La penultima Voce della Ribellione dell’anno scorso aveva provato ad aprire un ciclo dove chiedere indiecazioni a chi i videogiochi li fa per cercare di capire che cazzo voglia dire indie oggigiorno. Per un po’ anche quest’anno abbiamo chiesto ai dev la loro definizione di indie, alimentando un indiece che è lì sul Sacro Blog™ a disposizione di chiunque c’abbia voglia di mettere in dubbio la sua definizione di indipendente e indipendenza.
Ne è venuto fuori che, citando un saggio veronese, [EVVIVA L’AMORE] non si riesce a capire un cazzo.
Si può guardare fuori la cosa da mille punti di vista diversi, tutti validi, e quindi alla fine l’unica cosa da fare è fissare un criterio, per quanto arbitrario, e attenersi a quello. Altrimenti viene meno la serietà di una manifestazione e si finisce per premiare come “indie di debutto” Cocoon che per me è [L’AMORE] ma debutto un cazzo.
Oppure organizzi quella che è dichiaratamente una baracconata come facciamo su Gameromancer dal 2021. Benvenutə nella ribellione. Benvenutə agli Indiependenza Awards.
Ci saranno un po’ di novità. Prima tra tutte, andremo live su YouTube in luogo del solito Twitch.
Quest’anno abbiamo iniziato a cazzeggiare un po’ col montaggio video, e parallelamente YouTube ha aggiunto la funzionalità per i podcast. Quindi in sostanza il content™ che facevamo già per i cazzi nostri o che volevamo iniziare a fare è diventato spendibile sulla piattaforma, laddove invece su Twitch dovevamo adattarci noi.
Non ho mai nascosto di avere avuto un sacco di problemi con la piattaforma di Bezos. Ho sempre trovato idiota l’idea di dover andare live in modo costante anche se non c’avevi cazzi o nulla da dire, mi son sempre preso male quando il numerino degli spettatori non combaciava con le mie aspettative e ci lego (anche qua un po’ arbitrariamente) una serie di compromessi che non mi piacevano per nulla. Il che ci porta alla novità numero dos. Niente ospiti.
La settimana scorsa dicevo “perché il contenuto sappiamo portarlo da noi” e beh, stacce, è vero.
Quest’anno mi sono reso conto che a questo settore non devo un gran cazzo.
È un settore che si è accanito su di me ogni volta che poteva con pretesti ridicoli, che mi ha sfottuto per le mie fragilità, che non ultimo mi ha messo alla gogna perché non sono stato abbastanza white knight senza manco porsi il problema che potesse dipendere dal mio stato di salute. In più fanculo, come dicevo pure prima anche basta dover organizzare i vernissage monstre per poi rimanere deluso perché ti aspettavi se li inculasse più gente. Basta con i “che carina questa cosa che avete fatto, peccato che siete Gameromancer”. Basta con i compromessi, con la mediocrità, coi circolini.
Facciamo il content™ dal 2016. Il podcast è più o meno stabilmente nella top-10 dei podcast giochini in Italia. Non dobbiamo nulla a nessuno. Non dobbiamo dimostrare nulla, a nessuno.
È un modo di merda di viversi una bolla videogiochi ormai sempre più al collasso, dove non ci sono più soldi opportunità e sponsor e allora litighiamo per quelle due lire rimaste sul piatto. Immagina “essere arrivato”. Con qualunque metrica tu voglia prendere come riferimento, dalle collab con la RAI fino alle sub su Twitch. Immagina essere arrivato e farsi deflagrare il buco del culo ogni volta che qualcun altro raccoglie mezzo risultato. Che vita di merda deve essere. Di certo non è la vita che voglio per me.
Sono super-grato a tutte quelle persone che perdono tempo attorno a Gameromancer leggendo, guardando, ascoltando. Qualcuno anche pagando. L’obiettivo per me però è creare delle cose che mi facciano star bene, non fare i numeri degli influencer che poi implicherebbero prendere una cosa bella, una cosa libera, e farla diventare l’ennesima truffa più o meno alla luce del sole dove noi facciamo finta di essere professionali e attendibili e voi fate finta di crederci perché c’abbiamo bisogno dei clown che si prostituiscano per il nostro ludibrio.
Detto questo, metti il like, il follow e clicca sulla campanellina per cui manco abbiamo l’animazione da mettere nei video perché non ce ne frega un cazzo.
