The Legend of Zelda: Ocarina of Time usciva a cavallo tra il novembre e il dicembre del 1998. Era un videogioco che stava muovendo i primi passi nel 3D, cercando di risolvere una serie di problemi che in due dimensioni non esistevano e che in alcuni casi ci avrebbero impiegato ancora un’altra generazione piena prima di trovare la quadra definitiva. Tra le varie meccaniche che Ocarina of Time ha reso imprescindibili c’è quella dello Z-targeting, antesignano del lock-on che usiamo ancora oggi nei giochi d’azione.
Lo Z-targeting permette di bloccare la visuale in modo da colpire sempre il bersaglio giusto. È come se ci fosse un filo invisibile che lega Link all’obbiettivo, e in effetti è così che la meccanica è stata pensata in origine – questa l’ho rubata a Storie di Videogame.
È da un po’ di mesi che sto riflettendo su come la mia generazione, quella dei millennials, abbia dimenticato questo concetto. O forse non l’abbia mai davvero capito al punto da poterlo estrapolare da Zelda e portarlo IRL, una specie di analfabetismo funzionale che tradisce il fatto che nemmeno con tutti i Game Studies del mondo siamo in grado di capire davvero i videogiochi, di interiorizzarli.
Il risultato di tutto questo è che esattamente come le generazioni venute prima della nostra lasceremo un mondo un po’ peggiore a chi arriverà dopo.
Ma ne parliamo dopo l’interruzione pubblicitaria.
Al loop! Al loop!
Nei videogiochi ci piace un sacco gridare “Al loop! Al loop!”. È il posto perfetto per poterlo fare e a differenza della fiaba di Esopo continuiamo a crederci ad ogni iterazione, perché il loop è proprio l’unità atomica su cui il videogioco è costruito.
Ma al di là dei concetti di gameplay loop e altre parrucconate del genere al videogioco piace proprio ripeterci. E a noi piace ripetere il videogioco, in tutte le sue forme.
A proposito di 1998…
Tipo una mesata fa veniva a trovarci proprio Andrea Porta di Storie di Videogame himself per parlare di questa annata. Se vuoi contestualizzare perché in intro parlavo di “videogioco che muoveva i suoi primi passi nel 3D” e vedere un po’ come lo si faceva, beh, pigia play come unə forsennatə.
Millennial Bug
Mi rendo conto di parlarne sempre con più frequenza. Probabilmente è perché la cosa mi fa paura e non conosco altro modo per esorcizzare la paura che scriverne, farci podcast, rompere i coglioni allə amicə più addentro alla faccenda per parlarne.
Sta succedendo che il mondo è attraversato dalla fiamma dell’alt right. E stiamo facendo tutto il possibile per rinfocolarla.
Qualche mese fa dalle mie parti c’era una tappa dello spettacolo di Luca Ravenna – quello che un po’ tuttə ricordano perché è uscito per penultimo a LOL ma è uno stand-up comedian della Madonna. Ad un certo punto dello spettacolo ha raccontato di una volta in cui si è trovato bloccato in tangenziale per via di una di quelle proteste di Ultima Generazione dove si incollano alle strade per manifestare contro l’inquinamento. Il numero continuava evidenziando come per lui in Partita Iva quello non fosse un problema (e anzi un’occasione per farsi pure un po’ di selfie con lə ragazzə di Ultima Generazione e sfruttare la situa sui social) mentre chi lavora sotto padrone fosse incazzatissimə in macchina.
Di quella parte dello spettacolo mi è rimasta impressa una frase quasi buttata lì da Ravenna, qualcosa del tipo “dovremmo trovare un modo di manifestare tutti insieme”.
Non è una questione di essere democristiani, segui il ragionamento: tutte queste iniziative da parte di Ultima Generazione – ma vale la stessa cosa per la zuppa sui quadri, la vernice sui monumenti e via dicendo – sono funzionali a portare la tematica sui giornali e farla entrare nel dibattito. È sacrosanto farlo, anche a costo di creare disagi ad altre persone, perché è probabilmente l’unico modo che abbiamo per farci ascoltare visto che come Millennial siamo zero rappresentati in politica e spesso e volentieri non abbiamo altro mezzo per raggiungere la politica stessa.
Nel momento in cui però il tema entra nel dibattito, a che serve far incazzare l’automobilista della storiella di Ravenna?
