“Sono solo videogiochi, almeno finché lasci che lo siano”.
Quando qualche anno fa Fra ha lanciato l’idea di trasformare MemoryCard in uno spin-off del podcast principale ci abbiamo messo relativamente poco a partorire questo copy. Un’unica frase, che però riassume perfettamente un po’ tutto quello che proviamo a fare con (e nella) Cosa Videoludica. Non è un caso che ce la siam mezzo riciclata anche per la quarta di copertina di B-Human, il libro più contestato della (e dalla) Game Critic, perché apparentemente possono cambiare idea ed essere perdonate solo lə compagnə di merende.
In ogni caso. Sono solo videogiochi. Solo che poi da una parte li trasformiamo nell’ennesimo guinzaglio che il capitalismo usa per tenerci vicino a lui, e dall’altra danno un sacco di potere a stronze transfobiche che questo potere non dovrebbero averlo.
I due macro-temi della settimana sono questi. Prima però è comunque il giorno dopo la resurrezione di Cristo, per cui c’abbiamo un po’ di podcastini leggerini da advertizzare.
[podcast] LA TIER LIST DEI GIOCHINI PER SWITCH!
Com’è stata l’ultima generazione di Nintendo? Passando in rassegna le uscite in ordine temporale e provando a catalogarle secondo la nostra personalissima scala – dove la S sta per “liquido seminale secreto dall’apparato maschile” e il fondo del barile è un siculissimo “manco cu lignu” — è venuto naturale fare un po’ di considerazioni sulla lineup di roba che ci siamo sciroppati negli scorsi 8 anni. Tipo, perché è uscito un numero così smisurato di musou sulla console peggiore per garantire un’esperienza di gioco al di sopra dei 15 fps?
[extra] VINCI IL GIOCHINO! Il podquiz ritorna ed era meglio di no…
Non ho parole socialmente accettabili per esprimere la performance dei partecipanti di questa prima puntata dopo il pilota di Vinci il giochino.
Mi limito a dire che è disponibile sia in audio per chiunque paghi una qualsiasi tier del nostro Patreon, anche quella da 1€ (che è quella che dà accesso al gruppo Telegram dove si consuma il drama e si dicono le cose interessanti).
Le altre due tier sono quella da 5€ che sblocca l’accesso ai Gameromancer col Rolex™, i mini-podcast che pubblichiamo per far vedere che siamo capaci di fare il content anche senza dire le parolacce (ma solo se paghi) e “Avvisi di Garanzia”, dove puoi ascoltare la puntata del lunedì (pure qua in formato anche video) senza censure e con corposi extra pre-registrazione.
[segamentale] Il videogioco per le masse non può essere poetico
di Pietro “Phatejoker” Iacullo
La democrazia non è nemica della qualità, è la qualità che è nemica della democrazia.
- Giorgio Gaber
Bethesda si fa leakare la remastered di Oblivion e iniziamo subito a parlare di quanto Skyrim sia più divertente.
Che può anche essere vero, perché alla fine l'idea di Skyrim era quella di essere un enorme parco giochi in cui vale tutto e puoi essere tutto. Puoi essere il più grande guerriero a nord di Tamriel e allo stesso tempo pure uno stregone potentissimo.
Nulla di questo avrà delle conseguenze sulla trama o sulle missioni: puoi essere più cazzuto dell'arcimago, ma all'Accademia di Winterhold sarai sempre l'ultimo degli stronzi a prescindere. Che è proprio il motivo per cui Skyrim magari sarà pure più divertente di Oblivion, ma di sicuro è molto meno gioco di ruolo.
Quello che ha fottuto Oblivion è proprio questo: non è universale, non è brain dead come Skyrim, e quindi piace di meno, parla a meno persone perché lì fuori ci sono più stronzi che si metterebbero in fila per Gardaland che per Paganini.
Succede ad un sacco di videogiochi che sono poesia.
Abbiamo chiamato Death Stranding "Bartolini Simulator". Abbiamo rotto il cazzo a The Last Guardian perché girava nammerda e poi abbiamo assolto Cyberpunk 2077 dagli stessi peccati. Abbiamo perfino preferito tutta la vita Crash Team Racing a Diddy Kong, che si inventava questa cosa di far correre anche hovercraft e aerei che poi Mario Kart 7 su 3DS ha rubato.
In un certo senso è fisiologico. Le elezioni le vince chi porta più voti, e per portare più voti devi essere un po' ruffiano e dire alla gente quello che vuole.
Che tu lo dica con le parole o col Game Design cambia veramente poco.
La gente si aspetta di giocare e allora devi farla giocare, no? E se lo fai spesso tanto basta per staccare qualche milionata di biglietti, se l'alea o il marketing o un tiro di dadi chiamato Dio hanno deciso di sorriderti con abbastanza visibilità.
Però, come in politica, dare alla gente quello che vuole ha delle conseguenze.
