Appropriazione capitale
Quando il problema non è tanto l'appropriazione culturale, quanto il becero capitalismo
Questa settimana c’avevo judo e allora ho chiesto a qualcun altro di scrivere l’editorialino della newsletter. Richard ha risposto – come al solito – ci penso io, ma il tema che ho proposto per qualche motivo ha solleticato pure Fra. E quindi morale della favola: questa settimana si parla di appropriazione culturale nella storia dell’arte, gli editoriali sono due e vi beccate uno degli ormai sempre più rari Alteri Original™. E un sacco di DAMSplaining.
Visto quanto content™ c’è ‘sta settimana è inutile che mi allunghi in introduzioni prolisse. Beccati i podcastini e poi leggi di cos’hanno in comune Walt Disney e Jim Ryan (e perché proprio l’essere delle merde).
LEAKtenstein: un po’ di riflessioni sul giornalismo videoludico
Questa puntata non dice nulla di sconvolgente. Però ogni tanto è giusto dare una refreshata a certi discorsi, tipo quello attorno al “giornalismo videoludico” o presunto tale, e questa volta l’abbiam fatto partendo da un pezzo che mi è capitato a cazzo su Substack intitolato “i giornalisti dovrebbero essere liberi di pubblicare documenti leakati”. Bold statement, se lo tiriamo sui videogiochi dove stiamo ancora cercando di decidere a) se il nostro ruolo è fare giornalismo o pompini e b) se c’è della convenienza economica a pubblicare i leak o poi laggente non mi viene più sul canale Twitch e mi braso gli hype train quindi mi conviene fare il bravo soldatino.
L'insostenibile leggerezza dell'essere The Legend of Zelda
C’abbiamo un Patreon. Ogni tanto lo usiamo per comprare i giochini. Ultimamente abbiamo comprato Echoes of Windsom e quindi se e quando scattano dei mini-episodi dedicati basta 1€ per ascoltarli (e basta pigiare qui).
In questo GR Col Rolex™ in particolare si parla delle insostenibili dissonanze che Zelda (come serie, non come personaggio) dovrebbe abbandonare.
Con 1€ si può anche entrare nel gruppo Telegram privato Adotta un DAMS a distanza dove diciamo le peggio cose su tutti, come in quello pubblico quindi che perk di merda. Gli altri mini-episodi invece sono wallati dalla tier da 5€, che però permette l’attivazione di una trial gratuita di 7 giorni.
Ah, e grazie a tutte le merde che pagano, ovviamente. A
due volte visto che poi revisiona pure la newsletter.Ruberesti mai all’arte? Perché l’arte ruberebbe a te
di Francesco “TheLawyer” Alteri
L’arte ruba.
L’arte ruba da sempre. L’arte è prendere una roba, farla propria e riproporla un po’ come cazzo ti pare per motivi personali, sociali o sperando di ricevere piacere orale egoriferito da una platea più o meno vasta. Non significa chiaramente che non si debba fare un’analisi critica o che nello sviluppo di un’opera non si debba fare una ricerca storico culturale per confermare che ciò che si sta facendo non sia una cazzata enorme, ma neanche trattare un quadro come un saggio di Barbero sulla seconda guerra mondiale. Perché ogni fenomeno, evento e elemento artistico va letto e viene letto con la propria lente, fortemente soggettiva e intrinsecamente legata al mondo che ci circonda e al periodo storico che stiamo vivendo. Quindi può capitare che un artista rimanga affascinato dai colori, i disegni e le forme di un mondo lontano senza minimamente capirne il significato ma voglia comunque riproporlo nella propria opera come omaggio a qualcosa per lui così importante.
