Final Fantasy 7.2: You Can (Not) Review
Più che un remake, è la scena alla fine de Il Gattopardo dove cambia tutto per non cambiare niente
Ti ho mai detto qual è la definizione di follia, sì? Follia è fare e rifare la stessa cazzo di cosa, ancora e poi ancora, sperando che qualcosa cambi.
— Vaas Montenegro, Far Cry 3 (Ubisoft, 2012)
Per me l’etichetta “remake” giustifica qualunque cosa. Se voglio l’opera originale, beh, esiste l’opera originale, per cui zero problemi se rifacendo Tolkien per Amazon ci metti gli elfi cromaticamente svantaggiati o anche se nella tua versione al Fosso di Helm vince Saruman.
Ogni adattamento è un’opera derivata, non c’è nessun tacito accordo per cui ti devono rifare l’originale ma in un altro media e/o con la tecnologia di oggi (ed è ridicola l’idea che facendo un remake va bene aggiornare la tecnica ma non l’ideologia, un tradimento è un tradimento in ogni caso, no?).
Tutto questo per dire che no, il problema con questo Rebuild of Final Fantasy 7 non è che hanno cambiato la storia, semmai è che nei fatti non cambia un grandissimo cazzo.
Tetsuya Nomura dovrebbe decisamente andare a ripetizioni da Hideaki Anno. O da qualunque sceneggiatore escluso quel cane di David Cage. Però prima come al solito te becchi i podcastini clickbait™.
Gambit Shifter ha tutte le carte in regola per sfondare. Eppure non sfonda.
Ecco cos’è il mercato di oggi: non basta più tirare fuori un gioco sostanzialmente perfetto – perché se l’unico difetto è “un po’ poco content” ma te lo vendono a €7.99 ma che cazzo vuoi –, bisogna che quel tiro di dadi che abbiamo deciso di chiamare genericamente “algoritmo” ti sorrida.
Qualunque algoritmo: si tratti di Steam, di social, del cazzo di SEO di Google che decide che le recensioni di Gambit Shifter da mostrare nel suo snippet sono la media di quelle Steam e quella supercazzola scritta da Fra sul Sacro Blog™, in culo ai “professionisti” del settore che l’han recensito.
Professionisti che poi in realtà latitano visto che l’unico altro stronzo ad averlo coperto su un sitino di giochini sono io su TGM. Mo spiegalo a chi rompe che "ti sei venduto" che presidi quello spazio proprio per restituire qualcosa a tutti quei Gambit Shifter che quando li giochi ti restano dentro.
Triple-I è la cosa migliore che potesse succedere all’indie. Quello vero.
Inutile che adesso si indignamo perché quella merda di Ubisoft sta facendo fare un Prince of Persia a quelli del DLC di Dead Cells, predando lo spazio dedicato a chi non ha soldi e publisher alle spalle.
Annapurna e Devolver fanno la stessa cazzo di cosa da anni e nessuno ha mai rotto per questo. Anzi, ci siamo sentiti fighi e intellettualoidi ad emozionarci per la loro roba, ci siamo fatti le seghe per ogni nomina ai TGA.
Final Fazio La7 Remake
Il problema di tutta l’operazione del remake di Final Fantasy 7 è che non è un remake. È invece molto più simile a quello che Anno ha fatto con Rebuild of Evangelion, tetralogia di film che nominalmente sembrano ri-raccontare le vicende della serie ma poi in realtà ti scopano il cervello a sangue.
Anno tornando ad Evangelion non è andato né sull’usato sicuro né sul facilone. C’è del fanservice, c’è roba messa lì tendenzialmente per permettere a chi è rimasto sotto con Evangelion di ricamare e fare teorie, altra roba che poi conferma e smentisce le più popolari a seconda dell’interpretazione che noi pubblico decidiamo di dargli. Però Anno si è preso dei rischi. Tant’è che 3.0 You Can (Not) Redo ha fatto incazzare un sacco di persone. Me incluso, che infatti mi ero promesso di farla finita lì con un evidente accanimento terapeutico ad uso e consumo del vendere pupini dell’EVA 01.
Solo che poi il 13 agosto 2021 esce 3.0+1.0 Thrice Upon a Time su Prime Video e ci ricasco. E soprattutto perdono tutto.
