Critic Hunter Wilds
Come il discorso critico attorno all'ultimo Monster Hunter manchi clamorosamente il punto. Strano, ve?
Questa settimana la discussione è stata monopolizzata dai 9 in fondo alle recensioni di Monster Hunter Wilds, reo di girare una merda. Come tipo qualunque videogioco giapponese al day one da Dark Souls a questa parte. Era il 2012, per la cronaca.
Ora, questo non vuole essere un motivo per assolvere Capcom, perché a) non siamo in chiesa e b) non sono azionista della casa di Osaka per cui non me ne potrebbe fottere di meno di quello che si dice o no del giochino. Tant’è che la SegaMentale™ di questa settimana l’ha scritta Richard.
Mi limito a constatare che ci si è scannati sui numerini e sull’oggettività quando il tema doveva essere (sì, pure questa volta) il conflitto di interessi.
Il sistema “critica videoludica italiana” funziona così: quando non può ignorare un discorso (tipo perché Falconero decide di dire “da oggi so indie”) lo anestetizza facendoci una settimana di live, post su Facebook pieni di frecciatine e altre stronzate proto-adolescenziali. Fatto questo la coscienza è sufficientemente sciacquata e sticazzi se il problema è ancora lì e non ci siam spostati di una virgola, c’abbiamo organizzato le round tables, che vuoi ancora?
A chi parla di queste cose spesso e volentieri di queste cose non frega un cazzo. Quel parlare è solo posizionamento nel caso migliore, un tentativo di circonvenzione del pubblico nel peggiore.
Prima di passare il microfono a Richard però bisogna ricordare al mondo una cosa: la puntata 200 del podcast videoludicamente scorretto è on air.
[podcast] 200 episodi. Adesso succhiaci il cazzo.
200 episodi in culo ai sabotaggi e ai messaggini mandati su WhatsApp consigliando di mollare Gameromancer “perchè è ai limiti dell’illegalità”.
200 episodi alla faccia di chi rosica perché si sentiva stocazzo e ha fallito qualunque tentativo di costruire qualcosa, e mo si deve accontentare delle paginette Instagram e dei giornali da radical chic.
Ma soprattutto 200 episodi grazie a quelli che ormai solo su Spotify sono 2000 follower. Poca cosa nell’epoca da fuori in 90 secondi di TikTok, ma che per me – per noi tutti, incluse le persone che fanno GR ma non ci mettono la voce in podcast – valgono più di qualunque cosa avremmo potuto ottenere succhiando quel cazzo che in Italia chiamiamo “compromesso”.
Oggi è festa. La festa dell’indipendenza. Quella vera. Quella su cui puoi premere tranquillamente play.
[segamentale] I Seikret nel pollaio
di Richard “Gore Magalli” Sintoni
Venerdì 28 febbraio 2025 è uscito Monster Hunter Wilds, e come già preventivato al momento dell’annuncio della release date ci siamo finiti sotto in un po’.
Era prevedibile, eravamo un tot ad averci la bava alla bocca all’idea di ricominciare a dar botte ai mostri a colpi di spade martelli e lance. Era pure prevedibile la mossa del cazzo di Capcom di metterci la sua mano predatoria sopra, visto che hanno riproposto il voucher per cambiare l’aspetto fisico al PG a pagamento.
Quello che non era prevedibile era che Wilds fosse il Monster Hunter che è arrivato, che nonostante i menù del gioco violino diversi articoli della Convenzione di Ginevra e il multiplayer sia strutturato quasi peggio della mappa di Control il titolo c’abbia una QOL pazzesca e riesca a trainarti lungo la campagna principale non solo sfidandoti ad abbattere mostri sempre più incazzati, ma pure con una trama che sa essere interessante. Il tutto condito con delle cutscene che mai mi sarei aspettato di vedere così crude, violente e curate.
Insomma, se questa fosse una rece il titolo includerebbe sicuramente le parole “Luci e Ombre”. Ma questa non vuole essere una recensione di Wilds, ‘che di quelle ce ne sono in abbondanza. Vuole essere uno sfogo sui discorsi che gravitano attorno alle recensioni, colpevoli secondo qualcuno di essere viziate dall’hype del momento e di voler vendere un prodotto ignorandone i difetti.
E questo mi ricorda pure di Cyberpunk 2077, solo che all’epoca le parti erano invertite.
