A memoria credo di aver capito che Babbo Natale non esisteva già a 3-4 anni.
Non so dire se sia perché fossi un bambino particolarmente sveglio (che poi ha evidentemente smesso di esserlo, visti i 12 anni sprecati a fare editoria nei giochini) o perché i miei fossero particolarmente scarsi/disinteressati/cose del genere a portare avanti la più grande recita della storia dell’umanità dopo l’editoria nei giochini.
Ad ogni modo la conseguenza è che sono sempre stato tendenzialmente immune al fascino delle feste natalizie. Belli i regali eh, soprattutto perché spesso e volentieri erano videogiochi, però per il resto sempre fottuto cazzissimi. Tant’è che ancora oggi io e mio fratello i regali di Natale ce li scambiamo settimane prima del 25 dicembre.
Comunque tutto questo per dire che visto che io sono per l’ennesima volta quello sociopatico e anormale la Voce della Ribellione™ di questa settimana è quella di Andrea Scibetta, che in quanto bimbo normie borghese due cose sul Natale da dire ce le ha.
Io mi limito a rassettare il resto e a sponsorizzare fortissimo i podcastini della settimana.
Come il 2024 ha cambiato per sempre i videogiochi
Il 2024 è stato un anno di cose abbastanza terribili successe nel videoludo. Licenziamenti, chiusure di studi e testate “di settore” che certificano uno shift verso l’influencing che anni fa auspicavo perchè voleva dire “che bello muoiono i sitini” ma ha ampiamente dimostrato che tanto l’influencing fa le stesse becerate del giornalismo e non c’è manco più una deontologia cui poter fare appello.
È stato l’anno in cui Microsoft fa il cosplay di SEGA per la seconda volta nella sua vita e se la prima era per proporre una sorta di surrogato del Dreamcast con la prima Xbox oggi è per portare i suoi giochini anche sulle terze parti. L’anno in cui PlayStation ha confermato che nonostante il floppone di Concord ci dobbiamo attaccare al GaaS lo stesso perché iddio lo vuole (secondo loro) e in cui abbiamo strumentalizzato i Balatro e gli Animal Well per dire che gli indie ci salveranno tutti.
Solo che non so fino a che punto meritiamo di essere salvati.
Teaser: 15 fottuti anni da Bayonetta
Mercoledì sono 15 anni dal day one europeo di Bayonetta. È un gioco che tutto sommato poi non s’è inculato di pezza nessunə, visto che parliamo di 2 milioni di copie scarse tra Xbox 360 e PS3 (con un porting da manate in faccia) e tipo 2-300mila copie poi su Steam.
Un po’ poco, per quello che doveva essere l’asso dei “Platinum Four”, cioè dei 4 giochini Platinum Games con cui c’era un deal di pubblicazione con SEGA – che laggente all’epoca chiamava così scimmiottando i Capcom Five che ad Osaka avevano promesso di portare in esclusiva su GameCube (in tutti e due i casi c’entra Shinji Mikami, che zella porta quell’uomo?).
In ogni caso io 15 anni fa ero davanti all’Open Games di Pordenone dopo due mesi di liti sui forum per poter finalmente comprare quel videogioco che m’aveva fatto sborrare dopo aver giocato la demo. Tre cose che praticamente non esistono più in un colpo.
Potrai ascoltare tutta la storia (di Bayonetta, mica la mia) su Patreon mercoledì prossimo. Basterà solo 1€ eccezionalmente, vedila un po’ come un’offerta di lancio 2025 di Gameromancer col Rolex™.
Lo spirito del Natale passato, presente e futuro
di Andrea “Incidente Diplomatico“ Scibetta
Ho sempre vissuto il periodo di Natale con un certo entusiasmo. Forse non è la parola giusta, però mi porto dietro fin da bambino quell’idea che a Natale si sta sereni, in famiglia, ci si riposa, ci si vuole bene. Un po’ demodé e anacronistico, ma a ciascuno il suo. Sarà che ho avuto un'infanzia felice, sarà che negli anni ‘90 il consumismo dilagava, ma ricordo che da piccolo sentivo proprio un’aria diversa a dicembre, con le luci e la musica, l’attesa dei regali e il piacere di stare con nonni, zii, cugini, amici.
