I giochini della mia vita
Storie di me che faccio pazzie per colpa dei, o grazie ai, videogiochi
Bitmap Books fa roba fichissima e quindi spesso e volentieri io e Fra vogliamo assolutamente metterci le mani sopra. Qualche settimana fa hanno pubblicato un volume dal nome abbastanza auto-esplicativo “The Games of a Lifetime”, dove Julian “Jaz” Rignall racconta dei videogiochi di una vita dal suo punto di vista. Si va da Asteroids a Wipeout, da Space Invaders ad Unreal Tournament e insomma è pieno di roba che ha assolutamente fatto la storia dei giochini.
Oggi però voglio fare un esercizio un po’ diverso, e raccontare qualche mia storia che ho vissuto grazie ai giochini. O per colpa. Non so decidere.
I videogiochi mi hanno dato davvero tanto, esistenzialmente parlando. Mi hanno pure tolto tanto. Per il momento il bilancio è in positivo, e tutto sommato ne ricavo più di quello che ci ho perso altrimenti non staresti leggendo queste cose. E non staresti per ascoltare l’episodio 201 del podcast che parla di una faccenda tremendamente seria…
[podcast] L’ernia del Disco Elysium
Questa puntata è sostanzialmente un’espansione di B-Human: vite di seconda classe nell’industria dei videogiochi.
Nel primo indice che avevamo pensato per B-Human c’era un capitolo dedicato ai postumi di Disco Elysium. Organizzando le fonti però abbiamo realizzato una cosa: gli aspetti finanziari della vicenda erano al di là delle nostre competenze – nonostante l’ottimo lavoro fatto da People Make Games –, mentre i risvolti da “vite di seconda classe nell’industria” assomigliavano già ad altre storie che avevamo individuato come esempi per trattare di certe problematiche.
Solo che qualche giorno fa è successo che ZA/UM è tornata alla carica sia marketizzando il suo Project C4 come sviluppato “dallo studio dietro Disco Elysium” che annunciando una nuova versione di Disco Elysium stesso, tirata fuori senza il coinvolgimento di chi Disco Elysium l’ha fatto.
E allora abbiamo sentito l’urgenza di registrare questo episodio per parlare di quanto il capitalismo sia becero nell’appropriarsi di cose che sono sue negli atti e nelle carte, ma che in realtà dovrebbero appartenere a chi le ha ideate. C’è anche qualche aggiornamento sulla vicenda di The Sinking City e un po’ di chiacchiera su Kojima in cosplay da Genny Savastano.
Ma mi sono già dilungato troppo, pigia play e non rompere i coglioni.
PS: la pagina Kickstarter di Hopetown, il giochino di “alcune delle persone dietro Disco Elysium”, è qui, qualora volesse approfondire e/o supportarlo.
[extra] Dove sta andando il brand Final Fantasy?
Partendo dai numerini delle vendite di Final Fantasy XVI e da quello che si sa sulle vendite di 7 Rebirth ho ragionato un po' su come se la passa l'IP più importante di Square Enix... Ma è ancora l'IP più importante di Square Enix poi?
Questo è un Gameromancer col Rolex™. Sono mini-episodi del podcast che pubblichiamo in esclusiva su Patreon dove si parla di giochini, si fa approfondimento e insomma, cose. Puoi ascoltare tutti e 212 gli episodi a pagamento abbonandoti alla tier da 5€ al mese o attivando la trial gratuita di una settimana.
Alcuni episodi (incluso questo) sono acquistabili anche separatamente pagando 3€ una volta sola. Pigia il bottone qui sotto e datti alla pazza gioia.
PPS: grazie a tutte le persone che al momento pagano dei soldi e a quelle che hanno pagato in passato. La tier del patreon più fica, anche grazie a loro, è quella da 1€ che permette di entrare nel gruppo Telegram privato e interagire con gente che francamente non ci meritiamo come community. O forse in fondo ci meritiamo perché siamo gli unici stronzi che ancora ci provano.
Ah, e in esclusiva per chi è su Telegram ogni tanto esce TGM(erda), una buffonata satirica che è tipo Striscia la Notizia ma senza la fica e la bamba.
[segamentale] Life of P.
di Pietro “Phatejoker” Iacullo
Sono all'evento stampa di Dragon Ball Sparking Zero.
