Anche Cloud Strife è stato chiamato terrorista
Tornato dal weekend lungo [cit. Giorgiona] ti tocca la newsletter a tema
Fin da quando Gameromancer ha iniziato ad assumere i connotati che ha adesso sono sempre stato convinto di una cosa: quando scegli di non parlare, stai sicuro che gli altri invece ne parleranno.
Spesso e volentieri nel nostro caso gli “altri” sono quelli dal lato sbagliato del Gamergate. Perché, stacce, in questa guerra c’è un lato giusto e uno sbagliato.
E non vuol dire che chi sta dal lato giusto è perfetto e infallibile e non faccia schifo. Negli ultimi, boh, 5 anni di “Gameromancer così com’è adesso” ho fatto una quantità immane di errori, dimostrando empiricamente che la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni. Ho pestato merde, ferito persone che non volevo ferire, auspicavo la morte di un settore in stato vegetativo da una vita e adesso che stanno per staccargli la spina penso che tutto sommato abbiamo scelto un male peggiore, scambiando i siti di giochini con gli influencer del videoludo.
Ho sbagliato tanto, ma l’ho fatto provando a stare dal lato giusto di questa storia. E in questa storia ho visto un sacco di volte esempi pratici di noi che decidiamo di non parlare di qualcosa e di loro che invece ne parlano eccome, dettando il ritmo a cui poi siamo costretti a ballare anche noi.
Tanto rispetto per chi ha deciso di fare lo sciopero del content, soprattutto se non parla abitualmente di politica.
Noi però oggi avevamo bisogno di parlare di cosa cazzo sta succedendo. Di conseguenza questa settimana salta lo schema, ti becchi quattro testi che cercano di fare quello che abbiamo sempre deciso di fare, cioè usare i giochini come lente da cui osservare il mondo sperando che qualcosa risuoni anche dentro di te. Il podcastino c’è, ma è in fondo, perché questa settimana non è così importante.
Activate combat mode
di Pietro “Phatejoker” Iacullo
Anche Cloud Strife è stato chiamato terrorista.
Il gioco della Shinra era questo, convincere l’opinione pubblica usando televisioni e giornali che AVALANCHE fosse una banda di incoscienti scappati di casa che avrebbe finito per distruggere Midgar.
Tutte stronzate che servivano a nascondere come in realtà fosse proprio la Shinra quella che stava distruggendo non solo Midgar, ma tutto il pianeta. La loro priorità era estrarre Mako per farci un sacco di soldi. Cloud e gli altri erano terroristi solo perché lo rendevano palese.
Al party di Final Fantasy 7 non fregava un cazzo di mettere in pericolo il piano di pace con Wutai.
Quella guerra andava avanti già da prima di Crisis Core, e se davvero basta un party di 9 personaggi per mettere in crisi un’operazione diplomatica, beh, vuol dire che almeno una delle due parti tutta ‘sta voglia di sedersi ad un tavolo per trattare non ce l’ha.
Giocando Final Fantasy 7 era facile capire quante stronzate stesse raccontando la Shinra. È gente che ad un certo punto pur di screditare AVALANCHE decide di radere al suolo tutto il Settore 7 perché tanto alla fine di Midgar frega un cazzo, loro stanno puntando alla Terra Promessa. Che vuoi che siano qualche centinaia di migliaia di persone? Che poi, persone. Definisci persone. Sono dei poveracci. Definisci bambino.
Anche Cloud Strife è stato chiamato terrorista, ma giocando Final Fantasy 7 era palese quanto fosse una stronzata.
Basta davvero spegnere la PlayStation per non accorgersene più?
Dredge Flotilla | Memorycard
di Francesco “TheLawyer” Alteri
Siamo apparentemente soli nella vita, come lo siamo nel mare di Dredge.
Soli con le nostre urla schiacciate sotto il peso di responsabilità non volute ma necessarie. Soli con chi governa che prova in tutti i modi a nascondere e manipolare immagini di morte e distruzione che più vere e vicine di così non lo sono mai state. Soli davanti alla storia che pensavi così lontana, che si ripete davanti ai tuoi occhi.
Sei una nullità, ti dicono. Sei un mostro se alzi la voce, ti dicono.
Ma i mostri veri sono sopiti sotto quella tensione superficiale. Incastrati nel turbinio di bugie di quelle acque nere che dividono la tua casa da chi una casa forse non ce l’ha neanche più. In silenzio attendono di risvegliarsi mentre piano piano raccolgono seguaci manipolando le loro menti, convincendoli che in fondo non è così male uccidere dei bambini se è per una buona causa. Una causa divina.
E tu con la tua barca arrugginita e una canna da pesca, cerchi di raccogliere quello che puoi.
Ti sembra di non star facendo nulla, di perdere tempo, però passo dopo passo, pesce dopo pesce, ti accorgi che quelle acque nere, prima calme e sicure, iniziano ad incresparsi. Una piccola barchetta come te non può aver fatto tutto questo, pensi. Eppure ad ogni tuo passaggio quel velo di menzogne e ipocrisia così solido si mostra per quello che è: un oceano di mostri con a capo un essere cosi antico da avere almeno 3000 anni. Di quelli che si raccontano nelle leggende o nei libri di fantasia: come la Bibbia.
La causa del suo turbamento sei tu. O almeno adesso inizi a crederlo. Forse no. O forse si. Forse pescando ancora e ancora. Forse privandolo dei pesci. Forse non è così potente come sembra. E se tutto questo è vero, se stai facendo la differenza per una volta, allora chiudi gli occhi e prova a immaginare:
Se una singola piccola barca come te può turbare l’antico,
immagina una flotilla intera.
