È sesso anche senza penetrazione, è critica anche senza game design
Questioni di Hype Culture, di che cazzo vuol dire "il vero Final Fantasy" e no studies ci chiami tu sorella (quella che scrive su GameTime)
Questa settimana manco a farlo appodcast parliamo di critica femminista ai giochini. È una roba che avevamo idea di fare da un pezzo, ma caso vuole che cada proprio nella settimana in cui qualcunO afferma che no oh, va bene tutto ma non è vera Game Critic con il ™ questa, non parla della cosa importante che è il Game Design. Perché il Game Design è come vincere per la Juve, cioè l’unica cosa che conta.
Solo che poi le coppe Ancelotti le ha alzate tutte lontano da Torino, coincidenze?
T’è garbata la puntatina? Diffondi il verbo. Non chiediamo altro. Un like = una preghiera unə potenziale ascoltatorə in più, e ci basta quello. Perché tutto l’amore di cui abbiamo bisogno ce lo danno le nostre persone abbonate al Patreon e/o subbate su Twitch. Chiaro che se ti vuoi aggiungere l’amore non ci basta mai, eh…
Ma si parla di quello che ci interessa o ci interessa quello di cui si parla?
Di Davide “celens” Celentano
Tutta l’attenzione delle ultime settimane per un gioco che ho percepito a dir poco dimenticabile come Atomic Heart mi riporta di nuovo a queste riflessioni.
Siamo davvero noi a decidere cosa merita attenzione o siamo continuamente manipolati da campagne marketing e chiacchiericcio da influencer? Quanto ha inciso avere dietro Sony e Annapurna per trasformare uno Stray qualunque da “lol fottesega” a “date il GOTY a gattino carino”?
Dopotutto sarà mica scemə chi ha detto per la prima volta quella roba del “fake it till you make it”.
A questo punto verrebbe da chiedermi quante copie potrei vendere semplicemente se pagassi gente a caso per parlarne sui social fino allo sfinimento. Sarà legale? Boh, io ancora non vedo gli “#adv” nelle recensioni dei giochini regalati quindi direi che più o meno vale tutto.
Vedendo i buchi a terra fatti da Cyberpunk 2077 sembrerebbe funzionare una madonna anche fare promesse palesemente irrealistiche e irrealizzabili, ma dopotutto questo ce lo insegna da anni la nostra gloriosa classe politica.
Tanto poi anche se i buchi ce li ha il software che vendi, la memoria della gente è corta almeno quanto il gioco del gattino. Bastano due scuse e due patch del cazzo e la colpa magicamente torna ad essere dei governi precedenti.
Precedenti che evidentemente non ci insegnano mai abbastanza.
E a me viene l’angoscia ripensando a quanti Tunic mi sarò perso mentre ero impegnato a parlare di roba come Atomic Heart.
“No Studies” tu sorella.
De Il Collettivo Gameromancer
Questo non è uno dei soliti post di Gameromancer.
Non siamo né abituati né interessati a fare contenuti auto-riferiti manco quando proviamo a dirti di ascoltare il podcast, per cui figurati. Ma questa volta siamo costretti a difenderci da delle affermazioni idiote imputateci a cazzo.
Inizia tutto un annetto e spicci fa, quando durante una live abbiamo l'ardire di sostenere che "per fare Game Critic non bisogna necessariamente conoscere il Game Design, dipende da che tipo di critica vuoi fare".
Addirittura ci permettiamo di utilizzare come esempio Anita Sarkeesian, che si occupa di riletture femministe del videogioco che non sarebbero in nessun modo arricchite da nozioni di Game Design – circa, in realtà se la volesse buttare su come le meccaniche di alcune giochini sono machismo tossico potrebbe essere utile, ma non divaghiamo.
Il gotha del videoludo decide di capire che si è detto "i game studies non servono a un cazzo".
Luca Wright in testa, ma poi questa cosa si diffonde a macchia d'olio e macchia pure degli editoriali scritti dal Boss Finale fuori da Gameromancer che con la questione non c'entrano un cazzo.