Per esempio il quadro “Les demoiselles d'Avignon” di Picasso oltre che essere una delle opere che meglio sintetizza la sua ricerca del cubismo, evidenzia come lui fosse affascinato dall’arte africana, dalle maschere. Ma non è ovviamente il solo, all’epoca un po’ tutti volevano un elemento africano X in casa solo perché faceva figo, per via dell’import da quelle zone, il forte colonialismo e appunto la fascinazione che ne deriva. Vi ricordo anche che qualche anno prima, nel 1889, vi fu l’Expo di Parigi, probabilmente una delle edizioni più memorabili e non solo per la Tour Eiffel. Tra le tante esposizioni c’erano proprio delle gabbie con all'interno purtroppo persone di colore, affascinanti per i bianchi europei dell’epoca e trattati alla stregua di un Leone che sa stare in equilibrio sulla palla.
Probabilmente vi ho sfracassato i maroni prendendo roba così vecchia e non ho nominato neanche la fin de siècle che caratterizzò gli ultimi anni dell’800 e i primi del ‘900, quindi passiamo a esempi più recenti che stuzzicano i millennial nostalgici che sicuramente leggono questa newsletter.
Walt Disney oltre che essere un nazista pezzo di merda che probabilmente è ancora congelato nella speranza di vedere un mondo senza 3bre1, era anche un grande artista e sapeva benissimo quanto fosse importante al cambio del medium dare un’impronta personale e chiara a personaggi e storia anche se tratti da racconti o fiabe preesistenti.
Non prendo Biancaneve perché ha già rotto tre quarti di cazzo oltre che essere un film di merda e un rimaneggiamento ben più antico di quello del ‘35 disneyano; e parliamo invece di Pinocchio, opera di Collodi fortemente rimaneggiata nel ‘41 dal creatore di Minnie come oggetto sessuale per i militari americani al fronte.
Si ci tengo particolarmente a sottolineare quanto abbia fatto schifo come persona Walt Disney, più per ficcarvi in testa che bisogna legare opera e autore anche se l’opera ci piace e quindi sviluppare un cazzo di senso critico.
E come ha rimaneggiato il fantastico racconto di Collodi? Beh, praticamente lo ha stravolto: perde tutte le scene cupe e allegoriche diventando di fatto un fantasy con sospensione dell’incredulità (per Collodi non aveva mica senso che una balena mangiasse il papà di un ciocco di legno. O che un bambino diventasse un asino, era ovviamente tutta un’allegoria); Crea figure come la fata turchina, il grillo e Pinocchio stesso con design precisi, perfetti per il marketing, colorati e vicini ai bambini (e non solo) dell’epoca (e non solo).
Ed è inutile che ci raccontiamo cazzate, se pensiamo a Pinocchio, pensiamo a quel Pinocchio per un milione di motivi: ci siamo cresciutə, siamo nati in generazioni che avevano già assorbito la grammatica filmica e apprendevano grazie alla grammatica filmica, il cazzo di merchandising con il faccione di Pinocchio stampato ovunque.
Nessuno pensa al Pinocchio di Collodi se non la mia maestra delle elementari che ad ogni fine lezione ci leggeva qualche pagina e ce la spiegava. Questo significa che l’opera di Collodi è una merda e va buttata nel secchio insieme a Detroit Become Human e la saga di Kingdom Hearts? O forse dobbiamo prendere i forconi e andare a uccidere i CEO di Disney per ste cazzate invece che per il fatto che sono una delle aziende più schifose e meschine del globo? Essendo domande retoriche la risposta è ovviamente nessuna delle due. Il Pinocchio libro è ancora un’opera grandiosa che con le sue immagini comunica a persone di tutte le età pensieri e emozioni decisamente più che attuali visto che a Tel Aviv qualcuno ha deciso di rimanere un ciocco di legno invece di diventare un bambino vero; e il film del ‘41 è una perfetta opera di marketing e in realtà anche di pregiata animazione per un pubblico vario ma su un medium diverso e con finalità ben diverse da quelle dello scrittore italiano. E non per questo dobbiamo fare un caso se la città del bambino con il naso lungo non assomiglia minimamente alla fossa fiorentina descritta da Collodi, perché quella città così colorata è la rappresentazione personale di un artista che ha visto delle forme in un periodo storico diverso e le ha volute raccontare a suo modo in un’opera con finalità diverse. Certo non poteva farmi vedere Pinocchio come in Canto di Natale trasposizione Disney, altrimenti il grillo faceva sicuro la fine del povero Timmy e poi chi spiegava i tutorial ai deficienti che ancora giocano i giochi di Nomura?