Digital Foundry, che è l’authority in fatto di discorsi di prestazioni PC, nella scorsa settimana ha sconsigliato l’acquisto del titolo su PC in quanto carente di performance su schede video “mid”.
E ci può stare, sappiamo che Capcom non ha mai brillato nel campo delle ottimizzazioni e che è un loro punto debole. Quello che non ci sta è l’accanimento di altre persone che hanno sfruttato l’occasione e l’argomento per dar contro alle altre recensioni, colpevoli di aver dato voti troppo alti e gonfiati nonostante questa carenza. Che è ridicola come roba a prescindere, al netto del fatto che Capcom rilasciò il benchmark per Wilds ai tempi della beta proprio per dare l’opportunità all’utenza di capire se e come il gioco avrebbe girato sul loro PC.
Ridicola perché sposta per l’ennesima volta il focus dai veri problemi di Wilds (che non ne è privo) e per elevarsi a veri profeti del gotha, confermando pure una mezza dozzina di meme sulla spocchiosità della Masterrace che se vedono un 60 trasformarsi in un 59 danno di testa.
Per l’ennesima volta si sta cercando la performance perfetta, il graficone spaccamascella e il sudore sulle tette della fabbra, dimenticandosi di che cazzo è Monster Hunter, il gioco che da solo valeva l’acquisto prima di una PSP e poi di un 3DS.
Monster Hunter Wilds è davvero ottimizzato una merda, su questo non si può non concordare. Ma se i problemi davvero inabilitanti escono fuori quando nella propria build si ha una 4060 io, che ho una 4070, come cazzo faccio a saperlo?
Se io che fruisco del gioco su PS5 gioco perennemente offline o in una stanza privata, come cazzo faccio a sapere che se sto troppo a lungo in una stanza pubblica il gioco rischia di crashare per i troppi dati?
Sono situazioni, punto. Non si può pretendere l’obiettività dalla recensione di un gioco che può essere viziato da delle situazioni, specie in una realtà come quella di oggi dove chi scrive di giochini per tirare a campare (o almeno ci prova) magari deve spararsi trenta ore di gioco in tre giorni per produrci del contenuto sopra.
In tutto questo i paragoni peggiori comunque sono stati fatti da chi ha definito Wilds un caso à-la-Cyberpunk2077 (così Pietro può sfottermi sul francese), dimostrando A di non averci capito molto su cosa successe col titolo di CDProjekt nel 2020 e B di non sapere cosa voglia dire il termine “ingiocabile”.
Lo stesso Fra ha detto che per giocare con il suo PC ha dovuto armeggiare un tot con i suoi settaggi per poter giocare serenamente, ma tra la necessità di dover rivedere dei cursori e l’avere un titolo che non si avvia o peggio frigge le console perché è rotto ci passa un transatlantico.
Tra il marketing che ha avuto Cyberpunk 2077 e l’hype che ha creato in dodici anni dal suo primo annuncio e quello che ha mosso Monster Hunter Wilds ce ne passano due. E oh, stiamo citando Cyberpunk, il titolo che secondo un tot di gente “sotto i bug c’è un gran gioco” ma che questi erano talmente tanti e talmente tanto invalidanti dall’aver reso necessario il ritiro dal mercato per un tot di mesi e il rimborso immediato anche senza restituzione fisica del disco, un caso che su PlayStation ad oggi è unico.
Ho letto gente lamentarsi dei votoni dati a Wilds sulla base del fanboysmo con l’accusa di non guardare i difetti che la serie si trascina dietro da tempo. Stessa gente che non ci ha pensato due volte a dare il 10 a Elden Ring facendo finta di non vedere che quelle cazzo di compenetrazioni rotte che ci sono in esso sono le stesse identiche e sputate che From Software si porta dietro da Demon’s Souls (e non il remake, quello del 2009), solo che quelle “beh, fanno parte dell’esperienza”.
E in tutto questo da queste persone non ho letto mezza critica a quelli che sono i veri difetti del gioco Monster Hunter Wilds e non della sua ottimizzazione, che a dispetto di enormi passi in avanti verso un gioco più accessibile e meno “mena un mostro-scalca il mostro-fatti il gear con i pezzi del mostro-vai a menare un mostro più grosso” ci sono.