Guai a chiederti se i videogiochi debbano per forza essere divertenti quando IGN US sostiene che il loro ruolo sia decidere se i giochini sono divertenti o no, l'accademia ha già decretato che la risposta è no e quindi è no, stacce, anche se quel "no" non lo ha sentito un cazzo di nessuno – perché spoiler: chi fa accademia non è minimamente in grado di dialogare con il pubblico vero (e poi ci patisce imputando la colpa "alla gente che non ha voglia di approfondire").
E quindi vogliamo che sia chiara una cosa.
Non abbiamo MAI detto che i Game Studies non servono.
Abbiamo anche amici designer.
(Se ti suona come "ho anche amici gay", complimenti, hai appena imparato che SIAMO IRONICI. A volte, altre solo edgy).
Diciamo solo che non TUTTA la Game Critic NECESSITA di conoscenze di Game Design.
Il Game Design è il collante che tiene insieme tutte le altre arti che confluiscono nel videogioco, è il direttore di un'orchestra fatta anche di suoni, di immagini, di filmati – a volte pure di troppi filmati – e anche di strafottutissimi log testuali da leggere sul tuo 55 pollici invece che su un più pratico Kindle.
Ognuno di questi aspetti contribuisce al messaggio dell'opera. Ognuno di questi aspetti ha una sua dignità, come hanno dignità gli studi e i punti di vista dietro ciascuna di queste componenti.
Il compito della critica è raccontare i videogiochi. Qualunque elaborato lo faccia ha un significato di per sé.
Non siamo contro i Game Studies, semmai siamo a favore degli studi in generale, della pluralità di punti di vista che finisce per aggiungere qualcosa alla discussione.
È l'approccio contrario ad essere fobico, a togliere dal tavolo odori e sapori, a impoverire il discorso dietro la pretesa elitista e stupida che esista un'unica via per parlare di videogiochi.
Mi dite che l'accademia è l'unica degna di poter interpretare quei testi sacri che sono invece di tutti.
È la stessa posizione che aveva la Chiesa in riferimento al suo, di testo sacro. Poi è arrivato Martin Lutero.
Ora, definiresti Lutero un "no studies"?
Nota: il post è scritto alla prima persona plurale (in luogo di quella singolare che utilizziamo di solito) perché riflette la posizione di tutto il collettivo Gameromancer.
Quale cazzo sarebbe "il vero Final Fantasy"?
Di Pietro “Phatejoker” Iacullo
Quello a turni dei primi tre capitoli rimasti in Giappone per una vita? Quello dei ruoli fissi nel party di Final Fantasy 6, di quelli fluidi di Final Fantasy 7 dove Barret poteva essere tank o healer o quel cazzo che vuoi?
Final Fantasy è una serie nata nel 1986.
Una serie che conta 15 capitoli con un sedicesimo in arrivo. 14, se togliamo i due MMORPG. Un sacco di più se ci metti in mezzo gli spin-off, i Tactics e cazzi e mazzi. Niente nella fottuta storia dell'umanità può rimanere uguale a sè stessə per quarant'anni. È cambiato completamente il mondo, negli ultimi 40 anni. È successo Internet, è successo che c'abbiamo sempre i telefonini in tasca e sono morte le console portatili, è successo che abbiamo iniziato a fare i giochi in 3D e siamo pure tornati a farne alcuni in 2D.
Come poteva Final Fantasy (ma vale pure per Resident Evil, per Zelda, per Super Mario e per qualunque stramaledetta IP con una Storia) rimanere uguale a sè stesso, soprattutto se uguale a sè stesso non lo è stato quasi mai?
Sai quale serie è rimasta identica capitolo dopo capitolo? Il cazzo di Far Cry.
È da Far Cry 3 (2012) che giochiamo lo stesso giochino. Ne sono usciti altri 4, incluso quello reskinnato coi Mammut. Ed è successo che ci siamo cacati il cazzo e che è un bel po' che usiamo la locuzione "Open World alla Ubisoft" come spregiativo, che percepiamo i cazzo di avamposti come un disvalore – tranne se Miyazaki fa la stessa cosa MA con i draghi, ma è un altro discorso – e che insomma svanghiamo giustamente le palle ai franco-canadesi perché tutto molto bello, ma ce lo date qualcosa che non sembri uscito da McDonald's?
