Gli Scudi (Crociati) di Rosalia: come essere democristiani sta uccidendo i giochini
Ogni volta che dite "non puntare il dito" siete reazionari del videogioco. Volete che non cambino, che rimanga tutto così com'è. Perché "così com'è" i videogiochi sono fatti SOLO per voi.
Il cazzo di casino è che non siamo riuscitə a conservare nemmeno Indiana Jones: che speranze avevano i suoi videogiochi? Da “dovrebbe stare in un museo” a dovrebbe stare in un musou è un attimo. In entrambi i casi per colpa dei collezionisti privati e della loro avidità ci troviamo costretti a ricorrere a sistemi paralegali, si tratti di cercatori di tesori a la Nathan Drake o di dumpare ROM e sperare che non arrivi mai qualche cease and desist da parte della Nintendo di turno. Che poi ironia della sorte quelle stesse ROM dumpate poi le rivende nella cazzo di Virtual Console.
L’idea era parlare di Grey Market e consumo consapevole, per qualche motivo però siamo finiti a farci delle domande anche sulla preservazione delle stronzate che poi dovremmo consumare in modo consapevole (ma finiscono inevitabilmente in pile della vergogna da cui non usciranno mai più). È un tema enorme, sottovalutato, e quel poco che viene dibattuto a volte è pure alla cazzo perché ci preoccupiamo di NES e SNES e salcazzo quando abbiamo già perso per sempre un bel po’ di roba uscita su PC back in the days. Gay Blade, uno dei primi giochi queer della storia, è stato recuperato per puro culo solo qualche anno fa dall’LGBTQ Video Game Archive.
Pura fortuna. Un tiro di dadi. Questa cosa è angosciante. Immagina un mondo in cui perdiamo, che ne so, Hellblade, e invece per qualche motivo conserviamo Pac-Man e le Mostruose Avventure 2. È più o meno il mondo che stiamo costruendo.
Ce la diamo una svegliata?
Questa newsletter è nata come accentratore del meglio (e del peggio) che Gameromancer fa di settimana in settimana. È diventata da subito uno spazio dove questo meglio e questo peggio vengono conditi con i cazzi miei, pensieri, idee, opinioni e cose non richieste collegate a quello che per noi è un lavoro. Anche se non è retribuito al di fuori da chi mette l’obolo su Patreon. Di solito questa roba sta in fondo, è l’ultima cosa presente nel testo – quella che più facilmente viene skippata.
Oggi sono costretto a pretendere più spazio. Perché è importante combattere questa battaglia e non ho altre armi al di fuori di queste parole per farlo.
Fanculo alle PR, è ora per le BR
Nasce tutto dall’ultimo video di Insider, una delle rubriche di Raiden sul canale dei Playerinside. Dura 14 minuti, si chiama “la verità è che ci siamo rotti il ca…” e contiene una serie di considerazioni pericolosamente democristiane, che rischiano di diventare un assist per narrative più politicamente polarizzate da quella che è la parte sbagliata: quella a destra.
C’è un passaggio in particolare di questo video che spiega bene perché mi trovo a scrivere in questo momento. L’argomento preso ad esempio è il ruolo di Jill in Final Fantasy XVI, nominalmente coprotagonista dell’esperienza ma nei fatti molto spesso ai margini – un punto che prova in modo incontrovertibile quello che dico tramutandolo da opinione a fatto è il finale, ma viviamo in una società ed è spoilerfobica. Purtroppo. Raiden ammette che c’è una certa tendenza nei videogiochi per cui lo spazio dedicato ai personaggi femminili sia sacrificato per dare più spazio a questi maschili, questo chiaramente per strizzare l’occhio dell’audience portatrice di cromosoma Y. C’è questa tendenza, ma non tutti i videogiochi che la assecondano lo fanno per questioni economiche o di patriarcato. Può essere una scelta autoriale.
È un po’ come dire Not All Men quando si parla di violenze sessuali. All Lives Matter quando si parla di Black Lives Matter.