Che poi a giustificare tutta questa presa bene non ho nemmeno quel momento del regalo tanto atteso che mi ha reso il bimbo più felice del mondo. I regali non sono mancati, ma nessuno così memorabile in fondo. Certo, ricordo quel gigantesco pupazzo di Gabumon che arrivò in una scatola enorme quando avevo quattro o cinque anni. Ce l’ho ancora. Ricordo la PlayStation 3 nel 2008, che però non fu davvero una sorpresa. Qualche anno fa mi hanno effettivamente sorpreso con la Switch, la mia seconda Switch, quella per il me che vive al nord e non si poteva godere mai la prima, che avevo comprato a metà con mio fratello. Ma ero già grande ed era pur sempre la seconda. Inattesa, graditissima, ma non è come le storie dei bimbi anni ‘90 con la PS1 sotto l’albero.
Al di là dei regali però, Natale ha sempre significato stare tutti assieme.
Soprattutto con la famiglia di mio padre, che è sempre stata più numerosa, più vicina e più unita. Ricordo da piccolo il cenone del 24, la giornata intera del 25, poi anche la giornata intera del primo di gennaio e spesso anche il veglione del 31, almeno fin quanto non ero abbastanza grande da passarlo con gli amici. Per me era bello, era un cambiamento rispetto alla routine. Per i grandi probabilmente un po’ meno.
Poi passano gli anni e le cose purtroppo si vanno un po’ perdendo. I miei nonni non ci sono più da tanto, qualche cugino si è sposato o è andato a stare fuori e non sempre siamo stati tutti assieme. C’è stato pure il COVID. Insomma, da un po’ di anni è stato tutto un po’ triste. Dal 2020 non c’era più stato un Natale in famiglia come quando ero bambino. Quest’anno però ci siamo andati vicini, anche su insistenze mie e di mio fratello, con cui stranamente condividiamo quest’entusiasmo per lo stare assieme a Natale, pur non avendo poi così tanto in comune con la maggior parte di questi parenti, soprattutto ora che siamo adulti.
Siamo stati da mio cugino, da poco diventato padre, e c’erano sostanzialmente tutti - al netto di chi non c’è più. A sorpresa c’era anche l’altro mio cugino: aveva detto che non sarebbe sceso - dopo il recente bis di visite per conoscere il nipotino - e invece ha sorpreso tutti, in primis la nonna, mia zia. È stato un bel cenone della vigilia, con tanta allegria, un sacco di regali scemi e Una poltrona per due in sottofondo com’è giusto che sia, nonostante qualche lamentela verso un film che conosciamo a memoria. E rimane bellissimo ogni volta, se chiedete a me. Ok, non è esattamente come quando ero bambino, siamo stati insieme solo il 24 sera, però l’ho apprezzato. Il 25 siamo stati invitati da mia zia lato materno, vicino Messina. Una famiglia che non è esattamente la nostra, ma siamo pur sempre stati a un pranzo di famiglia.
Un’altra costante delle feste sono stati sempre i giochi, di vario tipo. Anche perché se no perché vi avrei ammorbato con i cazzi miei sul Natale? Stare in famiglia ha sempre significato giocare a carte, ovviamente. Dai classici Cucù e Sette e mezzo a roba spumeggiante (!?) come il Minimo e Massimo (alias Las Vegas, se siete di quel partito). Spessissimo ha significato anche videogiochi, per me. Da bambino andare da mia zia o dai miei nonni - abitavano sullo stesso pianerottolo - significava poter giocare a Super Mario 64 sul Nintendo dei miei cugini. Ricordo un po’ più grande i recuperoni natalizi, con tutto quel tempo libero da studente che sembra non finire mai. E poi finisce sempre troppo presto.
