Prima di entrare nel vivo del discorso, puntualizziamo: non sta per uscire la politica da Gameromancer.
Avevo già deciso che questa settimana avrei parlato di Toriyama perché il titolino “JoJo Mastrota” è un paio d’anni che balla nella lista dei titolini per le idee sceme e perché insomma, i videogiochi di Dragon Ball sono sempre stati e saranno sempre il mio kink. E il podcast è sempre stato uno spazio tendenzialmente legato alla Game Culture con qualche incursione sull’attualità, che però è sempre passata soprattutto dai social e da Twitch. Questo perché se ti parlo oggi di Sweet Baby Inc. in podcast tra un anno che senso ha per chi eventualmente vuole recuperare la puntata? Il podcast è evergreen. E soprattutto è uno spazio libero dove non vogliamo obblighi o imposizioni.
Twitch è in pausa perché io e Fra stiamo lavorando ad una cosa extra-GR, ma manca poco. Ci sono diverse idee, e torneranno pure gli eventi – serve solo un po’ di tempo e un po’ di salute mentale.
I post sui social saranno meno (forse, Amaterasu è una macchina e se scrive io pubblico) perché non sento più la necessità di averne uno al giorno e voglio sperimentare altri formati (è una mesata che escono anche dei Amanda Reel e dei TikTok, no?).
Ma sia chiaro che non si molla un cazzo. Si è sempre parlato di videogioco in modo intersezionale, politico e se serve anche sociale, e si continuerà a farlo.
Semplicemente né io né Fra vogliamo più essere protagonisti di certe istanze. A cui daremo comunque spazio sia dentro al progetto che fuori. Dopo 6 anni e un ricovero penso di avere anche il diritto di accannare un attimo su certe cose. Ma per dire, la prossima settimana si parla di SEO e di quanto sia una merda giocare nel cortile di casa di multinazionali a cui interessano solo i soldi e quindi ti inculi con la sabbia se gli conviene cambiare l’algoritmo. Altro che fuori la politica.
Per altri dettagli su che è successo, qui. Ora voglio piangermi un po’ Toriyama, adesso che la coscienza me lo permette senza sentirmi uno sciacallo.
Faccio parte di quella generazione che a Dragon Ball si è attaccata il modo spasmodico. Sono del ‘91, quindi a Dragon Ball lego tantissime cose. L’anime nella sua prima versione passato su Bassano TV, guardato religiosamente su un CRT 12 pollici nella saletta dove aspettavamo iniziassero le lezioni di taekwondo alle 17. La messa in onda su Italia 1 con le censure e i nomi cambiati a cazzo di cane. Goku che diventa Super Saiyan la prima volta anche alle nostre latitudini mentre io sono in vacanza in una base logistica dell’esercito dove a noi figliə di militari fanno vedere i cartoni animati nel cinema presente in loco.
Manco a dirlo in quanto stronzo nato nel ‘91 Dragon Ball per me è anche tante altre cose. Il primo forum che abbia mai frequentato su Internet era un forum di Dragon Ball. Ho iniziato a leggere manga grazie a Dragon Ball. Ho conosciuto chi poi mi ha proposto di iniziare a scrivere sul primo sito di giochini su cui abbia scritto grazie a Dragon Ball (in realtà grazie a Bleach, ma su Forumfree c’ero arrivato soprattutto per Dragon Ball. E comunque Bleach negli anni ‘10 era il follow-up di Dragon Ball con le spade).
Dragon Ball chiaramente era anche i videogiochi di Dragon Ball. Notoriamente vivo in culonia, quindi sono tagliato fuori da tutte quelle menate tipo gli eventi stampa. Eppure il 23 ottobre 2014 ero a Milano, all’HangarBicocca, perché Bandai Namco stava per lanciare Dragon Ball Xenoverse e per l’occasione c’era il producer di DIMPS Masahiro Kashino. E DIMPS era lo studio dietro alcuni dei migliori giochini di Dragon Ball usciti fuori.
Però adesso stacco pubblicitario e advertizziamo un po’ di content™.
Ep. 160: PlayStation 1 o Nintendo 64?
È il caso di dissotterrare l’ascia di guerra e decidere quale delle due macchine di quinta generazione sia la migliore (anche se in realtà le macchine sarebbero 6, ma chi cazzo si è mai inculato l’Amiga CD 32?).
Nintendo 64 – fonte: N64: a visual compendium di Bitmap Books, librone fichissimo – conta solo 388 giochini. Usciti rigorosamente tutti su cartucce che potevano contenere dai 4 ai 64 megabyte di dati, laddove i CD-ROM usati su PlayStation allocavano 700 mega. E avevano quella patina nera elegantissima sotto (fun fact: l’album The Pale Emperor di Marilyn Manson, uscito nel 2015, è stampato sugli stessi dischi usati da PS1). Però di quei 388 giochini diversi non solo sono rimasti nella memoria di tuttə, ma hanno proprio insegnato alla Game Industry come si facevano i videogiochi 3D.
