È predatorio solo se tu sei preda
Guida pratica su come si gioca a Pokémon Pocket senza rinnegare l'odio per le loot box
Il proibizionismo non ha mai risolto un gran cazzo.
Mettere al bando gli alcolici negli anni ‘20 in America (o nell’ottava stagione dei Simpson, Barone Birra docet) non impedirà mai alla gente di ubriacarsi. L’unico risultato è quello di creare mercati paralleli a quello legale, propiziare la genesi di nuovi Al Capone che vogliono controllarli e rimetterci pure i soldi del monopolio statale sull’alcol. Il che implica più tasse per noi stronzə.
Se tratti la gente come tratteresti un bambino l’unica risposta possibile è la stessa che ti darebbe un bambino: mi dici di non farlo e io lo faccio lo stesso per dispetto.
Quello che bisognerebbe fare è educare la gente al consumo consapevole. Parlare dei rischi dell’assunzione di alcol, raccontare i suoi effetti a medio e lungo termine e poi lasciare alla gente la libertà di scegliere se avvelenarsi o no, a patto che ammazzino al massimo loro stessə.
Che c’entra questo coi videogiochi? C’entra perché magari non c’abbiamo ancora i super alcolici da videoludo, ma un epigono del gioco d’azzardo sì.
E negli ultimi anni si sta diffondendo parecchio, pure in quel “videogioco tradizionale” che c’hai paura venga rovinato dal woke quando LOL ma hai visto che lavoro splendido stanno già facendo le aziende da sole da questo punto di vista? Ai gays basta sedersi sull’altra sponda del fiume e aspettare che passi il cadavere del gaming.
Prima però come al solito beccati ‘sti podcast.
I podcast della settimana
What If…? (Come la Marvel ma coi giochini)
Tempo. Sborra. Realtà. Non hanno un andamento lineare. Formano un prisma di infinite realtà, in cui ogni scelta può diramarsi verso realtà infinite, creando mondi alternativi a quelli già conosciuti. E pensa, Everyeye è una merda in tuttNOOOOOO.
Sono la Voce della Ribellione, la guida che vi condurrà in nuove vaste realtà. Seguitemi, e masturbatevi sulla domanda... E se...?
[Tl;dr: ci siamo immaginati degli scenari ipotetici nei videogiochi e li abbiamo discussi. Puntata molto piacevole in realtà. ‘Ste cose mica le puoi ascoltare su TopGames.]
15 fottuti anni da Bayonetta
8 gennaio 2010. Circa 15:30. Aspetto da un paio d'ore che l'Open Games di Pordenone apra: ci sono andato subito dopo scuola perché era l'unica cosa razionale vivendo a 20km da lì ma studiando a due passi da tipo l'unico negozio di videogiochi della città. E quindi è da un paio d'ore che penso "please, be true" come nella lirica di Sinatra.
Sono lì perché il 3 dicembre 2009 su PlayStation Store è stata droppata una demo. È la demo dell'ultimo videogioco di Hideki Kamiya. Se ne è parlato tanto anche per via del dissing tra Kamiya e Tomonobu Itagaki.
Il papà di Ninja Gaiden pensa che sia idiota fondare un nuovo studio per sviluppare un clonazzo di Devil May Cry, il papà di Devil May Cry risponde che è idiota pensare che spammare tettone sui propri personaggi li renda erotici (in riferimento a Dead or Alive).
Comunque Bayo-qualcosa, come lo chiama Itagaki, è uscito il 29 ottobre 2009 e a dispetto di quello che pensa lui su Famitsu sono impazziti per il gioco, assegnandogli il 13esimo perfect score della loro storia (quell'anno ne daranno in totale 4, non è mai più successo).
E sono impazzito pure io giocandola, con buona pace di chi sui forum parla di "Devil May Cry ma con gli anelli di Sonic" (gli piacerebbe a DMC4, ma non siete pronti per questo discorso).
Questa storia però inizia in realtà nel gennaio del 2007. Ciao, sono Pietro Iacullo, La Voce della Ribellione, è sto per raccontarti di quella volta che in altre parole mi sono innamorato.
Ma tipo se volessi darvi dei soldi?
Per ascoltare la monografia su Bayonetta basta solo 1€.
E oltre a poter sentire 25 minuti di registrato sul gioco più fico mai pubblicato su PS3 e Xbox 360 con la stessa cifra puoi pure accedere al gruppo Telegram privato Adotta un DAMS a distanza, dove si consumano oscuri complotti ai danni della Game Culture e vengono buttate cicciose anteprime delle robe che poi escono fuori. E ogni tanto c’è pure il TG Merda.
Tirando fuori 5€ invece si accede a tutti i Gameromancer col Rolex, cioè dei mini-episodi (a volte manco così mini) registrati tendenzialmente in solitaria dove si parla di un sacco di cose. A volte c’è della divulgazione, altre volte sono puro delirio.