Il primo Natale della PlayStation 3 fu segnato da un Metal Gear Solid 4 iniziato verso l’una di notte del 25, con console appena scartata e montata, e finito la sera del 26 dopo 18 ore e 40 minuti di gioco. Il Natale successivo ricordo che nel pomeriggio mio nonno andando a messa mi diede un passaggio a casa per andare un po’ a giocare a Modern Warfare 2. Mentre giocavo - da solo in casa - provarono a entrare dei ladri, pensando non ci fosse nessuno. Per fortuna erano ancora i tempi degli auricolari singoli con microfono per il party audio, mentre l’audio di gioco stava sulla TV. Sentendo rumori strani in balcone sono andato a controllare e ho trovato ‘sti due tizi che da fuori stavano alzando la serranda. Un bello spavento.
Quest’anno è stato l’anno di Catan soprattutto, e di Overcooked. Io e mio fratello siamo persone molto simili e molto diverse al tempo stesso. Il problema è che ci incastriamo nel peggiore dei modi, sia nelle differenze che nelle somiglianze, e finiamo per mal sopportarci quando stiamo a stretto contatto per diverso tempo. Ora che io sono tornato in Sicilia e sto ancora dai miei è un litigio continuo quasi ogni volta che lui scende. Per tamponare la situazione mia madre ha messo un lettino provvisorio nella stanzetta - quella che una volta era “la stanza del computer” - e mio fratello è stato ben felice di non dormire in camera con me. Figuratevi io.
Però appunto, Catan. A una giocata poco prima di Natale mi hanno finalmente fatto provare questo gioco da tavolo che mi incuriosiva da tempo e che ho comprato senza nemmeno far finire la mia prima partita. Ovviamente. Il 24 sera, post cenone, subito un’altra partita, la prima per mio fratello. Che vince, manco a dirvelo. Il 25, a Messina, altra partita, ovviamente vince di nuovo mio fratello. La sera, di ritorno dalle nostre parti, un’altra giocata, un’altra partita di Catan, un’altra vittoria di mio fratello. Il 26 sera abbiamo giocato di nuovo, ha vinto ancora lui. Insomma, avete capito. Poi, dopo, le ho vinte un paio di partite, però l’andazzo è stato un po’ quello.
Mio fratello è sempre stato estremamente competitivo e ha questa dote di grande intuito e logica che si porta dietro fin da bambino, quando vinceva le olimpiadi di matematica regionali alle scuole elementari. È sveglio, è competitivo e vince. E va così un po’ fin da quando eravamo piccoli. In più ha questa simpatica abitudine di giocare mettendo i bastoni tra le ruote al gioco degli altri, soprattutto al mio. Lui dice di no, o dice che il gioco è questo, io finisco per odiarlo e incazzarmi tantissimo. Una delle ultime partite mia madre ha detto basta perché eravamo arrivati agli insulti pesanti.
Dall’altro lato queste feste sono state anche quelle di Overcooked 2. Sta sul pass, l’ho scaricato e ho detto a mio fratello se voleva giocarci e tra una cosa e l’altra abbiamo quasi finito la storia.
La cosa incredibile è che non abbiamo litigato mai.
Al gioco in cui bisogna collaborare in cucina velocemente e senza sbagliare, che ha dato vita a migliaia di meme di gente che si urla addosso e litiga peggio che in The Bear. Non abbiamo mai litigato.
Quest’anno è stato anche quello della consapevolezza. Quello degli psicologi e del vedere i pattern familiari disfunzionali, anche al cenone di Natale. È stato quello del prendere atto della cultura competitiva tra maschi inculcataci come unico modo di rapportarsi con gli altri maschi, e dall’altro lato della possibilità di fare squadra per contrastare i problemi che ci accomunano, le eredità fisiche ed emotive con cui dobbiamo fare i conti.
Quindi direbbe la mia psicologa, penso, che questo dualismo rappresenta perfettamente il rapporto con mio fratello. La competizione diventa sofferta, problematica, ci divide, tira fuori il peggio di noi. La collaborazione evidenzia le cose in cui siamo simili, ci porta a unirci per l’obiettivo comune, nonostante le differenze.