E quindi non rompere il cazzo a Final Fantasy, se sta provando a cambiare.
Anche perché non cambiare implicava un altro clone di Tre Uomini e una Gamba diretto da Nomura, e abbiamo già abbondantemente dato.
Questa settimana ci pesa il culo. E dobbiamo organizzare bene PitchAGame, ma soprattutto ci pesa il culo. Quindi ci si becca live giovedì e senza manco un argomento preciso, vediamo sul momento. Però ci portiamo l’alcol e si beve ogni volta che si interrompe, finirà ammerda.
Spammini Tattici Nucleari™
Mi è capitato sott’occhio questo pezzo sul sito di Andrea Brandi che parla dell’annosa questione della separazione tra autore e opera. Con Andrea mi scanno spesso e ne esco sempre arricchito, a ‘sto giro sono addirittura d’accordo con quello che dice;
Marco Bortoluzzi ormai è stato irrimediabilmente rovinato dal Videoarticolista Unico™ F. Alteri – no, così si capisce, meglio scrivere Francesco A. – e si mette in scia alle polemichette sul boicottaggio chiedendosi se sia giusto giocare Ruined King;
Tiro fuori pure questo Scibetta d’annata che un annetto fa portava avanti la causa del bene sul sito del male;
Un po’ a caso ci han spammato in direct su Instagram questo video. È una roba, dura 10 minuti e lə autorə sembrano un sacco in gamba.
Rassegna stanca (di leggere ‘sta merda)
Manco il tempo di una issue e già la prima novità: sembrava doveroso integrare gli Spammini Tattici Nucleari con una selezione dei peggiori contenuti powered by il gotha del videoludo™. Questa settimana dietro la lavagna finiscono:
Game Division di Tom’s Hardware, per una combo agghiacciante di clickbait becero e fake news da far invidia a SpaccioGames;
E infatti SpaccioGames risponde subito raccondandoci di un INCREDIBILE PAXXESCO EPISODIO EXXXTRA DI THE LAST OF US dopo il nono… Solo che sarà un making of della serie;
Ma mica Memeryeye si chiama così a caso, oh: ti sei mai chiesto se gli Scouter di Dragon Ball esistono nella realtà e soprattutto perché esplodono??!?!? It’s Over NAIN THOUSAAAAAAAAAAND!
Ora, lo so che a qualcuno questa selezione di peggiori farà girare il cazzo perchè sarebbe più opportuno dare spazio alle cose belle eccetera. Però no. Uno degli intenti di Gameromancer è da sempre quello di educare il pubblico a riconoscere certi meccanismi per poterli disinnescare. Conditio sine qua non questa cosa succeda è denunciare i meccanismi. O per dirla meme devi guardare l’abisso affinché l’abisso guardi te.
Accetto il fatto che qualcunə possa trovarlo di cattivo gusto. Spero che nel caso capisca l’intento pur non condividendolo e ci perdoni, anche perché voglio dire il content-ino di qualità che contorna questo esercizio penso che non manchi. Sennò oh, anche sticazzi.
Gameromancer è una cosa di tuttə. In un mondo dove qualunque esercizio di critica è legato al marketing e la maggior parte di chi sta fuori da queste dinamiche cade in altre addirittura peggiori, tipo ritenere il linguaggio medio l’unico modo di ottenere qualcosa anche se è 30 anni che prendiamo cazzi in culo per via di questa retorica, penso che La Voce della Ribellione possa essere quella di tuttə.
Tutto questo per dire: abbiamo bisogno di te. Lottiamo per ogni like, ogni condivisione, ogni stronzata ci permetta di arrivare a più persone. Non per il potere e la rilevanza in sé e per sé, ma perché c’è bisogno di qualcunə che porti avanti qualcosa di diverso. Di impossibile, come direbbe Andrew Ryan.
Se sei arrivato qui, in qualunque modo tu ci sia arrivato, grazie. Se poi sei anche unə di quellə stronzə che ci ha pure dato dei soldi, grazie ma col rolex. Come i mini-episodi che facciamo per la tier da 5€ del Patreon.