È voler dare il beneficio del dubbio a problemi sistemici di rappresentazione nel medium. Problemi che poi vengono strumentalizzati dalle destre diventando nuovi Gamergate. Di più, nel video tutte le critiche di tipo sociale mosse a Final Fantasy XVI – assenza di personaggi neri, Jill patriarchizzata, romance gay rimasta sullo sfondo mentre quelle etero monopolizzano le scene – vengono trattate come se fosse qualcosa che impedisce agli autori di esprimere se stessi. C’è molto da dire su ognuno di questi punti, anche rimanendo spoiler-free. È innegabile, per esempio, che se durante la scena di un bacio omosessuale allarghi l’inquadratura e allontani la telecamera e poi non hai lo stesso (chiamiamolo così) “pudore” per i baci etero stai comunicando qualcosa, dal punto di vista politico. È molto plausibile che questo qualcosa sia “se famo come nel terzo episodio di The Last of Us e facciamo sfregare le barbe ci boicottano quel giochino ingegnerizzato per vendere più copie possibili perché siamo nella merda”. È come sempre una questione di economicamente corretto: ci mettiamo la romance gay ma non in cartellone, altrimenti poi i gamers si incazzano.
La riflessione che ho appena fatto ha dignità di esistere. La stessa dignità, in effetti, di una critica per cui se non hai le palle di far succhiare dei cazzi a schermo allora non mettere personaggi gay nella tua storia. Trattare queste considerazioni alla stregua di tentativi di censura è un bieco tentativo di delegittimarle al grido di fuori certa politica dai videogiochi. Perché poi altra politica ce la facciamo andar bene e, addirittura, a fine video Raiden dice che nel caso delle minacce di morte a Ron Gilbert per lo stile grafico di Return to Monkey Island l’errore sono state le minacce ma la critica è ammessa. Grafica sì, gender studies no.
In tutto questo di chi sta davvero facendo la censura quella vera a Final Fantasy XVI, cioè l’Arabia Saudita che proprio per il bacio gay di cui sopra ha bloccato la distribuzione del gioco, non si sta parlando.
Ricordo che l’Arabia Saudita oltre a comprarsi un botto di calciatori in questo periodo storico sta spendendo forte pure nei giochini. Tipo che s’è comprata SNK e c’ha quote in Nintendo. Sicurə di volere la politica fuori da questi discorsi? Lascio la parola a
che ne parlava molto meglio di me qualche mese fa.La cosa più sbagliata di questo video arriva all’inizio. È chiaramente una provocazione, e come tale l’ho interpretata. Ma mi dà il gancio per fare un altro di quei discorsi sui giochini che facciamo poco. Raiden esordisce dicendo a queste persone che lamentano poca inclusività nel medium dicendo “fateveli voi i videogiochi”.
Il punto della questione è che questa gente i videogiochi non li può fare.
C’è un motivo per cui il videogioco fino a poco fa guardava solo ad un particolare pubblico. Perché era fatto quasi esclusivamente da persone che erano parte di quel particolare pubblico. Le materie STEM (science, technology, engineering and mathematics) erano ritenute “cose da maschi”, e la società spingeva le donne a dedicarsi ad altro. Io ho studiato Informatica fin dalle superiori, e posso testimoniare che all’ITI in classe ragazze non ce n’erano e all’Università la situazione non cambiava poi di tanto, visto che su un migliaio di iscritti le vagine erano una decina. Negli anni la tendenza sta venendo per fortuna meno, ma questa ha comunque tenuto banco per qualche decade producendo questi effetti collaterali:
Poche programmatrici/designer/addette ai lavori in generale. Il primo personaggio femminile di successo nel medium, cioè Lara Croft, è stato ideato da uomini. Non è un problema di per sé, ma è chiaro che a quel punto Lara non si farà mai portatrice di istanze davvero legate al sesso, tipo che non farà mai un dialogo sulla necessità di avere gli assorbenti passati dalla mutua. Lara è peraltro diventata un fenomeno mediatico perché aveva una sesta di reggiseno, non per i contenuti – che c’erano, essendo un personaggio tridimensionale al di là delle tette a punta;
Gli uomini all’interno degli ambienti STEM hanno statisticamente meno a che fare con le donne. Questo porta a sviluppare ambienti più inclini alla mascolinità tossica – fonte: parliamo un po’ di com’è bello allattare in Activision-Blizzard – e meno propensi a vedere i problemi sistemici che il patriarcato fa cadere sulla nostra società. È in circoli sociali come questo che poi trovano terreno fertile stronzate come la Redpill
e Pillon;
Oltre a questo bisogna considerare che per fare i giochini devi studiare i giochini. E i Game Studies hanno un’altra barriera economica e sociale. Poter studiare Game Design, programmazione o modellazione 3D è un privilegio che non tuttə possono permettersi. Questo si traduce in un filtro per cui determinate istanze vengono tenute ai margini e non riescono ad entrare nel game dev dalla porta principale, col risultato che poi in effetti sì, questa gente è costretta a “farsi i loro videogiochi” e a metterli su itch.io. Dove poi i Raiden della situazione non li giocano e non vengono in contatto con le loro tematiche. Non ne faccio una colpa a Raiden (che in questo discorso non è che una sineddoche), per il tipo che contenuto che fa lui sarebbe idiota chiedergli di ravanare gli anfratti più occulti del videogioco e parlare di cose – pure piuttosto grevi – tipo He fucked the girl out of me. Ma i Raiden lì fuori devono essere consapevoli che quando dicono “fatevi i vostri videogiochi” lo stanno dicendo a gente che vorrebbe, ma non può, e si deve accontentare di spazi meno mediatici e rassegnarsi all’idea che molto spesso potrà farlo solo nel tempo libero, perché cose come He fucked the girl out of me non rischiano nemmeno per sbaglio di diventare fenomeni virali come Vampire Survivors visto che i Content Creator per la massa non li trattano.