Ripeto, questo non significa che va bene tutto tanto sti cazzi: la sede di Mafia International a Napoli in Adrian è palesemente un’idea di merda.
Allo stesso modo quel cazzo di vulcano in Totò Sapore – un giorno vi racconterò di quando ho quasi fatto a botte con il suo autore (non c’entra GR, se ve lo steste chiedendo). Stiamo pur sempre parlando di un’industria come qualsiasi cosa dal 1800 in poi e in realtà di roba commerciale come è da sempre l’arte.
Senza lilleri ‘un se lallera e quindi è ovvio che a volte le cose si fanno a cazzo pur di buttarci in mezzo elementi che accrescono lo share e le tasche di chi manco sa cosa ci sta nell’opera che sta vendendo. Ma lo spirito critico, il confronto, l’analisi e lo studio servono prorpio a questo: a permetterci di capire le differenze, anche sottili, a contestualizzare e a stimare quanto sono importanti per noi prima, durante e dopo la fruizione di un’opera. Se io non mi fossi confrontato e non avessi studiato, non avrei mai potuto capire il perché del fastidio che mi danno gran parte dei classici disney dove viene costruito un modo stereotipato e palesemente razzista e tutto a favore del maschio bianco forte e valoroso, in barba a racconti squisitamente queer come La Sirenetta.
Significa che da domani io vado ad ammazzare chiunque guardi La Sirenetta Disney invece di leggere il racconto di Andersen? No, mi ci confronto, ne parliamo, probabilmente ci azzuffiamo perché il mio interlocutore non ammetterà mai che quello è un rimaneggiamento in chiave etero di un racconto trans, e poi tutti in fraschetteria a tarallucci e vino. Le coltellate le risparmio volentieri per chi ancora sostiene che Nier: Automata sia un capolavoro, non certo per chi si masturba sul pesce con le stelle marine che le succhiano i capezzoli.
Ma questo è un mio giudizio, una mia asticella, ed è giusto che qualcuno mi dica che non gliene sbatte il cazzo del racconto originale perché vuole fruire di un’opera diversa. E questo è proprio alla base dell’arte, del teatro, della musica, di qualsiasi cazzo di cosa. Basta con sti discorsi sull’opera originale è meglio perché non hanno alcun senso o sull’appropriazione culturale negativa a prescindere.
Chiaro che però ne dovete comunque analizzare il contesto. Sotto leggerete degli esempi legati al videogioco e questo cappello introduttivo spero vi aiuti a ragionare meglio sulle righe che seguono, perché chi vi parla sotto fa un discorso molto interessante, personale e legato a percezioni concrete e reali sulla società odierna e gli evidenti difetti del sistema economico che ci siamo scelti. Mettete in prospettiva le cose e poggiate i pesi su un’immaginaria bilancia e decidete voi, dopo aver ascoltato, cosa vi fa essere d’accordo e cosa no. Cosa per voi di ciò che hanno fatto le aziende sotto è arte come quella che vi ho raccontato io e cosa invece è pura e semplice appropriazione atta al fregarsene del prossimo che tanto famo soldi ugualmente (sempre tenendo in mente il discorso che la pecunia serve pure a me, altrimenti ‘ste righe scritte di cuore non le leggereste proprio). Con questo vi saluto e vi lascio al resto della Newletter.
Per qualsiasi altra cosa ricordatevi che la vera opera d’arte siete voi… tranne se vi chiamate Pietro Iacullo.
4 the Payers
di Richard “Amaterasu” Sintoni
L’unico motivo per cui le aziende fanno quello che fanno è fare soldi, capitale, pecunia etc.