Su PS1 ci sono oltre 3000 titoli a disposizione (e un non meglio definito numero di roba homebrew giocabile sulla versione Net Yaroze della macchina). Un sacco sono altrettanto importanti rispetto ai Super Mario 64 e agli Ocarina of Time. C’è il primo Metal Gear Solid dell’Unico Vero HiDio, e questo chiude qualunque questione. Ma onestamente parlando 3/4 della roba che ci ricordiamo è palta.
Non a caso “le tre cose peggiori che ti possono capitare nella vita sono Spyro, Medievil e il cancro alla prostata”…
What If my Destiny Dragon Ball
Il segreto per tirare fuori una bella nuova edizione della Bibbia è riempirla di stronzate apocrife. Il Vecchio e il nuovo Testamento li conosciamo tuttə, ci hanno ammorbato tutta l’infanzia e l’adolescienza a catechismo, magari ogni tanto abbiamo pure dato una sfogliata a quel volumone a casa della nonna in un pomeriggio di scazzo in cui s’erano scaricate le pile del Game Boy.
Ecco. Dragon Ball non è poi tanto dissimile dalla Bibbia. Soprattutto se a casa hai la Perfect Edition rossa in 34 volumi.
Quindi per quanto mi riguarda fare un bel gioco di Dragon Ball è relativamente facile: basta infilarci un sacco di What If. È puro fanservice, ne sono consapevole. Ma quando sei fan in modo viscerale di qualcosa, beh, il fanservice funziona. E non c’è scritto da nessuna parte che c’è l’obbligo di dare una lettura critica a tutto quello che ti capita di giocare o di voler giocare.
Sei liberə per dire di bagnarti le mutande ripensando ad Ultimate Battle 22 – si, quello dell’aneddoto che sanno tuttə che mettendo un cheat diventa Ultimate Battle 27 e c’è Gogeta che si chiama Vegeto con pure il ™ – anche se è un gioco effettivamente di merda. Sei liberə di farlo su Final Bout e i suoi personaggi di pongo 3D. Non è che siccome Tekken 3 è più fico allora chiudiamo tutto. Allo stesso modo io sono libero di farmi rizzare il cazzo quando in un giochino di Dragon Ball mi infilano questa storia alternativa dove Piccolo riporta in vita suo padre, si fonde con lui per diventare un cazzutissimo Ultra-Namecciano e prende a schiaffi Super Bu.
E infatti una roba che sponsorizzo sempre è Dragon Ball Z: Supersonic Warriors per Game Boy Advance. Paga un po’ il limite dato dal numero di tasti di GBA, ma dietro c’è Ark System (che poi finirà a rilasciare nel 2018 FigherZ, a livello di botte probabilmente il vertice di tutta la serie) e si respira a pieni polmoni. E quello che si perde in puro gameplay rispetto a quanto magari si sarebbe potuto fare su una console che non è uno SNES portatile lo si recupera con le varie story mode dei personaggi. Su GBA ad ogni modo il real deal è e rimane anche a distanza di vent’anni Dragon Ball Advanced Adventure – qui torna a bomba DIMPS. Metà platform basato più sulle botte che sui salti, metà picchiaduro quando si switcha alla modalità Torneo Tenkaichi, è una roba ancora estremamente godibile, con una bellissima pixel art e che dà dignità al Dragon Ball che c’era prima della Z, senza Super Saiyan e altre menate e ancora molto concentrato sulle arti marziali e le tecniche più che sui power level.
Mi sono ritrovato a rigiocare Advanced Adventure qualche mese fa su 3DS non ditelo a Nintendo. Pensavo che mi sarei limitato a cazzeggiarci un po’, e invece alla fine è finita che ho finito tutta la run con Goku (a cui poi volendo segue una run dove si rigioca tutto usando Crilin). Ha un unico problema, Advanced Adventure: DIMPS su PSP ha tirato fuori delle cose veramente incredibili – escluso il tie-in di quel film di merda che è Dragon Ball Evolution. Che non è malissimo, ma è Dragon Ball Evolution quindi porc□□□□.
Ora, contesto. È il 2007. Tutto quello che vuoi dalla vita è giocare agli stessi giochi che giochi su PS2, con la stessa qualità che giochi su PS2, però ovunque. Ti presento PSP.