Tutto quello che ho detto non è una mia invenzione. C’è una fonte decisamente più autorevole di me che su questo tema ha pubblicato tempo fa un’inchiesta. Consiglio assolutamente di guardare “The Games Industry is Failing the Working Class” di People Make Games.
Vi siete rotti il cazzo? Figurati noialtri che dobbiamo giustificare sistematicamente la nostra esistenza a livello di industria e di critica.
"Se non ti piace fattelo da solo!"
Di Davide “Celens” Celentano
Quante volte mi sono sentito dire questa frase. Non importa che si criticasse un gioco, un film, una serie, una canzone. Se c'è qualche appassionato di calcio saprà di che parlo se dico che sono stato perfino invitato a "comprarmelo io, il Napoli" quando non ero convinto di come stesse andando la squadra.
È la politica dei conservatori a tutti i costi, quelli che non vogliono proprio capire che se una cosa sta bene a loro non significa che deve stare per forza bene a tuttə.
Pensano che questa risposta sia panacea per tutti i mali quando è semplicemente un'argomentazione stupida e senza senso.
Tralasciando il fatto di non avere le possibilità economiche per acquistare la società campione d'Italia in carica, sarebbe anche ora di rivendicare il nostro cazzo di diritto ad avere quello che vogliamo senza dovercelo per forza costruire fottutamente da solə.
Il nostro cazzo di diritto a essere consumatorə, che pagano soldi per dei servizi e in quanto pagantə sarebbe anche ora che ogni tanto avessero la possibilità di essere soddisfattə.
E se attualmente il mercato dell'economicamente corretto ha deciso che non gli conviene accontentarci, almeno lasciateci lamentare in santa pace.
Perché, vi svelo un segreto, i nostri soldi valgono esattamente quanto i vostri.
Se è vero che più è grosso meglio è, giochini come Celeste non ce li meritiamo.
Di Richard “Amaterasu” Sintoni
Oramai i nostri acquisti sono vincolati alla pura e mera dimensione del titolo.
Sticazzi se le giostre del parco giochi si ripetono ogni due per tre e le ambientazioni sono vergognosamente copiaincollate per fare numero, a noi piacciono le cose grandi.
Vogliamo dungeon ripetuti all'infinito, con boss riciclati allo sfinimento e reward totalmente inutili. Vogliamo metterci due giorni IRL per percorrere la mappa lato a lato, perché dobbiamo ammirare i sassi e le pitture rupestri.
Poi non è un problema se il tempo per giocare è sempre meno ed in un'ora di tempo libero che spendiamo in game riusciamo a malapena a raggiungere una bandierina sulla mappa, vediamo se domani riusciamo a trovare il tempo per esplorare 'sta caverna.
Sticazzi della qualità, vogliamo la quantità perché dobbiamo giustificare le 70 carte che molliamo sul bancone.
Almeno, questo ci dicono i numeri e l'hype per i nuovi open world/space/universe.
Ed è proprio un peccato, perché tra una torre e l'altra non riusciamo a trovare il tempo di giocare qualcosa che è stato fatto da gente che si preoccupa pure di metterci il cuore nei titoli che pubblica.
