Il Festival di San Demo
Non aspettarti il solito pezzo di indiewashing scritto per mungere clicchini dallo Steam Next Fest
Ormai è un cazzo di rito. Lo Steam Next Fest per me non inizia alle 19:00 CET imposte arbitrariamente da Valve. Inizia quando io e Fra ci sentiamo su Discord a scazzo e iniziamo a rovistare quell’elenco infinito di demo di giochini. Non c’è un metodo, non parliamo solo della roba che ci sembra interessante – altrimenti ti perderesti nonsensi come “Ritorno a Scuola” pubblicato con l’etichetta “Sparatutto in Prima Persona” –, non c’è nessuna intenzione di farci poi del contenuto.
Capita perché di solito poi ce lo chiedono sul gruppone Telegram, non perché ci sentiamo gli unici stronzi degni di poter decidere quali giochini sì e quali no.
Il segreto di Gameromancer è questo: i videogiochi non sono la somma delle loro parti, spesso e volentieri la superano. Succede la stessa cosa quando parli di videogiochi con un’amicə.
Quindi ecco, questa newsletter non è il solito elencone di demo selezionate in modo procedurale (per non dire a cazzo di cane) da un supposto gotha del videoludo. Dei giochini, se proprio, abbiamo parlato in un Gameromancer col Rolex™ gratuito che puoi ascoltare cliccando questo link o la grafichina qui sotto. Niente paywall, niente obblighi, a modo nostro.
Poi oh, se ti va di ascoltare gli altri 150 Gameromancer col Rolex™ sono 5€ su Patreon. Oppure attivi la trial gratuita di 7 giorni e ti ricordi di disdirla quando sei saziə.
Qua di seguito troverai un po’ di considerazioni a latere dello Steam Next Fest, idee e sensazioni su dove la scena indie sta andando, su un paio di pericoli in cui stiamo incorrendo e sui perché dietro certi trend.
Ah, peraltro, a proposito di podcastni clickbait questa settimana si è parlato di…
John Carmack è un coglione.
O quantomeno, questo ci insegna la storia dello Sparatutto in Prima Persona, perché ad una certa la trama altro che come nei porno, è diventato un elemento che ce lo fa venire durissimo. Half Life ha decostruito quelli che una volta si chiamavano Doom Clone – e adesso appelliamo come Boomer Shooter in quanto roba da vecchi tromboni nostalgici –, ma a Valve poi hanno fatto seguito una pletora di studi, titoli ed esperimenti. Da quel Far Cry 2 con tanto coraggio ma le idee di design un po' confuse (dove cazzo s'è mai visto un AK-47 che fa la ruggine?) fino agli Wolfenstein firmati da MachineGames, punto d'arrivo di una serie che già comunque con Return to Castle nel 2001 si era data alla narrativa per cercare di sfuggire all'ombra del suo erede legittimo firmato id Software.
Insomma, da sparatutto a narratutto il passo è stato veramente breve. E ci ha regalato veramente tanto. Inclusa un'oretta di podcast tra maschi tossici che parlano di giochi da maschi tossici.
Mi lascia allibito che Final Fantasy 7 Rebirth abbia copiato le cose più inutili da Uncharted 4.
di Pietro “Phatejoker” Iacullo
Quanto sarebbe stato fico giocare in questa demo un Monte Nibel open area dove il party interagiva raccontandosi i cazzi loro sapendo che in caso si ingaggiasse qualche mostro il discorso sarebbe ripreso a fine combat?
E invece ti inculi. Vuoi Uncharted? Ti diamo le arrampicate del cazzo.
Lasciando perdere la mia posizione su tutta questa operazione di Remake (che meriterebbe un Processo di Nomurberga a parte) trovo davvero inconcepibile che Square Enix lato design sia rimasta indietro di 10 anni e non abbia intenzione di farci un gran cazzo. Perché questo approccio è quello di chi ha deciso che va bene così, e già mi girano i coglioni pensando che ce lo faremo andar bene perché sulla copertina c’è quel maledetto 7 mentre la stessa cosa quando c’era scritto 16 ci ha fatto sclerare.
Tra Remake e Rebirth pare cambiato un gran cazzo.
E ok, magari è solo la demo, poi la parte del Gold Saucer sarà come una pioggia dorata per un amante del pissing, ma allora la domanda a questo punto è la solita: che cazzo me la fai giocare a fare?