PSP in Europa era in realtà arrivata già da un paio di anni. Ma ero uno studentello di prima superiore, e dipendevo ancora dai miei per comprarmi i giochini. Per quanto mio padre fosse stato un videogiocatore non ha mai concepito lo spenderci tanti soldi. Io e mio fratello quindi si giocava tanto quello che c’era nei cestoni e ci accollavamo di litigare con lui in quelle rare occasioni in cui volevamo assolutamente usare i soldi risparmiati dalle mancette dei parenti per comprare un gioco a prezzo pieno. Il giorno in cui come regalo di compleanno arriva PSP la prima cosa che faccio è spendere 50€ per l’UMD di Dragon Ball Z: Shin Budokai 2. Credo che nemmeno se avessi speso la stessa cifra in droga mi si sarebbe urlato così forte in faccia. Però per quanto mi riguarda sono tra i 50€ spesi meglio della mia vita: Budokai 3 su PS2 è credo il mio gioco preferito tra tutti quelli a tema Dragon Ball, pieno dei what-if che mi fanno impazzire, con un roster di Cristo (c’è anche Ub, ma non quello di GT, quello di fine DBZ) e una modalità dove livellare e potenziare il personaggio che va avanti a botte di sfide sempre più difficili. Shin Budokai 2 di tutto questo ha gran poco – la premessa narrativa è “Babidi arriva nel futuro di Trunks, mo so cazzi sua”, però ha quasi lo stesso look-and-feel del capitolo maggiore, sostanzialmente lo stesso battle system e alcune chicchette nel roster tipo Gohan del futuro di Trunks (però con due braccia) che ad una certa sblocca anche lui la forma Mystic. Nel 2007 un’idea del genere era follia. Avevo finalmente (più o meno) lo stesso gioco che potevo giocare in salotto, ma stava nella mia tasca.
Sarebbe successo con un sacco di altri giochi che ho amato in modo matto e disperatissimo. Non c’entra un cazzo con Toriyama (e suggerisce che forse dovrei fare qualcosa di monografico su PSP, magari assieme al Calzati che ne è anche lui grandissimo enjoyer) ma ricordo ancora il brivido di mettere dentro l’UMD di Prince of Persia Rival Swords e ritrovarsi su quello schermo 4.3 pollici una conversione de I Due Troni che ok, c’aveva qualche inciampo, ma era I Due Troni in portabilità.
La cosa stronza di Shin Budokai 2 è che a rimetterlo su oggi mi ricordo quasi tutto. Gli effetti sonori sono ancora familiari, le combinazioni di tasti sono incise nella mia memoria… Ci sono una marea di giochi molto più significativi che ho giocato e di cui non ricordo nulla. Il demerito è mio e di come funziona la mia memoria, sia chiaro, perché tendo a ricordare più l’emozione che il fatto, e quindi di un Assassin’s Creed Revelations mi resta la commozione di Ezio che parla a Desmond attraverso il tempo più che la trama generale del gioco. Alcuni però sfuggono a questo pattern. Per qualcuno inconsciamente ho deciso di fare delle eccezioni e non ci posso fare un cazzo. Shin Budokai è tra questi: non è memoria muscolare, è come se non avessi mai smesso di farci qualche partita di tanto in tanto. Anche se non è il gioco più rilevante di sempre, anche se non è nemmeno il gioco di Dragon Ball più rilevante di sempre e la stessa DIMPS ha fatto di meglio sia prima che dopo. E poi oh, quantomeno qui non ci sono OST plagiate in giro da artisti che vengono dalla “musica vera” – prima o poi la puntata del podcast sui plagi si deve fare.
Grazie mamma per avermi comprato la PlayStation al posto di un pallone.
di Richard “Amaterasu” Sintoni
Non che poi non sia arrivato pure quello successivamente, ma proprio non faceva per me. Come non hanno fatto per me la racchetta da tennis, la rete da pallavolo o il kimono da karate.
Ci ho provato, a volte pure forzandomi perché cazzo mamma c'aveva smenato soldi per mandarmi a fare sport, ma proprio non faceva per me star li a tirar calci ad un pallone, preferivo il pad della prima PlayStation, le sue Memory Card, i suoi pixel e tutto il resto.
E tutto questo non è stato solo intrattenimento fine a sé stesso, perché è grazie a Life Is Strange se ho preso in mano una Reflex ed ho scoperto che mi piace scattare fotografie, è grazie a Guitar Hero se ho scoperto gruppi musicali che oramai sono diventati parte della mia quotidianità. È grazie ai giochini se oggi ho le passioni che ho.
È anche grazie ai giochini che ho scoperto altre passioni e passatempi, è anche grazie a loro che ho allargato i miei orizzonti oltre la mia fredda camera da letto che ospitava quel pezzo di plastica e circuiti dal costo di 749.000 lire.
