi i mezzi di produzione.
3. Com'è possibile che si arrivi a quella frase? (aka: quello che doveva essere il punto DA SUBITO)
Di mettere alla gogna Everyeye per il fatto in sé e per sé, al netto del discorso sul trattamento dellə dipendentə, frega una sega. La cosa che dovrebbe essere problematicizzata è come sia possibile che una persona trovi accettabile e pubblicabile la frase che ha generato tutto questo bordello. Non penso sia così difficile fare 2+2, a parte per il fatto che il risultato qui non è 4 ma lo schifo più totale.
Se eviti di ubriacarti e di perdere i sensi, magari eviti anche di incorrere in determinate problematiche perché poi il lupo lo trovi.
— Andrea Giambruno, 28 agosto 2023, in onda sulla fottuta Rete 4
Dovrebbero inventare una app per smartphone che se vedi una ragazza carina in metropolitana e te ne innamori ti dice chi è, quanti anni ha, poi l’addormenta e ti fa fare sesso con lei.
— Mattia Labadessa, gennaio 2018 in un post ironico su Facebook
La modalità di intervista incalzante nei confronti della sopravvissuta e la conduzione adottate da De Girolamo rappresentano un esempio inaccettabile di pornografia del dolore.
[Nel corso della trasmissione] la conduttrice ha di fatto costretto la vittima a rivivere nel dettaglio gli abusi subiti, con tanto di lettura al suo cospetto delle frasi degli stupratori, in contrasto con le policy di genere approvate dal consiglio di amministrazione della Rai, nonché, nello specifico del lavoro giornalistico, con il Manifesto di Venezia.
Come se questo non bastasse, la ragazza è stata sottoposta con superficialità inaudita e lesiva della propria persona a reiterati e costanti episodi di colpevolizzazione e vittimizzazione secondaria.
— Dalla lettera aperta dell’Agcom a Nunzia de Girolamo, in riferimento alla puntata del 31 ottobre 2023 di Avanti Popolo [qui la fonte]
Ci si potrebbero tranquillamente aggiungere tantissimi altri contributi. Questa vignetta di Gipi su Instagram, per esempio, che prende per il culo lo slogan “Io ti credo” lanciato da Non Una Di Meno trasformandolo in “alle donne bisogna credere sempre” e cadendo pericolosamente in un meccanismo tipico delle destre alternative. Le vicende che riguardano i figli di Grillo e di La Russa, la presenza di Bastien Vivès a Lucca Comics & Games 2023 di cui abbiamo parlato nel dettaglio in una live incazzatissima con Cecilia Formicola.
Uscendo dai confini nazionali si potrebbe parlare di #MeToo e contro-metoo, di come qualche mese fa ci si chiedesse “chi li ridà adesso 5 anni di carriera a Kevin Spacey?” dopo la sua assoluzione da 20 accuse di molestie che peraltro col #MeToo c’entrano pure una sega, visto che era stato accusato da altri uomini.
Si potrebbero portare tantissime evidenze al fatto che in Italia abbiamo un problema con la cultura dello stupro. E non è che me lo sto inventando io ora, ne ha parlato pure il New York Times qualche giorno fa.