Sogno una moratoria sulla pesca nei JRPG.
Di Pietro “Phatejoker” Iacullo
Ci hanno cresciuto nella convinzione che fosse un mini-gioco fondamentale, tanto che dove non c'è poi ci stracciamo le vesti e Final Fantasy XV nella visione di qualcuno è molto meglio del XVI appunto perché Noctis può fare il cosplay di Capitan Findus.
Non importa se questa cosa aggiunge delle dissonanze ludonarrative perché t'hanno ammazzato il babbo e invaso il regno ma oh, c'ho proprio quel languore irresistibile di tonno. Non importa il fatto che Valisthea stia andando a puttane dal punto di vista climatico esattamente quanto la Terra su cui torni a vivere appena spenta la tua PS5.
Importa solo che ci han tolto il mini-gioco della pesca e allora ci sentiamo defraudati. Quando invece dovremmo sentirci liberi.
Io ero lì quando Nier ti costringeva a passare attraverso quelle pallosissime missioni di pesca a livelli perché era l'unico modo di grindare un po' di valuta in-game per comprare le armi che per qualche motivo (leggasi: perché Yoko Taro si droga) servivano per accedere al vero finale. Ero lì quando Nomura provava a distrarci dal suo personale disastro (per cui avrebbe pagato Tabata) dove non funzionava niente però oh, che bello che era pescare e quindi poi poco importa se il gioco fosse DAVVERO monotasto e avesse le stesse premesse narrative di Tre uomini e una gamba.
Ero lì e ci son stato ogni volta che qualche sviluppatore ha provato a distrarci da quella che doveva essere ciò che davvero conta con delle meccaniche magari pure indovinate, ma che giustifichiamo perché sono divertenti e non perché siano utili.
E allora vorrei tanto un altro Protocollo di Kyoto che si occupasse del game dev giapponese.
Perché anche passare 10 ore in meno in un giochino non potendo pescare tutela l'ambiente, in un certo senso.
Ho della roba pronta a tema Final Fantasy XVI che potrebbe diventare un rolex™, o forse un video. O forse una monografia. Questa settimana chiaramente non sono riuscito a fare un cazzo perché son dovuto salire sulle barricate e perdere un’ora del mio tempo a photoshoppare lo Scudo Crociato su Clive, però per una volta Igno s’è dato da fare. E quindi:
Jet Set Igno Future
48 minuti in cui la voce dell’impiccagione parla di quello che è probabilmente una delle più grandi e meglio nascoste hidden gem del videoludo. Oltre che il videogioco con la colonna sonora più fica in tutta la storia dell’umanità, ancora oggi impareggiato e impareggiabile.
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🦑️️️️️️ 🦑️️️️️️ ESCLUSIVA 🦑️️️️️️ 🦑️️️️️️
– Ciao Regan. Sono un amico di tua madre, vorrei aiutarti.
– Potresti anche slegarmi allora.
– Ho paura che ti faresti del male, Regan.
– Io non sono Regan.
– Capisco. Bene, presentiamoci allora. Io sono Damien Karras.
– E io sono il Diavolo! Ma puoi chiamarmi anche Robert. E adesso sciogli le cinghie per piacere!
– Se sei Robert, perché non paghi qualcuno per farle sparire?
– Sarebbe una volgare esibizione di potenza, Karras! E poi solo questo mese ho chiuso altri 5 uffici in tutta Europa.
– Dov'è Regan?
– Qui dentro. Con noi. Sta giocando a Immortal.
– Fammi vedere Regan e ti sciolgo una cinghia.
– La tua carta di credito è qui dentro con noi, Karras. Vorresti comprare una lootbox? Penso io alle tre cifre dietro.
– ...Se questo è vero... conosci il cognome di mia madre da ragazza. Qual è?... Qual è?
*Regan/Bobby vomita addosso a Karras*
– Io ti esorcizzo! Immondo spirito!
– Ficcatelo nel culo, governo del Belgio!
– Nel nome di Nostro Signore Gesù Cristo! È Lui che ti comanda! Lui che ti precipitò dall'alto dei cieli nelle profondità dell'Inferno!
– Ficcaglielo! Inculalo, Karras! Ho aggiunto altre skin! Da loli giapponese!