Verosimilmente non vincerò mai un Oscar, e probabilmente non porterò mai a casa nulla che non sia una soddisfazione personale dalle mie passioni per la fotografia e per la musica.
Ma oh, a me coltivarle fa star bene. Come mi fa star bene passare il mio tempo col pad in mano. Anche a vivere vite che non sono la mia.
È escapismo? Va bene, me lo accollo. Chi può dirmi qualcosa?
Cioè, dai: manco mamma s'incazzava quando paccavo calcio per giocare a Final Fantasy IX. Chi siete voi per farlo?
Quanto è sottile la linea tra l'essere completista e il trasformare il gioco in lavoro.
di Davide “Celens” Celentano
Non parlo necessariamente di platinare, basta anche solo intestardirsi con un minigioco, una side quest o roba del genere. Qualsiasi contenuto opzionale che per qualche ragione in maniera meccanica ti ritrovi a portare avanti, finché alla fine in un momento di lucidità non finisci per chiederti: "ma perché cazzo lo sto facendo?".
È un fenomeno subdolo, quello che si innesca nella tua testa. Ormai il gioco sta qua, l'hai pagato o quantomeno stai pagando un abbonamento, che senso ha non vedere tutto quello che ha da offrire?
E però se i dev non hanno rispetto per il tuo tempo, almeno abbine tu e manda a fanculo quegli ultimi collezionabili che ti mancano o quel nemico impossibile fatto apposta per farti smadonnare manco fossimo di nuovo in un arcade negli anni '80.
Ricordiamoci che le aziende i dati li guardano. Abbiamo già permesso che ci diventasse open world pure il buco del culo, facciamogli capire che non siamo René Ferretti e che a noi la qualità non ha ancora rotto il cazzo.
Lo confesso Vostro Onore: a volte m'ammazzo di giochini perché ho bisogno di scappare.
di Richard “Amaterasu” Sintoni
Lo so che l'escapismo non è proprio il più elegante dei modi per reagire ai drammi della vita, né tantomeno il più efficace visto che non è che i problemi si spengano con il tasto d'accensione della console, ma vaffanculo io ne ho bisogno.
Mi spieghi Lei Vostro Onore quale male c'è nel cercare sollievo nei giochini da 'sta vita dimmerda fatta di ore messe al servizio di gente che deve far soldi con le mie mani, di paranoie per il futuro del mondo che stiamo avvelenando, dalle fottute tasse che meno male c'è gente studiata che mi spiega quanto devo pagare senza che m'arrivi la letterina d'amore dall'Agenzia delle Entrate altrimenti non saprei come fare.
Mi dica Lei Vostro Onore cosa c'è di sbagliato nel concedersi un po' di svago da questa vita di routine e rapporti umani che si logorano, di vaffanculo a denti stretti e bestemmie urlate nei cuscini, di psicologə che la mutua non ti passa se non quando potrebbe essere troppo tardi.
Me lo dica, la prego. Io attendo.
"Ha concluso?"
"Si"
"Colpevole. Venti giri di campo e trenta minuti di accatezzamento dell'erba"
"Ma che cazzo!"
"È lei che ha insistito per difendersi in autonomia".
Questa settimana ho deciso unilateralmente di non inserire nessuno spammino tattico nuclerare™. Non è una ripicca, ma da una parte non ho avuto il tempo – ma dai? – di fare i soliti giri in cui setaggio la bolla giochini alla ricerca di cose interessanti e avevo quindi solo un paio di link, dall’altra non volevo mettere in difficoltà nessunə.
È da un po’ di mesi che mi sto rendendo conto di quanto sia dura stare su Internet quando scegli di stare vicino a certi ambienti, certi temi, certi spazi. Purtroppo per quanto mi riguarda stargli vicino è la cosa giusta da fare, e lasciar perdere per fare qualcosa di più easy non è un’opzione. Certe dinamiche però mi hanno fatto sempre schifo. Certe altre non mi sembrano più accettabili, non critico chi ancora ci crede ma semplicemente non fanno per me. E forse non l’hanno fatto mai, perché ho sempre creduto nel potere del +1, nello spiegare dopo aver urlato. È per questo che Gameromancer fa divulgazione, perché si accolla lo sbattimento di discutere con chi fa una cazzata e provare a portare a casa il +1.
L’altro giorno nel topic Attivismo & Attualità del gruppone Telegram pubblico s’è parlato per metà giornata della dipendente licenziata dalla A.S. Roma per un suo video hard rubato. Non c’entra un cazzo coi videogiochi. Ce lo si è accollato comunque, assieme a diversa gente della community. Gameromancer smetterà di vivere quando non ci sarà più nessunə dispostə a lottare per il +1. Ma non prima.
Se sei d’accordo, allora #JoinTheRebellion.