Possiamo gettare quasi tutte le iniziative “for the people” che ogni tot saltano fuori per incentivare la gente all’acquisto di prodotti nel bidone dei rifiuti sotto la voce “washing”. Giusto per restare nella storia recente al lancio di Horizon Forbidden West era stata avviata una campagna per la quale per ogni giocatorə che avesse ottenuto il trofeo “Timore raggiunto” entro il 25 marzo 2022 sarebbe stato piantato un albero.
Iniziativa lodevole, certo, e che ha pure raggiunto un tot di persone visto che è stato dichiarato che grazie a questa sono stati piantati 600.000 alberi e ripristinati 1800 acri di terre. Ma questo che cos’è di fronte a ciò che sta accadendo mentre stai leggendo, ovvero la messa in produzione delle nuove e fiammanti PS5Pro e di Horizon Zero Dawn Remastered?
Un tentativo di lavarsi la coscienza, mascherato da iniziativa per il pianeta e al contempo venderci il giochino del momento per tirare su soldi, facendo leva sui nostri sensi di colpa.
Stessa cosa circa-più o meno-quasi quando Sony fece piazzare la famosa statua di Aloy a Firenze, che a detta della stessa doveva “rappresentare tutte le donne che in passato ne avessero condiviso i valori”. Un messaggio tutto sommato condivisibile, se non fosse che la stessa Aloy l’avrebbe vista come sbagliata se si fosse fatta una passeggiata nel capoluogo toscano in quel periodo (è una delle prime cose che si vede in Forbidden West: Aloy davanti ad una sua statua che parla di come la senta sbagliata). Indice del fatto che le aziende spesso e volentieri non capiscono un beneamato cazzo dei loro prodotti, e tantomeno lo fanno i CEO.
Andiamo a scomodare pure Jim Ryan? Ma sì, perché no.
Qualche mese dopo tutto questo chiacchiericcio sulla statua nei super-repubblicani USA c’è stato il ribaltamento dello storico caso Roe contro Wade, che per sintetizzare al massimo ha di fatto negato il diritto all’aborto se non in casi specifici. Ora, da un’azienda che ha una considerazione delle donne come quella che dovrebbe trasparire dal momento stesso in cui piazza una statua – ad avviso della persona che vi è scolpita e pure mio – sbagliata in una delle città più belle del mondo ci si dovrebbe aspettare una ferma condanna. Proprio una presa di posizione netta. Invece succede che Jim Ryan decide di fare il cosplay della DC (che sarebbe anche l’acronimo per le imprecazioni che potrebbero seguire dopo il punto di questa frase) e dirama una mail interna nella quale invita caldamente lə impiegatə di Sony a “rispettare le opinioni altrui”.
Questo è il momento per sfruttare il DC che vi ho lasciato qualche riga fa.
Scrivendo di nomi grossi potremmo tirarne dentro anche altri, tipo Neil Druckmann che sostiene Israele dopo aver scritto The Last of Us Parte 2, ma sto un attimo deragliando da quello che doveva essere un discorso sull’appropriazione culturale indebita verso uno dove mi incazzo e basta su quanto sono ipocrite certe persone che vengono dipinte come santoni scesi in terra perché ci danno i giochini che tanto amiamo. Perciò torniamo un secondo a Firenze, che tantə hanno imparato a conoscere e amare grazie ad Assassin’s Creed II.
Non è mistero che il titolo Ubisoft la storia dei Borgia la racconti abbastanza bene, con qualche romanzata qui e lì e qualche roba totalmente inventata. Tipo dubito che Da Vinci abbia mai costruito attrezzi per assassinə, ma ai fini narrativi sta roba funziona, solo non scrivetelo nei compiti scolastici. Però Firenze è ricostruita stramaledettamente bene, da qui non si scappa. E sono molteplici le storie di videogiocatorə che dopo AC II si siano recatə in Toscana per vedere coi propri occhi i luoghi dipinti nel gioco. E sta roba è figa. Quasi mi viene da domandarmi perché poi Ubisoft abbia totalmente abbandonato questa politica superfiga e – in qualche modo – pure didattica.
Fast forward al 2024. Assassin’s Creed Shadows.