Al lassismo e alla tendenza all’indulgenza e al victim blaming che abbiamo alle nostre latitudini, dove se vai in giro in minigonna un po’ te la sei cercata e in fondo se ti fischiano per strada è solo un complimento, va aggiunto che chi ha scritto l’articolo si occupa(va) di anime e manga su Everyeye. Ovvero: bazzica una bolla estremamente maschia e etero, che non concepisce questo suo status e che a due settimane di distanza dal post scritto da Yachan e pubblicato sui nostri social sta ancora dibattendo questo #Shojogate (mai che ci diano il credito per qualcosa, mannaggia a loro). E lo sta dibattendo invitando autrici e content creator donne salvo poi metterle alla gogna ed esporle alla tossicità delle loro chat, ben guardandosi da dar loro il giusto spazio o anche solo di provare a contattare la persona che ha sollevato il problema. Lo sta facendo nei confronti di un problema che, a quanto mi diceva Yachan in questi giorni, viene discusso ad ogni tornata di annunci di Lucca. È esploso questa volta a livello più mainstream solo per un tiro di dadi, scoperchiando una violenza verbale ed un gatekeeping che non può essere spiegato né giustificato in nessun modo. Il post di Yachan non aveva i toni aggressivi del post medio di Gameromancer per cui ci viene detto spesso e volentieri che “ce l’andiamo a cercare” (suona familiare, ve?). E si è mosso in una bolla dove non siamo famigerati, la nostra brutta nomea di stronzə polemicə non può essere un alibi questa volta.
Discutendo con Maura di tutto questo discorso in cui ho provato a unire i puntini per capire se stava in piedi e/o aveva qualcosa da aggiungere mi ha fatto male in particolare un suo messaggio. Stavamo parlando del caso Nunzia de Girolamo, che in un primo momento lei aveva ricondotto al figlio di Grillo (riguarda invece lo stupro di Palermo). Copio e incollo dalla chat di Telegram – previo consenso. Spero ti faccia lo stesso effetto che ha fatto a me. Ovvero: sentirsi una merda.
Mi fa schifo anche che ne succedono così tanti che non sappiamo manco a quale ci riferiamo.
Il contesto dietro quella frase di merda è questo. È per questo che chi l’ha scritta non l’ha percepita come un problema: si muove come prima cosa in una bolla dove tutto quello che riguarda le donne è invisibilizzato, e in seconda battuta in una cultura che a tutti i livelli racconta di come uno stupro sia una cosa che capita e che forse addirittura ti sei andata a cercare. Ne succedono talmente tante che chi fa attivismo sul tema inizia a confondere i casi.
Che dite, oltre a infamare Everyeye iniziamo ANCHE a trattare la tematica con la delicatezza che merita?
Non so con che mood dopo averti vomitato questo discorso greve addosso c’hai voglia di parlare vagamente di giochini. Però il primo post è un follow up di Ale sul discorso dello #ShojoGate (che ha fatto anche cose buone, poi te le faccio vedere negli spammini) e visto che sostanzialmente nessuno dopo il fattaccio la sta ascoltando magari ascoltala tu.
Questa settimana abbiamo scoperto che la bolla manga/anime fa schifo, esattamente come tutte le altre.
Di Alessandra “Yachan” Stefanelli
Di fronte a una richiesta legittima di una fetta di lettori di maggiore attenzione a un target che da anni viene snobbato in favore di altri, le uniche risposte sono state insulti - soprattutto sessisti - e argomenti fantoccio non supportati da numeri, anche perché non ne abbiamo.
Ci siamo sentitə dire che se gli shojo vendono poco è colpa nostra, perché non siamo abbastanza attentə a educare le amicə alla lettura. Il passaparola è sacrosanto per la diffusione di un qualunque prodotto di intrattenimento, ma non può sostituire il marketing che per alcuni prodotti è assente. Non so, avete mai visto uno shojo promosso con decorazioni in metropolitana, per dire.
E quando abbiamo risposto che, sì, alcuni shojo non vendono esattamente come alcuni shonen - anche perché in Italia si legge poco - ci è stato detto che è normale, che è lo scotto da pagare per avere i diritti della hit del momento.
Ci siamo sentitə dire che dovremmo allargare i nuovi orizzonti, leggere altro. Dando per scontato che non lo si faccia già o che semplicemente non tuttə vogliano essere lettori onnivori. Anche perché il Capitale non è che ci lasci proprio così tanto tempo per abbandonarci alle nostre passioni.