Primo tra tutti il fatto che ci siano relativamente pochi mostri da combattere (29 al lancio contro i 37 di World per farci un esempio) che si, verranno implementati mano a mano coi vari update però resta comunque un mezzo passo indietro, per proseguire poi su come Capcom ha voluto gestire il multiplayer, facendo mille distinzioni tra stanze-gruppi di collegamento-collegamento ambientale eccetera che di fatto vanno solo a incasinare delle robe che sono già incasinate di loro.
Non ho letto critiche al gioco, ma critiche alla concorrenza degne di un pollaio dove ci si stanno litigando le briciole rimaste a terra che come al solito ignorano che il gallo dall’altra parte del recinto sta hostando l’evento di lancio del gioco che poi recensirà.
E se questo vuol dire “fare critica videoludica” in Italia, ben venga l’oblio a sto punto.
Io me ne sto qui ad accoppare i mostri di Capcom, il fegato amaro è il vostro.
[notizie calde a 3km da te]
Everhood è uno di quei giochi che ha cambiato la mia definizione di videogioco.
di Pietro “Phatejoker” Iacullo
Non lo dico a cazzo di cane, è una cosa che si può dire per veramente pochissima roba. Metal Gear Solid 2, Ico, The Stanley Parable e toh, forse giusto Hotline Miami che in culo a The Last of Us Parte 2 già l'anno prima di The Last of Us faceva lo stesso discorso sulla violenza nonostante sia costato noccioline a confronto.
Everhood è stata una cosa fuori da ogni schema che mi ha costretto a guardarmi dentro durante ogni caricamento, la mia faccia che si rifletteva sullo schermo nero della mia Switch con l'espressione di chi si stava chiedendo "ma cosa cazzo ho appena giocato?".
Tutto questo per dire che Everhood non era una cosa ripetibile. La verginità puoi perderla una volta sola. Le volte dopo può solo migliorare il gameplay.
Everhood 2 è esattamente questo: la formula di Everhood ma più catchy, più stronza, a volte anche più assurda ma tutto sommato più "normale", per quanto possa essere normale un gioco che se ne strafotte delle tue retine e di qualunque contratto implicito abbiano firmato i dev quando hai premuto play.
Non posso lamentarmi. Mi dovrei lamentare di Bayonetta 2 che perfeziona il primo ma non inventa nulla, di Monster Hunter che non rivoluziona un cazzo da praticamente mai eppure riesce a tenerti lì caccia dopo caccia.
Everhood 2 è Everhood ridotto ai termini ludici. Sono contento di aver avuto la scusa per giocare di più della stessa cosa.
I sequel servono a quello, no?
Alteri intanto c’ha fatto la grazia di scrivere la rece sul Sacro Blog™. Seguirà podcastino a tema dove ci confrontiamo avendo due idee abbastanza diverse del gioco.
Mi hanno detto un sacco di volte che i videogiochi mi avrebbero dato problemi.
di Richard “Amaterasu” Sintoni
Me lo hanno ripetuto un disastro di volte quando ero piccolo e preferivo starmene in casa col pad in mano invece di andare a giocare a pallone con gli amici. Quelli che quando pioveva però erano sempre piazzati sul divano con me e che ancora oggi ci tornano. Il divano è cambiato, ma l'atmosfera sempre quella è.
Mi dicevano pure che i videogiochi mi avrebbero rovinato la vita, che sarei cresciuto asociale e che rischiavano di rendermi una persona violenta.
E fa ridere sta cosa, non tanto perché arrivava dalla generazione che crede ancora che il metodo San Patrignano sia la soluzione a ogni problema, ma perché è finita che ho stretto più legami con e grazie ai videogiochi in generale piuttosto che con la nazionale di calcio in televisione.
Sul rovinarmi la vita beh, al massimo m'hanno rovinato un pomeriggio, ma a fronte di tutti i traumi e le lacrime represse che mi hanno tirato fuori tra Life Is Strange, Gris e via discorrendo quei pad lanciati dall'altra parte del letto con annesse bestemmie posso pure perdonarglieli.
Ogni tanto provo a pensarci a come sarebbe stata la mia vita senza i videogiochi. Forse un po' più quadrata, forse un po' più come la volevano i miei.
Sicuramente sarebbe stata meno mia.