Tutto nel senso davvero tutto, anche fuori da quello che è Evangelion. Sembrerà assurdo e ridicolo perché “sono solo cartoni animati” ma Thrice Upon a Time mi ha fatto fare pace con la vita. Non mi sono mai sentito così a posto con il tutto come durante quel finale. Ho finito la serie originale di Evangelion un’estate mentre stavo facendo il tirocinio di laurea. Erano tipo le 3 o le 4 di mattina. Non appena XBMC (che oggi si chiama KODI e non si usa più perché a che serve un server multimediale in casa se paghi Netflix?) ha finito con la riproduzione sono volato al PC e mi sono messo a cercare qualunque cosa a tema Evangelion. Ne volevo di più. Non ero pronto a lasciare quel mondo dopo solo 26 episodi. Avevo la testa piena di domande, e non potevo accettare che Hideaki Anno mi avesse abbandonato così, senza la decenza di una risposta.
Quando ho finito Thrice Upon a Time non ho provato nulla di tutto questo. Thrice Upon a Time basta a sé stesso. Basta a tutti, a tutte, basta a me. Shinji è cresciuto ed è andato avanti. Penso di essere cresciuto anche io. Non in quel momento, ovviamente. In tutti i momenti intercorsi da quando ho finito la serie a quando ho finito il Rebuild (e 5-6-7 anni in mezzo ci stanno tutti). Ma me ne sono accorto in quel momento, perché in quel momento non mi sono limitato a capire che stava dicendo Anno, ma l’ho ascoltato. A differenza di quanto fatto con Eva-base che è un urlo di terrore verso la cultura otaku che mi ha ossessionato per settimane sull’Internet alla ricerca di teorie e stronzate da otaku.
Square Enix con Final Fantasy 7 sta facendo la stessa cosa, ma solo nella forma. Nella sostanza, cambia un gran cazzo.
Da qui la definizione di follia copincollata da Ubisoft, così come Square ha copincollato l’Open World di 7 Rebirth da un generico Open World di Ubisoft (e non solo, in realtà, perché è dal 2015 che tutti reskinnano The Witcher 3 da questo punto di vista e anche che due palle). E se riguardo a 7 Remake, uscito 4 anni fa – l’anno prima di Thrice Upon a Time, peraltro – in realtà vedo la stessa cosa. Si è parlato un sacco in questi quattro anni del finale di Remake, di come si distacchi dall’opera originale, di se sia giusto o no, di quanto Nomura debba smetterla di infilare multiversi e linee parallele ovunque perché non è che tutto può diventare come Kingdom Hearts. Quel finale in realtà pad alla mano non ha avuto nessuna conseguenza su Rebirth, che rimane (come Remake) aderentissimo alla trama dell’originale se non per qualche pompino allə fan di Crisis Core: Final Fantasy 7 (tra cui io, di nuovo).
7 Rebirth inventa pochissimo. Anche meno di 7 Remake, e da una parte è meglio così perché le poche invenzioni questa volta funzionano. Non che fosse difficile manco 4 anni fa eh, bastava non inventarsi un capitolo di Barret che fa a botte con dei mutanti nel sottosuolo e fare più roba tipo lo zoom su Jessie. Però in Rebirth le stronzate di questo tipo sono ridotte al minimo e quello che c’è di nuovo arricchisce la lore di quello che è a mani basse l’immaginario più apprezzato della saga (perché sennò ti facevano la Compilation of Final Fantasy VIII e stacce). Vale la pena attraversare due giochi, 160€ di spesa – sempre se non sei stronzə e hai preso le Collector’s Edition – e una cosa come 80 ore di gioco skippando le secondarie di merda e altre inutilità solo per qualche dettaglio secondario? Per quanto mi riguarda, no. Io il biglietto (i biglietti, plurale) li ho pagati appunto perché, dato che dopo 7 Remake era chiaro che non si intendesse “remake” nel senso videoludico 1:1 a la Bluepoint, volevo coraggio. Volevo che si abbracciasse l’idea di Rebuild per fare quello che ha fatto Anno: approfittare di una grammatica e di un linguaggio che conosciamo tuttə per mandare dei messaggi nuovi. E di nuovo, in Rebirth, non c’è nulla.
Non mi aspettavo che si reinventasse la ruota a livello di gameplay. Il battle system di 7 Remake era tipo il suo unico aspetto notevole e già dalla demo dove si son messe le arrampicate scriptatissime alla Uncharted era chiaro quello che a me è chiaro da anni: il Giappone che idolatravamo 20 anni fa come quella roba cutting edge stato dell’arte è morto da un pezzo. Il Sol Levante è rimasto indietro, soprattutto dal punto di vista del Game Design. Qui si copia Uncharted 2 quando noi abbiamo già giocato il 4, con i suoi dialoghi ad accompagnare nelle parti open map capaci di stopparsi e riprendere in caso di qualche interruzione del tipo “c’ho voglia di esplorare quella grotta”. In 7 Rebirth non c’è nulla di tutto questo. Ma me lo aspettavo, ho fatto pace con quest’idea due generazioni fa.
