Stellar 2Blade
Non ti permettere assolutamente di nominare Yoko Taro. Non ti permettere mai più, MAI PIÙ. MAI!
“Anche Yoko Taro ha detto che Stellar Blade è bello, addirittura ha detto che è meglio di Nier”. Sì, Taro su Twitter ha pure detto che il suo sogno è che i fidanzati delle cosplayer di 2B spariscano o che gli farebbe molto comodo un archivio con tutte le fanart pornografiche del personaggio.
Non bisogna dar retta a Yoko Taro nemmeno giocando i suoi giochi, perché in Taro nulla è davvero quello che sembra. Figurati su Twitter.
Mi sembra di ribadire fottutamente l’ovvio.
Ma ultimamente ho spesso questa sensazione di dover ribadire l’ovvio in un mondo che non vede l’ora di prendere questo o quello e piegarlo a destra o a sinistra per avallare le sue narrative. E quindi oggi ti spiego la differenza tra il culo di 2B e quello di EVE. Perché, guarda un po’, #NotAllChiappeDeFori.
Prima però i podcastini clickbait™.
ATAC ON TITAN
Il senso di fare un giochino Open World è fartici camminare.
Quando questa cosa viene fatta bene non c’hai manco voglia di usare il viaggio rapido, anche nei casi dove è istantaneo come Spider-Man 2 di Insomniac (che è tipo l’unica cosa bella mai sviluppata da Insomniac).
Quando questa cosa viene fatta con il culo stai giocando un gioco Ubisoft.
Dai, non è vero, in realtà perfino Ubisoft ha messo mano al suo concetto di Open World e c’è un’enorme differenza tra il primo Watch Dogs dove il modello di guida era osceno e uno degli ultimi Assassin’s Creed dove il cavallo se vuoi va a destinazione per i cazzi suoi, quasi fosse un cavallo vero.
Anyway questa settimana si parla di mondi aperti e di come muoversi bene all’interno di questi.
CTRL+ALAN+CANC
Il gameplay nei giochi Remedy è brutto.
Ok, così è un po' forte, però diciamo che in proporzione al resto potrebbe essere migliore, dai.
In Finlandia sono pazzi. Se rigiochi oggi Quantum Break trovi del foreshadowing su Alan Wake 2. Tra le case in legno di Bright Falls e i vicoli malfamati del Luogo Oscuro si trovano rimandi reciproci, alla Oldest House, a cose che succederanno dopo e che sono successe prima. In quel delirio di Control manco a dirvelo trovate più rimandi ad Alan Wake che trama su Jesse Faden.
E insomma Scibetta ci ha fatto la grazia di reinventarsi Dissidenza Critica in formato podcast. L’ho detto che sarebbero seguite delle shanghai surprise. Una purtroppo è questa.
Yoko Taro da Morire
di Pietro “Phatejoker” Iacullo
“Stai pensando a quanto vorresti ******* 2B, vero?”
La versione occidentale del primo Nier (Nier Gestalt) ha un protagonista diverso rispetto a Nier Replicant, l’edizione per il mercato giapponese poi riproposta nel 2021 anche su PS4, One e PC. Square Enix pensava che giocare nei panni di un ragazzino non avesse appeal per il pubblico fuori dai confini nazionali, e quindi in Gestalt si vestono i panni del padre di Yonah invece che quelli di suo fratello. La storia non si sposta sostanzialmente di una virgola nonostante questo.
Immaginare la stessa operazione applicata su Nier Automata ammazzerebbe molto del messaggio di Nier Automata.
Non è una scusa per giustificare il culo di 2B – posso sostenere la stessa cosa anche per quanto riguarda 9S, “beta” e gracilino perché è funzionale al messaggio che il gioco vuol veicolare –, il punto è proprio che Automata è pensato in funzione dei suoi personaggi. E anche la loro caratterizzazione estetica fa parte del tutto. Ne è anzi uno dei punti focali, il cavallo di Troia con cui poi Yoko Taro ci scopa il cervello.
2B è fortemente sessualizzata. Gira con una minigonna inguinale che lascia pochissimo all’immaginazione, e la tentazione di muovere la telecamera in modo da guardare sotto la gonna c’è. Facendolo, 2B sposta subito la telecamera con la mano, rompendo la quarta parete. Uno dei trofei del gioco – al netto del fatto che in Automata anche i trofei vengono decostruiti, ma è un altro discorso – chiede al giocatore di farlo 10 volte. Per 10 volte, probabilmente di fila se si gioca per sbloccare tutti i trofei del gioco seguendo una guida, il giocatore deve molestare 2B e vedere l’automa infastidirsi visibilmente a schermo. Con tutto quello che ne consegue a livello emotivo.
