Pisciare Death Stranding (ovviamente da sedute)
Siamo fatti così, un po' come il PD + Kojima fa rima con "troppa serotonina" + le stories le fanno i vincitori
Vorrei dire che questa settimana in podcast cachiamo su Twitch, ma per qualche motivo siamo finiti a parlare di sborra. Storia vera, se scuoti il telefonino mentre ascolti senti anche che fa un suono onomatopeico tipo “mcquack mcquack”. Special guest Aza, frat/sora ngiustamente ncarcerat per aver usato la F-Word (che non è “Fossetti”, quello pare se possa dì) e ha litigato con la piattaforma. Con cui litigo pure io un giorno si e uno no, per cui l’episodio s’è partorito da solo e pure già splacentato.
Passa pure su KAMIKAZA KAST, ci sono le bestemmie in chiaro – basta non aver fatto il DAMS ed è tutto più facile. E se ti piace quello che senti, diffondi la voce. Magari pure quella della Ribellione™.
Perché ho parcheggiato Sam Bridges?
Di Maura “Mewra” Saccà
Avete presente quando iniziate quel gioco che tutti dicono che è un capolavoro, che ti cambierà la vita, che è un cult e non puoi assolutamente non averlo giocato, perché ti saresti persa una parte di storia fondamentale del medium videoludico?
No? Non ci credo, tuttə noi videogiocatorə ce l'abbiamo presente questa sensazione.
Ed è così che mi avventurai nelle lande solo all'apparenza desolate di Death Stranding. Kojima mi ha fatta entrare in quel mondo che ho subito avuto voglia di esplorare e di scoprire.
Cosa sono le CA? E i BB? E il Death Stranding? E le cazzo di Spiagge? Cosa sono? Devo assolutamente scoprirlo.
Mai in un videogioco mi sono letta tutte le interviste della lore, tutti i diari trovati in giro, perché sempre mi avevano dato l'idea di togliere tempo ad un gioco di cui potevo usufruire limitatamente all'interno della mia giornata. Mentre la storia progrediva creava in me altre domande, e quanto piace a noi videogiocatorə rispondere alle domande? Fillare i blank? Imparare pattern?
Scoprire la lore ha sprigionato in me così tanta serotonina che volevo sapere tutto. E subito.
E sono diventata impaziente.
Ed è qui che si è incrinato tutto.
Perché il signor Kojima ha creato un videogioco in cui ti fa assaggiare la droga e ti consegna la prossima dose dopo 3 ore in cui cammini. Cammini verso quella dose di lore che vedi come l'antidoto alle tue sofferenze.
"Questo perché tu volevi fare più più." No. La mia dipendenza mi ha portato a skippare qualsiasi elemento di gameplay che coinvolgesse assalti e combattimenti, non appena sentivo la pioggia cadere cambiavo strada, non appena vedevo una zona gialla nella mappa scappavo.
Correvo verso la mia prossima dose di lore.
Così è nata l'ansia, la pressione, l'affanno, la paura, il trauma. Perché quelle cutscene non erano mai abbastanza lunghe per me. Quelle interviste erano parziali. Ne volevo di più, sempre di più.
Fin quando decisi di disintossicarmi. Parcheggiando Sam e passando alla prossima storia.
Per darmi tempo di capire che Death Stranding è un videogioco, non un libro o un film, anche se mi sarebbe tanto piaciuto che lo fosse.
Il cazzo di dramma è che siamo come il PD.
Di Pietro “Phatejoker” Iacullo
È un paio di settimane che ho in testa questa cosa. È una cosa che bene o male è sempre stata così, ma penso di averla realizzata davvero solo adesso. Quando dobbiamo fare qualcosa cerchiamo di farla solo con gente che sia (o che possiamo illuderci sia) al 100% della nostra.
Dobbiamo essere allineati su tutto, dall'aborto allo scudo fiscale se no stocazzo che accettiamo di scendere in piazza unə di fianco all'altrə.