– Esci da questo corporate! Vattene! Nel nome del Wolfenstein, di Doom, e dello Spirito Santo!
*...*
– Perché una bambina? Che senso ha?
– Credo che voglia portarci alla disperazione... perché vedendoci ridotti a bestie mostruose... noi escludiamo la possibilità che l’acquisizione di Blizzard da parte di Microsoft sia illegittima.
Che voglia di spiaggia, ah? Forse però non la spiaggia piena di cetacei spiaggiati, riflessioni sull’essere umano e Kojimate varie. O forse sì. Comunque com’è come non è, con la chiusura di DAMSGeons & Dragons venerdì abbiamo ufficialmente messo in pausa Twitch fino a settembre. Che non vuol dire che non faremo live ad agosto, se c’abbiamo cazzi o succede qualcosa per cui vale la pena spendersi ci organizziamo. Ma non aspettatevi il Maurarcato ogni martedì e qualunque stronzata c’abbiamo voglia di fare io e Fra ogni mercoledì.
Il podcast invece come da tradizione non si ferma.
Agosto è l’unico periodo dell’anno in cui registriamo con un sacco di anticipo rispetto alla messa in onda, stiamo finendo in questi giorni di chiudere le ultime puntate ma c’è una schedule bella serrata di cose. Sarò magnanimo e ve la spoilero, va:
31 luglio: The Real Giochini Piccini – i minigiochi del videogioco;
7 agosto: L’arrampica-mutui – com’è cambiato il tuo rapporto coi giochini diventando adulto?
14 agosto: PlayLovecraft Academy – Lovecraft nel videogioco;
21 agosto: Se è Annaporno tolgo – i migliori giochini di Annapurna so far;
28 agosto: Boston Teabag Party – molestie e tossicità nei videogiochi online;
Alla ripresa a settembre poi abbiamo in serbo un altro paio di puntate che guarda veramente come fai a non avere ancora il follow su Spotify ma sei scemə? Tipo quella storiografica su Nintendo, il content™ spoiler in modo molesto su Final Fantasy XVI e Zelda Tears of the Kingdom e una roba incredibile sulla talassofobia (cioè la paura delle profondità marine). Nome della puntata: Feararelle.
Ah, e la newsletter? Continuerà ad uscire, che domande.
Spammini Tattici Nuclerari™
Noclip ha tirato fuori un’intervista pazzesca a Luca “Poncle” Galante, che forse ricorderai come l’uomo che ti ha ammazzato il 2022 per colpa del suo strafottutissimo Vampire Survivors. Must watch assoluto, si dicono un sacco di cose interessanti, e c’è la riprova che alla fine il gioco ormai lo conducono gli influencer – ma ne parliamo nell’altro mini-editoriale;
Complementarmente (si dice? Boh, da adesso si dice) ai discorsi fatti in podcast questa settimana, Marco Bortoluzzi su PoteriArcani riprende il discorso preservazione;
Martedì scorso è uscito Viewfinder. Giocatevelo. Sul Sacro Blog™ la rece di Mewra;
Cadeva qualche giorno fa l’anniversario del G8 di Genova. Quella storiaccia in cui avevamo ragione ed è successa la Scuola Diaz. Un paio di anni fa ci avevo scritto una cosa che coi videogiochi in apparenza non c’entra tanto, ma c’entra tutto.
L’invito è sempre il solito. Se hai scritto o hai letto qualcosa di fico, anche se l’hai scritto o lo hai letto una vita e mezza fa, fammi sapere. Scrivi a GR in direct su Instagram, spamma direttamente nel topic degli spammini del gruppone, manda una mail a sendstuff@gameromancer.com. Quello che ti pare. Basta che fai andare le ditina: chi si nutre di contenuti interessanti è sempre a dieta forzata.
Rompi il digiuno.
Sta succedendo un mini-drama attorno alle recensioni di Baldur’s Gate 3. Nel senso che Jason Schreier – tipo l’unica persona del settore a fare giornalismo seriamente – ha twittato che Larian manderà i codici del giochino alla stampa a partire dal 28 luglio, cioè solo 6 giorni prima della release. Per un gioco che si stima avere la stessa durata di un momento DAMS™ di Fra in podcast. Il drama deriva dal fatto che chi scrive di giochini si è spaccato in due fazioni: da una parte quella che “non ci mettono nelle condizioni di fare il nostro lavoro di informatori del videoludo signora mia la gente adesso dovrà comprare il giochino a scatola chiusa” e dall’altra quelli per cui non è un problema, tanto ormai il pubblico lo abbiamo abituato alle recensioni di Overwatch 2 ad apertura server senza manco averlo potuto provare, figurati.