Fosse l’unico elemento che gioca sul corpo di 2B sarebbe facile etichettare il tutto come una perversione da vecchi porci giapponesi. È la stessa nazione che ha dato i natali a feticismi da videoludo come il personaggio di Bayonetta dopotutto, la fu potenza dell’Asse che s’è inventata Dead or Alive e la fisica delle tette in un picchiaduro. E infatti la cosa non finisce qui.
“Stai pensando a quanto vorresti ******* 2B, vero?”
Durante la Run B del gioco siamo 9S. 9S è un comprimario, un’unità di supporto che sembrava condannata ad essere un accessorio di 2B. Eppure ad un certo punto dobbiamo essere 9S, perché il suo punto di vista diventa centrale nell’economia della storia. E indagando l’hard drive di 9S indaghiamo anche il nostro animo.
Compare a schermo la frase con cui ho aperto questa riflessione, la frase che ho ripetuto poco fa per enfasi retorica. C’è la censura sotto il verbo. Non è difficile immaginare cosa ci sia sotto quegli asterischi, però. “Stai pensando a quanto vorresti scoparti 2B, vero?”. Torna di nuovo quel senso di colpa. 2B sulle prime era fredda, ma poi man mano è diventata sempre più amichevole nei confronti di 9S. Amichevole, appunto. Non c’è nulla da parte sua che lasci intendere qualcosa di più, se non le nostre fantasie malate su un’opera che è a sua volta di fantasia. 2B non è una santa, essere ridotta a oggetto fa in un certo senso parte della sua programmazione: non si chiama davvero 2B, ed è stata disegnata proprio perché le unità 9S si fidino di lei. Non posso dirti altro, perché “altro” sarebbe spoiler e viviamo in una società dove abbiamo reso lo spoiler una cosa brutta e sporca, un po’ come abbiamo fatto con il sesso. Eppure fa parte di noi, dell’essere umano. In Automata la prima cosa che fanno le macchine quando provano ad essere umani è proprio mimare l’atto sessuale. Sono bambini che fingono di essere ubriachi mentre stanno bevendo semplicemente acqua, celebrando un’orgia tribale che sembra essere quasi un rito per propiziare l’arrivo di Adam.
Eppure la scelta di Yoko Taro per definire l’essere umano è il sesso. È una costante per tutto il gioco. Quella linea di dialogo parla a 9S e vuole mettere a nudo 9S, ma fa la stessa cosa con noi, colpevoli di esserci fermati a quel culo quando il personaggio che ci stava attorno cercava di dire molto di più. Fa parte della poetica di Yoko Taro, e si respirano idee non poi così diverse anche in Replicant, dove Kainé utilizza il suo corpo per auto-determinarsi, perché sta a lei decidere chi è, non a chi l’ha emarginata e continua ad emarginare lei (ma anche Emil) al punto da aspettare il protagonista del gioco fuori dai villaggi quando si visita una località per non creargli problemi. Taro ha sempre parlato degli ultimi e beh, le donne fanno parte di questi.
In Stellar Blade non c’è nulla di tutto questo.
EVE è fica perché così l’hanno voluta gli sviluppatori. Non c’è nessun tentativo di empowerment, nemmeno quel “tocca qui e te ne pentirai DAVVERO” ripreso dai trofei di Bayonetta (che è stata pensata da Hideki Kamiya secondo il suo ideale di donna, ma poi attorno ha una caratterizzazione che Shift Up può solo invidiare). EVE è piatta, a dispetto delle sue forme. E il suo seguito, spiace dirlo, in queste ore si è mostrato composto in buona parte da gente che è lì solo per quelle, che si indigna quando una patch introduce 2 centimetri di tessuto che le coprono leggermente le tette e va a chiedere il refund a Sony per “pubblicità ingannevole”, addirittura parla di censura quando di censura qui c’è giusto stocazzo.
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La realtà dei fatti è questa: EVE non ha un cazzo da dire. E anche se lo avesse a nessuno interessa ascoltarlo.
È un personaggio ideato per essere sessualizzato che ha logicamente attirato attorno a sé un’audience di gente che vuole sessualizzarlo, a cui mancano tutte le cose che rendevano 2B, beh, 2B. Mancano tutti i messaggi che Yoko Taro manda nel corso di Automata. Mancano le linee di dialogo sagaci, l’atteggiamento forte della strega che si spoglia mentre ammazza angeli e demoni e accende una moto sditalinandola, ma che lo fa perché la società le sta stretta o almeno così abbiamo deciso di interpretare le sue azioni. In EVE non c’è nulla a cui appellarsi. Nessuna giustificazione per giustificare il personaggio.
Il problema sta proprio qua forse: da dove nasce questo bisogno di giustificarsi?