Non è un flex. Non c'è un cazzo da flexare. Questo posto non è il mio posto, l'ho capito un sacco di anni fa. Sono a disagio in mezzo alla gente normale, figurati come posso stare in una stanza dove sono ragionevolmente certo di stare sul cazzo a tutti quanti per motivi idioti. Sono qui, a disagio aspettando che inizi la fase in cui ci fanno provare il giochino o quantomeno quella in cui il PR parla, così da far finire tutte quelle small talk ipocrite tra persone ipocrite. Agli altri ho detto che sono qui per colpa di Fra, perché voleva assolutamente le carte del giochino di carte che danno con la Collector's Edition del gioco – l'unica cosa in questa faccenda andata sold out più velocemente della mia dignità – e magari all'evento le regalano. E quindi mi ha costretto ad andare.
In realtà sono qui per colpa dell'altro fra, quello biologico.
Abbiamo passato l'estate a giocare a vecchi videogiochi di Dragon Ball. Prima abbiamo ritirato fuori PS3 dall'armadio per picchiarci su Dragon Ball Z: Budokai 3. Poi ad un certo punto eravamo saturi e la svolta è stata EmuDeck, che a dispetto del nome gira tranquillamente pure su PC. E quindi Budokai Tenkaichi 3. Non ci giochiamo da una vita, in realtà, perché a differenza di Budokai 3 non l'hanno mai rimasterizzato e tutto sommato era Budokai 3 il nostro preferito – quantomeno il mio, che sono il player 1 per diritto di nascita e quindi decido io. Sono passati anni. Siamo cambiati un sacco dall'ultima volta che l'avremo messo su. Lui non è più quel tipo di giocatore che separa con l'accetta trama e gameplay e preferisce guardarsi i filmati sull'Internet perché quando gioca deve giocare. Gli è piaciuto addirittura The Stanley Parable. Sono rimasto sorpreso. Io vabbè, ormai è anni che gioco soltanto hipsterate indie. Eppure. Re-impariamo tutte le gimmick, tutti i limiti del gioco, tutte le situazioni in cui vale la pena o meno lanciare una Kamehameha perché se l'altro è steso per terra sappiamo che non verrà colpito. Speriamo che 'sta stronzata in Sparking Zero l'abbiano sistemata. Sono qui per questo, perché Sparking Zero sotto sotto è la roba che stiamo aspettando di più di tutto il fottuto e orribile 2024, e metterci le mani sopra asap per qualche motivo è diventato importante.
Stacco.
Sul gruppo di Gameromancer siamo 20 stronzə. È aperto da poco e da poco abbiamo iniziato a pubblicare qualcosa tutti i giorni a tema videogiochi. Non c'è ancora coscienza sociale in quello che pubblichiamo. Sono esercizi di stile che urlano quanto ci siamo rotti il cazzo dei videogiochi raccontati in modo 1.0, trama-gameplay-grafica in quest'ordine rigoroso, quella roba che ancora oggi fanno un po' tutti ma parallelamente ti dicono che sono il nuovo che avanza e quindi anche se è la stessa merda ma su YouTube invece che su Everyeye ci credi pure.
Succede che l'8 novembre esce Death Stranding. Di quelle 20 persone a spanne almeno una decina iniziano a giocarlo. Iniziamo a parlarne in modo ossessivo. A teorizzare, a scrivere, a mandare vocali di 10 minuti dove parliamo di queste stronzate. Fra non capisce come gestire la bomba che ad un certo punto Kojima ti aggiunge all'inventario – che è una citazione alla stessa precisa identica cosa che faceva in Metal Gear Solid. Ci montiamo anche un video su 'sta stronzata. Trovo profondamente ingiusto l'essere ancora preso per il culo per la clip "Pietro c'è un mostro dietro di te" e che di questa roba invece si parli zero.
Siamo presi bene. Death Stranding finirà per essere una di quelle robe di cui parliamo alla morte con buona pace di Briefcade che tanto da qui al 26 giugno sa che dovrà farci delle shadow boxes. Per me è soprattutto la prima volta che mi rendo conto che le connessioni che stiamo vivendo dentro Gameromancer sono una cosa preziosa di cui non posso più fare a meno. Quella gente sta diventando "amici", non "utenza", non numeri sacrificabili sull'altare di qualcosa qualunque cosa sia. È ironico, se ci pensi. Ci raccontano spesso come la community tossica di quelli che vogliono morti i "giornalisti videoludici" e che portano avanti solo critiche distruttive. E invece il bastone è diventato corda mentre giocavamo Death Stranding, Helldivers 2, Monster Hunter. Pure Outer Wilds. A proposito…
Stacco.
Fabri mi rompe il cazzo da un anno. "Piè, gioca Outer Wilds". "L'hanno messo pure su Game Pass". Insiste pure quelle due volte che ci vediamo IRL nella Capitale della Cultura 2027 (al secolo Pordenone). Alla fine cedo. Lo gioco. È il periodo in cui la gente sta in hype per Starfield, che sarebbe uscito l'anno dopo e quindi non ha ancora deluso tutti svelandosi come il No Man's Skyrim che poi è stato. Sono tutti arrapati all'idea di una galassia sterminata da esplorare.