Ed è così che fare videogiochi diventa più simile ad un progetto industriale che ad uno artigianale, e si iniziano ad inserire all'interno di quella che dovrebbe essere un'opera – dovrebbe? In realtà boh – elementi che servono solo ad essere piacioni. Il crafting, l'open world, lo skill tree pieno di voci inutili. Sto descrivendo di nuovo Cyberpunk 2077, sarà un caso?
Il design by spreadsheet, come lo definisce Tameem Antoniades in un vecchio talk della GDC, nasce qui.
Antoniades per la cronaca è uno dei fondatori di Ninja Theory, e per capire il perché sia arrivato a questa definizione potrebbe essere utile ascoltare la monografia videoludicamente scorretta dello studio:
Ed ecco che quindi il videogioco per le masse non può essere poetico. Perché la poesia, magari, impone la metrica, ma non le rime da usare. E non potrà che essere così finché il sostentamento del videogioco dipende dal numero di copie vendute o di abbonamenti generati su Game Pass/PlayStation Plus/Ubisoft Quell'Altro.
Incredibile come sia sempre il denaro la più grande sorgente di schiavitù, ve?
Le altre cose che ti faranno riflettere quest’oggi
John Lennon aveva torto.
di Pietro “Phatejoker” Iacullo
Era l'unico a immaginare un mondo senza confini, come lo vedono i ricconi che bruciano miliardi per poterlo osservare dallo spazio e poi tornare qua giù a fare schifo esattamente come prima. Era l'unico ad aver capito cosa voleva dire Hideo Kojima con Metal Gear Solid 3, nonostante sia stato ammazzato 24 anni prima di Snake Eater.
Lennon aveva torto, perché altrimenti non ti fumeresti un sigaro stile Big Boss festeggiando la negazione dei diritti altrui.
Se Lennon non avesse torto ci penseresti due volte prima di dare altro potere economico ad una miliardaria non troppo diversa da quelli che vanno nello spazio o si comprano Twitter, sapendo che cazzo farà con quelli che sono i tuoi soldi. Quel tatuaggio dei Doni della Morte che hai fatto anni fa non è il marchio dei Mangiamorte. "Separare opera e autore". Non sei quello che ti piace o che ti è piaciuto.
Però come diceva ad un certo punto Caramell il problema è che anche gli altri fanno le magie.
L'errore è stato accettare una società dove la scheda elettorale è il tuo portafogli. È quello che ci ha fottuti tutti. O tutte, tuttə, a questo punto è davvero importante come lo scriviamo?
La cosa importante è che John Lennon aveva torto. The Boss aveva torto, Hideo Kojima aveva torto. Abbiamo ignorato tutto quello che hanno provato a dirci riducendolo al testo di quella canzone da hippy o a quel giochino del 2004 col gameplay fichissimo.
Stiamo facendo qualcosa per fare in modo che il prossimo Snake Eater, la prossima Imagine, il prossimo Messia craftato da qualcuno per salvarci non faccia la stessa fine?
Perché l'alternativa è vivere in un mondo dove problemi e soluzioni sono chiari, ma preferiamo fumarci quel cazzo di sigaro.
L’altra sera un amico mi ha detto “mi manca la pandemia”.
di Andrea “Waterless” Scibetta
Eravamo in attesa che iniziasse un terzetti su Warzone, a Verdansk, la mappa con cui Warzone aveva debuttato nel 2020. Ed eravamo più o meno gli stessi della quarantena.
Il mio amico tra due mesi si sposa, sta finendo di ristrutturare la casa che ha comprato con tanti sacrifici, dopo la pandemia.
A me non credo manchi la pandemia, però capisco cosa voleva dire.
Ci siamo dovuti fermare, tutti. Per tre mesi non importava nulla, non dovevi fare quasi nulla, non potevi fare quasi nulla. Giocavamo e chiacchieravamo. E stavamo a sparare in questa bruttissima mappa a cui ci siamo affezionati quasi senza volerlo.
Però nonostante Call of Duty ci provi, no, non mi manca la pandemia.
Il COVID aveva messo forzatamente in pausa la macchina della produzione, il capitalismo. E ora lo stesso capitalismo cerca di sfruttare - per vendere - perfino la nostalgia di quando le migliaia di morti lo avevano fermato.
Nonostante tre dosi di AstraZeneca non abbiamo gli anticorpi per affrontare la nostalgia. Nemmeno quando è così becera.
Incredibile. O forse no?
Fallirò per sempre il platino di The Stanley Parable.
di Pietro “Phatejoker” Iacullo
Lo fallirò per sempre perché c'è un trofeo che per essere sbloccato chiede di non avviarlo per 10 anni. E sinceramente non riesco ad immaginare un'intera decade senza essere Stanley.
Potrei mandare avanti l'orologio della Play e sbloccarlo così. La cosa buffa è che forse, 10 anni fa, l'avrei pure fatto.
Ero un giocatore diverso, e i trofei nella mia testa sottolineavano quanta dedizione potessi mostrare nei confronti dei miei videogiochi preferiti. Non era vero amore senza quel trofeo di platino, senza i 1000G a dimostrare che non mi ero limitato a giocarlo, quel gioco, ma l'avevo consumato. Tutto, fino al cazzo di osso.