Ci siamo sentitə dire che siamo una nicchia. Forse è vero, ma la cultura nerd stessa non è altro che un kinsieme di nicchie che in qualche modo vanno nutrite. In Italia ne sono state create tante che prima non esistevano, la stessa bolla shojo è stata creata dal nulla a fine anni '90, partendo dall'ottima base offerta dall'animazione in tv. Semplicemente da qualche anno si è perso interesse nel nutrirla. E no, non ce ne siamo accorti dopo il Lucca Comics 2023: ne parliamo da anni.
Facciamo che la prossima volta che volete sfruttare target che non conoscete per fare polemica ed engagement interpellate chi ne sa. E no, non basta aver letto Junji Ito e Banana Fish per dirsi esperti di shojo.
Ah, se vuoi rimestare nel torbido ci sono pure le somme buttanate di sommobuta.
Volete darvi un tono dicendo che i videogiochi sono arte ma poi li giudicate applicando il metodo scientifico.
Di Davide “Celens” Celentano
Come se davanti alla Notte Stellata vi soffermaste su ogni singola pennellata e non sul viaggione metafisico che fa il vostro cervello mentre lo guardate nell'insieme.
Ci sono videogiochi tecnicamente ineccepibili, che funzionano bene, benissimo in ogni loro singola parte. Che fanno tutto quello che si prefissano senza nessuna sbavatura. E poi ci sono i capolavori.
Ai capolavori si perdonano tutte le loro imperfezioni perché c'è così tanta anima tutto attorno che sticazzi dei difetti. Perché a volte sono proprio quelle imperfezioni a farne ciò che sono.
Shadow of the Colossus, Nier:Automata, Metal Gear Solid 2, Dark Souls. Questi titoli sono pieni di difetti, almeno tanto quanto sono pieni di ambizione.
Ma un'opera d'arte è tutt'altro che la somma aritmetica delle sue parti.
E quando c'è la scintilla giusta, non c'è imperfezione che tenga. Si passa direttamente nei libri di storia di questo medium.
Biechi trucchetti per avere i tuoi soldi
Questa settimana c’abbiamo avuto judo, quindi non si è prodotto content™ per chi paga il Patreon. Però posso tentarti con qualcosa dall’Antica Riserva Gameromancer? C’è tipo questo puntatone che parla di Final Fantasy 7 e di come traduca il lutto in meccanica di gioco. È la vera anima di Gameromancer, quella che sotto lo strato di stronzaggine e giochi di parole molesti parla di come funziona la lingua del videogioco.
L’accesso ai Rolex costa 5€. Puoi attivare anche una trial aggratis di 7 giorni, ascoltare e vedere se vale la pena. Dalla pagina/l’app di Patreon i primi 5 minuti li offre la casa. Puoi donare anche solo 1€, se ti accontenti di adottare un DAMS a distanza (ed entrare nel gruppo riservato a chi esce il grano). Vale anche per le sub di Twitch, peraltro.
Mi presento: mi chiamo Bocca di Rosa. E la mia passione per i p̶o̶m̶p̶i̶n̶i̶ giochini me la rivendico tutta.
Di Richard “Amaterasu” Sintoni
Come lei arrivò a Sant'Ilario io appaio a chi vorrebbe dirmi di crescere e mollare il pad, di diventare grande e magari iscrivermi in palestra che col tempo sprecato sul divano potevo avere il fisico di Jury Chechi.
Ma le passioni non si scelgono ed al cuor non si comanda, perciò eccomi qui a giocare.
Gioco perché ho bisogno di staccare e evadere, per vivere le vite che non sono mie e che vorrei portarmi a letto, per riprenderle la mattina appena sveglio.
Gioco perché ho bisogno di sfogare i vaffanculo che non posso dire e versare le lacrime che non posso far vedere, in questo mondo pieno di vecchiə mai statə debolə e senza più voglie, a parte quella di rompere i coglioni.