È qui che ci dimentichiamo dello Z-Targeting: abbiamo agganciato l’automobilista quando aveva senso farlo, ma non siamo poi in grado di ripremere il tasto Z quando c’è bisogno di cambiare bersaglio. Il risultato è che quelli che prima erano danni collaterali che ci accollavamo ora diventano persone a cui la battaglia sta profondamente sul cazzo, che difficilmente poi si riuscirà a convincere che il cambiamento climatico è anche un problema loro.
È una colpa generazionale a cui non sono immune nemmeno io.
Il 14 febbraio dell’anno scorso scorso sul blog di Gameromancer è uscita una “recensione in progress” di Hogwarts Legacy. Ovviamente non era una recensione, ma solo una scusa per postare una lista di Content Creator della bolla LGBTQIA+ (qui cito dall’articolo) “da seguire al posto di guardare l’ennesimo stream di Kurolily (o di chi cazzo ve pare) sul giochino che sta remunerando la TERF”. Il nemico erano diventati lə streamer che stavano portando il gioco, non quella J.K. Rowling che stava sfruttando – e spoiler: sfrutta ancora oggi mentre noi facciamo a botte su Angela Carini – il suo potere mediatico per fare propaganda transfobica.
Ricordo di aver litigato con un sacco di gente che non digeriva la mia posizione (che è ancora tale, per la cronaca) per cui se acquisti il gioco non ti posso dire che sei una persona di merda, ma la community LGBTQIA+ ha tutto il diritto di non ritenerti ally. Col senno di poi forse più che invocare il boicottaggio si sarebbe dovuto incentivare la gente ad acquistare il gioco e poi rivenderlo come usato evitando che altre persone vicine a loro lo comprassero nuovo, sostanzialmente togliendo dall’equazione Warner Bros. e Rowling rimanendo pure nel legale. Forse si sarebbe dovuto cercare un dialogo “con Kurolily o con chi cazzo ve pare”, trovare quell’equilibrio di cui parlava Luca Ravenna nel suo spettacolo per poter fare fronte comune. Il tema dopotutto era entrato nel dibattito, e che fossero tentativi di washing da parte dei Multiplayer.it o cose effettivamente sentite poco cambia, perché della questione si è effettivamente parlato.
Negli ultimi mesi ho visto questo pattern ripetersi ad ogni occasione possibile. Attivistə che ritengono sia giusto memare e menare gli strumenti e gli strumentalizzati dalla propaganda piuttosto che prendersela con chi ha il potere perché mettersi contro il potere è difficile, rischi pure qualche unfollow e alla fine sei schiavə anche te di ‘ste cazzo di piattaforme dove il consenso è tutto. Viene ogni giorno meno la differenza tra destra e sinistra, perché anche a sinistra abbiamo iniziato a fare le liste e l’elenco di chi sta giocando il gioco dei maghetti non è poi così diverso da quello dei giochi a cui ha prestato consulenza Sweet Baby Inc.
Anni fa pensavo che la strada per battere la destra fosse fare il suo stesso gioco. A che cazzo servono i vernissage e i saloni se poi non si parla con la gente che ha effettivamente il potere di cambiare le cose – aka chi vota – e li si lascia in balia dell’altra parte? Oggi stiamo vivendo qualcosa di simile a quella che pensavo stupidamente potesse essere la soluzione. Qualcosa di cui sono parte pure io, perché non è che “ho visto la luce” e/o “sono guarito”, la fregatura del fare la cosa giusta è che è una scelta che si rinnova scelta dopo scelta e quando sbagli resetti tutto.
L’unica cosa che questa strada ci ha fatto raggiungere è muri da tutte le parti.
Non è servita nemmeno a raggiungere uno stallo, un 50-e-50. Le destre continuano ad andare forte, Marine Le Pen non ce l’ha fatta in Francia solo per un tiro di dadi – e perché Mbappé (che è un Gen-Z) a differenza nostra è riuscito a parlare con la gente. E sarà sempre così, perché adesso destra e sinistra useranno pure le stesse metodologie, ma la sinistra continua a fare l’errore di appellarsi al nostro senso di colpa, di dirci che se non fai esattamente come diciamo noi sei una merda. La destra non costringe nessunə. Punta allo stesso modo il dito, ma non c’è nessun ricatto, nessuna pressione sociale se non lo punti anche tu. Alla fine un voto è un voto e spesso i nemici che evoca la destra sono funzionali solo in campagna elettorale, poi una volta messo il culo sulla poltrona mica li chiudiamo davvero i porti.