La risposta in cuor mio la so già. Perché tanto in Square Enix lo sanno che siamo stronzə e ci vogliamo fare del male fino alla fine.
Però dobbiamo essere onesti quantomeno tra noi giocatorə e dirlo ad alta voce: la demo di 4 anni fa era un’altra cosa e dava tutt’altre vibrazioni.
Prendiamoci per il culo quanto vogliamo, ma 'sta cazzo di nostalgia ci sta mangiando vivə.
di Richard “Amaterasu” Sintoni
Ormai ci portiamo sulle spalle 'sta sensazione di visto e rivisto che ci fa rivedere cose che abbiamo già giocato anni fa. Non ci diamo più la possibilità di vedere idee nuove nel lavoro delle Software House di oggi perché non riusciamo a fare a meno della zona di comfort.
Ci demolisce l'animo, oltre a demolire il punteggio MetaCritic.
Non vediamo il quadro nel suo insieme, anche per colpa di chi ci butta benzina sopra scrivendo cose tipo "ecco l'erede di Dead Space" linkando il trailer di The Callisto Protocol, salvo poi trovarci al D1 con un titolo diverso da ciò che ci aspettavamo.
Siamo assuefattə da 'sto cazzo di bisogno di rivivere le avventure della nostra adolescenza, anche fuori dal mondo dei giochini.
Al punto di incazzarci se non vediamo lo stesso carisma di Tony Stark in Carol Denvers.
Forse alla fine non siamo poi così diversə dalla generazione boomer che s'indigna a vedere 'sti influencer tirare su soldi stando davanti a un PC all'urlo di "andate a lavorare", forse pure spaventatə vedendo che il futuro che sognavano per noi sia così distante da ciò che si sta delineando all'orizzonte.
O forse siamo noi che stiamo fallendo come generazione, che stiamo diventando ciò che avevamo giurato mai saremmo stati.
Avevamo un compito: quello di "essere migliori". E siamo in tempo per provarci ancora.
Dipende solo da noi, cominciando a scegliere le IP nuove e mandando in culo le remastered. Provando a guardare avanti.
A San Valentino lascia perdere fiori e cioccolatini, piuttosto prova a regalare una parte di te.
di Davide “Celens” Celentano
Hai presente quella cosa con cui è infognatə ma non hai mai capito cosa cazzo ci trovi di divertente o piacevole? Perché non provi a farla insieme a ləi?
Che sia un videogioco o qualsiasi altra roba, se lə piace così tanto un motivo ci sarà e scoprirlo non farà altro che rafforzare il vostro legame.
Non c'è niente di più bello che sentirsi vistə, capitə, anche solo per un attimo, dalle persone che amiamo. Nella condivisione di qualcosa che è una parte di noi stessə.
Condividere le nostre passioni ci rende vivə e rende vivi i nostri rapporti. Essere apertə a quelle dellə altrə è il miglior modo per coltivarli.
Probabilmente alla fine rimarrà una cosa solo sua, e forse è anche giusto che sia così. Però la prossima volta che ti darà buca per giocare tutta la notte, magari ci rimarrai un po' meno male.
Spammini Tattici Nucleari™
Steam Next Fest 2024: alcune demo da provare
L’avevo detto che chiunque e sua sorella han scritto un elencone di demo da provare. Di quelli che mi son trovato davanti ho gradito in particolare questo di Daniele Dolce, perché ha fatto una serie di scelte che io non avrei mai fatto e quindi ha il grosso valore aggiunto di essere complementare alle cose che abbiam detto io e Fra nel rolex™ più sopra.
A me Balatro continua a non convincere. Però oh, non è bello ciò che è bello, e non è bello manco The Games Machine →
Xbox, Go Home: il futuro dei videogiochi Microsoft
Sempre a proposito di PoteriArcani La Rivista Ufficiale™ questa settimana ero di turno io per l’Opinione (che è un modo più normie di apostrofare gli editoriali). E allora mi son detto perché non parlare di cosa ci possiamo aspettare la settimana prossima da Filippo Spencer, tanto più che adesso gli influencer del videoludo™ si trincerano dietro questa posizione no-rumor in modo fondamentalista e imbecille?
Ti va un po’ di ragionamento speculativo, solo io, te e TGM? →
Riflessioni su un quarto di secolo di giornalismo digitale: le invarianti
Sul gruppone s’è spammato questo pezzo di Mario Tedeschini. È facilmente applicabile anche al giornalismo videoludico. Ovviamente non lo si applica mai né lo si applicherà. Siamo spacciatə, ormai c’è poco da dire.