Giocare Stellar Blade non è un reato. Non ti rende una persona peggiore, e a quel che sappiamo finanziare Sony o Shift Up non si traduce nel sostenere organizzazioni contro i diritti di qualche gruppo di persone. È già molto più di quello che si può dire di Hogwarts Legacy, per dire. Cosa c’è da giustificare? Il problema non è Stellar Blade, ma lo diventa quando si cade nella narrativa del “giocare e basta” e si fa ostruzione a tutte quelle voci che invece hanno voglia di parlare perché una rappresentazione come quella di EVE sia problematica – o almeno problematicizzabile, se preferisci. Il problema è firmare la petizione per “rendere EVE di nuovo grande gnocca” perché hanno vagamente coperto le zinne su due costumi (pensati appositamente per sessualizzare ancora di più il personaggio) in un gioco dove il 99% del tempo dovresti avere la telecamera alle sue spalle e non accorgerti nemmeno della modifica.
Il problema sono le petizioni del cazzo e le richieste di refund su queste minchiate. Il problema è difendere a spada tratta la libertà di Shift Up di inserire i personaggi come cazzo je pare e poi sentirsi offesi a morte se Guerrilla decide di non farti masturbare guardando Aloy.
Il problema non sta mai nell’arte. L’arte per definizione deve essere libera. Il problema sono le stronzate che diciamo e facciamo per riuscire ad andare a letto a posto con le nostre coscienze.
Quando basterebbe ammettere a sé stessi chi siamo.
Secondo Reporter senza Frontiere l'Italia è al 46° posto nella classifica per la Libertà di Stampa, e senza sorpresa non ce ne frega un cazzo.
di Richard “Amaterasu” Sintoni
E non ce ne frega perché indovina un po'? 'sta cosa non la percepiamo nemmeno. D'altronde ci basta aprire i nostri social per leggere otto volte la stessa news riportata in otto modi diversi, con qualche approfondimento qua e là ma che in sostanza ci lascia soddisfattə del tempo che ci abbiamo investito leggendola, perché banalmente ci dà ragione.
Leggiamo studi e interviste e se qualcosa ci fa volteggiare l'apparato riproduttivo basta aprire la sezione commenti per sfogare la nostra incazzatura, riportando dati presi chissà dove che sappiamo essere più affidabili chissà perché.
Alla fine siamo sempre lì fermə alle chiacchiere da bar, che fondamentalmente ci servono a ignorare i cazzi acidi che ci circondano.
È estremamente più comodo pensare al culo di Eve e indignarsi per Sony che ha deciso di metterle una maglietta, piuttosto che chiedersi cosa rappresentava quel graffito che hanno sostituito in Stellar Blade e sul perché "sti piagnoni di woke" hanno sollevato la questione, oppure sui giochini che non girano bene piuttosto che Take Two che silura due studi per tagliare i costi?
Ah non lo sapevi? Beh, non sorprende. Non era un problema tuo d'altronde, ma di qualche altrə stronzə.
Siamo al 46° posto perché non si considera la stampa videoludica. Qualche posizione probabilmente l'abbiamo grattata così.
Per far sì che ai gamer fregasse qualcosa dell'Ucraina serviva Helldivers 2.
di Pietro “Phatejoker” Iacullo
O meglio, doveva succedere l'idea (del cazzo) di Sony di rendere obbligatorio un account PSN per giocare a Helldivers 2 anche su PC. Che non è nulla di diverso rispetto a quello che fanno già Microsoft, Ubisoft, EA eccetera, solo che arriva a 3 mesi dal lancio e fa girare i coglioni.
Soprattutto a chi vive in Paesi dove non puoi registrare un account PSN. O puoi farlo solo se hai una PlayStation, come in Ucraina.
Le cose tristi di questa vicenda sono, nell'ordine:
– Che ce la dovremmo prendere con Sony e Valve boicottando loro, e invece stiamo riempiendo di merda lə stronzə di Arrowhead che questa decisione la stanno subendo e basta. Esattamente come noi;
– Che il 99% di chi sta frignando in queste ore review-bombando il gioco vive nel primo mondo e potrebbe tranquillamente registrare un account PSN e smetterla di rompere i coglioni. E invece preferisce sfruttare i disagi dei gamer ucraini.
Dov'era questa gente quando su itch.io e su Humble Bundle si cercava di raccogliere aiuti per l'Ucraina? Probabilmente a giocare ad Helldivers 2. Ecco quanto riusciamo a far schifo.
Obbligare la gente ad avere un account di terze parti per giocare è una merda? Sì. E allora smettiamo di sostenere le aziende. I dev non c'entrano nulla. E soprattutto dell'Ucraina continua a non fregartene un cazzo.
Ti pesa solo il culo perché t'hanno toccato un privilegio da primo mondo. Sfrutta 'sta cosa per immaginare cosa vuol dire vivere nel secondo o nel terzo.