Siamo il bug di questa epoca. Abbiamo fatto crashare il sistema perché quando abbiamo scritto questa frase su una grafichetta di Instagram suonava così bene. Solo che adesso s’è fottuta la scheda grafica e il rosso assomiglia così tanto al nero che giocare è diventato impossibile. Eppure continuiamo a farlo, perché far branco ci riesce troppo bene e se le stories le fanno i vincitori allora devi continuare a postare. Anche solo una frecciatina del cazzo.
Ci siamo dimenticati lo Z-targeting e la norma è diventata Dark Souls, con la sua telecamera a troie e ogni errore eccessivamente punitivo.
E purtroppo Miyazaki ce lo siamo imparato a memoria.
DOOM + DOOM II è una trappola. E ci sono caduto in pieno.
di Pietro “Phatejoker” Iacullo
L'altro giorno mi son svegliato e Bethesda aveva sostituito la mia copia di DOOM nella libreria di Steam con DOOM + DOOM II. Gratis. Aggiungendo non solo Hell on Earth, ma pure le due parti di Final Doom, Sigil (il midquel di DOOM cagato da Romero nel 2019) e un sacco di altra roba.
Tra cui un nuovo episodio che oh, messo su non è per un cazzo male e ha proprio la vibra dei DOOM originali.
Poi però mi sono ricordato delle interviste rilasciate dopo il trailerozzo di The Dark Ages, dove si diceva come sarebbe stato un capitolo che – fanculo Eternal – avrebbe avuto un design molto più in linea con DOOM e DOOM II, pensato soprattutto per farti sparare in orizzontale che per esaltare la verticalità delle situazioni come se fosse Quake.
Ho visto che la colonna sonora rimasterizzata è firmata da Andrew Hulshult, e mi sono ricordato di che fine infame abbia fatto Mick Gordon (ma di quello avevo già parlato nella nostra newsletter).
Soprattutto ho visto che per rigiocare la versione che avevo io prima dell'upgrade senza tutte queste migliorie che nel '93 non c'erano devo smanacciare con le beta di Steam e scegliere "previous-re-release". Chi volesse farlo su PlayStation si incula, e meno male allora che esiste la pirateria.
Bethesda ha droppato la bomba e siam tutti in estasi, come testimoniamo le oltre 16mila recensioni su Steam positive per il 96%. Ma non l'ha fatto perché sono amici nostri che ci stan facendo un favore, quanto perché sperano di venderci pure The Dark Ages.
Poco male se implica sovrascrivere la storia di DOOM.
Sono solo giochini finché lasciamo che lo siano. O almeno, finché non ci rendiamo conto di quanto questi possano cambiarci.
di Richard “Amaterasu” Sintoni
È tutta una questione di prospettiva alla fine, penso non ci sia nulla di male a volersi giocare un titolo solo per il suo gameplay, per il graficone o per semplice voglia di ammazzare il tempo. Per riempirsi quei vuoti che in un qualche modo ci sono sempre nelle nostre giornate.
Poi ogni tot saltano fuori quei titoli che al posto di riempirlo il vuoto te lo lasciano alla fine, facendoti pure porre domande su te stessə che pensavi di tenere il mondo in tasca, quando in realtà non hai mai capito un cazzo.
Un po' come Outer Wilds, che in 22 minuti ti spiega l'universo, e sei tu che non sei in grado di comprenderlo.
Oppure come Nier: Automata, che in venti ore si diverte ad annoiarti con secondarie ed altre cazzate, per poi farti capire che su quel mondo di secondario non c'è nulla. Solo l'importanza che decidi di dargli. E che in quelle 20 ore in un qualche modo ti spiega pure l'amore, l'abnegazione, il bisogno di uno scopo. E pure l'odio.
E che passati i titoli di coda mi ha fatto sentire una merda.
Vorrei davvero potermi dimenticare di Nier: Automata, solo per potermelo rivivere da zero. Chissà che stavolta non mi lasci qualcosa di diverso dal vuoto enorme che mi è rimasto una volta tolto il suo CD.