Giuro che questo paragrafo non deraglia su Yasuke, che son sincero quando l’ho visto mi ha fatto venire la voglia di schiacciare potentemente sul tasto “preordina ora” dopo anni e anni che non mi cago più un titolo della serie (l’ultimo è stato Black Flag, fatemi voi i conti per favore), quanto sul fatto che Ubisoft ha ben deciso di mettere in commercio una figure che rappresenta Yasuke in bella posa e Naoe seduta su un Torii. Per la precisione un Torii spezzato.
Molto giapponese a vederlo, se non fosse che l’unico Torii spezzato esistente al mondo sia quello del Santuario di Sannō, e risale al 1945, quando Nagasaki fu spazzata via dalla bomba atomica statunitense Fat Man.
Quel monumento vorrebbe rappresentare la forza del Giappone al resistere alle avversità, una memoria a quello che fu l’utilizzo della più devastante arma mai utilizzata contro dellə civilə e che ha mietuto decine di migliaia di vite. Invece è stato messo lì, quasi fosse un souvenir delle gite scolastiche da lanciare in testa a un politico in Piazza Duomo esporre in casa come ricordo di una visita in un luogo turistico.
Al momento della redazione di questo pezzo Ubisoft ha appena rimandato l’uscita di Assassin’s Creed Shadows al 2025, e alcuni rumor (nulla di ufficiale da parte di Ubisoft) fanno intendere che sia, tra le altre cose, anche per riscrivere parti della storia di Yasuke non corrette, il tutto supervisionato da storicə che sono statə interpellatə piu tardi del solito.
Spero avanzi loro tempo per dare un occhio anche al comparto marketing, mi sa che pure lì c’è da tirare qualche orecchio.
Cosa sta succedendo nel circo dei videogiochi?
Se per te Angrboda nera è stata il più grande e imperdonabile errore di God of War: Ragnarok allora abbiamo giocato due giochi differenti.
di Richard “Amaterasu” Sintoni
Il titolo di punta di Santa Monica non fa in tempo a sbarcare su PC che i modders sono già lì, bava alla bocca pronti a sciacquare il tremendo affronto della gigantessa nera, assolutamente incoerente con la mitologia norrena.
Ora, non nascondo che la mia prima reazione alla notizia della mod sia stata identificare queste persone come quelli che mandavano i cazzi in DM a Alanah Pearce in tempi di sviluppo, ma questa è un'altra storia eh?
Come cazzo è che bisogna rispettare le decisioni autoriali solo quando ci comoda? Come cazzo è che la prima cosa che 'sta gente ha voluto "correggere" sia stata proprio il colore della pelle di un personaggio "non mitologicamente corretto" e non le voragini narrative che ci sono in Ragnarok?
La verità sapete qual è? Che a sta gente della sacralità delle opere videoludiche non gliene frega assolutamente un cazzo. Come non gliene frega nulla delle persone che lavorano nell'industria dei giochini, né tanto meno della mitologia norrena.
L'unica cosa che gli interessa è l'odio, un nemico da combattere per alzarne la testa come trofeo.
Sono ancora fermi al 2010, in cerca di un Olimpo de mettere a ferro e fuoco. Altrimenti non si spiega come non abbiano capito un cazzo della storia di Kratos.
Star Citizen abolisce il riposo allə suə dipendenti, in culo alla sostenibilità dei progetti.
di Richard “Amaterasu” Sintoni
Cloud Imperium, lo studio del più lungo early access della storia dei videogiochi che giusto qualche mese fa aveva toccato i 700 cazzo di milioni di dollari di funding ha deciso che il Citiezcon è piu importante della salute del Dev team, e lo ha di fatto incatenato alla scrivania.
Niente smart working il venerdì, concesso solo la domenica ma con "l'incoraggiamento a recarsi in ufficio", che viste le premesse di questa situazione pare più un caldo invito a non farsi licenziare. Colazione e pranzo offerti, al prezzo di stare lontanə da casa. Lontanə dalla propria vita.