Per fortuna c’è ancora da leggere. Per non ripetere gli stessi errori, o quantomeno non avvallarli. Vai su Medium →
Cosa ti porti a casa da questo Steam Next Fest?
di Pietro “Phatejoker” Iacullo
Lo Steam Next Fest secondo me è anche un’occasione, per chi sa coglierla, per cercare di capire cosa stanno diventando i giochini. È un bel checkpoint per lə dev o aspiranti tali per capire se il videogioco che hanno in mente ha mercato, quali sono i competitor e quanto sia in effetti l’idea fichissima che gli sembra essere.
Permette a noi stronzə di rileggere quello che abbiamo giocato e rendersi conto di cosa ha fatto effettivamente epoca e cosa lo faceva solo nelle headline dei vari SpaccioGames. E soprattutto ci permette di capire che cazzo giocheremo non solo nel breve termine dell’uscita delle demo, ma anche nel medio e se c’hai fiuto forse pure nel lungo periodo.
È una cartina tornasole della società lato giochini, un po’ come Sanremo lo è per la cultura popolare in Italia. Da qui l’espressione “Festival di San Demo”. Vedi che c’è del metodo nei titolini scemi?
1. Slay the Spire è il nuovo Tetris
Stacce. Slay the Spire è diventato un classico. Poche meccaniche, ma tutte incastrate alla perfezione tra di loro, un’interfaccia iper-semplice che funziona ovunque dai telefonini fino alla Master Race e, a conseguenza di tutto questo, una madonna e mezza di cloni. Più o meno pedissequi, più o meno originali, ma innegabilmente fatti con quello stampino. Non la definirei nemmeno una bolla, perché stiamo andando avanti da 5 anni e non c’è nessun segno di volersi fermare.
Gli SlayTheInspired sono il nuovo sexy, un trend così consolidato da giocarsela con quello dei metroidvania, sotto-genere mai davvero morto ma che dopo l’uscita di Hollow Knight ha proliferato e adesso contagia anche le aziende Tripla-A. E infatti…
2. Troppi cazzo di metroidvania
Amo i metroidvania, sia chiaro. Per me sono la massima espressione del game design, perché è un contesto dove anche un errore che in un altro videogioco non peserebbe così tanto rischia di ammazzare completamente l’esperienza (ciao, Control). Però ne stanno uscendo fuori un numero preoccupante. E credo che si stiano mangiando anche altre bolle, perché vedere che – per esempio – Ubisoft ci si è buttata a pesce con l’ultimo Prince of Persia in un momento storico in cui stava tornando in auge il platform in tre dimensioni epoca Nintendo 64/primi anni di PS2 (guarda un po’, il contesto storico de Le Sabbie del Tempo) è il segno che ormai i metroidvania sono percepiti come un investimento sicuro.
“Un po’ poco usare solo The Lost Crown come esempio, però”. E ok. Però non è solo The Lost Crown. È il numero sproprositato di metroidvania di questo Steam Fest (cito al volo Ultros, che mi preoccupa un po’ e Time Flipper che ripiglia tantissimo pure da Zelda). È il fatto che stia arrivando anche Electronic Arts con Tales of Kenzera™: ZAU.
E il ™ non è lì per il meme, ho copincollato dalla pagina Steam.
3. EA su Steam non vuol dire solo Early Access
Io e Fra lo dicevamo nella prima puntata dell’anno, Osama Bin Layden: si è avverato lo scenario che quella sagoma di Shawn aveva previsto quando ha quittato Sony, ovvero un videogioco non più sostenibile perché si spende sempre di più (e ne fanno le spese lə dipendenti).
La soluzione che sta sperimentando il capitalismo è quella di comprarsi l’indie. Si sviluppano giochini più piccini, si mettono in vendita nella forbice che sta tra i 20 e i 50€ e tanti saluti all’indie come lo si intendeva fino a relativamente poco fa, perché davanti a ZAU – tanto più se Steam stesso lo etichetta come “indie” – il pubblico medio non coglie la differenza con un’esperienza sviluppata fuori da Electronic Arts se non per il fatto che ZAU c’ha i soldi di EA e quindi dal punto di vista tecnico ha le animazioni più fiche, i modelli poligonali e non in pixel art, le musiche potenti e via di seguito.