Quanto cazzo è poco il tempo per dedicarsi alle cose belle.
di Davide “Celens” Celentano
Alle proprie passioni, certo, ma anche ad altri interessi a cui diamo meno importanza ma che sarebbe comunque figo approfondire.
E invece finiamo per forza di cose a metterle costantemente in secondo, in terzo piano.
Quanto cazzo sono poche le energie dopo una giornata, una settimana di lavoro. E non parlo solo dei dolori o del sonno accumulati, ma della freschezza mentale che per lunghi periodi arriva a scarseggiare.
E quindi si finisce sempre lì, nella comfort zone che ormai conosci e da cui sai esattamente cosa aspettarti.
Stacchi il PC dell'ufficio e accendi in automatico la console, che tanto i videogiochi ormai sono casa tua. Ed è una figata, in realtà.
Il problema è che ti rendi conto di non riuscire più a ritagliarti tempo consistente per dei film, dei libri, della musica, per tutta quella cazzo di roba che vorresti fare ma che ti richiederebbe più impegno e che quindi ora non è il momento, non è mai il momento.
Il problema è che in realtà è sempre, il momento. Ma non ci riesci.
E quindi non resta che aspettare quello dopo e quello dopo ancora. Nella speranza che non finiscano davvero nel frattempo.
Al solito, quello che leggi qui sopra spesso diventa un Amanda Reel su Instagram e arriva pure su TikTok. A volte succedono cose dopo la stesura della newsletter e quindi su quei due canali trovi dei contenuti che qui non ci sono, ma non per questo sono meno meritevoli di essere discussi.
Tipo, giovedì Meta ha chiuso malissimo Ready at Dawn. Al minuto di silenzio ho preferito 90 secondi di omaggio:
Tutto questo per dire: followa, infamə.
Ho visto che Richard era particolarmente preso bene su Ace Combat. Serie di cui io so praticamente un cazzo (a parte aver giocato quasi per sbaglio al 3 su PS1 perché "pirateria e anni '90" voleva dire che ti giocavi quello che masterizzavano i tuoi amici).
Segue una specie di monografia con un po' di riflessioni a margine e paralleli procedurali con altre serie lato marketing ascoltabile su Patreon. La solfa è sempre la solita:
Due canne5€ per accedere a questo e a tutti gli altri 170 Gameromancer Col Rolex, i mini-podcast (a volte manco così mini) dove si fa la Game Culture quella vera. Oppure si parla di cazzi nostri;Per quella tier è disponibile anche una trial gratuita da 7 giorni che da accesso a tutt cose. Poi se ti piace quello che hai sentito rinnovi pagando, se no amici
con beneficicome prima;I primi 5 minuti di ogni rolexino sono free to listen a prescindere.
Ci sono 60 persone che si sono iscritte a ‘sta porcheria lanciata per sbaglio (letteralmente per sbaglio, ciao
che stai revisionando, perché ho pigiato “pubblica” senza volerlo un tot di anni fa). Al momento in cui scrivo 33 di queste pagano pure.Il gruppo Adotta un DAMS a distanza (in cui puoi entrare con il livello da 1€, che sblocca pure qualche rolexino) è pieno di gente un sacco bella. Roba che davvero non ci crederesti visto il personaggio che spesso recitiamo in rete, #einvece. [questo copy conta come ringraziamento? risp urg chatt amo]
Spammini Tattici Nucleari™
Direi che anche questa settimana urge il mono-spammino.
E a questo proposito, com’è che noi ancora non se ne è parlato? Perché molto banalmente stiamo facendo i Jason Schreier dei poveri un po’ come faremo a settembre con B-Human vite di seconda classe nell’industria dei videogiochi. L’urgenza era dare visibilità alla cosa (fatto, sia qui che sui socials), non quella di appropriarsene.
L’unica cosa che mi sento di aggiungere a beneficio di chi magari pensa che questo sia un problema secondario è che no, anche chi localizza un videogioco è a tutti gli effetti uno sviluppatore, perché è il tramite con cui di solito ci interfacciamo con l’opera. E poi Cristo, è ridicolo piagnere perché non ti doppiano in italiano i giochini e poi nicchiare su questa cosa.
Tra l’altro (guarda un po’) anche nel discorso localizzazione nell’ultimo anno c’è finita spesso in mezzo la politica e prima o poi toccherà parlare anche di quella deriva del cazzo lì.