Outer Wilds ha 8 corpi celesti in totale e mi fa percepire per la prima volta il volto di Dio attraverso le leggi dell'Universo.
È una macchina perfetta, Outer Wilds. Un orologio che scandisce alla perfezione ogni tic e ogni tac, facendo succedere ciò che deve succedere che tu ne sia testimone o no. Parla la lingua della fisica, e devi decifrarla per riuscire a venire a capo dell'enigma e rompere il loop. Fa paura quando devi entrare dentro Rovo Oscuro e alla prima manovra sbagliata potrebbe essere Game Over. Fa una paura diversa quando capisci che la sabbia sale da Gemello Cenere verso Gemello Braci. È un miracolo che può succedere solo da quella parte dello schermo, non puoi fare altro che sederti, contemplarlo, pensare allo scorrere ineluttabile del tempo mentre il tuo, di tempo, si approssima alla scadenza.
Fabri ci gode. "Piè, ora devi giocare Mass Effect". Prima o poi gli darò anche questa soddisfazione, proprio perché è Fabri.
Stacco di nuovo al 2024.
Si sta rivelando un anno di merda. Eppure in mezzo alle visite in ospedale una volta alla settimana per analisi che cercano non si sa bene che cosa e alla bolla giochini che ti ha mandato a fanculo alla prima occasione utile, scopri che forse di Hades non c'avevi capito un cazzo.
È una delle poche rece di cui andavi veramente fiero, quella di Hades. Zagreus odia il suo vecchio, il suo vecchio vuole prendere le decisioni che contano al posto suo perché è abituato ad essere quello più alto in grado nell'Ade dove lavora. È stato facile rivedersi in quel ragazzo che voleva solo uscir a riveder le stelle. È stata una bella botta accorgersi che Ade non si comportava così perché inebriato dal potere della divisa, ma perché dietro quella divisa nascondeva una paura fottuta.
La paura che ti succedesse qualcosa. Di perdere il secondo Pietro della sua vita, quello che ha il nome di suo fratello morto in un incidente stradale mentre stavano andando tutti ad un matrimonio. La paura di non essere capace di fare il padre, soprattutto quando tuo figlio non si fa problemi ad essere lo stronzo che ti rinfaccia ogni errore.
Alla fine era così facile. Bastava rendersi conto che quando esci dalla vagina di tua madre non c'è nessun libretto delle istruzioni, non ci sono le guide e i walkthrough e l'unica speedrun prevede un biglietto aereo per il Messico. Ade deve capire che ho tutto il diritto di sbagliare da solo. Gli fa paura non avere il controllo e deve farci i conti. Io però devo capire quella paura. La gen-z di oggi la definirebbe tossica, ma spesso la gen-z di oggi non ha figli e non è in grado di fare nessun tipo di sconto.
Non ero capace nemmeno io, finché non ho messo in discussione certe cose.
I giochi della mia vita sono all'incirca questi. Potrei aggiungere quel Puzzle Bubble su cui ho vomitato un'estate di paghette e a cui per andare a giocare una volta ho perso mio fratello nel paesino dove eravamo in vacanza. I FIFA e i PES su cui mi sono spaccato con i cugini d'estate o con gli amici dell'università, gli Halo e gli Unreal Torunament giocati in LAN Party. Modern Warfare 2 che è l'ultimo Call of Duty veramente rilevante e adesso si può tranquillamente dire. Però aggiungerei solo altri nomi e altri aneddoti che di me dicono poco.
Perché la cosa importante dei giochi della mia vita è che mi hanno portato fuori dalla zona di comfort.
Mi hanno fatto viaggiare da solo anche se sono introverso, mi hanno fatto conoscere gente e perderne altrettanta. Non mi hanno cambiato, ma mi hanno aiutato a cambiare.
Sono sempre e solo videogiochi. Finché lasci che siano solo quello.
E quali sono i giochini della tua vita? Pigia il bottone e lascia un commento. Merda.
[notizie & altri cazzi]
Ancora una volta Sony ci dimostra quanto non sia in grado di comprendere le storie che ci narra.
di Richard “Amaterasu” Sintoni
In rete è spuntato fuori un video, realizzato da Sony in collaborazione con Guerrilla, che vede come protagonista una versione di Aloy alimentata da un'intelligenza artificiale.