Solo che così poi in piazza finisce per non scendersi nessuno perché siam troppo pochi e allora a che cazzo serve meglio che stiamo a casina nostra. Manco troppo implicitamente è più importante potersi guardare allo specchio e vederci riflessa questa superiorità morale ipocrita che lasciare un segno tangibile.
Come se poi una volta finitə nelle nostre bare questa superiorità morale ci sia di qualche conforto.
Succede nei giochini, dove è da dopo il nostro Indiependenza che vedo e sento discutere su chi bisognerebbe tenere fuori e chi dentro eventi e contenuti e collaborazioni e se c'è ləi io allora non vengo perché non scendo a compromessi – senza manco accorgersi che facciamo compromessi tutto il giorno, dal momento in cui scendiamo dal letto fino a quello in cui ci nascondiamo sotto le coperte. Si pontifica sui premi dati, sui giudici scelti per PitchAGame, su un sacco di cose che sono il dito invece della luna visto che premi e voti non contano un cazzo, l'idea era ed è parlare di giochini.
Succede "nella politica quella vera", dove a sinistra si ragiona allo stesso modo e poi ti trovi al governo le coalizioni di destra.
Perché a destra invece un programma condiviso lo riescono a metter giù, hanno capito da una vita che è meglio pontificare sul federalismo fiscale da dentro Montecitorio che dalle barricate dell'opposizione. In fondo quello che importa è il potere, quella cosa che ci siamo convinti logori chi non ce l'ha, poco importa poi delle cause per le cui lo si mette a servizio.
Succede che non stiamo andando da nessuna cazzo di parte e questa forma mentis alimenta dei bias e delle antipatie stabilite a priori (o perché te rode pe 'sti cazzo di like) e non andremo mai da nessuna parte così.
Forse non andremo mai da nessuna parte e basta.
Forse ci meritiamo che vada così.
Le stories le fanno i vincitori.
Di Pietro “Phatejoker” Iacullo
L'informazione viaggia più veloce del pensiero. Raggiunge tutti umiliandosi in questa sua nuova forma più virale, schiacciata in una grafica che rimane a schermo 60 secondi, in una clip dove si parla di recensioni facendo sfoggio di quel nuovissimo filtro che ti trasforma in un pagliaccio.
O forse rende semplicemente palese una condizione pre-esistente che adesso che genera like non c'è più bisogno di nascondere.
Il problema non sta nel mezzo e nemmeno nell'algoritmo che ha deliberatamente deciso che tutto deve essere cotto e mangiato a velocità da drive-in. Non sta nella nostra bulimia di attenzioni che ci condanna a scrivere senza lasciar sedimentare, perché discutere sarebbe un catalizzatore, un modo migliore per arrivare a soluzioni migliori partendo dai problemi di tutti.
Il problema sta nel fatto che abbiamo deciso che le stories le fanno i vincitori, e per ogni vincitore c'è almeno uno sconfitto.
Tutto diventa una competizione e in guerra vale tutto, anche le stilettate che colpevolizzano quelli delle stories perché le stories proprio non ci vanno giù, sono il modo facilone e immediato per arrivare al successo e noi a certi compromessi non vogliamo scendere. Abbiamo scelto dei padroni che lo fanno per noi, proprio per mantenere questa illusione di superiorità morale che ci assolve in ogni caso.
Sarebbe facile buttarla sull'anticapitalismo spicciolo. Sul migliore dei sistemi possibili che deve misurare il tuo successo in qualche modo e non pago di questo ti identifica con esso al punto che poi è colpa di chi lo fa per i like, mica tua che non sai far valere le tue sei lauree in comunicazione.
C'è anche questo. Figurati se non c'è anche questo. Ma c'è soprattutto quell'idea sbagliata e tutta italiana che chi "ce la fa", qualunque cosa voglia dire, ha per forza barato e rubato.
È così che ogni stories fatta dai vincitori diventa uno sputo sulle nostre facce. Ogni post di ogni Chiara Ferragni lì fuori un affronto personale, un alibi per non provare perché se non provi non potrai mai sapere se ce la fai.