Se proprio ne hai da buttare con 10€ puoi ascoltare le puntate uncut degli episodi del podcast del lunedì, disponibile peraltro anche in video.
Gioca responsabilmente
È ore che mi sforzo a pensare ad un attacco per questo pezzo che non suonasse come una giustificazione del cazzo. “Sì, Pokémon Pocket è predatorio, però è fatto un sacco bene e quindi è normale che mi stia piacendo così tanto”.
Trent’anni di jRPG brutti firmati Game Freak ci hanno pavlovianamente abituato a rimestare finché alla fine non emerge qualche giustificazione di comodo. Pokémon X e Y sono due giochi evidentemente mutilati, però oh, parlano di guerra e morte in una roba PEGI 3. Scudo e Spada hanno un frame-rate stabile quanto Michael J. Fox sulla stessa console che riesce a far girare senza fare una piega Breath of the Wild, però oh, quanto è fico in culo Corvknight.
E forse trent’anni e più di videogiochi ci hanno abituato a questa cosa che dobbiamo sempre giustificarci per il semplice fatto di videogiocare, perché in fondo c’è scritto “gioco” e il gioco è una cosa PEGI 3 nella testa di troppi adulti, a prescindere dai temi e dai contenuti che un videogioco possa trattare.
E quindi è ore che mi sforzo di trovare un attacco che non suoni così, perché lì dove siamo abituati a cercare scuse e pretesti dovremmo invece accontentarci di qualcosa di più onesto: la consapevolezza.
E quindi Pokémon Pocket va descritto per quello che è: un vizio.
Una partita è come una sigaretta o una boccia di vino. Sai che farà male e sai che devi saperti fermare, se fai fuori tutto il pacchetto in un giorno o tutta la boccia da solo hai un problema.
È un veleno, e devi fare in modo che la sua assunzione riguardi solo te.
Ora, è chiaro che non si possono utilizzare gli approcci che valgono per il fumo (mica puoi proibire alla gente di giocare a Pokémon Pocket in presenza di donne incinte) o per l’alcol (cioè si non dovresti giocare a Pokémon Pocket mentre guidi, ma se lo fai prima di metterti al volante non diventi più pericoloso). Nel caso specifico di Pocket – e per estensione di tutto il videogioco – il dibattito è ancora aperto. Io non mi metterei mai a streammare Pocket e/o a fare dei reel sui vari mazzi che si possono costruire in-game, perché consapevole di quanto il gioco sia veleno che voglio tenere per me. Si potrebbe obiettare che anche questa newsletter però in realtà lo sta diffondendo, e in parte è una critica anche a fuoco. Ma qui lo sto facendo con la finalità di parlare di un approccio coscienzioso a Pokémon Pocket, non esaltandone gli aspetti.
Questo non vuol dire che chi decide di streammare il gioco o di parlarne in altro modo sia una merda. È un cantiere aperto, il consumo consapevole è solo dove io ho deciso di tirare la mia linea. In modo pure abbastanza ipocrita, a dirla tutta, perché poi i reellini sui mazzi li guardo pure stravolentieri. Non impedirei mai la creazione di questi contenuti, a patto che dall’altra parte esista lo stesso rispetto e mi sia possibile poter dire che sì, Pokémon Pocket è confezionato con tantissima cura, ma molta di questa cura è finalizzata a farti spendere dei soldi.
Appena ti registri la prima volta vieni sommerso. Prima di tutto hai 14 giorni di trial gratuita del pass premium. La conseguenza più immediata è che puoi sbustare due pacchetti al giorno invece che uno solo. E sul semplice sbusto in Pokémon Pocket si potrebbero scrivere dei saggi, perché dal punto di vista della UX è un capolavoro. Per tutto il primo mese di gioco la community online s’è messa a discutere sul senso di scegliere quale bustina aprire dal menu che compare, visto che il menù è skippabile andando direttamente al pacchetto ed è solo una volta che questo viene aperto che scatta l’RNG (e quindi vengono generate le carte. O almeno così si presume).
Ma scegliere il pacchetto fa parte di una liturgia.
È un rito che aumenta la mistica e le voci di corridoio per cui se scegli quel pacchetto lì che ha gli angoli leggermente più arrotondati allora troverai uno di quei cazzo di God Pack che vuoi più di quanto tu abbia mai voluto vedere Mew sotto il camioncino di Pokémon Rosso. In più, l’ordine con cui escono le carte, con tipicamente la più rara in fondo salvo “regali” dell’algoritmo, è lo stesso dei reel in cui si mostra lo spacchettamento delle bustine fisiche del Gioco di Carte Collezionabili Pokémon. Grazie a Pocket siamo passati dal guardare contenuti tipo “Should I Open it or Should I keep it sealed?” a viverli in prima persona.