Questa risponde attivamente a domande e quesiti che le vengono posti, utilizzando i modelli di GPT-4, Llama 3 e bruciando dio solo sa quante risorse in termini energetici e ambientali per una semplice demo.
Potremmo soffermarci su quanto sia ipocrita, tra tutte le cazzo di alternative possibili, utilizzare proprio Aloy per questo simpatico esperimento. Proprio lei, che attraverso non uno ma due titoli ha cercato di trovare una strada per la vita in un mondo devastato dalle intelligenze artificiali.
Potremmo pure soffermarci pure su quanto possa far male sta stronzata a chi lavora nel settore se dovesse prendere piede. Settore che oramai c'ha un piede e mezzo nella fossa da anni e che vede bruciare studi e posti di lavoro con una velocità impressionante, un'ecatombe che va avanti e la cui conta delle perdite oramai è senza fine.
Ma soffermarsi su ste cose a sto punto non ha senso. Soffermarsi e basta non serve più a un cazzo.
Perché se la prima cosa che si è premurato di specificare il director of software engineering è stata che "la demo è stata realizzata su PC ma può tranquillamente girare su ps5 con un impatto minimo delle prestazioni" vuol dire che abbiamo già perso.
Vuol dire che abbiamo già deciso che tutte i buoni propositi di Aloy li abbiamo già gettati al cesso, perché quello che fotte sono le prestazioni, mica la morale.
E sta cosa ci ha già condannatə tuttə da un bel pezzo oramai.
Monster Hunter Wilds mi ha ricordato che Internet è anche bello.
di Davide “Celens” Celentano
Non sono mai stato tipo da pvp online e al tempo stesso non sono mai riuscito a convincere i miei amici a infognarsi con me in qualche cooperativo simile. Perché sono, sostanzialmente, delle merde.
Non sono mai riuscito a partecipare a molte conversazioni nel gruppo Telegram di Gameromancer perché non ne ho mai avuto il tempo né la costanza e poi quando vedo i messaggi accumularsi alla velocità della luce perdo il filo e tendo ad arrendermi. Perché sono, sostanzialmente, una merda.
L'uscita del nuovo Monster Hunter è stato l'allineamento dei pianeti perfetto per conciliare le due cose. E cazzo se è stata una figata.
Ringrazio pubblicamente per la pazienza tutti quelli a cui ho rotto le palle con decine di domande, perché ancora oggi nonostante i miglioramenti alla quality of life per capire determinate cose ci vuole una triennale.
E mi scuso per tutti i kart provocati in passato e che provocherò in futuro a causa della testardaggine di voler usare per forza armi nuove.
Dopo aver letto in questi anni un quantitativo spropositato di commenti di merda qua sotto, queste settimane sono state davvero una boccata d'aria. E avevo proprio bisogno di respirare un po'.
All’informazione italiana i videogiochi stanno sul cazzo.
di Richard “Amaterasu” Sintoni
A volte penso che alla pubblica informazione italiana i videogiochi stiano profondamente sui coglioni: o ne parlano per parlarne male o ne parlano perché devono farlo.
Sembra siano passati solo un paio di giorni da quel fantastico servizio su "Kingdonart TERZO della saga xeranort" al Tg2, come sembra l'altro ieri leggere sulla prima pagina di Panorama "Vince chi seppellisce viva la bambina" riferito a Rule of Rose. Sto giro ci ha pensato il TG3, che dopo la notizia della presenza di Luca Marinelli in Death Stranding 2 ha pensato di darle un po' di spazio.
Spazio usato malissimo, perché per carità, chi non ha mai sbagliato una pronuncia ma topparne cinque di fila è recidivo eh. Per di più definendo Neil protagonista con Sam quando probabilmente sarà il suo antagonista ma chissà.
Comunque ennesima occasione mancata per raccontare una bellissima storia, perché si vedere Marinelli lì è una gioia per gli occhi, ma lo è ancora di più saperne il perché. Quanto sarebbe stato bello sentire due minuti in più dove si raccontava di Kojima che Marinelli voleva vestirlo con la bandana di Snake già una vita fa, e del perché non ci sia mai riuscito.
"Basta che se ne parli" ma farebbe piacere sentirne parlare bene, con qualcosa che non siano pochi secondi dedicati a qualcosa solo ed esclusivamente perché c'è un italiano di mezzo.
Ma alla fine sapete che c'è? Che per me va bene così.
Perché quella storia la si trova in giro, e se la si conosce bisogna raccontarla un po' ovunque. Perché forse c'è più Snake in quel Neil con addosso la bandana di quello che uscirà a fine agosto col suffisso Delta.