La questione in realtà è molto semplice: a Larian delle recensioni della stampa non gliene frega un cazzo.
Baldur’s Gate 3 è in Accesso Anticipato dal 6 ottobre 2020. Quasi tre anni. Il gioco non ha nessuna necessità di farsi raccontare da una serie di parrucconi che è da ben più di tre anni che erogano un servizio di consiglio agli acquisti che non viene utilizzato da sostanzialmente nessuno. A dirigere il gioco sono due cose: passaparola e influencer. E Larian ha già coperto abbondantemente questi due ambiti, tanto più che gli influencer possono parlare del giochino a) dietro pagamento e b) senza dover muoversi all’interno di quel minimo di deontologia professionale che la stampa deve rispettare per non perdere quel poco seguito di fedelissimi che ha ancora. Sarebbe stato effettivamente gradito e più trasparente da parte loro comunicare che i codici verranno mandati tardi “perché stiamo ancora finendo di pimpare il vostro prossimo giochino preferito”, ma non è una loro responsabilità. Sta alla stampa adesso gestire la cosa senza che venga pubblicata la merda o si facciano le corse per giocare più ore possibili in 6 giorni e rushare la recensione per arrivare primi. È di nuovo il famoso discorso sulle recensioni che veniva sollevato un paio di anni fa dal Washington Post. All’epoca si era tradotto in una 10 giorni di editorialini e considerazioni sul tema col retrogusto dell’auto-assolvimento. 730 giorni dopo fa abbastanza ridere vedere che chi sosteneva che “non serve una soluzione, abbiamo già un pubblico” – etichettandoci come i “sovversivi della ribellione del Bel Scrivere®” – sia la stessa persona della recensione di Overwatch 2 ad apertura server di cui sopra.
Per quanto mi riguarda, sono a posto con la strada che abbiam preso. Anche se ogni tanto si scivola e si casca nel trappolone dell’hype, e un po’ con FFXVI penso si sia fatto ma è stato comunque bello giocarlo tuttə assieme con la community, si parla delle cose quando s’è maturata un’idea interessante. A volte pure ben dopo questo processo di maturazione perché se Atene piange Sparta non ride, e quindi quando succedono stronzate ci tocca occuparcene per dovere mettendo in secondo piano i giochini.
Alla fine come recita il claim di MemoryCard sono solo giochini, finché lasci che lo siano. La destra è abbastanza intenzionata a non lasciare che lo siano, perché se ne appropria per la loro propaganda e ci costruisce moti e movimenti che poi portano ad avere alla Casa Bianca uno stronzo che vuole costruire un muro e farlo pagare a quegli altri.
- Non ho nulla contro i Playerinside, ma mi sembra spesso che i loro video dove cercano di criticare i videogiochi siano fuori fuoco.
Stima per i livelli produttivi che hanno raggiunto e per lo sbattimento di cazzo, ma non mi stupisco che utilizzino frasi come "Allora fallo te!11!"
- il discorso Larian non è complicato e dovrebbe farci riflettere a tuttə su che cazzo di circo sia il settore della stampa videoludica.
Serve a qualcosa nei tempi moderni?
È evidente che serva una ristrutturazione.
Sai bene come la penso sugli influencer e sai bene che sognerei un mondo in cui dicessero le cose come stanno: perché ci sta piaccia genuinamente qualcosa che stai sponsorizzando, però tu mi devi far sapere quando lo fai e quanto questo ti influenzi sul tuo giudizio, ma probabilmente è anche una cosa inconscia dunque ehi, bisognerebbe smuovere lo spirito critico della gente.
Al di là di questo Baldur's Gate 3 dovrebbe essere il primo caso di tanti: Schreier ha fatto bene a fare sapere quando la chiave sarà consegnata, anche perché così ci si renderà conto quali sono le redazioni che non lasciano il tempo di sedimentare le idee oppure quelle che hanno un briciolo di dignità nel fare scrivere e giudicare un gioco di grosse dimensioni.
Ci sta.