E quindi vuoi sbustare. E puoi accorciare il tempo tra una sbustata e l’altra usando una valuta in-game che accorcia di un’ora per ogni unità spesa l’attesa. Si ottiene facendo le missioni giornaliere (4 clessidre blu al giorno), salendo di livello (12 clessidre, ma si sale di 15 punti esperienza alla volta vincendo i match online o gli eventi contro la cpu) o scambiandola coi buoni che si ottengono completando le altre missioni tipo “ottieni tot carte”. Solo che poi quelle missioni finiscono, e quindi si passa dalle prime giornate di gioco dove si aprono un sacco di pacchetti a quelle dove sono pochi, aumentando la tentazione a spendere dei soldi in pokélingotti (che permettono pure di sbustare 10 pacchetti alla volta) o quantomeno nel pass premium. È una sigaretta elettronica che dopo un certo numero di tirate ti dice “bene, da adesso dimezziamo il livello di nicotina. Paga”. E inevitabilmente qualcunə paga, anche perché se puoi pagare con Apple Pay e non devi digitare PIN, password o dare conferme usando l’app della banca i soldi escono dalla tasca che manco te ne accorgi. Ed è precisamente questo uno dei motivi per cui Pocket, come un po’ tutto quello che utilizza valute in-game shoppabili, è pericoloso: va a dematerializzare denaro che è già dematerializzato in quanto pagamento elettronico.
È qui che dovrebbe intervenire la consapevolezza. Consapevolezza che anche se l’app e l’UX e *inserisci il parolone informatico che più ti aggrada* sono ingegnerizzate per farti dimenticare che stai spendendo soldi veri quei soldi arrivano dal bonifico che ti fa ogni 25 del mese il tuo datore di lavoro.
Li hai sudati. Sono tuoi. A costo di essere un po’ liberal questo vuol dire che puoi farne quello che vuoi, a condizione che non vada a rovinare la vita di altra gente.
Hai tutto il diritto di shoppare 100€ in pokélingotti, se quei 100€ non servono per pagare lo sciroppo per la tosse di tuo figlio o quella visita di prevenzione del tuo partner 30enne dove un tizio laureato in medicina ti infila due dita in culo per capire se è tutto ok.
La cosa importante è che tu sia consapevole in ogni momento di quello che stai facendo. Non ti dirò mai di smettere di fumare.
Però ti accolli che quando siamo in coda al tabacchino io ti faccia notare che stiamo facendo la fila per farti venire il cancro.
Las noticias de los juegos niños (aka le notizie sui giochini)
Ubisoft è quasi ufficialmente in vendita, con buona pace per Assassin's Creed Shadow ancora più rimandato a primavera.
di Richard “Amaterasu” Sintoni
Questa notizia ha sicuramente fatto sorridere chi in questi anni non aspettava altro che vedere la casa francese nella merda, più di quanto già non fosse dopo il disastro di Skulls&Bones.
Come starà sicuramente facendo leccare i baffi a Tencent, che si starà sputando sul cazzo all'idea di comprare baracca e burattini per quattro spiccioli e portarsi nel suo ecosistema l'ennesima casa in rottamazione.
Quellə che molto probabilmente si staranno cagando addosso però sono sempre lə ultimə della carrozza, ovvero chi in questi anni ci ha davvero creduto nel suo lavoro.
Che ha cercato di fare il meglio che poteva coi mezzi che aveva.
O almeno, quelli che lə erano stati lasciati da una dirigenza composta da gente che dei videogiochi e della salute della sua forza lavoro se n'è sempre sbattuta le palle.
Quello che è sempre contato è stato il fatturato e i bonus di produzione per le altre sfere. Mo' quello che conta invece è salvare il salvabile, in culo a tutto il resto.
E con tutto il resto ovviamente si parla della faccia. Che tanto aveva già preso le sembianze di un paio di natiche da un tot di anni.
Siamo ai primi di gennaio e mi sono già sparato uno dei migliori titoli che giocherò quest'anno.
di Davide “Celens” Celentano
Perché Endling - Extinction is forever è una discreta mina e non me l'aspettavo minimamente a questi livelli. Ed è per questo che l'ho recuperato così in ritardo.
E al ritardo si è aggiunta anche la mia lentezza nell'andare avanti, nonostante una run duri 4 orette scarse.
Perché ogni cazzo di notte che ho vissuto nei panni di quella volpe l'ho sentita tutta sulla mia pelle. Una sensazione che nella mia vita da videogiocatore credo di aver provato solamente cercando di bilanciare a fatica i pacchi sulla schiena di Sam Porter Bridges.
È incredibile quanto risulti un'esperienza così immersiva con sole 2 dimensioni e pochissimi tasti da premere. Eppure ti restituisce tutta la brutale bellezza della natura fino all'ultima goccia.