La verità è che siete identici agli estremisti woke.
di Pietro “Phatejoker” Iacullo
Avete passato gli ultimi 5 anni a urlare che la cosa importante era fare bei giochi, che la politica doveva star fuori e gli sviluppatori avevano il DOVERE di farci divertire. Che vuol dire avere una concezione di videogioco ferma a Space Invaders, ma è un altro discorso.
Adesso un paio di sviluppatori con alle spalle solo giochi di merda scendono al vostro livello dicendo "go woke go broke" e improvvisamente sono idoli delle folle.
Il fatto che John Garvin frigni su quel covo di frawsci che è diventato Parliamo di Vi–ehm, X perché Days Gone è stato fatto fuori "dalle recensioni woke che non sopportavano il protagonista bianco" non rende il suo gioco un GOTY.
Io non ho mai sopportato Deacon perché passa le prime 10 ore del gioco a piangere sulla moglie morta senza che la storia sia costruita per farmi empatizzare su questa cosa, le cringiate da motociclista non hanno spostato di una virgola questo discorso.
Siete diventati esattamente quello che accusavate altri di essere: vittime del marketing che comprano i giochini sulla base delle loro agende politiche.
E la cosa stronza è che almeno tra i giochi woke era pieno di capolavori.
Il woke ci ha dato Baldur's Gate 3, Final Fantasy XVI, Hades, Horizon Zero Dawn.
A voi resta solo questa robaccia anonima che prova a scimmiottarli senza un decimo della loro anima.
Dove mi informo?
Che palle dover fare ogni settimana il copia-e-incolla dei linkini a Instagram, Tiktok e pure YouTube. Metti ‘sto cazzo di follow e mostra un po’ d’amore.
Ci bastano i likes e i follows e quelle cazzatine che ci coccolano l’ego. Però se ti ballassero dei soldi in tasca piuttosto che abbonarti a qualche progetto frega-frega lasciati fregare da noi su Patreon.
[spammini] Giocare mentre il Mondo BRUCIA
Spero davvero che LevelArt continui ad essere quello che è adesso nella mia testa. Cioè, a meno che non siano loro ad aver voglia di cambiare, perché forse sarebbe più corretto dire che spero che questo settore di merda che mi ha tolto tantissimo non fiacchi anche loro. Perché creano questi video che sono tra i pochi contenuti veramente di valore che vedo in giro.
Ah, e su PoteriArcani La Rivista Ufficiale™ (cioè The Games Machine) è uscita la Parte 2 dell’inchiesta sullo stato del game dev in Italia di Marco Bortoluzzi. Quella che insomma chi si lamenta che in Italia non si sponsorizzano mai le cose belle quando le fa lui non ha sponsorizzato manco per sbaglio.
Però dissing a parte la puoi leggere qui →
Mi rendo conto che sia molto facile prendere l’editoriale di Richard e tacciarlo di essere l’ennesimo discorso sul trend del momento che non propone nessuna soluzione e serve solo per i likes.
Molto facile perché chi fa questi ragionamenti è un analfabeta e non ha capito che se si volevano fare i likes bastava fare il contenuto bait sul gioco assecondando l’indignazione popolare o quello assolvista che dava degli avvelenatori di pozzi a chi si sta lagnando perché il giochino je gira male.
Io ho perso le speranze nella Critica e penso che non serva a un cazzo parlare con chi la Critica la fa.
Però è sempre il caso di sfruttare i loro ragionamenti idioti per provare a parlare col pubblico cercando di diffondere consapevolezza. Perché alla fine la radice di tutti i problemi nei giochini è questa, l’essere consumatori ignari – che chi fa critica vuole mantenere ignari ogni volta che si appropria di una discussione – che cercano su YouTube un opinion leader che confermi i loro bias.
Gameromancer invece vuole che selezioni la hard mode e inizi a pensare con la tua testa.
Ora sta a te premere start.
I typo presenti in questa newsletter sono stati sterminati da . Se ne è sopravvissuto qualcuno, shit happens.
Ma Richard ha ragionissima secondo me.
Alla fine della fiera nemmeno mi concentrerei sull'ottimizzazione del cazzo, ma proprio più sul fatto che effettivamente i menù siano una merda.
Odio quei menù, eppure nonostante tutto è il primo mh che mi sta spronando ad andare avanti
Il gioco fa schifo, è una merda, non ottimizzato, con meno mostri e pure facilissimo. Eppure siamo sempre su Discord a giocarci, com'è?