Gioco perché a volte ho bisogno di un consiglio che mi faccia guardare lontano dal baratro che in certi giorni mi pare enorme e spaventosamente vicino, o che mi dia la forza di vedere che, a guardarlo meglio, quel nero Abisso è poco più di una pozzanghera.
Oppure gioco solo per sentirmi meglio della merda che mi sento addosso nei giorni sbagliati, quelli dove non ne va mai una dritta.
Continuate voi queste strofe, come più vi aggrada. L'importante è che vengano da voi.
Che se mai arrivassero i quattro gendarmi 'sta canzone gliela cantiamo tuttə insieme.
PALINSESTO (SAN GIOVANNI) DELLA SETTIM…
Questa settimana pausa. È la settimana della Games Week, e tipo il boss finale deve partire all’alba di giovedì per cui insomma è meglio che mercoledì se la dorma invece di fare il pagliaccio sull’Internet. In compenso ci sono un botto di spammini.
Spammini Tattici Nuclerari™
Ogni tanto il Cummenda Calzati si ricorda che fa parte di Gameromancer. Di solito succede quando vi frega dei soldi per comprarsi i giochini, tipo quella volta che s’è fregato 60€ dal fondo cassa per Super Mario Bros. Wonder. Accontentati della rece;
Tornando ancora sullo #ShojoGate, ne è venuto fuori come dicevo anche qualcosa di buono. Tipo questo contributo anonimo sull’editoria di settore scritto sul nostro crowdsourcing sovversivo;
Su PoteriArcani La Rivista avevo voglia di parlare di quando l’Open World non è una trovata che asseconda la bulimia di noi stronzə videogiocanti ma ha un significato. Sempre per quel discorso che scelgo di essere bifolco ma le cose le so;
Qualche settimana fa un po’ di firme estere dei giochini hanno lanciato un nuovo progetto editoriale al 100% controllato da loro, Aftermath. Luke Plunkett, ex-Kotaku, parla di headline e di quanto facciano sempre più schifo al cazzo;
Ho spottato questo pezzo di Fabio di Felice che parla di quel tempo mitologico in cui ti pagavano soldi veri per scrivere di giochini;
Related a questo discorso anche Amaterasu ha scritto una cosa sul Sacro Blog™;
Su Lo Specchio Scuro Stefano Caselli parla di una roba che io e Fra abbiamo sponsorizzato da che l’abbiam visto ben prima dell’uscita, ovvero Everhood;
Mancava un po’ di Giulia Martino in questa newsletter, ve? Meno male che ci ha pensato lei scrivendo due parole sul ritorno di dys4ia e su quella figura immensa che è Anna Anthropy;
Mi piacerebbe poter avere il lusso di parlare di giochini almeno due settimane di fila. Il problema è che continua a succedere roba, e di questa roba o non se ne occupa nessun altrə o si finisce a far deragliare il discorso ognunə boostando i propri interessi. Non c’è necessariamente qualcosa di male in questo, eh, in qualche modo bisogna pur rimanere a galla, però a farne le spese alla fine è sempre la Game Culture. Se ni' mondo esistesse un po' di bene.
Qualcuno però dovrà pur pensarci, a ‘sta cazzo di Game Culture. Provare a dimostrare che la click-economy e l’approccio cotto-e-mangiato dei grandi fast food del videogioco magari è remunerativo (per l’editore, per chi ci sta dentro HAHAHAHAHAHA), ma non produce nessun tipo di valore.
E senza produrre valore la gente può considerare la propria semenza giusto con stocazzo.
In mancanza di alternative migliori tocca che ti accontenti di quello che abbiamo da offrire noi e di come lo impiattiamo. Sborra e bestemmie incluse. A costo di finire sulla black list di tutti e di rischiare la cancellazione ma per davvero, non come blatera l’alt right mentre si lamenta che nel suo Alan Wake 2 ci sono troppe cose woke tipo DONNE CHE NON HANNO BISOGNO DEI MASKI OMMIDDIO.
Che palle, sono di corsa. Domani commento.