Dal cercare cibo per i tuoi cuccioli in ogni anfratto, al tornare disperatamente verso la tua tana prima che arrivi mattina.
Fino ai momenti di unica tenerezza che solo il mondo animale, anche solo con una manciata di disegni, riesce a dare.
PS indovina di che giochino trovi la rece sul Sacro Blog™?
Il dipartimento della difesa statunitense ha ufficialmente accusato Tencent di lavorare per l'esercito cinese.
di Richard “Zinedine” Sintoni
Che la holding di Shenzhen lavorasse al soldo del governo un attimo ce lo si poteva aspettare, basti pensare che nel 2017 aveva pubblicato un giochino mobile dove lo scopo era applaudire per 19 secondi a Xi Jinping.
Quindi verrebbe un po' da dire che finalmente gli americani hanno scoperto l'acqua calda, dato che oramai sono anni che Tencent raccoglie dati su chi gioca i loro titoli. Dati che comprendono un po' di tutto, robe che potrebbero andare ben oltre le banali indagini di mercato e che in ogni caso diventano di facile consultazione per chi siede nelle alte poltrone.
La cosa che dovrebbe allarmare è che Tencent si sta comprando pure l'aria che respiriamo, dato che oltre le più famose Riot e Epic questa detiene importanti quote in Don't Nod, Klei e pure nella statunitense Roblox.
Insomma, s'è fatta una legittima caciara con tanto di intervento e indagine dell'anti trust per l'affaire Microsoft-Activision, mentre loro stanno facendo piazza pulita a destra e a manca per infilarsi ovunque praticamente indisturbati, fino ad adesso almeno.
La solita storia del chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati, ma almeno si può sperare che questi non vengano nuovamente premiati con il "Playing for the Planet" alla prossima Gamescom.
Insomma, già state facendo la figura dei coglioni. Almeno salvateci dall'ennesima operazione di green washing.
Graziosi ‘sti articolini, se ne volessi ancora?
Metti il segui su Instagram, Tiktok e/o YouTube. In particolare su quest’ultima piattaforma escono, oltre ai podcastini in simultanea con Spotify, anche dei long-form video come Scibetta che recita la newsletter di Natale come se fossimo ancora alle elementari o degli extra.
Tipo, mercoledì per esempio il menu prevede una sorpresa…
… Una sorpresa del cazzo, perché banalmente l’idea è quella di registrare un Checkpoint – in teoria già spavaldamente reccato nel weekend. In teoria – e cacciare su il video anche su YouTube se riusciamo a non bestemmiare o a dire cose incriminanti per un’ora. Difficile. Ci si prova.
I Checkpoint sono una di quelle stronzate che ci siamo inventati l’anno scorso dopo aver deciso di chiudere definitamente con Twitch e che sperabilmente vorremmo riproporre pure quest’anno. L’idea è che registrare anche il video non ci costa un cazzo e allora vediamo un po’ come va.
Mi piacerebbe riuscire a fare più monografie di quelle uscite l’anno scorso. Ne ho in mente già un paio, e forse c’è anche la quadra per non farle sembrare troppo un clone brutto di Storie di Videogame perché non ha assolutamente senso copiare un maestro come Andrea Porta, e anzi con colpevole ritardo inserisco come Spammino Tattico Nucleare™ la puntata su Castlevania perché dimostra quanto Andrea riesca a tirare fuori delle storie anche quando la timeline è incasinata come nel caso della serie Konami.
L’anno scorso abbiamo chiuso coi circolini e ripensato drasticamente a tutto il discorso ospiti in podcast. Però parlando di cose che vorrei fare di più quest’anno Andrea c’è di forza, e anche da questo punto di vista abbiamo già abbozzato un po’ di cose che si potrebbero fare assieme.
Intanto però vivo la mia vita un’uscita della newsletter alla volta. Quindi facciamo che ci rileggiamo tra 7 giorni e casomai per qualche motivo ti mancasse Gameromancer, beh, esiste il gruppone Telegram.
Ad fancula. Stronzə.
Soliti ringraziamenti a che mi dimentico puntualmente una volta su 2.
Secondo me l'antitrust è già pronto per l'ennesima acquisizione Microsoft.
O meglio, la vedo come l'unica che ha possibilità per prendersi Ubisoft.
Sony non la considero, in quanto è evidente che nell'ultimo periodo stia cercando un cuscinetto per non dipendere troppo dai videogiochi (tipo Kadokawa), ma sono pure speculazioni.
Per i giochi con le loot box concordo, il problema per me sono meccanismi subdoli che a me prendono subito e mi potrebbero trasformare in una whale.
Li provo, ma poi evito.
Anche perché ho speso una fortuna su Marvel snap: ora quei soldi chi me li ridà che mi sono disintossicato?