Oggi mi è chiaro che i trofei non servono per mostrare agli altri quanto sono vero gamer, ma per ricordarmi di come mi sono sentito quando li ho sbloccati.
Mi è chiaro che barare per avere quel trofeo sarebbe un po' come pisciare addosso a Davey Wreden, un po' come insultare Stanley. Forse sarebbe quello che vorrebbe facessi il narratore, solo per poter partire con un dialogo metanarrativo su quanto non abbia capito un cazzo di The Stanley Parable nonostante l'Ultra Deluxe.
E allora non posso che continuare a fallire quel cazzo di platino di The Stanley Parable. Perché è l'unico modo per rispettare quel videogioco meraviglioso.
Perché in fondo lo "The end is never the end is never the end is never..."
[come seguo tutta questa merda?]
Ammolla il follow su Instagram, Tiktok e su YouTube, così sei sicuro di non perderti nulla.
Soprattutto, condividi le cose che facciamo se e quando ti piacciono. Io ho fatto l’ITI, che cazzo ne so di come si crea il contenuto virale che ci salverà dall’abisso che stiamo guardando negli occhi da un bel po’? Tocca che muovi il culo anche tu. Soprattutto tu.
[spammini] La mia vita è un gioco di Fares
Questo pezzo di
è di un mese fa. È un mese che ce l’ho nell’elenco di cose da spammare e per un motivo o per un altro tergiverso, perché o esce roba che purtroppo è più necessaria o perché boh, puoi lamentarti dell’esistenza di un circolino e poi spammare sempre ?La risposta che mi sono dato è che sì, puoi. Perché quando spammo Pacione (o Andrea Porta di Storie di Videogame, o Calzati che scrive roba su TGM o chiunque altro per qualche motivo ancora non mi abbia cancellato dalla sua rubrica) non c’è nessun opportunismo, c’è solo la voglia di diffondere delle cose fiche fatte da persone a cui per vari motivi hai finito per affezionarti.
Sembrerà il circolino spiegato meglio, ma arrivati ad un certo punto posso dire che ne me frega un gran cazzo? Stiamo guardando davvero l’abisso negli occhi e lo stiamo guardando da un sacco di tempo. Ogni secondo ci porta un passo più vicini a perdere il senno, un po’ come coi punti intuizione di Bloodborne perché più riesci a decifrare di questa realtà e più ti rendi conto che la speranza è morta nel lontano ‘93, e a noi per le mani è rimasto un gran cazzo.
Abbiamo sbagliato quasi tutte le scelte che abbiamo fatto come specie. Siamo così aridi da commuoverci per un videogioco e poi non provare minimamente empatia per le persone che abbiamo deciso stare “dall’altra parte”. Spacchiamo le Tesla invece di spaccare Musk. E allora forse è dall’affetto e dalle persone che è il caso di ripartire. Di ricomporre, come fanno i giapponesi quando si rompe un piatto e fanno quella menata del kintsugi.
La speranza è morta nel ‘93. Io però sono nato nel ‘91, e non mi posso rassegnare all’idea che ho avuto solo due anni buoni ed ero troppo scemo per apprezzarli.
lavora presso la Metacortex come programmatore di software. Di giorno è un cittadino modello, mentre di notte diventa un attivo correttore di bozze sotto lo pseudonimo di “Pulciaro”. Per questo motivo è sorvegliato dai Typo, programmi senzienti al soldo delle Macchine (da scrivere, ovviamente).
Oh giusto, grazie dello spam ♥️.
Se un circolino esiste è perché condividiamo community e pensieri.
Se gli altri non riescono a farlo, si fermano e pregiudizi o "sentito dire" è normale che si formi un circoletto, anche per preservazione stessa della propria esistenza e dell'amor proprio.
Dunque sticazzi: sticazzi se c'è gente la fuori che esclude, sticazzi se c'è gente che offende per il peso corporeo, sticazzi se c'è qualcuno che ci ritiene evitabili o inopportuni.
Noi abbiamo paracaduti più ampi sulle spalle e questo ci consente di non dover dipendere da alcun vassallaggio
Ieri pomeriggio ho inneggiato una cosa simile all'amico del nostro waterless preferito: mi spiace ovviamente per le vittime e chi ne ha subito le conseguenze ma quel blocco surreale, quel blocco forzato mi manca un po' anche a me.
Più che altro il COVID ha forzato un'introspezione che il capitalismo un po' ci ha fatto dimenticare: abbiamo avuto tuttə l'occasione di riflettere su quello che siamo, su ciò che ci piace e su quanto la vita possa essere effimera.
Per quanto riguarda la Rowling non mi esprimo, mi ha fatto sempre cacare anche prima di sapere che era Voldemort col naso.
Idem dei trofei: non penso di aver mai platinato nulla in vita mia: forse ci sono andato vicino con Tekken 7, ma sono sicuro che qualche trofeo mi manchi ancora.