Quello che pretendevo era il coraggio di andare da qualche parte a livello narrativo. E invece.
E invece ci sono gli easter egg e i minigiochi e le strizzate d’occhio nostalgiche, c’è [omissis] da Crisis Core e se l’hai giocato sogghigni, c’è anche qualche bel momento dal punto di vista emotivo. Però di base stai giocando di nuovo Final Fantasy 7. L’hai già giocato, ti basta davvero il refreshino grafico e il battle system senza i turni (sort of, perché l’ATB comunque ti condiziona qualche giocata)?
Magari Rebirth è solo il capitolo mezzano ruffiano prima del gran finale. O di un pessimo finale, ma che comunque abbia qualcosa da dire. Magari invece tra altri 4 anni su PlayStation 6 ci troveremo semplicemente a giocare quello che resta del Disco 2 e poi il Disco 3 di Final Fantasy 7 lasciando che questo finale condizioni la storia ma fino a una certa, perché alla fine che i Numen ci siano o meno non fa differenza, la differenza la fa chi ha scritto la sceneggiatura e ha deciso che le cose devono andare circa di nuovo come nel 1997.
Per ora ho i coglioni girati perché 7 Rebirth ha gli stessi difetti di 7 Remake spalmati sul doppio della durata. È come se mi avessero annacquato del Tavernello.
È come aver giocato per la terza volta Kingdom Hearts 3.
Sempre a proposito di Final Fantasy 7 Rebirth…
Io l’ho finito, Amaterasu è in dirittura d’arrivo. La scorsa settimana si è cimentato in una parte 2 del suo diario di gioco arrivato dalle parti del capitolo 9 (e delle 40 ore giocate).
Rolex accessibile per chiunque paghi, anche nella tier più bassa del Patreon. Per sbloccare l’accesso agli altri puoi:
Scucire 5€. Che dai, non sono poi così tanti;
Attivare la trial di una settimana e ascoltarli tutti e 158. Ce ne sono alcuni notevolissimi, tipo (rimanendo a tema Final Fantasy 7) questo che parla di come nel gioco originale per PS1 il lutto diventasse una meccanica a livello di Game Design. Sì, sappiamo fare pure il content studiato;
Al solito, con 1€ si sblocca l’ingresso nel gruppo Telegram privato Adotta un DAMS a distanza mentre con 10€ il livello “Avvisi di Garanzia” dà accesso alle puntate uncut (e video) del podcast.
Che culo, eh?
Recuperare Metal Gear Solid nel 2024 vuol dire rischiare di prendersi una valanga di botte sia dai celerini che dai Black Bloc.
di Richard “Amaterasu” Sintoni
Non prendiamoci per il culo: Solid Snake è un mostro sacro nella cultura del videoludo e negarlo è folle, quindi far parte di quella fetta di videogiocatorə (tutto sommato nemmeno così piccola eh) che si definisce "core" e aver saltato la sua saga è un neo sul curriculum, di quelli pure brutti.
Quindi ti ritrovi gente che, a ragione o torto che sia, qualche spernacchiata te la rifila perche sei arrivato a trent'anni suonati senza mai aver indossato i panni di Big Boss, o ancora peggio, avendoli indossati solo in Metal Gear Solid 3 e 4 perdendoti una fracca e mezza di citazioni e easter eggs. Giocandoli di fatto a metà.
Dall'altra ti ritrovi coi tuoi dilemmi morali dettati dal fatto che a Sony e soprattutto a Konami la preservazione e la reperibilità del retrò sta palesemente sul cazzo, quindi se vuoi recuperare ti tocca sganciare i soldini per remake o remastered rivendute spesso a prezzo pieno (non è questo il caso visto che è la collection) o quantomeno fare i conti su come la si pensa di queste operazioni commerciali.
In breve: è un casino.
Ma alla fine sai che c'è? Che in fondo sticazzi. Io c'ho proprio voglia di farmelo 'sto recupero. E se questo dovesse essere un'ammissione di colpa per non aver mai giocato gli originali oh, io me l'accollo volentieri.
Però oh, non fate scherzi. Il 4 poi me lo vorrei rigiocare bene.