I videogiochi mi hanno insegnato la rabbia sociale
di Igno
La rabbia sociale me l’hanno insegnata i videogiochi.
Dall’oppressione fanta-politica di Ivalice alla grottesca satira di Oddworld, i giochini mi hanno sempre sussurrato storie di ribellione. Di soggetti oppressi, di disperate scintille di speranza o divampanti fiamme di rivolta.
Ero troppo piccolo per capirle ma mi sono entrate sotto pelle. Affilate come bisturi, silenti come veleno, mi hanno contaminato, facendo germinare il seme della coscienza sociale.
Nelle strade della Tokyo alternativa di Jet Set Radio ho visto poliziotti sparare contro ragazzini armati solo di bombolette spray.
E oggi io, adulto - secondo l’anagrafe - sono quel ragazzino, e in mano non ho neanche una bomboletta per non dare nessun pretesto a una carica che tanto arriverà lo stesso.
C’è un genocidio in corso che viene perpetrato con ogni tipo di violenza, dal soffocare nel sangue gente in coda per della farina a rimuovere miele e biscotti dagli aiuti umanitari. E quegli stessi aiuti vengono condannati dal governo, che dice che non possiamo fare nemmeno disobbedienza civile, non possiamo prendere parte a un gesto politico pacifista. Non possiamo mettere in prima linea la nostra vita in un atto di cura.
Mentre un popolo viene trucidato, annichilito, cancellato loro vogliono zittire anche i cori di protesta e le parole di conforto.
“Il trattato sarà scritto con il sangue e firmato con la spada”.
E io in mano, non ho neanche una bomboletta.
Non abbiamo capito un cazzo del finale di The Last of Us Part II
di Richard “Amaterasu” Sintoni
Del finale di The Last of Us Parte 2 non abbiamo mai capito un cazzo. O forse abbiamo preferito non saper leggere, piuttosto che guardarci dentro e scoprire che non siamo migliori di Ellie.
Abbiamo preferito incazzarci per la morte di [omissis] pur di trovare qualcosa per evitare di guardare il male che ci portiamo dentro, che anche davanti alla morte non riusciamo a tenere a bada.
Quella bestia che ti consuma, e che poi basta aprire i social per trovarla in bella vista a godersi le manganellate sui denti dispensate dall’ordine costituito.
Perché odiare è facile.
Quanto cazzo è facile riversare la propria bile addosso a qualche cristə che ha avuto l’ardire di provare a manifestare il suo dissenso. E anzi, se è una ragazzina che per un tiro di dadi è nata in una famiglia benestante e ha deciso di usare quel suo privilegio per provare a fare la differenza ancora meglio.
Poi sticazzi se questa giovane donna s’è presa botte e sputi, se è stata chiusa in una stanza in mezzo alle cimici e privata del sonno e chissà cos’altro che ancora non si sa. “È carica di soldi, poteva starsene a casa” invece di provare a fare qualcosa della fortuna che il fato le ha concesso.
Odiare è facile, soprattutto se il bersaglio è qualcuno più fortunato. Facile quasi quanto schiacciare un pulsante per premere un coltello alla gola di un insieme di pixel.
Sta cosa ci ha già divorato dentro da un bel pezzo oramai. L’unica cosa che ci ha portato è stato altro odio.
L’unica cosa che sentiamo sono quelle due dita perse,
non la musica che non possiamo più suonare per gli altri.
Death Stranding 2 spiegato male | podcast
Death Stranding 2 è un gioco assolutamente superfluo.
Non aggiunge niente al primo capitolo se non un sacco di migliorie al gameplay che lo rendono un gigantesco giocattolone, una specie di grossa anticipazione su quello che potrebbe essere Physint, se davvero Kojima Production vuole tornare al Tactical Espionage Action che ha cresciuto una generazione intera.
Lo spero tantissimo, da questo punto di vista, perché giocare Death Stranding 2 è proprio figo pad alla mano.
Ti infiltri e hai un sacco di gadget per lo stealth. Il fucile da cecchino coi tranquillanti, la pistola elettrica, le granate che usano gli ologrammi per tirare scemi i nemici. Decidi di fare il cosplay di Rambo, e hai un sacco di gadget pure per quello, manca giusto il Rocket Punch tamarro di The Phantom Pain e poi c’era davvero tutto. Hai il Pizza-Do Karate e le BT usate come se fossero Pokémon, hai una bara su cui puoi surfare e dei rampini che raccolgono i pacchi automaticamente montati sul fuoristrada.
Tolte queste cose qui poi la storia è una troiata che non si prende mai davvero sul serio. O forse lo fa, ma lo fa sotto strati e strati di tamarrate ed esagerazioni, che poi in realtà è quello che Kojima ha sempre scritto con l’unica differenza che qua non c’è la fantapolitica a tenere banco e i misteri che c’erano sono già stati risolti nel primo Death Stranding.
Death Stranding 2 è un gioco assolutamente superfluo. Ma per quale cazzo di motivo dovrebbe essere un difetto?
Se fossi in te non mi perderei quello che esce domani su Instagram, Tiktok e YouTube.
Dai che si rischia un altro avviso di garanzia.
Non mi sembrava il caso di alleggerire la newsletter col solito giochino di inserire in qualche opera di finzione a caso per ringraziarlo della revisione di questo testo. Per una volta lo ringrazio come farebbe una persona normale. È molto più palloso però, no?