Ma se lo fai, grazie.
E adesso via coi podcastini e coi post. L’editorialino di questa settimana è circa quello che hai appena letto. È una fregatura, ma mi è costato più dei soliti long-form e probabilmente tornerà a perseguitarmi, quindi again stacce.
I podcastini clickbait della settimana
Mo je faccio er cucchiaio…
Ci sono videogiochi che si prendono rischi inutili, l’equivalente ludico di un rigore tirato a cucchiaio.
A volte chi lo tira è Totti, e vengono fuori capolavori che finiscono quasi per abituarci all’idea che il videogioco, un certo tipo di videogioco almeno, debba essere così. Altre volte sul dischetto ci va Pellè, e ti ritrovi a giocare qualcosa che prometteva di sconvolgerti la vita e invece finisce pure per tirarla fuori.
“Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”, diceva De Gregori. E infatti si può essere grandi videogiochi senza inventarsi un gran cazzo. Però il fascino del cucchiaio è qualcosa a cui non si sfugge, e vale sempre la pena provare a prendere quei 30 Birds su Steam per vedere se alla fine è un’hipsterata o ne parlerai per i prossimi 10 anni di podcast.
Nota: di 30 Birds trovi la rece sul Sacro Blog™. È una delle due uniche rece in italiano, ed è l’unica con la parola “hipsterata”.
L’Avvento Col Rolex settimana 3
Continuano imperterriti ad uscire mini-episodi di Gameromancer col Rolex tutti i giorni alle 8:00. Come detto, vige la regola per cui se qualcuno o qualcosa si iscrive alla newsletter il giorno dopo la puntata è ascoltabile gratis.
Se no cacci 5€ o fai una bella settimana di trial gratuita. Magari durante le feste. Magari davanti alla nonna, così rimane sconvolta da quanto sono sboccati questi cattivi ragazzi della Game Culture.
Ti embeddo una puntata (ad opera di GarageGamer) che nella chat riservata a chi paga ha avuto un discreto successo. È pure tra quelle gratis, quindi che vuoi di più? Pigia play.
Notizie dal meraviglioso mondo dei giochini
No ai videogiochi che rendono violenti e insegnano a uccidere. Parola di Giuseppe Valditara.
di Richard “Amaterasu” Sintoni
Con un triplo salto carpiato, degno della generazione che sosteneva i Judas Priest incidessero musica deviante, il Ministro dell'Istruzione e del Merito si è scagliato contro i videogiochi, colpevoli secondo lui di creare dipendenza e insegnare allə bambinə come fare fare del male al prossimo.
"Il cellulare abitua alla dipendenza, così come i videogiochi, che portano a perdere il contatto con la realtà.
Ci sono videogiochi in cui si impara ad ammazzare una persona, questo non va bene."
Tralasciando che no, in trent'anni di gaming non ho mai imparato come fare del male al prossimo, caro Ministro, questi videogiochi sono già sulla carta "vietati allə minorə", il bollino con l'età consigliata esiste da decenni.
È più o meno lo stesso principio sulla vendita delle sigarette o della birra, che non mi ha mai impedito di acquistarle quando avevo quindici anni.
Vorrei pure lanciarmi in un discorso di quanto sia ipocrita scagliarsi contro i videogiochi in un paese dove il bicchierino di vino a tavola per lə bambinə viene considerato "normale" dai 14-15 anni, o sul fatto che queste parole vengano proferite in uno stato dove il gioco d'azzardo è uno degli sponsor della Serie A.
Vorrei farlo, davvero. Ma sono stufo di argomentare queste cose utilizzando metodi alla stregua de "parlateci di Bibbiano" o "e allora i marò".
Mi limiterò a dire che se fosse vero che i videogiochi ci rendono violenti non sarei arrivato a 34 anni a piangere per ogni avatar digitale che ha subito una perdita, o per ogni situazione alla quale potevo solo assistere inerme con pad in mano.
Se questi trent'anni mi avessero reso una persona violenta non sarei rimasto quindici minuti a fissare uno schermo che mi proponeva di premere quadrato, mentre Chloe mi chiedeva di porre fine alle sue sofferenze in Life Is Strange.
Black Myth Wukong è il Luigi Mangione della Cina.
di Pietro “Phatejoker” Iacullo
Swen Vincke, CEO di Larian, agli occhi dei gamer cinesi si è macchiato di un terribile crimine: annunciando il vincitore dei TGA di quest'anno ha letto dalla busta il nome di Astrobot. La risposta è stato un immediato review bombing di Baldur's Gate 3 su Steam.