E a vedergliela indossare a Marinelli una delle cose che si possono fare è prendere in prestito le parole di Caressa nella notte del 9 luglio 2006.
Alzala alta, perché oggi è più bello essere italianə.
Come faccio la differenza?
C’abbiamo Patreon, ma in realtà basta un follow dove vuoi.
Siamo su Instagram, Tiktok e pure su YouTube. Non lo facciamo per i numeri, perché i numeri sono delle piattaforme. Lo facciamo per cercare di fare resistenza contro chi mercifica il videogioco ogni giorno nei salotti e dentro l’urne confortate dal pianto che ormai sono diventati i siti di videogiochi.
Basta che condividi questa newsletter, che inviti un amico a iscriversi, che ascolti il cazzo di podcast soprattutto quando si parla di argomenti seri, trattati comunque alla leggera tradendo la paura fottuta che alla fine il male vinca anche nei videogiochi.
[spammini] Il libro più contestato della (e dalla) Game Critique
Sono solo videogiochi, finché non rovinano le vite di chi ci lavora.
Sei un appassionato di Lovecraft. Con gli incubi ormai sei amico. Sei riuscito anche a fare un gioco, per te è come un bambino e non vedi l’ora di mostrarlo al mondo. Prepari la data, tutto è pronto per l’uscita su Steam. Vai a dormire. Felice. Dopo una notte, forse la prima, senza incubi ti svegli e ti accorgi che forse la realtà fa più paura di quei mostri descritti sui libri. Il gioco è uscito su Steam, ma non sei tu ad averlo pubblicato, ma il tuo editore che ha fatto copiare il codice ad una società esterna. Il peggio deve ancora arrivare perché partirà una battaglia legale e la follia lovcraftiana che tanto amavi, si mostra come un circo di anni passati tra carte, avvocati e giudici.
Sono solo videogiochi, e allora non ci chiediamo mai quanto costano davvero. Non rispetto a quei quattro soldi che lasciamo su Steam, ma in termini di vite umane.
Vieni all'inferno del developement hell. Vieni a scoprire quello di cui i PR e le aziende non vogliono si parli. Vieni con noi e ascolta le storie di queste vite di seconda classe nell'industria dei videogiochi.
Be Human, e leggi B-Human.
A proposito di B-Human, l’editore qualche giorno fa ci ha comunicato come ha venduto nel 2024. La risposta è “ragguardevolmente bene”, considerando che abbiamo potuto contare solo sul podcast e sul passaparola dellə stronzə che han deciso di comprarlo e parlarne.
Questi vorrebbero essere dei patetici ringraziamenti a chiunque si sia speso un po’ accollandosi il rischio di essere malvisto dalla bolla giochini italiana. Credo che siano sufficientemente patetici, ma non so se il “grazie” arrivi.
Per il resto: prossimamente in podcast vi beccate un cestone indie perché ormai ne abbiamo giocati abbastanza per registrarne uno, abbiamo un paio di idee per delle puntate tematiche che non sono un cazzo male e ci ballano ancora in tasca pure un paio di format nuovi.
Qua non si molla un cazzo. Manco coi fasci al governo. Mai come in questo periodo storico è necessario fare un lavoro di resistenza, mentre si riflette sugli errori che hanno portato vecchi e nuovi volti del Gamergate alla Casa Bianca.
Oggi unirsi alla ribellione è unirsi alla resistenza. E solo uniti si può sperare di fare qualche differenza.
is my Copilot. Nel senso che è meglio delle IA per beccare tutti i refusi nelle stronzate che scrivo. Se riesci a capire qualcosa del casino qui sopra il merito è suo.
Riguardo alla parte di Pietro, sapete che c'è? È che noi esseri umani, di base non capiamo un cazzo.
I videogiochi sono un medium potentissimo, così come può esserlo la letteratura o qualsiasi altra forma d'arte.
Possiamo inserirci dentro anche lo sport nell'equazione.
I videogiochi cambiano tuttə le persone che ci giocano, anche se non se ne rendono conto.
Perché devono necessariamente reagire a degli stimoli per proseguire.
Il problema sta nel riconoscerlo.
Cuoricioni giganti s tuttə!
Le corrispondenze gioco giusto-momento giusto, così come canzone giusta-momento giusto sono eventi, allineamenti astrali che lì per lì cogli sì e no. Li focalizzi a posteriori come una risonanza emotiva che si sveglia quando senti o vedi il gioco in questione, e da lì te li porti dietro tutta la vita. Lo diceva pure Proust, e lui si emozionava coi biscotti, figurarsi cosa può fare un videogioco.
Bel pezzo/articolo/componimento/quelcheè.