Se ti senti inchiodato in una vita che non ti appartiene fatti un favore: giocati The Artful Escape.
di Richard “Amaterasu” Sintoni
Più o meno tuttə ci siamo ritrovatə nella fase quando bisogna fare i conti col proprio trascorso no? A farci la check list su cosa abbiamo fatto e soprattutto per chi, se per assecondare i nostri desideri o quelli di chi ci ronza attorno. A volte pure mettendo in secondo piano i nostri bisogni e le nostre fantasie, annullandole in nome del sacro mantra "ma dove cazzo vuoi andare, stai coi piedi per terra".
Perché alla fine siamo cresciutə con l'ideale di una strada da percorrere già tracciata, delle aspettative altrui da soddisfare e, a volte, pure un'ombra del passato che in un qualche modo dovevamo coprire per tappare un buco.
Ho perso il conto delle volte che mi son sentito dire che "La vita è fatta di rinunce", come ho perso quello delle cose che avrei voluto e che non ho potuto fare perché ai miei non andavano proprio giù, o per puro senso del dovere. Ci voleva un giochino della durata di qualche ora per restutuirmi per un attimo quei sogni infranti. Ma non quello di diventare un musicista, ma quello di essere me stesso senza badare al giudizio altrui.
The Artful Escape è quel giochino che avrei dovuto giocare una quindicina di anni fa, che forse mi avrebbe dato la scossa di dire no a un tot di cose e la forza di aggrapparmi ai miei sogni.
Poi oh, questo si gioca davvero con una mano. E mi par di capire che ultimamente 'sta cosa è un plusvalore.
Spammini Tattici Nucleari™
Super Mario contro l’impossibile
Chissà perché non mi sorprende che un portale di calcio (anzi, IL portale di calcio, perchè L’Ultimo Uomo è veramente una ficata galattica) parli di videogiochi meglio dei portali di videogiochi. E sia pure economicamente più sostenibile.
Anyway, bravo Federico Cadalanu, chiunque tu sia →
Sifu e L'Arte di FALLIRE
LevelArt. Che te lo dico a fare quando puoi premere play? Ah sì, ti posso dire che stiamo organizzando altre cose assieme. Matte. Stay tuned.
Super Botany & Bamba II Turbo
Io e Calzati stiamo sperimentando questo format di rece in podcast in cui uno prova a vendere un giochino all’altro. È toccato a Botany Manor.
Loop Hero è arrivato su mobile. FUGGITE SCIOCCHI
Non ti devo dire altro. Se proprio vuoi c’è la rece sul Sacro Blog™ →
Se tutto va secondo i piani mercoledì torna Checkpoint. Poi ci sono un paio di monografie in canna, forse un altro Dissidenza, sicuramente un bel po’ di content col ™ come ci piace a noi e spero piaccia anche a te.
Come dicevo più sopra scrivere questa newsletter non è stato difficile. Goodkind ne La Spada della Verità diceva che “possiamo essere solo ciò che siamo, non di più e non di meno”. Aveva ragione. Non posso essere meno di quello che sono, e anche se non sento più miei certi mezzi continuo a credere nelle stesse lotte in cui ho creduto fino ad oggi. Negli ultimi mesi mi sono raccontato di aver sacrificato tutto per essere rimasto con un cazzo in mano pur di combattere. La verità è che non ho sacrificato nulla. Volevo combattere. E continuerò a farlo.
Se sei arrivato fin qui, grazie. Gli ultimi sforzi che ti si chiedono, se c’hai sbatta, sono nell’ordine:
Butta un follow su Instagram e/o su TikTok. Sto mollando i social, però mi piace scrivere i post che leggi nella newsletter e come Reel hanno una loro dignità. Per cui followa;
Entra sul gruppone Telegram Join The Rebellion. A differenza dei social il gruppone ci piace, e si possono ancora avere delle discussioni (anche dove volano le parole di maleducazione eh) che lascino qualcosa a chi ne prende parte;
Patreon. 1€ per entrare nel gruppo privato (sempre su Telegram), 5€ per avere in più pure dei mini-podcast su argomenti di Game Culture (e le anteprime delle cose fiche tipo le MemoryCard) e 10€ per le puntate del podcast senza censure. Questa settimana è uscita una rece – free pe tuttə, in realtà – su Lullaby of Life, giusto per farti sentire un po’ com’è la temperatura dell’acqua. C’è anche su Spotify.
E a proposito di Patreon grazie a quello stronzo di Pulciaro che revisionerà ‘sta roba prima che vada online e a chi ha partecipato alle discussioni su EVE, Nier e Bayonetta in quest’ultima settimana, tipo Kojimo o Grayfox. Avevo già deciso l’argomento della newsletter lunedì mattina, ma se il pezzo gira bene è anche grazie agli scambi avuti con loro.
Domanda: se non ho mai giocato un Nier, quale dovrei giocare?