In più a latere c’è pure un certo imbarazzo nelle comunicazioni. Quando EA ci racconta ZAU e Ubisoft ci racconta The Lost Crown con noi non si fa problemi a parlare di metroidvania. Nelle parole più pubbliche però evita di farlo, perché chiaramente è complicato per loro accettare l’idea di dover descrivere un loro gioco usando due giochi della concorrenza. Peraltro di due serie manco così pop (o in salute, nel caso di Castlevania).
4. Quattro
Questa su ForumFree faceva un sacco ridere. Sono passati 20 anni. Forse dovrei crescere. Forse invece non averlo fatto è la cosa che mi mantiene sano di mente.
5. Dov’è la “Disco Bubble”?
Dopo Disco Elysium (che è dello stesso anno di Slay the Spire, per la cronaca) ci aspettavamo un po’ tuttə i suoi cloni. E invece nada. Qualcosina s’è visto eh, per carità. Qualcosina l’abbiamo pure visto vincere l’anno scorso il PitchAGame di Gameromancer, e infatti la pagina Steam di Glasshouse fa bella mostra dello stickerino che flexa questo ambitissimo risultato. Però è poca roba, molta meno di quella che ci si aspettava.
Il perché è presto detto in realtà: perché fare una roba come Disco Elysium prevede che scrivi una madonna di contenuti e realizzi un sacco di roba che poi magari lə giocatorə manco vedrà durante la sua esperienza di gioco. È roba onerosa, molto più che pigliare le meccaniche da deckbuilder roguelike di Slay the Spire e inserirle in un contesto a piacere. È la sua complessità che sta impedendo a Disco Elysium di diventare il classico che meritava di essere anche a livello di influenze di mercato. Spero che qualcuno arrivi in suo soccorso.
Più in generale spero che arrivi qualcuno in soccorso di questo periodo di flessione creativa, tanto nel Tripla-A quanto nell’indie. È vero che l’arte alla fine è un costante remix di sé stessa, però davvero siamo al punto che a giudizio della vox populi una delle cose più interessanti di questo Next Fest sia il già citato Ultros, che ha uno stile pazzesco a livello artistico ma su quell’altare sacrifica tutto il resto, UI e UX comprese, per imbellettare qualcosa alla fine molto simile al primo Metroid?
C’è tanta stanca. Forse anche troppa nostalgia. Spero arrivi qualche guizzo, che alla fine è sempre arrivato – due anni fa ci stavamo giocando Tunic che sembrava l’ennesimo zeldino #einvece. Per ora vedo una certa tendenza all’appiattimento e all’imborghesimento che non mi piace per nulla.
Ho bisogno di carte matte, di Jolly Joker. Possibilmente non quelli di Balatro.
Pensa, a peggiorare tutto la prossima settimana esce pure Final Fantasy 7 Rebirth. E mi dirai “allora perché cazzo te lo giochi?” e avresti pure ragione. Però 7 Remake è stato raccontato con il culo e un po’ me la sento addosso ‘sta responsabilità di provare a essere non tanto un correttivo quanto almeno un contraltare.
Per i correttivi ormai è tardi. Come settore s’è presa una direzione che con la critica non c’entra nulla, e ogni sitino che chiude se una volta per me era quasi una buona notizia adesso è l’ennesimo passo verso un sistema dove alla fine chi c’ha la street credibility vende spazi alle aziende alla luce del sole, e se la cava usando l’etichetta di “influencer”. Rimangono ben poche persone davvero interessate al videogioco, che se ne interessano senza lucro e anzi spesso rimettendoci fin troppo.
Se sei arrivatə qui in fondo i casi sono due: o sei una di queste persone o sei qua per odiare. In entrambi i casi Gameromancer ha vinto, perché t’ha suscitato qualcosa, non è grigio come qualche altro progetto shady, è bianco o nero a seconda di dove lo vuoi posizionare.
Richard: con quella roba de "l'erede spirituale di ... (Mother 3, nel mio caso)" mi hanno rovinato Undertale.
Ho trovato grossi difetti nella scrittura, mi sono incazzato come una faina e non mi sono goduto la prima run perché... Cercavo Mother 3 in un gioco che chiaramente non era Mother 3.
Aveva un altro scope, è più modernoce gioca in maniera completamente diversa col giocatore.