In fondo penso che avrò sempre uno strano calore natalizio dentro, che mi rallegra quando si avvicina il 24 e che scema via con un po’ di mestizia a partire dal primo gennaio. E spero che ci sia sempre qualcosa che posso chiamare famiglia con cui passare questi giorni. Perché sarà pure un cliché, ma è così che sono cresciuto ed è così che mi piace passarli. E poi spero soprattutto che ci sia sempre qualche gioco nuovo attorno a cui riunirsi, competere, collaborare, perfino litigare, che tanto tutto serve a conoscersi, anche negli spigoli, e a stare più uniti. Che tanto alla fine tutto fa brodo e il brodo ce lo mangiamo per la befana.
Cosa sta succedendo nel mondo dei giochini?
Marvel Rivals è l'ennesimo gioco cinese di regime.
di Pietro “Phatejoker” Iacullo
Nella chat in-game del clonazzo di Overwatch ma con le tutine pubblicato da NetEase ci sono alcune espressioni bannate di particolare interesse.
Quella più simpatica è "Winnie The Pooh", che se inserita genera un messaggio di errore che recita "il testo contiene contenuti inappropriati". Questo perché il personaggio di Milne viene usato spesso in Cina per riferirsi a Xi Jinping e oh, mica possiamo permettere che la chat di un giochino made in China venga utilizzata per diffamare il Segretario Generale del Partito.
Altre espressioni bannate sono "Isis", "Hitler" e "Free Taiwan". Curiosamente (ma nemmeno tanto) "che schifo Taiwan" invece si può scrivere senza problemi.
Quello di Marvel Rivals non è il primo caso del genere, già nei testi di Pokémon Unite per esempio non si può menzionare in nessun modo la comunità LGBT.
E sicuramente a più di qualcuno non sembrerà nemmeno un problema, perché in fondo i giochini non devono parlare di 'ste cose, par brutto e rovina il divertimento e il woke c'ha rotto il cazzo.
Però insomma, auguri a tenere fuori la politica dai videogiochi quando Tencent possiede il 50% di Epic e il prossimo passo potrebbe essere quello di impedire certe rappresentazioni in Unreal Engine perché così ha deciso il governo cinese.
Oggi sono Taiwan e i gay. Domani potrebbero essere i bianchi. Dopotutto dici sempre che sono la vera minoranza.
Se c'è una cosa che il 2024 mi ha lasciato è stato capire quanto non mi piaccia più giocare da solo.
di Richard “Anxieté” Sintoni
Ci ho provato eh. Sono pure riuscito qualche volta ad accendere la console e farmi qualche single player per i cazzi miei, ma niente. Bastava una mezza notifica in home per farmi mollare tutto e partire con la compagnia a fare robe.
Che fosse sparare agli insettoni su Helldivers o razziare e depredare i sette mari su Sea of Thieves ho passato più tempo con le cuffie a ridere e scherzare che standomene da solo coi miei pensieri. E pure mentre giocavamo Black Myth: Wukong ognuno per i cazzi suoi passavamo il tempo a confrontarci, quasi lo stessimo giocando sullo stesso divano.
Pure Death Stranding l'ho giocato in compagnia, che mentre vagavo per le rovine dell'America riconnettendo il mondo mi sono reso conto di quanto siano importanti questi legami che qualcuno ha deciso siano solo fittizi.
Tutto questo per dire che quelli hanno cannato di nuovo con me quando hanno deciso che "i videogiochi isolano dalla realtà".
Personalmente, m'hanno aiutato a capire chi sono.
Quand'è che siamo diventati così aridi?
di Pietro “Phatejoker” Iacullo
Ad un certo punto abbiamo deciso che i videogiochi dovevano essere una cosa seria. Non giocattoli con cui trastullarsi mentre gli adulti ci davano dei bamboccioni, ma storie fotorealistiche con tematiche hardboiled, contenuti PEGI 18, parolacce e scene di sesso.
Lo abbiamo deciso perché volevamo essere presi sul serio e pur di essere presi sul serio abbiamo venduto non tanto la nostra anima, ma quella del medium.