E la mia PS3 in accensione oramai fa lo stesso rumore dello Shagohod…
Pezzali non aveva capito un cazzo. Con un deca si va via eccome, è che siamo troppo aridi per spenderlo.
di Pietro “Phatejoker” Iacullo
Quando alla fine davanti a quello scaffale ormai virtuale decidiamo di tirare fuori il portafoglio è solo perché abbiamo preso lo sviluppatore per fame. Si compra solo in saldo del 70% almeno, pochi euro per cose che potrebbero cambiarci la vita e invece semplicemente ci ingrassano il backlog. Non giocheremo mai tutto quello che abbiamo comprato. Spesso proprio perché c'è costato meno di un deca e allora chi ce lo fa fare? C'è tempo.
E il tempo ci sarebbe pure, se ci sforzassimo di trovarlo.
Troppo presi dal gioco del momento pagato 80€ perché ce l'ha detto l'hype, il tempo per quelli costati meno di un deca non salterà mai fuori. Non sono più trend, non fanno più like, a nessuno importa davvero di quel giochino dove giochi nei panni di una pazza, ho fatto la mia parte comprandolo a 7€ e adesso è nel mio pieno diritto lagnarmi del sequel che non gira a 60 fps.
Quanti videogiochi pagati quanto due canne non hai mai fumato perché non ti avrebbero dato una reward immediata quanto la cannabis?
Pezzali non aveva capito un cazzo. Forse se avesse vent'anni oggi "Con un Deca" avrebbe un testo diverso.
O forse aveva capito tutto e il tempo ci ha solo dimostrato quanto siamo fottutamente aridi.
Super Mario l'ha inventato Miyamoto, ma continuerà a monetizzarlo Nintendo.
di Pietro “Phatejoker” Iacullo
La storia di Llamasoft: The Jeff Minter Story è questa, e non c’entra nulla con una recensione. È sbagliato raccontarlo in una recensione. O almeno, questa è la regola che hanno imposto le aziende, assecondando la nostra tendenza a giocare e stare zitti che dopo 8-9-10 ore di lavoro tutto sommato fa gran comodo anche a noi.
E allora forse proprio per questo quello che sto facendo è giusto.
È quello che mi ha insegnato Jeff Minter, nonostante a me delle anticaglie su cui ha forgiato il suo nome tutto sommato non m’è fregato mai un cazzo.
Però a botte di fottersene ecco dove siamo arrivati. A non possedere più il nostro cazzo di passato.
Versione estesa sul Sacro Blog™ →
Spammini Tattici Nucleari™
64 bit per innamorarsi
Fun Fact: questo in origine doveva essere un pezzo per Gameromancer, ma ad Andrea “Tamarindo“ Scibetta puzza il culo di disonestà intellettuale e ha preferito i 10€ di PoteriArcani La Rivista Ufficiale.
Il pezzo però è bellino →
Anche il linguaggio dei videogiochi ha le sue “frasi fatte”
Il Post ha questo stile da anti-Gameromancer: laddove noi diamo per scontato tutto e siamo una lettura per stomaci forti loro spiegano bene le cose. Qui
(si, quello di – sto finendo le scuse per riuscire a taggare sia l’autore che la newsletter qua su Substack) è riuscito pure a infilare di straforo un po’ di temi per nulla banali. Tipo che c’è un bignamino del Gamergate e di come si sta evolvendo la situa.Plus, c’è citata nostra sorella Axel Fox, quindi pomparle l’ego è d’obbligo →
Nick e Kenobit ritrovano la salma di Mike Bongiorno [Coordinate Live!]
Luca Qualunque è uno che ne sa. E vedere che Coordinate è riuscito ad arrivare ad una puntata live – non nel senso di “su Twitch”, ma nel senso di “in un locale nella vita vera” è tanta roba. Incidentalmente anche la puntata è fica.
Un paio di settimane fa ha debuttato Checkpoint. Questa settimana, salvo cambi di palinsesto dell’ultimo secondo, dovrebbe tornare un format che a chi ascolta il podcast piace tendenzialmente tanto.
Stiamo ragionando di che fare su Twitch. Nel senso che a me e a Fra tendenzialmente fa schifo come piattaforma per i talk “normali” ed è molto più fico portarli in podcast, ma potrebbe essere utile per portare qualche giochino che non si incula nessuno. O esportare un po’ di Democrazia Controllata.
Ah, e il post di Richard su Metal Gear Solid non è qui dentro alla cazzo. Ma non dico altro. Mi piace lasciar parlare il content™.
Se sei arrivatə qua in fondo, al solito grazie. Se paghi, ancora di più (ma non sentirti mai in colpa se non lo fai, Gameromancer non ha padroni, solo un sacco di hater e qualche alleatə). Se paghi e sei Pulciaro, certo che sei proprio uno stronzo, ma senza di te col cazzo che la newsletter arriverebbe così fresh tutti i lunedì mattina.