Il tutto per riuscire a sformare l'ennesima patch per quella che oramai è diventata una fabbrica di soldi da mettere nelle tasche di Cloud Imperium, per cercare di tener buono un pubblico che continua a investire denaro in un progetto che non si sa dove cazzo andrà, se mai uscirà da un early access che va avanti dal 2012.
Il tutto per un cazzo di DLC. Che oramai non si regge più solo sulle spalle di un Dev team, ma pure sulla loro salute.
E forse bisognerebbe pensarci un attimo. Prima di strisciare la carta un'altra volta per arricchire 'sta gente.
E se il ritmo nei videogiochi fosse più importante di tutto il resto?
di Andrea “Incidente diplomatico” Scibetta
Stiamo tanto a parlare di game design, di gameplay, di trama, di golden path e gameplay loop e MDA pattern se siete di quelli che si vogliono male. Ma vuoi vedere che forse in fondo un gioco che tiene un buon ritmo vince anche sui suoi difetti?
Non lo so, però so per certo che un gioco perde per colpa del ritmo, almeno perde la presa su di me. È il caso di The Plucky Squire, che tutto sommato è un buon gioco ma con tutti quei dialoghi e quelle interruzioni di ritmo alla lunga mi ha proprio perso.
Ma forse che in fondo il successo delle grandi esclusive narrative Sony sta proprio nel ritmo?
In fondo Uncharted in quali aspetti eccelle davvero, se non in quel ritmo perfetto che tiene quasi per quattro episodi? Tieni il ritmo, non fermarmi, fammi andare a tempo, che nemmeno mi accorgo dei difetti.
Che poi, alla fine, sto ritmo che è?
Sì, questo post implica che mercoledì 09/10/24 ti becchi Dissidenza Critica.
Ma come resto informato?
Ammolla un follow a Gameromancer sui socials. Abbiamo Instagram per gli Amanda Reel, TikTok per i TikTok (che sono uguali agli Amanda Reel) e anche gli Shorts di Youtube dove c’è il vincolo che tutto deve durare 60 secondi quindi tocca tagliare i discorsi.
La scorsa settimana tipo ti sei persə che Nintendo ha fatto fuori un altro emulatore per Switch. E conseguenti litigate con chi dice che “ha fatto bene”.
Spammini Tattici Nucleari™
La settimana scorsa non ci stava per mancanza di spazio questo spammino all’uscita di
(che magari mentre sto scrivendo questa newsletter è uscito di nuovo ma tanto mo ti appiccico il link qui sotto). qui è andato fortissimo sul personale. Sono i videogiochi usati al posto dello psicologo perché per la nostra generazione i bonus non bastano e il potere d’acquisto nemmeno. Sono le cose che secondo me hanno più significato in un circo sempre più miserabile e orientato al lucro, al farci comprare cose, al flexare uno status e posizionarci attraverso quello che scriviamo perdendo quell’autenticità di base che invece in questo pezzo c’è tutta.Abbiamo una data per B-Human. Quindi Save the Date, Save the Games il 18 ottobre. Prima su Amazon in ebook e poi a cascata in tutte le peggiori librerie dello stivale.
È un libro che va comprato. Non tanto perché l’ho scritto io (vabbè, con Alteri che s’è messo pure per primo sulla copertina) ma perché è un’arma per tenersi a conoscenza di un sacco di cose di cui nei videogiochi nessuno parla, sennò viene meno il clima da eterno Carnevale e senza l’hype famo meno clicchini e visual nelle live – è per tanti versi lo stesso discorso del LEAKtenstein.
In un Paese come il nostro fare una roba del genere è ancora più in salita, soprattutto se parli di chi l’industria del videogioco locale la exploita condannandola alla mediocrità perché a ləi conviene così, pesci grossi in uno stagno sempre più piccolo, sempre più putrefatto.
Temo ci saranno sviluppi spiacevoli dopo la pubblicazione, quindi come diceva la grafichina sui social: comprate.
Noi intanto ci rileggiamo la prossima settimana. Stronzə.
Molto curioso di leggere B-Human!
Disney come Hitchcock