Il risultato è che adesso un Astro Bot che vince un Game of the Year per noi è un'idea ridicola, offensiva quasi. Chissenefrega se è un gran bel giocattolo di quelli che solo Nintendo è in grado di fare. Gli manca il gore, senza il sangue e la sborra ci vergogniamo a comprarlo da GameStop, è un gioco troppo da bambini per noi giovani adulti che fingono di ubriacarsi quando in realtà stanno bevendo acqua.
Quand'è che abbiamo smesso di amare i videogiochi per quello che sono, storie raccontate attraverso il gioco e fanculo a chi pensa che la parola "gioco" sia svilente?
Cosa ci saremmo aspettati su quel palco al posto di Astro Bot, il DLC di un gioco che abbiamo già mandato a memoria? Il remake di una storia che abbiamo già sentito su cui ci facciamo le seghe perché anche se la stanno ri-raccontando peggio, beh, adesso c'è il graficone?
Non so quand'è successo. Ma ad un certo punto abbiamo sostituito quei bambini dentro di noi che davanti ad un Astro Bot sarebbero impazzitti con degli adulti che non sono poi tanto diversi da chi ci chiamava bamboccioni.
Ne è valsa la pena?
Viaggiare informati (e cercare di rimanerci)
Ammolla il follow su Instagram, Tiktok e/o YouTube. Escono 3-4 contenuti alla settimana in formato Amanda Reel/Short, più i podcast e ogni tanto pure qualche long form. Facile che nel corso delle prossime settimane arrivi pure qualche pilota di formati nuovi che stiam pensando da un po’.
Ciupati un esempio di cosa ci guadagni a followare:
Spammini Tattici Nucleari™
Dal gruppone Telegram (quello pubblico a cui puoi iscriverti aggratis pigiando qua) è emerso questo video su Metal Gear Solid 2 che ok, ripete cose che se segui il podcast probabilmente abbiamo già detto, ma è fico in culo e merita lo spammino.
Nello sviluppo software si usa spesso l’espressione “reinventare la ruota” quando si scrive codice da zero nonostante esistano già funzioni che fanno già la stessa cosa.
La ruota non la perfezioni.
L’abbiamo inventata nel 2500 a.C., e in più di 4000 anni il concept è rimasto quello. Puoi cambiare il motore, puoi ottimizzare quello che c’è a margine della ruota, ma per quanto riguarda il core non è possibile fare di meglio.
L’anno scorso per come la vedo io Gameromancer ha capito qual era la sua ruota. Possiamo raffinare il processo, sicuramente proveremo a fare qualche cosina nuova e a rifare qualche cosina vecchia che ci ha dato soddisfazione l’anno scorso, ma per il resto quando hai inventato la ruota non resta tantissimo da fare.
Per cui non penso sia il caso di lanciarsi in propositi dell’anno nuovo o fissare qualche obiettivo – a parte Paga il Patreon pezzo di merda, ‘che mo ci tocca pure pagare CapCut per fare i reel bellini. Sono cose che lascio molto volentieri a chi ha bisogno di vendere fumo per tenere alto l’hype attorno ai suoi progetti.
A noi in modo molto renziano piace fare.
A parlare sono buoni tutti. Renzi incluso.
Bravo Andrea "Dickens" Scibetta
Grazie Rich per la verità scritta nei post
E grazie a Pietro che non molla lo stesso
Ho quasi finito il recupero 🔥
Scibetta ha passato dei gran bei natali, un po' simili ai miei.
Penso che alla fine il cenone della vigila con tutto il parentado accomuni un po' tutte le famiglie dal centro Italia in giù.
Comunque il regalo più inaspettato di Natale per me fu il nokia 1100.
Ma io volevo il 3310.
Devo dire che i miei non ci hanno mai preso coi regali di natale.
A una certa iniziarono a darmi mancette o a farmi scegliere direttamente il regalo, anche prima di natale perché tanto poi quel giorno i regali non te li godi realmente che hai 3020 persone intorno.
Comunque ragà un abbraccio a tuttə e buon anno ❤️
PS: inutile inserire buoni auguri per il settore videoludico, tanto sono sicuro che andrà a fuoco molto prima del previsto.