Esattamente come nel caso di Mangione si è scelto un CEO e si è aperto il fuoco per questioni ideologiche.
E se si possono cercare delle motivazioni sociali per l'assassionio di Brian Thompson è molto più difficile giustificare l'odio nei confronti di Larian. O meglio, lo si giustifica solo tirando in mezzo il solito complotto woke per cui Wukong sia stato fatto fuori appositamente (dalle stesse persone che lo hanno candidato, ma ok) visto tutto il discorso che ha circondato Game Science fin dall’annuncio del gioco. Qualcosa che a differenza dell’odio di classe vive solo nelle teste di qualche reazionario del cazzo.
La matrice dietro i due fenomeni, al netto di quanto un caso sia più condivisibile dell’altro, è la stessa: viviamo in una società sempre più polarizzata e sempre meno tollerante.
La violenza ormai è una reazione normalizzata, si trovano spesso e volentieri giustificazioni da una parte e dall’altra per comportamenti che fanno sempre più schifo. In effetti è già “normale” ricevere minacce di morte quando un videogioco viene rinviato, chiedi un po’ ad Alanah Pearce che festa è stata lo slittamento di GoW Ragnarok per lei.
Quanto ci metteremo a passare da minacce e review bombing alle vie di fatto?
Pensa finire agli arresti perché hai venduto dei Pokémon.
di Richard “Andretti” Sintoni
È quello che è successo in Giappone, dove un uomo di 32 anni è stato arrestato per aver venduto dei salvataggi moddari di Pokémon Sole, violando l'Unfair Competition Prevenction Act.
In soldoni questo tizio vendeva Pokémon gennati, non ottenibili in modo legit se non partecipando a eventi in luoghi o occasioni specifiche, a una trentina di euro. E per questa roba rischia di di pagare una multa di 5 milioni di yen (più o meno 31.000 €) o di passarsi cinque anni al gabbio. O entrambe le cose, dipende come gli gira la cosa.
E non è il primo caso, già a aprile era successa una cosa simile, solo che non ha fatto tutto sto rumore. Adesso in scia all'affaire Palworld, i casi degli emulatori tirati giù e via discorrendo la lista sta diventando lunghetta.
Ma sta cosa che senso ha? Che senso ha quando sull'allora trading center di Omega Rubino e Alpha Zaffiro ricordo distintamente un ricettacolo di Pokémon gennati e buttati dentro per gli scambi? Perché ci tirava su due spicci? O perché quei soldi li tirava via alla grande N? No, non li tirava via a nessunə, visto che quei Pokémon erano inottenibili.
Un po' si rimpiange il 2018, quando all'epoca Nintendo chiedeva metà delle revenue a chi streammava i loro giochini.
Almeno lì chiedevano un dazio, qui puntano proprio a rovinare la gente.
Restare informati
Per non perderti tutto il drama minuto per minuto ti basta un follow su Instagram, Tiktok e/o YouTube. I testi qui sopra sono delle anteprime, tendenzialmente sui social escono pure degli inediti. Tipo questa ficata in stile ISTITVTO LVCE sui videogiuochi che han dato più lustro all’Italia del Littorio.
Vuoi ascoltare in macchina? Tutte le mattine alle 9 trovi la versione audio degli Amanda Reel del giorno su Gameromancer col Rolex.
Spammini Tattici Nucleari™
di si conferma una ficata e World Tour è una rubrica della madonna. E non lo dico perché questa uscita ci porta nell’URSS degli anni ‘80. Ma forse un po’ anche per quello.A proposito di novità e rubriche, io non mi perderei la puntata del podcast della prossima settimana.
Sarà una puntata videoludicamente scorretta, una di quelle dove prendiamo il medium e lo portiamo su strade poco battute. A Natale si raccontano carole dai tempi di Dickens, e forse anche da prima. E allora vi racconteremo anche noi una storia. Una storia di come i videogiochi ad un certo punto sono cresciuti. E forse un po’ con loro siam cresciuti pure noi.
Anche se giochiamo proprio per dimenticarcelo.
Soliti ringraziamenti di rito a
per la revisione più veloce del west.
Gameromancer prende a parolacce il mondo ma riempie di complimenti Giochetti! Grazie