E allora facciamo così. Tieniti la tua superiorità morale. Io adesso mi faccio due stories. Ma non perché ho vinto, in questo discorso c'ho perso esattamente quanto c'hai perso tu.
Ma perché chissà che vedendo 'ste due stories ti venga il dubbio che dovresti scendere quaggiù anche tu.
PitchAGame incombe e stiamo preparando le ultime cosine. Però il Maurarcato è puntuale come il mestruo, e quindi martedì si parla di Game Design e altre cose che ricollegandoci al discorso di settimana scorsa “no studies tu sorella”. Se proprio vi mancano le altre voci della ribellione™, venerdì è uscita una delle MemoryCard a cui siamo più affezionati: Radio Bugstalgia, liberamente ispirata da Golf Club Wasteland. Che se non giocate siete delle merde, visto che col golf c’entra cazzi.
Spammini Tattici Nucleari™
Per il ciclo “è Game Critic pure se parli de li cazzi tua”, c’è un Damiano D’Agostino che dopo aver pisciato i Maneskin si accasa dai Nomadi e parla di traslochi, Backgammon e Marvel Snap;
Già che siamo in tema Golf Club Wasteland, si ripropone molto volentieri questo pezzone assoluto di nostra sorella Ilaria Celli;
Kenobit ha sponsorizzato forte UNA FICATA PAZZESCA. Clicca e scopri cos’è Zona Warpa;
Con l’ennesimo auto-insert negli spammini, il boss finale Pietro Iacullo ostenta un pezzo su PoteriArcani La Rivista Ufficiale™ dove parla di quando la musica nei giochini si fa verbo (e meccanica);
Informazione di servizio: Game of the Year (film di Ale Redaelli sui giochini e su come sia un’industria di cartapesta) è disponibile su Prime Video. Guardatevelo. Sul suo canale YouTube stanno uscendo pure i DLC aggratis – il primo è su Kenobit che ‘sta settimana è proprio on fire.
Rassegna stanca (di leggere ‘sta merda)
Anche questa settimana la Game Critic ha fatto mediamente schifo. Però i Re incontrastati sono su DrCommodore, che approfittando di tutta la situa Rob McQuack che sborra sulle fotine approfittano per confezionare un’ “inchiesta giornalistica” faziosa, disgustosa e dove si ammette pure di essere complici di Revenge Porn.
L’articolo, dopo pantomime assortite, è stato modificato. DrCommodore continua a non ammettere l’errore parlando di “inaccuratezze” nel pezzo – tipo l’eccesso di correttezza di everyeyana memoria –, ma quantomeno adesso Ragazza C non ne esce come una vile sgualdrinella in cerca di attenzioni. E abbiamo la prova provata che McQuack ha commesso Revenge Porn il giorno dopo aver dichiarato in un suo video che avrebbe potuto farlo ma era un signore. Evidentemente uno di quei signori che poi quando finiscono al TG “salutavano sempre”, ma vabbè.
DrCommodore rimane una fogna. Non è la prima volta che fanno di queste porcate (anche se non così gravi) e tanto Tommaso Felici (il gestore) quanto chi ha scritto il pezzo non hanno per nulla dimostrato la sensibilità che serve per poter fare certi discorsi.
È un periodo strano. Succedono diverse cose nella bolla che ci fanno stare come i pazzi e di cui è importante parlare bene, dai maghetti ai seghetti. Però dall’altra parte c’è anche tanto supporto da parte della community, che è quella che sta facendo funzionare novità come questa newsletter o le altre stronzate con cui ci stiamo cimentando post chiusura dei commenti su Facebook.
È un periodo tutto sommato felice. Impegnativo, ma felice. Spero lo sia anche per le altre Voci della Ribellione™. Spero lo sia anche per te, sia che tu che inietti il capitale in Gameromancer – squallido placement del Patreon per poter ringraziare gli abbonati – o ti accontenti del content gratis.